Anche se ieri pomeriggio a Milano non era poi una giornata così brutta, Anna ed io abbiamo comunque deciso di starcene al chiuso e andare a vedere la mostra su Paul Klee alla Fondazione Mazzotta. Partendo dal punto di vista che quando uno va alla Mazzotta sa quello che può trovarsi (ad esempio, che non troverà quadri ma disegni; e che quantunque la mostra sia indicata come “monografica” almeno metà delle opere saranno di altri artisti più o meno collegati con il protagonista ma che però sono parte della collezione Mazzotta), il risultato finale è stato ottimo. Ci sono parecchie opere, soprattutto del periodo prima della sua malattia – il che significa che lo stile è completamente diverso da quello che uno gli associa abitualmente – e le spiegazioni sono piuttosto comprensibili anche per un profano come me. Mi chiedo solo quale sia l’utilità di mettere le “vedute ottiche” (con la didascalia “Klee non poteva non conoscerle!) e tra l’altro senza nemmeno fare il gioco di luci giorno-notte che fu la loro caratteristica, e perché mai un’uscita di sicurezza abbia una saracinesca completamente chiusa. Insomma, ci sono ampi margini di miglioramento…
In compenso, almeno per i milanesi, tempo per visitarla c’è n’è, visto che chiuderà il 29 aprile. Biglietto 8 euro, ma c’è una sfilza di possibilità di riduzione a 6 euro, e per una volta (Feltrinelli card) persino noi siamo riusciti a farcela ad avere il biglietto ridotto!
Il segno di Excalibur (libro)
Sesto libro delle Cronache di Camelot (Jack Whyte, Il segno di Excalibur [The Sorcerer: Metamorphosis], Piemme Pocket 2005 [1999], pag. 473, € 9.90, ISBN 88-384-8328-0, trad. Franca Genta Bonelli e Gianna Lonza): finalmente vediamo Artù estrarre la spada dalla Roccia, alle ultime pagine del libro. Devo dire che stavolta Jack Whyte mi ha piuttosto deluso. Gran parte delle 473 pagine del tomo – e dire che ha perfino scelto di dividerlo dal precedente! – continuano a raccontare storie più o meno simili al passato, con Artù che cresce, Merlino che veglia su di lui, e così via: tutte cose che potevano tranquillamente essere evitate, così come la ripresa della parte sull’eresia pelagiana col ritorno del vescovo Germano. Solo nelle ultime cinquanta pagine l’azione si muove improvvisamente, con la maggior parte dei cari di Merlino che muore e lui che – dopo due libri in cui non ci ha più pensato per nulla – si accorge che in effetti ha la lebbra, il che però diventerà il minore dei suoi problemi visto che è rimasto menomato. Credo che con queste premesse mi fermerò un bel po’ prima di passare al settimo volume della saga: anche la traduzione – non più affidata a Susanna Bini – mi ha dato di quando in quando una strana sensazione, come se fosse tirata giù in fretta: nulla di significativo, intendiamoci, ma a volte il testo scorreva strano.
DiCo: i Pacs all’italiana
Occhei, non si chiamano Pacs ma “DiCo”, DIchiarazioni di COnvivenza. Si sa, un bel nome è sempre la prima cosa da trovare. Ma veniamo al DDL (acronimo che ricordo stare per disegno di legge, il che vuol dire che quando verrà portato alle Camere ne vedremo delle belle) per capire quanto è stato un compromesso al ribasso, e se c’è da salvare qualcosa.
L’articolo 1, tendenzialmente, non è poi così male. C’è però la prima vera fregatura: la dichiarazione è resa contestualmente e non insieme. Tradotto dal politichese, io e il mio compagno non facciamo una dichiarazione in cui diciamo che conviviamo, ma ciascuno di noi fa una dichiarazione distinta in cui dice che convive con l’altro. Sembra una questione di lana caprina: però quella singola parola mostra come già un DDL così blando sia stato un casino immane da fare approvare, e l’unico sistema sia stato quello di evitare di dover fare un registro delle unioni civili. Altro che pensare a patti di convivenza a tre… Invece, nonostante ci sia chi ci ride dietro, non trovo che la raccomandata da spedire sia una cosa così assurda. In fin dei conti, se sto convivendo con qualcuno si può immaginare che generalmente ce la facciamo, a presentarci insieme in anagrafe. Poi ci saranno casi particolari, ma saranno appunto una minoranza, un po’ come il matrimonio per procura.
L’articolo 2 dice che se uno ha ammazzato il coniuge dell’altro per conviverci insieme forse è meglio evitare, e fin qua siamo tutti d’accordo. Né puoi convivere con la badante, ma se proprio vuoi te la devi sposare. Qui siamo un po’ più sessisti, ma può ancora andare abbastanza bene.
