Come sapete bene, le analisi post voto sono il modo con cui i politologi (e i tuttologi, che in quanto tuttologi sono anche politologi) dimostrano che in realtà non sono stati loro a ciccare le previsioni ma il mondo che non si è adeguato, e per fare ciò sbagliano a indicare le cause. Inutile dire che non c’è dubbio che io mi butti a pesce, sono le cose che mi riescono meglio.
Cosa penso io di questi risultati, insomma?
Il PdL ha vinto. Nonostante il Porcellum, ha una maggioranza sufficientemente ampia, naturalmente tenendo conto che dovrà seguire la Lega al Senato… ma direi che visti gli ultimi sette anni non è certo quello il suo problema. Le piazzate di Sìlviolo sul “voto utile” sono servite per arginare la diaspora dei voti soprattutto a destra.
Il PD ha perso, ma anche vinto. Il suo risultato al 33% è mediocre, però non è una disfatta: e credo che Uòlter, sotto sotto, non sia poi troppo scontento del quadro parlamentare che si è delineato. Certo che avere dei dubbi se l’eletto più a sinistra sia Emma Bonino o Rosi Bindi è un po’ sconcertante, ma vedrete che ci si abitua presto.
La Lega ha stravinto. L’8.3% su base nazionale è un’enormità, ma vederla al 12.3% in Piemonte e al 7.1% in Emilia dal mio punto di vista è ancora più sconcertante del 20% lombardo e del 26% veneto. Un milione di votanti in più non sono bazzecole. Se così tanti italiani votano un partito dichiaratamente xenofobo una ragione c’è: ho dei dubbi che le soluzioni che loro propongono servano a qualcosa, visto ad esempio che molti rom sono nati in Italia e quindi cittadini italiani, ma tanto non credo che se ne accorgeranno.
Di Pietro ha vinto. Ha quasi raddoppiato i consensi: in parte immagino da gente che ha paura di cosa incontra in città ma non arriva a votare Lega. Anche questo la dice lunga.
L’UDC ha perdicchiato. Nemmeno troppo, a dire il vero, e credo che sotto sotto Casini e i suoi non siano troppo tristi. Barcamenarsi come vaso di coccio non è mai facile. (Ferrara non è nemmeno riuscito a farsi pubblicità andando in giro a raccogliere fischi per qualche titolone di giornale, ma non mi aspettavo nulla di diverso)
La Destra ha perso. Non tanto sul piano nazionale, dove non mi aspettavo un risultato tanto diverso – diciamo che pensavo un 3% – quanto in regioni come il Lazio dove credevo davvero avessero un seguito maggiore. Forse la Santanchè avrebbe dovuto promettere di darla a un po’ di fortunati sorteggiati tra i suoi elettori.
La sinistra ha straperso. Ma di più. I socialisti, nonostante le tonnellate di pubblicità, sono tornati alle loro percentuali da prefisso telefonico, ma questo me lo aspettavo; il Partito Comunista dei Lavoratori, più Sinistra Critica, più Per il Bene Comune messi insieme hanno raggiunto l’1.4% che poi è il classico risultato della sinistra pura e dura (e spezzettata come i frammenti di marron glacés), ma il 3.1% di La Sinistra – L’Arcobaleno era assolutamente imprevisto da tutti, tranne The Right Nation; inutile, a destra hanno i sondaggisti giusti. Ma ancora più sconcertante è vedere le loro percentuali nelle regioni (ex?) rosse: Emilia 3.8%, Toscana 5.1%. O se preferite, a Sesto San Giovanni, con il 5.17% (al Senato, alla Camera ancora meno) contro il 10.88% della Lega. Non sono d’accordo con chi ha commentato che è tutta colpa di Uòlter, a meno che per “colpa di Uòlter” si intenda non avere voluto la coalizione. Onestamente, la sua campagna elettorale guardava al centro, e non l’ho mai sentito parlare di “voto utile” o cose del genere. Che molti possibili elettori se ne siano stati a casa, o abbiano scelto un altro schieramento, significa che non solo i loro leader hanno perso credibilità come forza di governo – e fin qua non ci voleva molto – ma anche come forza di lotta, visto che chi li votava sapeva benissimo che a questo giro sarebbero stati all’opposizione. Io personalmente non sono per nulla intristito dalla cosa, visto quei rappresentanti. Non che immagini che oggi come oggi in Italia ci sia spazio per una sinistra moderata seria (il PD è un partito di centro, ricordo). Ma magari ci sono dei trentenni svegli, anche se non credo.
