Così, senza alcun preavviso, è stata siglata l’ipotesi di contratto per le TLC. Chi ha ascoltato Radio24 oppure oggi ha comprato Il Sole – 24 ore lo sapeva; per gli altri, probabilmente noi non esistiamo nemmeno. Io mi sono perlomeno trovato in email la bozza del nuovo contratto. Me lo sono letto tutto, anche perché essendo indicate in neretto le differenze con quello vecchio non è stato poi tanto difficile; in pratica c’è più flessibilità richiesta – ma non obbligatoria – agli assunti a tempo parziale, una limatura in su delle maggiorazioni per straordinario, e il recepimento di norme generali come il permesso di paternità e l’aspettativa, più una serie di figure professionali come il “redattore web” (settimo livello). D’altra parte, per chi lavora nel gruppo Telecom in realtà buona parte delle norme è migliore di quella del contratto, quindi non è che ci si interessi molto alla parte di normativa… se non per gli aumenti. Arriveranno in due parti, gennaio ed ottobre, anche perché a dicembre 2006 la parte economica scadrà; e saranno di ben 97 euro mensili al quinto livello. Bene: se non ho sbagliato i conti, la giornata di sciopero del 4 novembre mi è costata due mesi di aumento :-(
In bici, oggi
Stamattina, sfruttando l’assenza di Anna che è ad Andria, ho pensato bene che potesse essere il caso di riprendere la mia fidata bicicletta per arrivare in ufficio.
La temperatura non era poi così impossibile: non mi è nemmeno arrivata la botta di gelo appena uscito, e poi naturalmente pedalando ci si scalda. Il vero guaio è stato l’accorgermi che in pratica era un mese che non mi muovevo più seriamente a due ruote, e garantisco che le mie gambe non hanno apprezzato la novità. Inoltre, oltre che dovere ogni tanto pulire gli occhiali per diminuire la quantità di nebbia percepita, alla fine mi sono trovato il giubbetto ad alta visibilità completamente sporco di terra e altra rumenta che probabilmente ho raccolto mentre pedalavo. Mi chiedo chi me l’ha fatto fare…
American Gods (libro)
Il titolo di questo libro (Neil Gaiman, American Gods, Mondadori – piccola biblioteca Oscar 2003 [2002], pag. 523, 9, ISBN 8804520833, trad. Katia Bagnoli) può fare pensare a tante cose. E in effetti nel libro le si possono trovare probabilmente tutte. L’idea di base non è affatto nuova: gli dei esistono perché la gente crede in loro, e la loro potenza dipende direttamente da questo. Solo che un dio è anche legato a un luogo: gli emigranti negli Stati Uniti si sono così portati con sé una nuova copia del dio. Ma l’America, si sa, brucia gli dei: così troviamo questi tipi anzianotti, come il signor Wednesday (colta la citazione? non preoccupatevi, viene spiegata nel testo) che vivono di espedienti vari e cercano di riunirsi tutti insieme per sconfiggere i nuovi idoli, come la signora Media. Il tutto facendosi aiutare da Shadow, quasi un Parsifal riportato nel ventunesimo secolo.
Il libro si legge che è un piacere. L’unica cosa che avrei voluto aggiungere al testo è un glossarietto con tutti i riferimenti alle varie mitologie. Alcune le ho riconosciute facilmente, altre mi hanno fatto risvegliare ricordi sopiti da decenni, ma confesso che ce ne sono alcune che mi sono totalmente oscure.
Saga Alfa Romeo – parte III
Puntate precedenti: prima, seconda.
Dopo avere scoperto girellando un po’ per internet che il nostro guasto non è affatto un evento eccezionale, venerdì scorso siamo tornati in officina dicendo semplicemente “noi vogliamo parlare con il responsabile Alfa”. Bisogna dire che il capofficina è rimasto un po’ perplesso quando gli ho spiattellato tutto quello che ho trovato: ho qualche dubbio sulla sua affermazione “eh, ormai con Internet la gente si scambia le informazioni, ma queste cose a noi meccanici non le vengono a dire”, ma non è un mio problema.
Oggi mi ha chiamato il responsabile, che mi ha subito fatto presente che tanto non ce n’è, e comunque ci ha fissato un appuntamento per mercoledì 14. Immagino che mercoledì 14 nel pomeriggio partiranno le prime lettere :-)
Aborto e dintorni
Questa settimana si è parlato tanto dell’aborto, con tutta una serie di iniziative proposte da varie parti politiche: Casini fa partire un’indagine conoscitiva sull’applicazione della legge, mentre dall’altra sponda politica DS e Margherita propongono un emendamento alla finanziaria che, invece che elargire il bonus ai figli nati, dia una certa (piccola) somma alle donne in gravidanza che non lavorino. Taciamo su Ruini.
