inquinamento magnetico?

Sulla mia bici ho montato un ciclocomputer, di quelli che ti farebbero anche il caffè se non fosse che hanno dei problemi con il filtro. Per la precisione, è un modello senza fili, che ho scelto (a) perché l’ho trovato così e (b) perché la sua installazione è stata semplificata, senza l’effetto gomitolo indotto dal mettermi a fare qualcosa di pratico. Quindi il magnete sulla ruota invia i dati al sensore, che a sua volta li spedisce – non so se via infrarossi oppure onde radio – al computer. La cosa funziona abbastanza bene, tranne qualche volta quando inserisco o tolgo il computerino dal suo alloggiamento e arriva uno spike istantaneo di una pedalatona a 50 all’ora. Tutto bene, insomma, tranne che in piazza sant’Agostino. Non so che cosa ci sia, ma mi è capitato di lasciare la bicicletta ferma per un po’ e scoprire che era convinta di avere fatto alcune decine di chilometri – molto più velocemente di quanto capiti mentre pedalo io. Il record deve essere stato martedì scorso: in due ore di attesa il contachilometri è balzato avanti di 135 km, con la velocità istantanea che passava di secondo in secondo a 48, 15, 74, 99 chilometri l’ora.
Per i curiosi, la bici era legata alla ringhiera della scala della metropolitana sul lato della pista ciclabile. Ipotesi su cosa possa fare impazzire il contachilometri?

senso della misura

Capisco perfettamente che in Italia ci sia poco da gioire, e quindi una vittoria in semifinale dei Mondiali (con il bonus di avere battuto la Germania in casa loro, e segnando al 119. e 120. minuto… come scriveva Zucconi, la vittoria è più gustosa quando si ottiene per culo) è un’ottima occasione per uscire nelle strade.
Aggiungo anche che stamattina sono andato a leggermi il commento di bild.de, il loro quotidiano nazionalpopolare che è stato insolitamente tranquillo: giusto due righe sullo “Skandalurteil der Fifa” per il caso Frings e un pianto perché loro avevano dovuto fare i supplementari nei quarti e l’Italia no. (Per gli amanti dei corsi e ricorsi storici: nel 1970 capitò la stessa cosa).
Però ci sono due cose che non capisco. Sono rientrato in casa verso le 21, e prima che iniziasse la partita c’erano già gruppi in giro con clacson e trombe, il che mi pare indubbiamente un minimo anticipato. Ma la partita è terminata alle 23:30. Possibile che alle 2:30 (quindi tre ore dopo) dovessi ancora cuccarmi la gente a far casino sotto le finestre? D’accordo che abitiamo praticamente sulla circonvallazione, il che non fa bene in questi casi, ma avrei sperato in qualcosa di più breve.
Senza poi contare che stamattina ho dovuto prendere l’auto, visto che stasera sarò a Linate a riprendere Anna; avendo dormito poco sono partito più tardi, e mi sa tanto che tutti i simpaticoni in giro stanotte si siano anche loro messi in marcia dopo, con il doppio risultato di trovarmi in un ingorgone e di vedere dei numeri da ritiro della patente…

manca il giusto mezzo

Lunedì Anna e io abbiamo entrambi comprato delle pesche noci: io all’Iper e lei all’Esselunga. Le mie potrebbero essere sequestrate come armi improprie, da quanto sono dure; le sue sono marcite tutte.
È inutile, siamo fatti l’uno per l’altra!

spam inviato davvero a caso

io ho un paio di caselle gmail (codogno e maurizio.codogno) che ho creato ma non uso se non per farmi mandare automaticamente della roba che mi serve archiviare. Non sono assolutamente indicate da alcuna parte in rete, insomma.
Oggi mi sono collegato dopo alcuni mesi, e ho trovato una ventina di messaggi di spam su ciascuna casella. Qui c’è gente che prova davvero a caso le combinazioni cognome@gmail.com.

controllori

Stasera, mentre tornavo a casa, sul 15 sono saliti i controllori, in numero congruo rispetto al numero di porte: mi pare fossero in sei. Io stavo leggendo, e mi sono limitato a tirare fuori il biglietto e tenerlo in mano: nessuno me l’ha guardato. Avessi preso quello di stamattina – che avevo con me – non sarebbe cambiato nulla.
Presumo che nessuno di loro avesse una vista da falco tale da riuscire a leggere giorno e ora di timbratura: a questo punto immagino che avere pizzicato un paio di persone significasse che il loro lavoro l’avevano fatto, e quindi non valesse la pena di fare più fatica del necessario. O no?

