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Quando manca il senso dell’umorismo

La famosa frase ripetuta nove volte dal nostro PresDelCons è stata messa sotto forma di rap: all’autore è andata anche bene, perché c’era una – spero involontaria – rima in mezzo alla frase, e quindi l’effetto è probabilmente stato simpatico (“probabilmente” perché a me il rap non piace, quindi non so giudicare).
Questo rap è stato presentato nel TG2 delle 13 di venerdì scorso: nulla di così strano, visto il taglio “ggggiovane” di quel telegiornale (leggi, più Novella 2000 che Micromega). Però la cosa non è piaciuta a qualcuno: così quattro parlamentari della maggioranza hanno presentato una richiesta al CdA Rai per valutare se il Tg sia stato colpevole di «vilipendio alle istituzioni», dimostrando così che la mancanza di umorismo non è appannaggio del centrodestra ma è distribuita in maniera assolutamente bipartisan.
Mi sembra doveroso fare nomi cognomi e appartenenza politica dei valenti controllori del servizio pubblico televisivo, come indicati dal Corsera (chissà perché, Repubblica.it non fa i nomi…): Loredana de Petris (Verdi), Giorgio Merlo (Margherita), Gennaro Migliore (Rifondazione comunista), Esterino Montino (Ds). Lo so che se – come temo – non cambierà la legge elettorale non sarà possibile utilizzare il nostro voto, ma non si sa mai.
(vedi anche Mantellini)

Ultimo aggiornamento: 2006-10-02 22:44

più tasse per tanti

Io sono una persona con un reddito medioalto, il che naturalmente non significa al livello dei Ceppalonidi, ma semplicemente qualcosina oltre i 50.000 euro l’anno. Non mi sono messo a fare i conti di quello che succederà con le nuove aliquote IRPEF, anzi IRE, ma sono ragionevolmente certo che pagherò parecchio di più di tasse, non avendo moglie né figli a carico e vedendomi così tagliare tutte le possibili deduzioni. Se devo fare una stima, la differenza sarà tra i cinquanta e i cento euro il mese: il tutto senza contare le tasse locali che sicuramente cresceranno.
Nonostante tutto, non mi lamento più di tanto della cosa: erano i soldi che Berlusconi mi aveva regalato togliendoli a chi guadagna di meno, e adesso torneranno via. Non mi lamento nemmeno per i soliti che continueranno a non pagare tasse: tanto non lo facevano nemmeno prima. Potrei giusto commentare sommessamente che mi sa tanto che i macchinoni dei nulladichiaranti non sono intestati a loro, e che forse i controlli incrociati dovrebbero essere fatti in maniera un po’ più intelligente.
Mi lamento un po’ del fatto che non sia stata introdotta una sesta aliquota: sarebbe bastato un 44% oltre i 200.000 euro. Non chiedevo la luna, ma semplicemente che la differenza assoluta di tasse per una persona che dichiara 100.000 euro e una che ne dichiara un milione non fosse esattamente la stessa cifra. Ma quello che mi fa davvero incazzare è che cerchino di convincermi che io pagherò meno tasse. È una questione di onestà nei miei confronti.
Aggiornamento: secondo il Corsera, avrò un aggravio di meno di 30 euro il mese…

Ultimo aggiornamento: 2006-10-02 21:31

Prodi

Io quelli della CdL non li capisco. Magari saranno ancora abituati al buon Silvio (ah, domani è il suo compleanno, ricordatevi di fargli gli auguri!), che basta dirgli qualcosa che non gli piace e lui subito parte per la tangente.
Prodi, lui no. Sta dicendo una frase, e viene bloccato dai fischi, dalle urla e dalle battute? La riprende da capo. E la riprende. E la riprende. otto volte. Dopo che Bertinotti sospende la seduta, convoca i rappresentanti di classe, pardon i capigruppo, e riesce finalmente ad ottenere un po’ di silenzio… riparte con la stessa frase. Sempre con lo stesso tono, l’unica differenza è stata al limite che la pronunciava in maniera un pelo più lenta. Tanto casino per nulla, insomma.
Ma la cosa non è poi così strana: tutti noi abbiamo avuto un professore che faceva esattamente la stessa cosa; e dopo un po’ capivamo che era assolutamente inutile fare qualunque cosa, perché alla fine l’avrebbe vinta comunque lui. È probabile che quel professore ci stesse sulle palle, e anche Prodi non è che sia poi così simpatico: però alla fine lo si ascoltava. Ma anche se Prodi è il Professore, il parlamento non è una scuola…

