Ieri, mentre Anna non capiva perché la sua nuova sim non funzionasse, (risposta finale: spegnere e riaccendere il telefonino), ho provato a prendere il mio telefono vodafone e chiamare il 190: risultato: un tu-tu-tu rapido e la disconnessione. Faccio il 404 e vedo che ci sono quindici euro di credito. Chiamo allora il 190 da fisso, Anna mi spiega quali sono gli slalom da fare per riuscire a parlare con un operatore, e finalmente scopro… che l’ultima ricarica è stata fatta trecentosessantasei giorni fa, e che il telefonino non solo sarebbe dovuto essere in modalità “sola ricezione” ma anzi sarebbe dovuto essere disattivato. (Tra l’altro, una volta arrivavano pacchi di SMS per ricordartelo, adesso a quanto pare più nulla)
Provo a fare una ricarica al volo via Internet, mi arriva la ricevuta da vodafone – non so se la VISA mi è stata caricata, nel qual caso il problema non si porrebbe perché il contratto è stato completato… – però stamattina il telefonino ha il perfido messaggio “Registrazione carta SIM non riuscita”.
Ho ricontrollato il decreto Bersani, che vieta “la previsione di termini temporali massimi di utilizzo del traffico acquistato”. Mo’ che faccio? Dei quindici euro di credito non è che me ne importi più di tanto, ma se c’è un sistema per fare casino io sono come sempre in prima fila :-)
Aita! aita! I Komunisti!
Silvio racconta che i leader PPE, nella loro riunione a margine dele celebrazioni per il cinquantenario dell’allora MEC, continuavano a chiedergli «Silvio, ma quando mandate a casa questo governo, unico in Occidente che comprende al suo interno dei partiti comunisti?». Il portavoce del PPE ha affermato che la cosa non era all’ordine del giorno: se devo essere sincero, mi pare che la notizia più preoccupante sia proprio questa smentita, visto che mi pare ovvio che i capi di partiti di destra preferiscano una coalizione di destra al governo in Italia, ma ovviamente – a meno che non siano gli ambasciatori usa – non lo direbbero mai ufficialmente, ma solo nelle chiacchiere tra gli amici.
L’altro punto preoccupante è che molta, troppa gente è ancora preoccupata che i cosacchi si possano abbeverare alla fontana di san Pietro, e quindi la parola “comunisti” sia presa come una chiamata alle armi, molto più di quanto lo faccia ad esempio la parola “fascisti”… D’accordo che ormai non si vota più a favore di nessuno, ma a quanto pare l’unico voto che oggi viene fatto è quello contro.
Gli esperti ritornano
scoppia la bolla
Non so se rilassi davvero, ma credo che questo “gioco” vinca il premio per l’inutilità del mese.
(via Leibniz)
come volevasi dimostrare
Cinque giorni fa scrissi a proposito della liberazione di Mastrogiacomo, ricordando che non si avevano notizie del suo interprete Ajmal Naskhbandi e che il mediatore di Emergency Rahmatullah Hanefi era stato “trattenuto” dai servizi segreti afghani.
È successo qualcosa di nuovo in questi cinque giorni? no. Si continua a non avere notizie dei due, e si continua a non trovare nessuna notizia se non qualche scarno trafiletto qua e là (con l’eccezione di Radiopop, claro). Considerando che queste due persone sono state direttamente legate a Mastrogiacomo, questo silenzio è ancora più ipocrita.
È morto Paul Cohen
(Nota: se sei arrivato qua con un motore di ricerca, ti conviene guardare la versione riveduta…)
Ho trovato casualmente la notizia qui, ma non sono riuscito a trovare nessuna conferma in giro. (beh, no, wikipedia lo indica)
Cohen è noto tra i matematici per avere dimostrato che l’ipotesi del continuo è indipendente dagli assiomi usuali per l’aritmetica… Occhei, ricominciamo da capo.
Poco più di cento anni fa, Georg Cantor ha deciso che l’infinito matematico non era una semplice convenzione, ma che esisteva davvero. Detto in altre parole, si poteva dare una definizione sensata dell’infinito: un insieme che può essere messo in corrispondenza biunivoca con una sua parte propria. I numeri interi sono insomma infiniti perché possiamo dire che i numeri pari sono tanti quanti gli interi, associando a ogni intero n il numero 2n. Poi, con l’argomento diagonale, Cantor si è accorto che i numeri reali sono più degli interi, e quindi che esisteva più di un infinito: per la precisione ce ne sono infiniti.
