Tutta un’altra cosa (libro)

[copertina]
Urania ha festeggiato il suo millecinquentesimo numero (John Kessel et al., Tutta un’altra cosa, Urania 1500, luglio 2005, pag. 310, €3.60, ISSN 9-771120-528361) con una copertina più colorata del solito, un racconto lungo – Storie di uomini di John Kessel, e una serie di storie scritte dai curatori della rivista in tutti questi anni (non che siano molti: Urania è di un conservatore che fa paura). La storia di Kessel non era affatto male, soprattutto per la sua decisione di rovesciare un assunto base della nostra civiltà: un classico tema fantascientifico. Per il resto, il giudizio è abbastanza negativo, visto che i miniracconti di Fruttero e Lucentini sono già state visti più volte, e le altre storie non è che valgano molto. Il racconto di Giuseppe Lippi (Il lago d’inferno) poteva essere l’eccezione: peccato che le ottime idee siano state espresse in maniera scarsamente comprensibile.

ciuccio intorno a te

In un articolo (marchetta?) uscito oggi sulle pagine milanesi del Corsera, Megan Gale si confessa. Scopriamo così che Milano è la sua seconda città dopo la natia Sydney, che viene qua spesso per curare i suoi affari, ma poi continua dicendo «mi trovo costretta a combattere con la mancanza di parcheggi. Ormai faccio la raccolta di multe: solo e soltanto per divieto di sosta».
A questo punto mi domando e dico: com’è che la signora Gale non si noleggia un’auto con conducente – costa molto meno del taxi per quei tipi di percorsi – invece che girare in auto e trovarsi tutte queste multe? O non è forse che casualmente guida un’auto con targa estera, e va a finire che le multe non le paga?

la televisiun

Oggi ci sarebbe stata una ripresa televisiva per un servizio su wikipedia. (per i curiosi: la trasmissione è Scenari, rubrica del Tg3 del sabato primo pomeriggio) Così ci siamo trovati in un gruppetto… ad Arcore, dalla nostra Presidente.
Oltre ad avere scoperto che la mia schedina wifi funzionava perfettamente, mentre qua a casa non gira nemmeno a pagare – mentre qua a casa una schedina vecchia gira… ma questa è un’altra storia – abbiamo avuto un classico esempio di “ripresa televisiva in diretta”. Ci dicono “fate vedere una discussione su cosa fare di una pagina”, cosa che ovviamente non si fa mai di persona ma solo via messaggi e quindi con tempi completamente diversi. Poi c’è stata l’intervista al ragazzino che usa wikipedia, dopo avergli opportunamente spiegato che cos’è…
Vabbè, uno se lo può anche aspettare :-)

solite arti magiche

Ieri sera Loris è passato a casa mia per vedere cosa non funzionava nella nostra rete wifi. Dopo due ore con tre PC (win98, xp e fedora), tre schedine wireless (una vecchia Orinoco, una rtl8180 e una Cisco) e due access point (il nostro digicom e quello portato da Loris) abbiamo scoperto che:
– l’access point funziona
– il mio PC funziona, ma non sembrano funzionare né la mia scheda wifi rtl (troppi CRC error in ricezione) né la mia schedina USB 2.0.
– da qualche parte nel mio palazzo ci potrebbe essere un’apparecchiatura sulla frequenza 2.4 GB, che non è una rete wifi e soprattutto spara più o meno ovunque sulle frequenze;
– spostandomi sul canale 1, l’orinoco funziona sul mio PC vicino all’access point, non sembra funzionare su quello di Anna lontano dall’access point. Ma qui mancano ancora ulteriori informazioni.
Il tutto naturalmente senza nessuna certezza, altrimenti non staremmo parlando di informatica.

carri bestiame

nonostante la bella giornata odierna, visto che mi sono preso il biglietto settimanale ho pensato bene di prendere i mezzi per venire in ufficio. Bene: aspetto la gialla, scendo in Centrale, arrivo al marciapiede della verde che è già pieno, e nei due minuti di attesa si riempie ancora di più. Vabbè, penso quando arriva il treno, lo lascio passare e aspetto il prossimo. Peccato che il treno successivo sia arrivato dopo sei minuti: dalle 8:28 alle 8:34. Il tutto senza sapere i tempi d’attesa, visto che le indicazioni per l’attesa sono al solito scassate. Ovviamente la gente era ancora più stipata, e come ciliegina sulla torta il manovratore ha continuato a dire al microfono di non ostinarsi ad entrare, che tanto un’altro treno era pronto a entrare in stazione. E chi si fida?
In genere comunque ho notato che la metropolitana al mattino è molto più piena del solito. Direi che la paura di un attentato se ne sta andando.

visibilità

Quando stamattina sono uscito di casa, c’era qualcosa di strano. Ci ho perso un attimo prima di riuscire a capirlo: l’aria era limpida. Attenzione: “limpido” non significa “pulito”, e nemmeno “senza nebbia”. Temo infatti che le micropolveri siano rimaste eccome, e a Milano anche senza nebbia l’aria ha sempre quell’indefinita opacità da smog. Però almeno la giornata inizia bene.