Ultimo aggiornamento: 2006-09-28 21:33

Intercettazioni abusive

Ci deve essere tanta gente che trema davvero pensando al contenuto delle intercettazioni abusive Telecom. Non mi spiegherei altrimenti come mai sono stati tutti d’accordo a promulgare il decreto (quindi qualcosa di urgente) che impone la distruzione immediata di qualunque intercettazione non chiesta dall’autorità giudiziaria. Destra e sinistra come un sol uomo, proprio come per l’indulto; viene quasi da credere all’ingegner Castelli che denuncia la sospetta fretta di Prodi.
Come da copione, Di Pietro si è subito detto contrario, anche se nelle sue ultime esternazioni sembra limitarsi a chiedere che la distruzione venga differita per il tempo di scoprire chi ha commesso il reato; insomma, non vuole più dare la possibilità ai giudici di verificare se le intercettazioni permettono di scoprire dei reati commessi dagli intercettati stessi.
Onestamente, non so cosa pensare: da un lato, capisco la logica che dice “le intercettazioni sono frutto di un reato, quindi le eliminiamo prima possibile”; ma dall’altro un reato è un reato, anche se scoperto in maniera illegale. Probabilmente il nostro vero problema è che non è così facile trovare un modo per verificare le informazioni contenute in maniera segreta, in modo che si possano distruggere i semplici gossip. Mah.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-25 17:39

Crumiri Alle Poste

Il 20 settembre una volta era ricordato come l’anniversario della breccia di Porta Pia, o al limite – per qualche squinternato come me – il giorno in cui inizia Il giornalino di Gianburrasca. Non vorrei che da ora in poi venga ribattezzato il Giorno del Cambio del CAP. CAPita infatti che Posteitaliane abbia deciso, senza dire nulla in giro fino a qualche giorno prima della Grande Modifica. Fin qua non ci sarebbe nulla di male: dopo soli 39 anni aboliscono il CAP generico tipo il 20100 per Milano, fanno qualche modifica alle zone varie e via discorrendo, insomma le classiche rivoluzioni all’italiana. Sì, per alcuni mesi accetteranno le lettere con i vecchi cap, ma “verranno processate a mano”: ma non credo sia poi così diverso da cosa succede oggi. (Noticina: in Sardegna abbiamo spedito due cartoline alle nostre mamme. Quella per Monza ci ha messo due giorni, quella per Usseglio tre settimane. I Cap erano stati messi correttamente :-) )
Poi vado a leggere xlthlx e CAPisco come ci sia qualcosa che non va: mentre una volta c’era la possibilità di scaricarsi una base dati con tutti i CAP, adesso niente da fare. O ti compri il libro dei CAP, o ti compri il CD dei CAP. Ma non basta: il cdrom “standard” (che a quanto pare gira solo su windows) ti permette di cercare un codice per volta, ma non ti fa accedere alla base dati. Per quello ti ci vuole il “CAP Professional”, al modico prezzo di 1000 euro + IVA per un anno: ma solo se è per uso interno. L’uso professionale richiede il pagamento di 5000 euro (sempre più IVA). CAPperi! Senza poi contare che questa noticina sugli “aggiornamenti” fa come venire in mente che ci saranno altri 20 settembre in futuro, visto il facile guadagno previsto. Sì, per la singola richiesta si può sempre andare sul sito: per poi magari scoprire che la via dove abito non esiste (non scherzo, ci ho appena provato)
RiCAPitolando: dall’altro ieri, è diventato più difficile spedire una singola lettera, e molto più costoso fare spedizioni per lavoro. È il progresso, baby!
Aggiornamento: (18 ottobre) giusto nel caso qualcuno arrivasse qua con una ricerca, gli comunico che la FSF ha liberato il CAP.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-22 11:49

il Tronchetto si dimette

Beh, è ovvio che era tutta invidia per il Milan che fino all’anno scorso aveva Galliani come presidente della Lega Calcio: volete mettere fare il presidente di Telecom e della Federcalcio?
Più seriamente, non è cambiato assolutamente nulla. Dal comunicato del CdA si scopre infatti che Buora è stato nominato “vicepresidente esecutivo” e ha tutte le deleghe e i poteri che aveva Tronchetti Provera, tranne “le funzioni di general counsel e di gestione delle relazioni istituzionali”, che faranno capo a Guido Rossi. Considerando che Buora è sempre stato l’uomo di Tronchetti, oltre che il tagliatore del tagliabile, che cosa ci può essere di nuovo?