Gli articoli dal 3 al 6 parlano finalmente di diritti, come quello all’assistenza, alle decisioni in materia di salute e al pemesso di soggiorno: questi diritti non costano soldi allo Stato, e infatti valgono da subito :-) Spero che a nessuno venga in mente di cercare di emendarli, anche solo per fare un po’ di ostruzionismo. Quello che va male è il 7: anche se a prima vista sembra che venga dato il diritto di avere una casa popolare, se si legge bene viene scritto che le Regioni tengono conto della convivenza. Anche senza pensare a un “tenere conto in segno negativo” (sì, sono un matematico, per me la cosa sarebbe normale) mi sa tanto che Formigoni troverà un sistema per dire “se sei sposato conta per 10 punti nelle graduatorie, se convivi per 2”. A differenza della “contestualità” che era indubbiamente voluta, mi chiedo come mai abbiano usato una formulazione di questo tipo.
Gli articoli 8 e 9 cominciano a toccare temi più economici, e infatti si nota come ci vogliano tre anni di convivenza (o un figlio in comune… si sa che il “tengo famiglia” è principe) per subentrare nell’affitto, e lo stesso per chiedere l’avvicinamento del lavoratore per cause familiari. Di per sé questo ultimo punto lo capisco anche, e mi pare non sia poi troppo diverso da quello che succede nel matrimonio. Non capisco invece che significa che nel caso tu lavori per l’impresa del convivente puoi chiedere una partecipazione agli utili salvo che lattività medesima si basi su di un diverso rapporto. Che vuol dire? Non credo si parli di rapporto “master-slave”…
Articolo 10, pensione: la risposta della legge è “boh”. Manco fosse una legge costituzionale, si afferma il diritto e si lascia ad altra legge l’attuazione.
Articolo 11, eredità: nove anni mi sembrano davvero tanti, ed è interessante notare come la tassa di successione abbia una franchigia molto più bassa che per i parenti “veri”. Però, come dicevo sopra, qui si cominciano a toccare i soldi, e si sa che sarebbe andata a finire così.
Articolo 12, alimenti: è l’unico articolo in cui ci sono dei doveri del convivente, e infatti è stato messo in fondo. Anche qua i diritti scattano dopo tre anni di convivenza e, a differenza di quanto immagino capiti in caso di divorzio, non sono di durata indefinita. Mi sembra relativamente equo, anche se migliorabile.
L’articolo 13, quello delle “varie ed eventuali”, introduce l’interessante possibilità che – tranne per la pensione, Dio non voglia… – quando la legge sarà promulgata si potrà dire che si era già conviventi da prima della legge. Servirà relativamente a poco, se non per l’eredità, ma da un certo punto di vista serve a suggellare il fatto che le convivenze non nascono con la legge: a me personalmente la cosa piace.
E infine la vera chicca: la copertura finanziaria. In Italia tutte le leggi devono indicare da dove prendono i soldi; nel DDL si parla dei costi per il 2008 e per il 2009. Nulla per il 2007, come se pensassero “tanto quest’anno non riusciremo certo ad approvarla”… E naturalmente nulla per il futuro più lontano, il che è abbastanza logico; ma ciò significa comunque che tutti i tempi sono stati studiati per evitare di dire “dove pigliamo i soldi”.
In definitiva? È un disegno di legge che non mi piace troppo, perché cerca disperatamente di negare il fatto che esista gente che vuole convivere (e gente che non può che convivere, visto che il matrimonio omosessuale non esiste). Però dà finalmente dei diritti a queste persone, e sono convinto che in casi come questo sia davvero meglio l’ovetto oggi piuttosto che la gallina che chissà se domani ci sarà.
Letizia vuole risanare il bilancio comunale/3
È vero che avevo spedito un fax con l’istanza di cancellazione della cartella esattoriale per la multa che avevo preso – e pagato – quattro anni fa; però sono una persona che non si fida molto di queste diavolerie, e quindi ho pensato di tornare in via Rugabella e presentare l’istanza a mano. Spiego la cosa a un vigile, questo va dentro a chiedere, e mi dice “ma ce l’ha la cartella? sì? allora tenga qua il numerino”. Insomma, a quanto pare non è contemplata l’idea di una persona che consegni una domanda a mano: forse (forse) la raccomandata con ricevuta di ritorno è ammessa, ma non ci giurerei mica.
Esco un po’ incacchiato e me ne vado pedalon pedaloni a fare la seconda incombenza burocratica che mi toccava stamattina. Stranamente me la sbrigo in meno di dieci minuti: a questo punto mi dico “massì, tanto sono qua in centro, proviamo a vedere com’è la situazione della coda”. Io avevo avuto il numero 87 mentre alle 9 veniva chiamato il 23; alle 9:45 c’era il 60, al che mi sono deciso ad aspettare più o meno pazientemente, non senza prima essere nuovamente uscito a respirare un po’ di smog più fresco di quello interno.
