Non riesco più a trovare la mia cravatta “Yellow Submarine”, e Ciò Non È Affatto Bello.
Oggi, quindi, ho dovuto scegliere un’altra cravatta per farmi immortalare. Spero apprezziate lo stesso lo sforzo che ho fatto, nonostante l’attacco influenzale di stanotte.
libere associazioni
Non so se sia peggio il fatto che abbia avuto una ricerca per “beatles topo gigio”, o che io abbia una notiziola con quelle parole.
Luxuria e i matrimoni
Dopo avere aspettato che le acque si calmassero un po’, Vladimir Luxuria ci fa sapere che non ha potuto fare da testimone al matrimonio in chiesa di sua cugina. Bontà sua, Luxuria afferma: «per quanto mi riguarda, ho accettato la richiesta di mia cugina e del futuro marito senza opporre alcun problema riguardo alla scelta di sposarsi con rito cattolico.», lasciando intendere che visto che ha fatto l’elegante si aspettava che anche il vescovo di Foggia lo facesse. Oggettivamente, non vedo affatto il parallelo prospettato da Luxuria: se mio cugino volesse sposarsi con rito celtico e il druido si rifiutasse di prendermi come testimone perché sono un matematico, non potrei fare altro che abbozzare. Insomma, il tutto si direbbe la solita cazzata. Se non che…
Se non che il matrimonio religioso ha anche effetti civili, e siamo tutti d’accordo che essere transessuale non è affatto un motivo che impedisce di fare da testimone. E da questo punto di vista (che stranamente nell’articolo non è citato… si vede che la commistione tra Stato e Chiesa è ormai così entrata nel DNA degli italiani che non ci fanno nemmeno più caso, a queste cose) Luxuria ha perfettamente ragione. Quindi? Io resto dell’idea che la soluzione più pulita sarebbe quella di modificare il Concordato per abolire la validità civile automatica dei matrimoni religiosi. Ci sarebbe anche l’interessante effetto collaterale che gli annullamenti religiosi non si tramuterebbero direttamente in divorzi… oops, dite che è per quello che nessuno lo propone?
Aggiornamento: (ore 22) A quanto pare, il vescovo di Foggia avrebbe fatto marcia indietro. Mah.
coccodrilli marron
Michele Serra, il Delfino Designato di Eugenio Scalfari, si allena a fare coccodrilli parlando di Enzo Biagi e raccontando che «nei primi anni Novanta, quando lui era uno dei primi tre giornalisti italiani e io poco più che un pivello, mi chiese se poteva venire nella redazione di “Cuore” per intervistarmi a proposito della satira […]». Nulla di male. Però…
Però è da ieri che ho un pensiero in testa. Prima di Cuore c’era Tango, e Tango aveva gli “editoriali” in prima pagina: Michele Serra, per definizione ancora più pivello, si divertiva a scrivere nello stile dei grandi giornalisti, facendolo anche bene. Sono ragionevolmente certo che uno di quei pezzi era nello stile di Enzo Biagi, quindi assolutamente minimalista, e che tra l’altro parlava dei cappotti marron, che credo fossero il nec plus ultra dell’anonimato e quindi erano stati presi da Serra come il simbolo dello stile di scrittura del Nostro.
Ora, i casi sono due. Magari sono io che – preda di un Alzheimer incipiente – ho fatto una gran confusione, e allora abbiate pietà di me. Oppure i miei due neuroni hanno fatto un ottimo lavoro di squadra: e allora mi chiedo perché Serra non abbia anche ricordato quel suo lontano tributo. Non sarebbe stata una cattiveria, a mio parere, e sarebbe stato più sincero di tanti coccodrilli che ci siamo dovuti sorbire ieri.
P.S.: Visti da lontano è fuori catalogo da mo’. Chissà come mai.
Fisica in cucina
Come forse avete intuito, questa settimana sono in casa solo (con due gatte), perché Anna è a Napoli per lavoro. Tra le varie incombenze che mi toccano, c’è anche quella di farmi da mangiare. Ieri sera il menu prevedeva tortellini, che ho coscienziosamente preparato. Dopo avere scolato, però, mi sono accorto che il disegno che era rimasto nella pentola era così perfetto che per un attimo ho pensato che avessi combinato qualche disastro e quella fosse la struttura del fondo della pentola… un po’ come certi vetri temperati delle automobili sotto una luce polarizzata. Poi mi sono anche detto di non essere così stupido.
Mi resta però il dubbio della ragione per cui le bolle d’acqua che bolliva fossero tutte più o meno della stessa dimensione, e quindi hanno lasciato quelle tracce di calcare tutte simili. Qualcuno mi sa dare una spiegazione?
Pterry in Italia
Linko direttamente la quarta bozza per comunicare che Terry Pratchett presenterà qualche decina dei suoi libri a Bologna (mercoledì 21) e Milano (giovedì 22). Se non sapete chi è Terry Pratchett, peggio per voi, anche se confesso che non so se dopo le prime “traduzioni” che avevo sfogliato in libreria – ritraendomi terrorizzato – quelli di Salani abbiano provveduto a migliorare il risultato. Il mio metro di scaffale pratchettiano è tutto rigorosamente in paperback (occupa meno spazio) e tutto in inglese.
L’incredibile Hulk
Stamattina, prima di andare in ufficio, avevo provato a passare dallo studio del nostro amministratore, che è praticamente sul mio percorso. Scendo dalla bici, blocco la ruota con l’antifurto, suono il campanello, non risponde nessuno anche se erano le nove e qualche minuto, slego la ruota, e sento un “tac”. Guardo, e vedo il mio cavalletto per terra. Ora, non so quanto bene si veda dalla foto, ma vi garantisco che la ghisa – o quello di cui è fatto il cavalletto – si è rotta come fosse della plastica. Il tutto con duemila chilometri di uso della bici, pesante quanto volete ma pur sempre duemila chilometri. Sono così forzuto da imporre uno stress incredibile su quel povero cavalletto (Made in Italy, vorrei fare notare)?
Metafore
Nel Buongiorno odierno, Massimo Gramellini se la prende con un tassista che, intervistato dalla tivvù, ha affermato che Monica Bellucci è “tutto contorno e niente fumo”. Anzi, se la prende con la scuola italiana che ha sfornato gente che non sa quello che dice – il che spesso è vero.
Vorrei però spezzare una lanc… ehm, facciamo un grissino in favore dell’intervistato. Secondo me, “tutto contorno”, applicato alla Bellucci, è una bellissima immagine, e soprattutto rende l’idea di uno dei motivi per cui è una famosa attrice. Ammetto che a questo punto, visto che la metafora era partita per la tangenzial… ehm, per la tangente, io avrei proseguito con “e niente trippa”, ma non si può pretendere tutto dalla vita.