Ultimo aggiornamento: 2006-09-16 12:50

La sconfitta

Lo sapete, io in Telecom ci lavoro, praticamente da vent’anni. Non sono certo così in alto nella gerarchia da avere notizie di prima seconda o anche quinta mano, ma le cose si vedono. E quello che vedo io è una sconfitta completa di Marco Tronchetti Provera e di Riccardo Ruggiero: ecco la storia vista da dietro i miei occhiali. Per una volta non sarò breve.
Fase 1, o “come comprare una società con i soldi della società stessa”. Dopo la privatizzazione fatta in fretta e furia dal governo Prodi I per guadagnare due lire senza pensare alla situazione italiana, arrivò il ragionier Colaninno con un’OPA fatta da una società, Tecnost, il cui capitale era una frazione di quello di Telecom. E allora, dove li ha trovati i soldi? Semplice: facendoseli prestare dalle banche, indebitando così Tecnost a dismisura, e poi fondendo Tecnost con Telecom e accollandole così il debito. Due anni dopo Tronchetti fece esattamente la stessa cosa: stavolta Telecom fu comprata da Olivetti, che poi fu anch’essa fusa con Telecom. Quindi in entrambi i casi Telecom Italia è stata comprata con i soldi di Telecom stessa, o se preferite facendo indebitare alla follia una società che era un dinosauro ma aveva una posizione invidiabile.
Fase 2, o “come tirare fuori i soldi”. MTP comprò Telecom a metà luglio 2001, praticamente in contemporanea col mio trasferirmi da Tilab a Rozzano in Saritel. Una delle ragioni di questa scelta fu la visione del piano industriale del “collega Andrea” (che di cognome fa Granelli, uno dei tanti “figli di” nel management, e che era inopinatamente diventato presidente di Tilab). Dalla mia scrivania, ho subito tutta una serie di cambi di casacca.
A gennaio 2003 Saritel e le altre società di informatica del gruppo vennero fuse in IT Telecom. L’idea era ottima: eliminare i doppioni (e un po’ di dirigenti) e creare una società con una massa critica. Peccato che tre mesi dopo la nascita di IT Telecom cominciarono le spinte centrifughe, mandando fuori un terzo dei dipendenti.
Ad aprile 2004 la spinta centrifuga era praticamente completata, e mentre molti dei miei colleghi furono assorbiti da Telecom Wirelien noi finimmo in Tim. Di per sé anche questa logica era sensata: si costruiva una società di telefonia che sapesse farsi le cose in casa. L’assunto era abbastanza falso, visto tutti i consulenti che c’erano ancora, ma facciamo finta di niente.
Arriviamo a metà 2005: viene annunciata la fusione tra Tim e Telecom. Per me la cosa era un’idiozia, perché significava aumentare ancora di 15 miliardi di euro un indebitamento che era già eccessivo. E non ero il solo a pensarlo, considerando che anche Marco De Benedetti, come già l’anno prima Mauro Sentinelli, se ne andò via sbattendo la porta. Però si poteva anche provare a dare credito a Tronchetti ed a Riccardo “Speedy” Ruggiero, un altro dei figli di. In fin dei conti è probabile che ci sarà una convergenza fisso-mobile, e se si prova ad anticipare le altre compagnie ci si può portare avanti e fregarli.
Fase 3, o “bambole non c’è una lira”. L’annuncio di ieri naturalmente non può essere fatto per “avere una maggiore flessibilità”. L’unico che può far finta di crederci è l’ineffabile Giuseppe Turani: ma di questo ne parlo dopo. La ragione è molto più banale: la scommessa è stata persa su tutta la linea. Il valore delle azioni Telecom, invece che risalire, è ancora sceso, ed è arrivato più o meno a metà di quello che la controllante Olimpia ha in bilancio. Prima o poi MTP dovrà svalutare la sua quota, e quindi essere in debito di soldi e sotto il rischio di una scalata su di lui. Si è già venduto il vendibile: non solo tutte le partecipazioni create da Colaninno (altro bagno di sangue della Niu Economi), ma anche quelle di telefonia mobile create in America Latina. Al momento resta solo Tim Brasile, ma lo sapevo persino io che non appena qualcuno fa un’offerta decente sparirà anch’essa. Persino la quota della turca Avea è stata ceduta. Ma non solo: si sono venduti anche tutte le centrali, e ricordo a chi non lo sapesse che il patrimonio immobiliare di Telecom aveva un valore enorme. Niente. Tutto questo non basta, e adesso bisogna vendere l’ultimo gioiello di famiglia, cioè l’ex-Tim, e se possibile rifilare allo Stato la parte di infrastruttura di rete. Non che sappia come Prodi II possa riprendersi a caro prezzo quello che Prodi I ha venduto, tenuto poi conto che a parte la mancanza di soldi nell’Erario Bruxelles sarà pronta a bloccare quello che in pratica è un aiuto di Stato; ma la coppia T&P è ridotta a dover sperare in questo. E al riguardo è significativo il fatto che il CdA Telecom, in cui dieci membri su venti dovrebbero in teoria essere indipendenti, ha approvato all’unanimità il piano; la situazione è davvero tragica. In una nazione normale, il padrone se ne sarebbe già andato via da solo; ma noi siamo in Italia, e T&R sono certo che resteranno al loro posto. Ma forse il simbolo più incredibile di questa rovina è la dichiarazione che Emilio Miceli (il segretario generale della SLC, la CGIL di noi telecomunicazionisti) ha scritto ieri mattina. Il testo non era da tradurre dal sindacalese. Come mi ha detto il mio collega torinese Ugo, “deve avere avuto davvero fretta per non oscurarla” :-)
Post Scriptum, o “perché queste cose non si sanno?” Se qualche anima pura si chiede allora perché Turani è così felice, forse è meglio che pensi a questo piccolo particolare: come giustamente fa notare Mantellini, Telecom è ancora oggi uno dei maggiori inserzionisti pubblicitari per i giornali e la televisione. È difficile dire le cose in maniera chiara, quando corri il rischio di vederti tagliare una buona percentuale dei tuoi introiti pubblicitari. Intendiamoci, questo vale anche per Vodafone, tanto per dire, e non è una peculiarità di Telecom; però in questi casi non si può dire “mal comune, mezzo gaudio”. Per fortuna oggigiorno è possibile recuperare le notizie per altre vie: personalmente trovo che gli interventi più lucidi siano quelli di Luca De Biase, che già sabato scorso aveva azzeccato tutto. Altri preferiscono Stefano Quintarelli o Beppe Caravita, che tanto si linkano tutti tra di loro quindi li trovate lo stesso. Ma tanto quello che conta davvero non è seguire pedissequamente quello che dice qualcuno “famoso”, (tantomeno i miei sproloqui!) ma usarlo per farsi un’idea a trecentosessanta gradi. Forse persino beppegrillo™ può essere utile.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-12 15:34

