pseudo-Bartezzaghi

Tornando sul nome di Lidia Menapace, questa volta preso semplicemente come combinazione di lettere, potremmo quasi avere una puntata tutta per lei su Lessico e Nuvole dell’ottimo Stefano Bartezzaghi. Pensateci un po’ su…
Un nome come quello di Menapace alla Commissione Difesa è interessante: mena-pace, più che un ossimoro (picchiare per ottenere la pace? si vis pacem, para bellum?) lo vedo come onomanzia: la signora Lidia infatti “guida la pace”.
Se poi prendiamo nome e cognome, non dobbiamo nemmeno spostare troppe lettere per avere il suo programma politico: Lidia Menapace --> la pace, diamine!. Infine, con un cambio di vocale a frase, troviamo Lidia Menapace --> lidi ameni? pace! , che potrebbe prefigurare la fine dell’impegno politico dopo la bocciatura di ieri in Commissione Difesa.
(d’altra parte Bartezzaghi mi ha fatto notare che lui pubblicò ancora ai tempi della Posta in Gioco la frase doppia Lidia Menapace --> lidi, amena pace…)

L’Italiano dei Valori

Ero convinto di avere scritto un pippone sul fatto che l’Unione avrebbe dovuto essere generosa e concedere motu proprio alcune presidenze di commissioni – a parte quelle usuali della Vigilanza RAI e dei Servizi segreti – all’opposizione, invece che mettersi a fare i conti col bilancino e contare in caso di parità sull’età più avanzata del loro candidato. Però a quanto pare non l’ho scritto, oppure l’ho iniziato e mi sono dimenticato di salvarlo – scrivo sempre a spizzichi e bocconi. Peccato, perché avrei potuto dire “visto?”
Che è successo? Alla Commissione Difesa era predestinata la rifondarola e pacifista Lidia Menapace, che con i suoi 82 anni sarebbe entrata a pieno titolo nel club di giovincelli che sta governando l’Italia. E invece no. Tal Sergio De Gregorio, attualmente senatore dell’Italia dei Valori ma con un passato che parte da Forza Italia per trovarsi anche con la neo-DC-bonsai di Rotondi, quatto quatto si mette d’accordo con quelli della CdR che gli danno dodici voti, più il suo 13, contro gli 11 del resto della maggioranza. Di Pietro, che in questo momento è il suo capo, gli intima di dimettersi e lui risponde “dev’essere”: l’ho sentito dire in un’intervista che IdV aveva espresso il suo interesse alla presidenza di quella commissione. Mi sembrava di vedere i sottotitoli: “non me l’avete voluta dare? e mo’ vi frego”.
Naturalmente, da buon italiano, il De Gregorio spergiura che lui sarà un Fedele Sostenitore della Maggioranza di Governo, ma tanto nessuno gli crede. D’altra parte, forse non tutti sanno che l’unico senatore eletto nel 2001 nella lista Di Pietro se n’è subito andato via per approdare a Forza Italia. Recidivi, insomma: se ne vedranno ancora delle belle.

google spreadsheets

L’ultima beta di Google non è null’altro che Excel messo in rete. Con grande fantasia il prodotto si chiama Google Spreadsheets, ed è disponibile in “beta limitata”, il che vuol dire che ti dicono che non puoi accederci ma ti daranno loro l’invito quando avranno la possibilità. Posso però dire che ho fatto la richiesta ieri sera, e stanotte mi è arrivato l’invito, il che mi sa tanto significhi che è praticamente aperto a tutti.
Tenendo presente che io non ho mai capito esattamente come funzioni uno spreadsheet già dai tempi di VisiCalc, posso dare delle impressioni molto frammentarie. È lento, e in questo caso AJAX non aiuta molto; non ho capito come si possano dimensionare manualmente le caselle; non permette macro (il che è naturalmente un vantaggio), e soprattutto i fogli elettronici possono essere editati contemporaneamente da più persone, con una finestrella di talk dove ci si possono scambiare informazioni. Ecco, forse la vera novità è questo sistema di collaborazione, che permette di vedere davvero in pratica i sistemi di cui si parla tanto in questi ultimi anni. Mi chiedo se Google abbia già pensato di licenziare le tecnologie utilizzate in modo che un gruppo di lavoro possa avere il suo serverino locale per la gestione collaborativa dei documenti: la mia casella di email ringrazierebbe molto :-)