Ora, è chiaro che la proposta di Casini è semplice pubblicità, per l’ottima ragione che non c’è tempo di fare nulla; d’altra parte, mettere dei volontari antiabortisti nei consultori servirebbe semplicemente ad aiutare ad applicare la legge, che – come come potete vedere voi stessi, prevede già la cosa. Diciamo che sarebbe molto simpatico che ci fossero anche dei volontari a fornire gratuitamente preservativi – come indicato implicitamente dall’articolo 15 e se si vuole anche dall’articolo 1 quando dice che lo Stato promuove anche “altre iniziative necessarie per evitare che lo aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”. Tra l’altro credo che il costo finale sarebbe minore.
Ma a parte questo, la cosa che non ho capito è la preclusione assoluta alla proposta Turco-Bindi. E non lo capisco per una ragione che più banale non si può: libertà. Esattamente come conosco molte donne che dicono “io non abortirei mai, ma sono contenta che ci sia la possibilità per altre donne di abortire se ne hanno la necessità”, chi siamo noi per decidere che a una persona basterebbero quei pochi soldi per riuscire a portare avanti la gravidanza? Non sarebbe comunque obbligata a farlo, e questo è quello che per quanto mi riguarda conta.
un fiorino
Zucker! come diventare ebreo in 7 giorni (film)
La trama di questo film è più o meno semplice: Jackie Zucker, nato come Jakob Zuckermann, non ha seguito il resto della famiglia fuggita da Berlino nel ’61 ed è diventato un personaggio abbastanza famoso nella DDR, rinnegando le proprie origini ebraiche. La riunificazione però l’ha rovinato, e sta per essere imprigionato per debiti, quando viene a sapere che sua madre è morta e potrà avere la sua eredità… solo se si riconcilierà con il fratello, che invece è rimasto un ebreo ortodosso. La coabitazione forzata finirà più o meno come ci si può immaginare.
La cosa strana di questo film è che è tedesco. E lo si vede: c’è un qualcosa di “Goodbye Lenin”, e le situazioni, più che yiddish, sembrano essere teutoniche. Il risultato finale non è una grossa grassa risata, ma ad ogni modo è una visione piacevole.
Digitale terrestre rimandato
Una delle simpatiche idee infilate nella famigerata legge Gasparri fu il Grande Passaggio al Digitale Terrestre. Per la fine del 2006, primi al mondo o quasi, tutti i segnali tv analogici via etere sarebbero spariti, e al loro posto avremmo avuto una quantità enorme di canali digitali, con qualità digitale, e contenuti interattivi.
Forse qualcuno si è chiesto come mai tanta fretta: beh, un po’ per vendere i decoder a spese dello Stato, visto che naturalmente le televisioni non hanno la circuiteria di decodifica integrata e il Ministero delle Comunicazioni ha pensato bene di elargire un po’ di soldini a chi arrivasse con il suo bell’abbonamento televisivo e ne volesse comprare uno; un po’ perché in questo modo non c’era più bisogno di mandare sul satellite Retequattro e togliere la pubblicità a Raitre. In fin dei conti, possedere tre canali su dodici nazionali ufficiali è tanto, ma su decine e decine di meravigliosi canali digitali no…
Sono passati due anni, ed è chiaro che non si è andati affatto avanti come previsto. Fortunatamente, però, ci ha pensato l’Unione Europea a togliere le castagne dal fuoco al nostro governo: il Consiglio delle Telecomunicazioni ha infatti stabilito che il passaggio UE alla tecnologia digitale non dovrà avvenire tra il 2010 e il 2012, ma tra il 2008 e il 2012. Subito il nuovo ministro Landolfi ha colto la palla al balzo e ha spostato di due anni la famosa data di passaggio, anche se i poveri valdostani e cagliaritani avranno solo due mesi e mezzo di grazia prima di essere le cavie ufficiali.
Ma la cosa più tristemente umoristica è la dichiarazione del ministro: la decisione UE viene incontro alle esigenze «di un gruppo di paesi di testa tra cui soprattutto l’Italia e la Gran Bretagna». Traduzione: “È merito del nostro essere stati fuorilegge se hanno anticipato i tempi di quel tanto che basta per farci sembrare in anticipo anche se in realtà siamo in ritardo”.