ok, non è giornata

Tornato a casa, ho deciso di passare in posta a pagare la TARSU per la casa di Torino. A dire il vero sui bollettini c’era scritto che avrei anche potuto usare i bancomat Unicredit, indicando “altri pagamenti”; la scorsa settimana ci avevo provato, e il risultato era stato assolutamente nullo. Immagino avessero altro cui pensare.
Entro nell’ufficio, schiaccio il pulsante per avere il numerino, e il numerino si incastra. Rischiaccio il pulsante: nulla. Vabbè, mi dico, casualmente ho in tasca delle pinze pieghevoli (uno dei tanti miei acquisti compulsivi alla LIDL: non sto a spiegarvi perché me l’ero dimenticate in tasca) ed estraggo il biglietto.
Arrivo allo sportello, stacco il bollettino giusto, che mi sa che venerdì si era preso un po’ d’acqua assieme a me; l’impiegato lo mette nella macchina, e si inceppa. Al quarto tentativo, mentre io cercavo timidamente di dire “ma magari posso compilarne uno in bianco”, finalmente riesce a passare: la mia ricevuta è un po’ strappata, ma amen.
Ah, lo sapevate che dal primo ottobre il costo di un bollettino è passato a un euro e 10? In pratica, dal primo gennaio 2002 (77 centesimi, la conversione delle 1500 lire precedenti) abbiamo avuto un aumento del 42.8%. In effetti Posteitaliane non sembra essersi lamentata della crisi finanziaria.

Crisi bancaria

Dopo essermi salassato in farmacia – salasso metaforico al portafoglio, prima che qualcuno pensi a chissà che – sono andato a prelevare un po’ di denaro al bancomat. Su tre banche che ho provato, la prima mi ha subito detto “non abbiamo contanti”; la seconda mi ha fatto attendere un minuto prima di dire “non c’è collegamento”; la terza aveva ancora la schermata “no connection”.
Comincio a preoccuparmi.

Tempismo ATM

Ieri ATM ha lanciato un servizio di allerta (al momento gratis, ma poi a pagamento) che invia SMS agli abbonati su eventuali problemi della linea 1 della metro.
Stamattina si è piantata la linea 2 tra Caiazzo e Cascina Gobba, e Milano era molto peggio del solito, vi assicuro. Anche dalle parti di casa mia, che non sarebbe dovuta essere toccata, c’era un casino indicibile. Proprio quando, essendo malato, avevo deciso di andare in ufficio in auto.

Rinormalizzazione faziana

Ieri sera, nell’attesa di Blu Notte, abbiamo visto l’ultima mezz’ora di Che tempo che fa. Anna, che notoriamente è più intelligente di me (e infatti non ha un blog), mi ha fatto notare che chi scrive i testi per la Littizzetto ha (magari sua sponte, intendiamoci) eliminato brutalmente tutta la parte legata alla politica. Ieri ci sono semplicemente stati i siparietti con Fazio, una tirata sulle forze di polizia e una contro i turisti che se ne vanno in giro nei posti pericolosi e poi devono essere salvati. Non mi ha fatto ridere.
In compenso mi è aumentata la febbre dopo aver sentito Marco Tronchetti Provera che, a domanda “Cosa non andava bene nell’offerta AirFrance-KLM per Alitalia dello scorso marzo?” è riuscito a rispondere “Nel piano si parlava di sostituire solo tre aerei l’anno” (si sa, bisogna muovere l’economia) e soprattutto “Come aveva anche ammesso Padoa Schioppa, bisognava chiudere Malpensa, che fa il 25% del traffico italiano”. Sì, ha detto proprio chiudere. Non “togliergli lo status di hub”, che era quello che voleva fare Spinetta, ma che forse è stato considerato un concetto troppo complicato.
Insomma, direi che effettivamente la Littizzetto si può anche togliere, i comici sono gli altri. E col placet di S.E. Cav.