Saga Alfa Romeo – parte I

Anna e io possediamo un’unica automobile: un’Alfa 147 presa a marzo 2003. Non è che la usiamo molto, anche se a volte ci capita di fare delle lunghe tirate autostradali per le vacanze: insomma, in due anni e mezzo abbiamo fatto 28.600 chilometri, senza nessun incidente o problemi strani, a parte la spia dell’airbag che quest’estate si è accesa più o meno senza motivo, per poi spegnersi dopo un’accurata pulizia.
Un mese e mezzo fa mi sono accorto che perdeva molto olio: era più o meno il momento del tagliando, così l’abbiamo portata in officina dove ci hanno detto che c’era il filtro dell’olio scassato. Vabbè, nessun problema. Ma la settimana scorsa Anna mi dice “guarda che mi pare che stia ancora perdendo olio!” Io dico che è impossibile, ma effettivamente ci sono delle macchioline. Ieri mattina, sfruttando il fatto che ero in ferie, siamo tornati in officina. L’accettatore guarda il motore, e dice “sì, qua si vede bene la perdita, ma non c’entra nulla con il filtro. Oggi guardiamo e poi le sappiamo dire”.
Ieri pomeriggio presto telefona, e dice “beh, i casi sono due: se le va bene, è la coppa dell’olio che si è spaccata: 700 euro (più IVA, immagino)”. A fine pomeriggio ritelefona e fa “no, non le è andata bene. L’albero motore è andato fuori dai cuscinetti e quindi ha spaccato qualcosa”.
A questo punto la situazione si fa difficile. Decidiamo di passare stamattina presto a parlare a voce e capirne qualcosa in più. Andiamo entrambi non certo perché io ne capisca qualcosa di più di Anna o perché sia più bravo a discutere – anzi è il contrario – ma perché Anna mi fa notare come su queste cose i meccanici tendano a considerare le donne come esseri subnormali, mentre quando c’è l'”uomo” spiegano di più.
Arriviamo, e il capofficina ci spiega che i cuscinetti laterali che tengono in posizione l’albero motore sono partiti (nel senso di altamente usurati), quindi l’albero ha iniziato ad avere un gioco tipo di un centimetro e quindi ha spaccato in giro. Risultato pratico, occorre cambiare il motore: tra pezzi e manodopera, 4200 euro circa. Ovviamente, tutto fuori garanzia.
Io e Anna ci guardiamo, e chiediamo come diavolo sia possibile una cosa del genere, su una macchina che non è certo stata così tanto usata né maltrattata. Ah, non si sa. È un po’ come quando casca un aereo, fa il tipo: vorremmo vedere ripeterglielo ai parenti delle vittime. Non si può invocare il difetto di costruzione, diciamo noi? Forse sì, è la risposta, ma dovete chiamare voi il servizio clienti Alfa Romeo: noi possiamo anche dirlo all’ispettore, ma lui risponderà semplicemente che la garanzia è terminata, ed è un problema del cliente. (L’officina è parte integrante di un concessionario Alfa, se qualcuno se lo stesse chiedendo… ma conoscendo le realtà aziendali, posso anche immaginare che sia così).
Mentre io vado in ufficio, Anna inizia la trafila. Innanzitutto il servizio clienti risponde a un numero 199, che non solo non è verde, ma è anche fuori dai contratti telefonici flat. Inoltre la linea è così pessima che deve rifare il numero tre volte. Alla fine il risultato della telefonata è stato che bisogna sapere chi ha detto che c’è un difetto di fabbricazione – e qua c’è ovviamente il primo scaricabarile, perché non credo proprio che il capofficina abbia il coraggio di affermarlo ufficialmente, visto che abbiamo fatto fatica ad avere scritte due righe con la semplice spiegazione di cosa non c’era. E notare che gli ho anche detto che non ci importava fossero firmate o cosa, visto che ci servivano semplicemente per sapere cosa dire al servizio clienti. Poi ci vuole l’ispettore che venga a ispezionare, e fin qui nulla di strano: peccato però che alla domanda di Anna “posso essere presente anch’io quando c’è l’ispettore?” la risposta sia stata “deve chiederlo al meccanico”, il quale aveva detto esattamente l’opposto. Infine la chicca: per vedere se effettivamente è un difetto di fabbricazione occorre una perizia, che costa tra i 5 e i 10000 euro. D’altra parte, non è che riesca a vedere tante possibilità. O c’è stato un cuscinetto fallato che quindi è partito per primo aumentando le vibrazioni di tutto il resto, e questo lo si può vedere facilmente; oppure, ed è quello che immagino io, l’albero motore è stato montato male fin dall’inizio.
In questo momento siamo fermi in attesa dell’ispettore; consiglio di non andare troppo vicino ad Anna (e nemmeno a me, se è per questo). Vi terrò aggiornati sull’evoluzione della situazione: fortuna che la mia bicicletta funziona ancora :-)
nota: segue qua.

Nomade (teatro)

In questi giorni allo Smeraldo c’è questo spettacolo del Cirque Eloize. Il nome di “circo” non è messo a caso: anche se lo spettacolo prevede musiche e danze, il punto forte sono indubbiamente i numeri degli acrobati, che sono davvero eccezionali e fanno trascorrere abbastanza bene le due ore dello spettacolo, anche se non è esattamente il mio tipo preferito.
A margine, un paio di note sul teatro Smeraldo, visto che è la prima volta che ci andavo. Le poltrone, almeno su in balconata, sono così ravvicinate che per me è assolutamente impossibile infilarmici senza puntare le ginocchia contro il sedile davanti. Per fortuna il posto vicino al mio era sul corridoio e libero, così mi sono potuto accomodare un po’ meglio. Ma la cosa che mi ha lasciato maggiormente basito è stata lo schermo che è stato calato prima dell’inizio… per proiettare la pubblicità. È la prima volta che mi capita di vederlo in un teatro; tra l’altro lo stesso rullo è stato fatto passare durante l’intervallo…
A parte la pubblicità vera e propria, mi ha fatto sorridere l’accostamento dei trailer degli spettacoli nei teatri associati: far seguire al Rocky Horror Show quello di Forza venite gente rivela un senso dell’umorismo non banale.