Ultima nota: gli exit poll hanno cannato anche questa volta alla grande. Ricordiamocelo :-)
quindici aprile duemilaotto
silenzio postelettorale
non so bene il perché, ma la posta che ho ricevuto oggi pomeriggio è una miseria, rispetto a quanto mi arriva di solito. (Lo spam è sempre lo stesso, ma è fuori quota).
Mi chiedo se è perché siano tutti a guardare i risultati delle elezioni e gioire o piangere, oppure se i miei corrispondenti stanno preparando le valigie.
il risultatone della Lega
Loro il segno l’hanno avuto!
Mica si vota solo in Italia, che credete! Questa settimana, a parte le elezioni nepalesi stravinte dai maoisti, ci sono state anche le elezioni in Etiopia. Occhei, le loro elezioni sono iniziate e finite domenica, né è venuto loro in mente di avere due giorni per votare: ma non è un loro problema.
In Etiopia, però, c’è stato un segno dal cielo: un alone tutto intorno al sole. Secondo alcuni etiopi, l’ultima volta che capitò qualcosa del genere fu nel 1991, negli ultimi giorni della dittatura di Menghistu. Peccato che almeno a Milano il cielo fosse coperto :-)
prima dei risultati elettorali
Ci tengo a ricordare agli ascoltatori compulsivi delle proiezioni e degli exit poll che:
– i primi dati che arrivano sono dalle “regioni rosse” e quindi fortemente sbilanciati a sinistra e al centro (dove per “centro” si intende il piddì)
– ho ottime ragioni per credere che gli exit poll quest’anno saranno ritarati per evitare la figuraccia di due anni fa, e quindi saranno sbilanciati a destra per un punto o due percentuali
– io alle tre inizio una conference call, quindi me ne starò un po’ tranquillo; poi verso le 17.30-18 sarò qua per un’oretta o poco più a cazzeggiare via webradio.
Cose di condominio
Mi ha telefonato ora l’amministratore dicendomi che il mio vicino di pianerottolo ha colto in flagrante i vicini della villetta che, dopo avere rovinato le nostre targhette in plexiglas sulla buca delle lettere, stavano riempiendo di colla i nottolini della buca delle lettere. Secondo l’amministratore, quella colla si scioglie con un po’ di acetone, adesso vedremo.
Come notizia correlata, i vicini della villetta hanno citato in giudizio il costruttore del condominio (lì la storia è lunga, basti sapere che il resto del condominio stava per citare i vicini di cui sopra).
Divertente, vero?
La barca dei comici (teatro)
Il nostro gruppo amanti del teatro è andato al Piccolo a vedersi La barca dei comici, spettacolo di Stefano de Luca liberamente ispirato al racconto che Carlo Goldoni scrisse nelle sue Mémoires di quando ragazzino se ne tornò da Rimini a Chioggia su una barca con una compagnia di comici.
Lo spettacolo è molto breve, meno di un’ora e mezzo, ma costruito molto bene, sia per la scenografia che per l’idea di aggiungere ogni tanto delle scene in stile ombre cinesi; anche l’idea di vedere come il teatro sia una magia è resa davvero bene. Per quanto riguarda i quattro giovani attori, il giudizio è più variegato. Zorzetto (Giorgio Minneci) ha forse il ruolo più facile ma lo rende sicuramente al meglio: è un vero Arlecchino, non ci sono dubbi al riguardo. Florindo (Angelo Campolo) mantiene bene la scena ma, soprattutto all’inizio, tende a chiudere troppo le frasi, saltando l’ultima sillaba: per un attore, un peccato mortale :-) Clarice (Marta Comerio) ha invece un problema di identità. Tutti i comici hanno una leggera cadenza dialettale; Zorzetto ovviamente veneto, Florindo napoletano. Lei ne ha troppe: ogni tanto parlava con accento veneto, altre volte spagnolo, altre ancora quasi piemontese. Resta infine Goldoni (Tommaso Banfi). È bravo a passare senza soluzione di continuità dal sé stesso bambino a quello adulto, e ha un’espressività del viso davvero bella, soprattutto quando deve appunto fare il ragazzo che vede per la prima volta il mondo al di fuori delle lezioni di filosofia: gli manca però un non so che.
In definitiva, è comunque uno spettacolo piacevole!