Gli enigmi di Canterbury (libro)

[copertina] Il secondo volume della collana Sfide Matematiche (Henry Dudeney, Gli enigmi di Canterbury [The Canterbury Puzzles], RBA Italia – Sfide Matematiche 2 – 2008 [1958], pag. 234, € 9.99, trad. Angela Iorio) è “nuovo” nel senso che non era mai stato tradotto in italiano – anche se la compilazione originale è di cinquant’anni fa – per non parlare naturalmente dei problemi: il gruppo che dà il nome alla raccolta è stato inizialmente pubblicato nel 1907.
Personalmente non apprezzo molto questo tipo di problemi, che richiedono in genere molta pazienza ma poco intuito: ad esempio, un problema richiede di dividere le cifre da 0 a 9 in due gruppi, e scrivere con le cifre di ciascun gruppo un numero di due cifre e uno di tre cifre che moltiplicati per loro diano lo stesso valore, valore che deve essere il minore possibile. Inoltre spesso Dudeney dà la soluzione ma non spiega come si risolvono i problemi, probabilmente proprio perché è semplicemente una serie infinita di conti. Però ci sono alcuni problemi, quelli che “richiedono un trucco” (come il giro ferroviario dell’Inghilterra) che sono davvero piacevoli.
La traduzione ha qualche punto debole e qualche errore, che ho segnato nelle note a margine di aNobii (vedi link in cima).

Remo contro Brunetta

Il MINIstro Renato Brunetta continua a dire che le assenze per malattia nel pubblico servizio seguono il trend di cui avevo parlato a suo tempo, e quindi per marzo 2009 non ci saranno più assenze.
Io non sono un dipendente pubblico, ma è già la seconda volta quest’anno che non sto bene. Stavolta deve essere colpa dell’inzuppata di venerdì (e non avevo nemmeno la bici!), seguita dal dover uscire ieri pomeriggio per la riunione del direttivo Wikimedia e ieri sera per guadagnare punti moglie andando al cinema. Al momento ho qualche linea di febbre, ma soprattutto la testa piena di catarro, che tanto posto ce n’è.
Non aspettatevi insomma troppi aggiornamenti.
Aggiornamento: (13 ottobre) Caro amicone che scrivi da un computer dell’università di Macerata: capisco che sei in modo write-only, altrimenti ti saresti magari accorto che i tuoi messaggi non appaiono. Quindi non ti dico i leggere qua.

Frequento troppi avvocati.

Dev’essere così, visto che l’alternativa (frequento troppi brasiliani) è indubbiamente falsa.
Tra i pacchi di spam nella casella email su tiscali, mi sono trovato la pubblicità del DIARIO JURIDICO – Agenda 2009, da tal jeamacedo@gmail.com, e un messaggio da
mundoforense@mundoforense.com.br che mi comunicava che é com enorme prazer que o convidamos para conhecer a Livraria MUNDO FORENSE.
Ora, è noto che il primo esempio di spam è stato fatto da avvocati. Ed è anche noto che molte delle truffe “419”, quelle che chiedono i tuoi dati di conto corrente per mettere dentro i soldi di non so quale buonanima di dittatore africano, arrivano da sedicenti “barrister”. Però questa recrudescenza mi preoccupa: quanto sta diventando comune fare l’avvocato?

Ognuno ha i suoi punti di vista

Il titolone in prima pagina di City di oggi spara “Il centro senz’auto è inutile – L’Aci contro i comun: serve solo a far soldi”. Andando a pagina 3, si possono leggere i conti della serva. Secondo l’Aci, infatti, «ogni vettura costa in media 13 euro al giorno solo di spese fisse», che moltiplicati per i 5,2 milioni di veicoli non euro4 che circolano (o non circolano più?) nei dieci maggiori comuni italiani si evince che «tenerle ferme costa inuilmente oltre 64 milioni al giorno».
Prendiamo pure per buoni tutti questi numeri. Com’è che Enrico Gelpi non prova nemmeno a immaginare che magari non è poi così necessario che ci siano tutte quelle auto? Non sono un luddista, ma mi pare che non sia poi così necessario dover arrivare fin proprio sotto l’ufficio, quando l’ufficio stesso è nel centro di una grande città. A parte poi che tanto sotto l’ufficio non ci riesci, a parcheggiare! D’altra parte, se persino il giornalista di City si è sentito di scrivere che la cifra era «forse un po’ esagerata», qualcosa vorrà pur dire. E poi l’Aci ci guadagna lo stesso, che l’auto sia ferma o no!