A questo punto restava un dubbio: l’infinito corrispondente ai numeri reali è quello “subito dopo” quello corrispondente ai numeri interi, oppure ce ne sono altri in mezzo? L’affermazione per cui l’infinito dei numeri reali è immediatamente successivo a quello degli interi prese il nome di ipotesi del continuo, e fu posta da David Hilbert in cima alla sua famosa lista dei 23 problemi matematici per il XX secolo. (A Hilbert le teorie di Cantor erano piaciute tantissimo, ecco il perché di questa posizione di onore). Il problema rimase inattaccato per vari decenni, fino a che nel 1940 Kurt Gödel, non pago di avere dimostrato che la matematica o è incompleta o incoerente, riuscì a provare che l’ipotesi del continuo non era falsa: insomma, se gli altri assiomi matematici standard sono coerenti, aggiungere l’ipotesi del continuo lascia tutto l’insieme coerente. Gödel tra l’altro era convinto che l’ipotesi del continuo fosse vera; peccato appunto che nel 1963 Paul Cohen dimostrò che anche l’opposto dell’ipotesi del continuo non era falsa. (Notate la tripla negazione della frase…) Il risultato pratico è che uno può decidere di fare matematica accettando l’ipotesi del continuo oppure negandola: piena libertà! Che poi – almeno a quanto ne sappia – nessuno si preoccupi più di tanto della cosa tranne qualche logico matematico non significa nulla…
ejaculatio praecox
Ieri, su Repubblica cartacea, c’era un articoletto sul congresso annuale della Società europea di urologia. Naturalmente tutto l’articolo parlava poi dei problemi sessuali dei maschietti, ma non è di quello che voglio parlare in questa sede: dal punto di vista matematico, c’è ben altro. L’articolo inizia dicendo che più di quattro milioni di italiani hanno problemi di eiaculazione precoce. Questo è un numero buttato lì, e nessuno può dire così al volo se è vero o falso. Però, verso metà dell’articolo, viene citato un professorone che dice che più di quattro milioni di italiani tra i 18 e i 30 anni ne soffrono, e qua può partire il controllo di realtà. Tra il 1977 e il 1989 la natalità annua media in Italia, così ad occhio, è stata intorno alle 800.000 unità (per dare un’idea, nel 1963 si è toccato il milione di nati, e adesso siamo un po’ sotto al mezzo milione). Dividiamo per due (alle femminucce la cosa non tocca se non indirettamente) e moltiplichiamo per 12 anni: abbiamo un totale di meno di cinque milioni di maschi tra i 18 e i 30 anni, di cui, secondo il compilatore dell’articolo, più di quattro milioni avrebbero problemi… Beh, diciamo che forse i problemi sono da qualche altra parte.
giochi matematici 2007
Oggi c’erano le eliminatorie dei Giochi Matematici alla Bocconi. Sono arrivato stanco morto (qualcuno di cui non faccio il nome ha deciso che visto che erano le 12:25 si poteva andare a fare la spesa: peccato fossimo a piedi e a due chilometri buoni dall’Esselunga, e io alle 13:30 sarei dovuto partire. Risultato: Anna è andata a preparare pranzo, e io mi sono trovato con quattro sacchettazzi da portare a casa) e senza avere fatto nessun problemino negli ultimi mesi.
Arrivato in Bocconi, ho scoperto che quest’anno c’era molta meno gente del solito nella categoria “Grande Pubblico” che è la mia; poco più di 30 persone contro le 50 solite. Qualche donna in più, ma sempre poche: si vede che sono meno competitive. In compenso alcune facce che non assoceresti mai a un matematico :-)
Risolvo gli esercizi relativamente in fretta, esco, becco il Marco Broglia e confronto le soluzioni, scoprendo che ho sbagliato a contare le combinazioni possibili: ma l’errore non è stato nelle moltiplicazioni, ma proprio il non avere trovato una disposizione possibile. In pratica ho contato fino a 10 invece che fino a 11, si vede che avevo finito le dita. Me ne vado via molto scornato, considerandoo al che quest’anno i problemi erano di una facilità disarmante: ad esempio, trovare la frazione corrispondente a 0,12121212… credo lo sappia fare un bambino di quarta elementare, e calcolare l’altezza di un triangolo rettangolo sapendo come divide l’ipotenusa è roba da seconda media. Eppure, a quanto pare, sono arrivato secondo, dietro al Broglia. Onestamente non è molto bello, non tanto per me, quanto per lo stato della matematica a Milano che sembra essere davvero scaduto.
(ah, sarò rimasto quasi mezz’ora sull’ultimo problema, senza nemmeno capire cosa volesse esattamente dire. A un certo punto ho provato a fare dei disegnini, e mi sono di nuovo fermato. Poi ho riguardato il disegnino, mi sono detto “ma quanto sono scemo”, e ho scritto immediatamente la risposta senza nemmeno provare a disegnare la configurazione di risposta. Di questo sono fiero, però)