zzz

Non ho più il fisico. Ho fatto per due volte di fila poco più dell’una di notte, e oggi sto dormendo della grossa. Per la precisione, sabato sera eravamo a Novara a festeggiare il compleanno di una nostra amica, mentre ieri abbiamo fatto una tirata avanti-e-indietro a Bologna per una pizzata con Douglas Hofstadter, che come sempre passa un mesetto in Europa ma non si ferma in Italia :-(
L’unico problema è stato appunto sciropparsi i 230 km andata-e-ritorno e notare i numeri che vengono fatti da una serie di pseudoautomobilisti sull’Autosole. Ad essere sincero mi meraviglio ci siano così pochi incidenti, visti certi slalom su tutte le direzioni. Anzi no, quello è stato uno dei problemi: il secondo è stato scoprire gioiosamente come Momo avesse vomitato sul letto, il che è significato prendere lenzuolo sopra, lenzuolo sotto e coprimaterasso, ficcare il tutto in lavatrice, prendere lenzuolo sopra, lenzuolo sotto e coprimaterasso nuovi e rifare il letto, il tutto all’una passata. Come simbolo della mia bontà, non ho fatto nulla alla gattina.

<em>Per cosa si uccide</em>

[copertina]
Ho letto questo libro, che è l’opera prima di Biondillo (Gianni Biondillo, Per cosa si uccide, TEA Teadue 2006 [2004], pag. 285, € 8, ISBN 885020986X), dopo il suo secondo lavoro Con la morte nel cuore, quindi con una sensazione un pochino estraniante: in fin dei conti conoscevo già i personaggi in una versione un po’ più completa e con qualche sfaccettatura in più. Indubbiamente, se ci limitiamo a considerare la trama, questo libro è più debole del successivo, anche perché non si ha una storia vera e propria, ma più che altro la giustapposizione di alcuni racconti. A me però non è affatto dispiaciuto lo stile di scrittura più “ruspante” di quest’opera, soprattutto rispetto al libro successivo in cui invece Biondillo aveva cercato di esagerare con capitoli costruiti apposta secondo vari stili. Le immagini della periferia milanese, e perché no anche del resto della città, sono poetiche e non leziose, e danno una vivacità al racconto che secondo me fa perdonare i vari difetti. Insomma, non sarà un capolavoro della letteratura, ma vale sicuramente la pena di leggerlo.

Caldo e mondiali, binomio giornalistico vincente

I mondiali continuano a imperversare sui quotidiani gratuiti, ma non avere giocato partite ieri permette ai redattori di spaziare un po’ di più e inserire altre notizie di somma importanza.
Scopriamo così grazie a City che a Brescia una coppia di rapinatori ha rubato in un negozio di kebab un succo di frutta e sei birre, priima di venire arrestati. Una evidente notizia di quelle estive, come l’altra che spiega che a luglio si fa più sesso ma si concepiscono meno figli a causa di stress e caldo – direi più il primo, visto che in agosto non capita esattamente così – e che in estate la gente guarda meno tv e internet e ascolta più la radio.
Anche negli USA e in Gran Bretagna non scherzano, però. L’agenzia ambientale americana vuole fare sapere al mondo che ha premiato la tribù arizoniana degli Ak-Chin “per l’eccellenza nel rispetto dell’ambiente”. Oltremanica invece, in margine alla notizia della pubblicazione della Pink List che dovrebbe essere l’elenco dei più potenti gay britannici, scopriamo che lo stilista John Galliano è titolare “di un sito tutto rosa, dal quale è possibile mandare una mail d’amore, a scelta indirizzandola a Miss Galliano o John Galliano”. Mah.
Ma torniamo ai mondiali. A leggere la frase “una partita dei mondiali Italia-Germania il primo ministro la va a vedere per definizione” qualcuno potrebbe immaginare che Silvio B. sia convinto di avere finalmente avuto il suo agognato riconteggio: e invece no. È proprio il Mortadellone Prodi che si è lanciato in una simile affermazione; il che mostra come non bisogna mai giudicare a priori. Termino avvisando come in Algeria un blackout di un quarto d’ora durante la partita Germania-Argentina ha portato all’incendio del palazzo della sottoprefettura e di quello del sindaco della città di Ksar. Si direbbe proprio che il calcio funzioni benissimo come oppio dei popoli: basta avere corrente elettrica a sufficienza?