Gli sconti di Esselunga

Chi vive a Milano è probabile che sia andato qualche volta a comprare da Esselunga. Un paio di settimane fa Altroconsumo ha persino affermato che il negozio di via Cagliero è il più economico di Milano. Secondo me hanno semplicemente provato tutti i punti vendita a meno di 1500 metri dalla loro sede milanese, perché è l’unica possibilità logica che ci sia per avere provato quel punto vendita; ma non divaghiamo.
I supermercati del signor Caprotti hanno sempre avuto una politica peculiare: avevano iniziato con i prodotti low cost con il marchio Fidél, poi sono passati a quelli di qualità brandizzati (bleah) con il marchio Esselunga; avevano tirato fuori la carta di fidelizzazione, con il poco fantasioso name “Fìdaty card” e gli sconti per chi aveva la carta; da qualche mese non c’è nemmeno più il blocchetto degli sconti, ma essi vengono calcolati automaticamente facendo la spesa con la carta, il che è anche una comodità. Lo so, la si paga con il fatto che sanno quello che compri: ma su questo ognuno deve fare delle scelte. Una delle cose che però sta capitando ultimamente è vedere dei bollini gialli “20%” “30%” “40%” che indicano la percentuale di sconto sul prodotto (per chiunque), e la scritta “il prezzo sulla confezione è già scontato”.
Domenica eravamo al supermercato di viale Zara a prendere due cose, e ho anche comprato una confezione di erba gatta, che aveva il bollino “30%”. Guardo il prezzo, che era 80 centesimi tondi, e faccio un po’ di conti. Per raggiungere questo prezzo, quello originale doveva essere di 1.13 euro che – come tutti quelli che frequentano un supermercato sa – non è così probabile. Ho quindi dedotto che all’Esselunga i bollini di sconto sono solo degli specchietti per le allodole. Ma io sono notoriamente pignolo, e mi sono ricordato che la settimana scorsa avevamo comprato la stessa confezione con solo il 20% di sconto. L’erba era stata buttata via, ma il cartoncino intorno era stato messo nel sacchetto della carta per essere riciclato con calma. Così, arrivato a casa, tiro fuori il cartoncino, già tutto goduto: e scopro che il prezzo era 91 centesimi, il che torna perfettamente con l’ipotesi di un prezzo ufficiale di 1 euro e 13 e sconti variabili. Insomma, almeno in questo caso, io ho peccato di cattivi pensieri!

Ultimo aggiornamento: 2006-09-11 17:16