Verso le 10:20 tocca finalmente a me. Arrivo allo sportello, tiro fuori la cartella esattoriale, e poi il verbale originale con pinzata l’email di poste.it per avvenuto pagamento. La tipa prende, guarda, non fa nemmeno un plissé e mi dice “Ah sì, capita sempre con quelli che hanno pagato online. Aspetti un attimo che le preparo l’annullamento della cartella”. Va a fotocopiarsi il tutto, compila un modulo al PC, mi consegna il foglio timbrato e si raccomanda di conservarlo per almeno cinque anni “che non si sa mai”.
Bene, spero che la storia sia davvero finita, anche se ormai non faccio più previsioni. Mi restano però dei dubbi. Com’è possibile che ci sia qualcuno che pazientemente copi tutti i numeri dai bollettini cartacei di C/C ricevuti dalle poste, e nessuno a cui sia venuto in mente che magari ci sono anche altri sistemi di ricezione dei dati? E cosa succede a chi non è fortunato come me che ha un orario flessibile, e deve pagarsi ore di permesso per mostrare che un ente pubblico ha commesso un errore?
Comportamenti felini
Ieri sono tornato a casa verso le 18, e non solo mi sono trovato Ariel miagolante disperata come se non avesse visto pappa da due giorni, ma anche la porta del frigo spalancata, come usava fare un paio di anni fa. Come allora, non tocca nulla dentro il frigorifero, anche perché non c’è nulla che potrebbe mangiare: è proprio un segno che lascia per indicare di essere molto arrabbiata. Dopo aver cercato – mi sa inutilmente – di darle un condizionamento negativo per la cosa e avere lasciato ad entrambe un minispuntino, sono uscito per andare a perdermi (in bicicletta) tra gli svincoli autostradali e finire all’hotel Leonardo da Vinci a salutare la mia amica Patrizia che era lì per lavoro.
Torno a casa per cena, e prima di iniziare a mangiare io mi sono impegnato a riempire le due ciotole. Ariel, che era lì a farmi la posta – ma non aveva più aperto il frigo – si è subito messa a mangiare, mentre Momo stranamente non si è presentata: ho scoperto poi che quella pappa non le piaceva. Vado a prenderla nella sua cesta e me la porto in braccio in cucina, e parte una scena fantastica. Ariel stava mangiando dalla ciotola di sinistra come al suo solito: alza un attimo il muso, vede sua sorella… e immediatamente si sposta sulla ciotola di destra, per la serie “freghiamola finché non se accorge”. E non venitemi a dire che è puro istinto :-)
Legge intergalattica
Non so bene che cosa stia succedendo al mio Firefox, ma credo che ci sia qualche problemuccio: mentre cercavo infatti di editare un documento via Google Docs, mi è arrivata una pagina di errore dove mi viene detto Sorry, but this browser does not support web word-processing e spiegato quali browser GRATUITI andrebbero bene (c’è anche IE 6.0 o superiore, giusto per evitare commenti a riguardo). Ma la cosa più bella è la noticina in fondo:
If you are working to fix problems with a specific browser and would like to bypass this check, just add &browserok=true to the end of the Google Docs & Spreadsheets url.
Please note that it is a violation of intergalactic law to use this parameter under false pretenses, so don’t let us catch you at it.
And, it won’t work very well — really.
(ps: quello che succedeva al mio Firefox è che stavo giocando con l’estensione “cambia UserAgent” e gli dicevo di fare finta di essere Opera)
Piccola vedetta elettronica
L’email per gli abbonamenti Mondadori funziona 24 ore su 24.
Aggiornamento (8 febbraio) Avevo scritto a quell’indirizzo per un’informazione venerdì 2. Mi hanno risposto stamattina.
Aggiornamento (9 febbraio) … e mi hanno ri-risposto oggi :-)
niente sesso, meglio i vestiti
Tempi duri per chi vuole cercare notiziole gustose sui quotidiani gratuiti. È da un po’ che Metro ha la sua campagna “Metro no smog” che serve principalmente a mostrare come non abbiamo solo cinquanta milioni di commissari tecnici della Nazionale ma anche cinquanta milioni di esperti sull’inquinamento; Leggo mette a pagina 2, 3, e 5 le notizie sul calcio – e qui siamo nella sezione “Attualità”… poi naturalmente ci sono quelle delle pagine sportive. Per chi se lo chiedesse, pagina 4 è pubblicità. Insomma, mi rimane solo il fidato City, l’apripista del gruppo RCS verso l’infotainment. La paginona “Fatti” ha come articolo principe quello in cui, secondo un sondaggio statunitense, la maggioranza delle donne potrebbe restare senza fare sesso fino a quindici mesi, se in cambio venisse loro dato un guardaroba pieno di nuovi capi. Il lancio Reuters si trova qua (in inglese). La cosa più strana di tutta la notizia è però che il sondaggio è stato promosso da… Unilever, che per quanto ne so fa prodotti per la pulizia e gelati, e non vestiti né gadget sessuali. Ma forse si vogliono diversificare.
Giusto una nota su una notizia di spalla: a quanto pare in Brasile va a ruba la mutanda imbottita che modella il sedere… e a comprarla sono gli uomini. Abbiamo proprio raggiunto la parità!