Corso di fumetto

Nonostante la mia nota abilità manuale – che in genere tende a zero – quest’autunno ho deciso che dovevo imparare a fare dei fumetti. Non chiedo troppo, se uno ci pensa un attimo: niente verismo, pochi tratti e via.
Dopo avere scoperto che non è così facile trovare libri che ti spieghino come fare, ho pensato di iscrivermi a un corso del Comune di Milano; ieri c’è stata la prima lezione (di 15, non credo che diventerò Cavazzano).
Commenti: innanzitutto ho indubbiamente amplissimi margini di miglioramento, come si suol dire; e fin qua me lo potevo immaginare. Quello che non mi immaginavo è che tra la ventina di partecipanti avevo almeno dieci anni più di chiunque altro. Passi l’insegnante, ma è possibile che anche gli allievi fossero pischelli diciottenni con giusto qualche trentenne nascosto nel gruppone?

Saga Alfa Romeo – continua

Beh, non vorrei che mi toccasse fare una categoria tutta per questa storia…
Ieri avrebbero dovuto riconsegnarci l’Alfa. Mi chiamano dall’officina verso le due e mezzo – Anna sarebbe dovuta essere a Palermo. Io faccio “bene, vengo a prendere l’auto stasera?” e dall’altra parte “beh, no. Ieri abbiamo cambiato il copricoppa dell’olio, fatto un giro, sembrava tutto a posto… ma stamattina c’era ancora una goccia d’olio”. Il dialogo continua peggio di una comica: “bene, allora passo a prendere l’auto sostitutiva che ci avevate promesso?” “Domattina l’auto sostitutiva è pronta.” “Ma si era detto stasera!” “Sì, ma la signora oggi non era a Milano…” (in realtà è tornata a casa per pranzo, ma non è questo il punto).
Per farla breve, ieri sera luna Nuova Panda è spuntata e me la sono potuta portare a casa. Non si sa ancora che diavolo abbia stavolta la macchina: quando ho chiesto informazioni, la risposta è stata “vi terremo aggiornati”, al che io ho risposto “guardi, io sono tranquillissimo perché tanto stavolta non devo pagare nulla, ma mia moglie comincia ad arrabbiarsi. E voi l’avete presente, vero?”
Vedremo che succede: mi sa tanto che gli convenga prendere un motore nuovo e sostituirlo, perdono sicuramente molto meno tempo.

Attenti al ductus

Repubblica, sempre sulla notizia (™ ), ci fa sapere che non sappiamo più usare la penna. Ma con quali parole!
«Molti scrivono con lo stampatello che non è una cosa da poco, significa rinunciare al ductus, all’andamento sinuoso, flessibile della scrittura», secondo il docente di linguistica Raffaele Simone.
Spero di sopravvivere lo stesso (a parte che la mia scrittura è uno stampatello minuscolo corsivizzato, colpa del don Bianco a Valsalice che mi costringeva a scrivere in corsivo)

Quando gli straordinari servono

Mi sono sbagliato.. Le Camere si sono chiuse sabato scorso, ma qualcuno è rimasto dentro e ha approvato – questa volta definitivamente – la legge Pecorella sull’inappellabilità. Non ho capito esattamente come: l’articolo 77 della Costituzione afferma infatti solamente
Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria.
Quando, in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni.

Qui non si tratta certo di “provvedimento provvisorio”, ma sono certo che ci sarà qualche ottima altra ragione. (per i curiosi, ho trovato qualcosa qua, anche se indiretta: si spiega che se una legge è stata rimandata alle Camere da dal Presidente della Repubblica e “le Camere sciolte, che pur ne hanno la facoltà e l’hanno esercitata, non abbiano proceduto ad una nuova deliberazione …”)
Ma d’altra parte nessuno ha capito il vero motivo per questa legge: fare risparmiare soldi ai contribuenti. Lo dimostra il fatto che anche un’assoluzione “perché non è possibile attribuire con certezza l’atto” (l’equivalente della vecchia “insufficienza di prove” non è appellabile. Ma non è venuto in mente a nessuno quante ricerche inutili verranno evitate? se non ce l’hanno fatta la prima volta, a trovare prove a carico, perché dovrebbero avere maggior fortuna in seguito?
E questi comunisti ex-comunisti post-comunisti invece avrebbero voluto continuare a vessare il povero cittadino, invece che presumerlo innocente!

informazione tecnica

Ieri sera verso le 21 la pista ciclabile che tentavo di fare in via Olona era bloccata da un’auto (per una volta non un’Audi ma una Z3) che l’aveva adibita a parcheggio.
Ora io non sono un tipo da azioni distruttive, quindi non mi pare il caso di tagliare le gomme per spiegare che forse non è il caso di lasciare la macchina alla pene di segugio. Però credo che sgonfiare un paio di gomme sia un’idea interessante, perché costringe il tipo ad andare a passo d’uomo a cercare un benzinaio e perdere così il tempo che aveva creduto di guadagnare con la sua “intelligenza”.
Il problema è che io sono all’abc su queste cose. C’è qualcuno che può darmi qualche dritta?

Economia di mercato

Una volta i lavavetri modificavano il loro mercato (vendendo le mimose) l’8 marzo. Ora a quanto sembra puntano anche a san Valentino; ne ho visti due con dei mazzi di fiori non meglio identificati (erano lilla-violetti. Sono un pessimo maschietto). Molto interessante notare come i due avessero lo stesso tipo di mazzo. Non che la cosa faccia stupire più di tanto: sarebbe carino scoprire chi è lo sfruttatore.

Globali e solidali (libro)

[copertina]
Il sottotitolo di questo libretto (Pietro Merli Brandini, Globali e solidali, Edizioni Lavoro – I grandipiccoli 2005, pag. 100, € 5, ISBN 88-7313-136-0) è “Nuovi scenari economici e nuove strategie sindacali”; l’autore del resto è stato per molti anni dirigente Cisl. Gli argomenti trattati sono la globalizzazione e il cambiamento del ruolo del sindacato; mentre quest’ultima parte è svolta in una maniera piuttosto circostanziata, mi pare che sulla globalizzazione l’autore dia degli spunti interessanti, ma poi non riesca a trarre delle conclusioni pratiche. Soprattutto, quello che pare mancare è una coesione del libro; è come se ci fossero tanti piccoli saggi indipendenti.
Per non parlarne solo male, aggiungo due punti molto interessanti del testo sono l’analisi sociopolitica del motivo per cui la Francia dovrebbe nuovamente diventare la forza trainante dell’Unione Europea, e le (terribili) statistiche sulla differenza tra produttività e aumenti in Italia negli anni ’90, sia nel pubblico che nel privato. Anche tenendo conto dell’inflazione, si comprende quali siano i nostri veri problemi.