arbiter elegantiarum

Chi mi conosce sa che (molto eufemisticamente) non metto molta cura nella scelta dei vestiti. Il mio algoritmo usuale per scegliere cosa indossare è “prendo il vestito in cima”, facendo attenzione a riporre la roba stirata in fondo alla pila in modo da avere un sistema FIFO. Da alcuni anni c’è però Anna che al mattino fa il “controllo qualità” e mi costringe spesso a cambiare maglietta o scarpe, affermando che l’accostamento da me scelto è un pugno nell’occhio.
Il guaio è che la cosa ha preso piede: così in questi giorni in cui Anna non c’è sono le mie colleghe a verificare il mio abbigliamento del giorno ed esprimere il loro giudizio critico. Ieri avevo un paio di pantaloni rossi slavati e una polo rosa, e mi è stato detto che non andava bene, e avrei dovuto indossare una maglietta verde per fare pendant con le scarpe; oggi ho doverosamente ottemperato agli ordini ricevuti. Quanta fatica.

cercasi programma di grafica

Come mi capita ogni tanto, sfrutto per atti molto privati il mio blog.
Cerco un programma di grafica che abbia queste caratteristiche:
– giri sotto windows
– sia freeware
– faccia poche cose (ergo, GIMP è completamente fuori target, non ho voglia di mettermi a studiarci su per una vita)
Per darvi un’idea, ho provato C.a.R. e Dia che non sono male (a parte lo startup time) però sono rispettivamente utili per costruzioni geometriche e diagrammi, e non mi permettono di fare facilmente quello che voglio (chessò, disegnini di un triangolo fatto di fiammiferi, oppure tante palle in una certa posizione relativa)
Consigli?

giugno?

Stamattina sono uscito di casa piuttosto tardi, erano quasi le nove. Dopo cinquecento metri ho meditato se valeva la pena di fare dietrofront e prendermi il giacchetto, perché pedalare in polo a maniche corte era una tragedia col vento freddo (ovviamente contro) che mi sferzava. Poi la pigrizia (e la voglia di non arrivare troppo in ritardo) mi ha fatto lasciar perdere.
Oggi sono uscito alle 17:45, col sole, e si stava bene: giusto un po’ di umidità, ma non certo caldo. Poi avevo un incontro, e mentre eravamo a parlare mi sono sentito lampi e tuoni che non finivano più. Per fortuna quando abbiamo finito era smesso tutto, e quindi mi sono limitato a cercare di evitare le pozzanghere peggiori e a rabbrividire dal freddo, oltre che maledire l’idea di avere innaffiato le piante stamattina. Infine cinque minuti dopo che sono arrivato a casa si è rimesso a piovere, e quindi devo anche considerarmi fortunato.
Giugno? dev’essere.

06.06.06

Ci hanno perfino fatto un film su, anzi un remake. Mi chiedo quanto ci abbiano dovuto pensare su, soprattutto considerando che avevano una data di uscita prefissata :-)
Ad ogni modo, preferivo la data “tutta uguale dell’anno scorso, per motivi che dovrebbero essere chiari a parecchi di voi. E nemmeno quest’anno mi sono svegliato per vedere le 06:06:06 sull’orologio digitale; per la precisione ero sveglio in un intorno di quell’ora, ma comprendo perfettamente che il mio neurone aveva dei problemi a mettersi in moto e permettermi di rendermi conto dell’occasione.

<em>Il sogno di Merlino</em>

[copertina]
La saga del ciclo arturiano rivisitato da Jack Whyte arriva al quarto volume (Jack Whyte, Il sogno di Merlino [The Saxon Shore], Piemme Pocket 2002 [1998], pag. 384, € 9.20, ISBN 880484658, trad. Susanna Bini), e si direbbe riprendere vigore dopo un appannamento nel libro precedente. Caio Merlino Britannico se ne va in Ibernia (la verde Irlanda) a recuperare il neonato Artù che era rimasto in ostaggio, e tra le altre persone incontra una certa Shelagh che così a prima vista potrebbe anche essere la Morgana conosciuta da noi tutti. La storia scorre tranquillamente. Ripensando all’inizio della saga, si nota come il passaggio dalla Britannia come provincia dell’Impero Romano alla terra dove varie popolazioni vivono e si battono è ormai terminato, e la via è pronta per arrivare al ciclo arturiano.
L’unico appunto che mi sentirei di fare al libro è che l’ultima parte sembra molto tirata via, come se Whyte volesse saltare gli anni dell’infanzia di Artù ma dovesse comunque parlarne; il testo diventa asciuttissimo, perdendo tutte le descrizioni dei luoghi che fanno parte del fascino del libro. Non saprei dire se questo è capitato per necessità di pubblicazione, improbabile visto che la dimensione del libro è comunque minore di quella degli altri della serie, o per chissà quale ragione.