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Proposte di amicizia facebookare

Nelle vacanze di Natale ero senza computer e quindi accedevo a Facebook dal tablet, usando l’apposita app, anziché dal PC. L'”esperienza” cambia molto: da desktop devo per esempio avere messo in un qualche momento del passato un’estensione di Firefox che elimina i post sponsorizzati (credo sia il Facebook Container, per i curiosi). Ma la cosa più interessante è che l’app mi mostra i nomi dei possibili nuovi contatti insieme ai commenti dei miei amici, e quindi scopro cose nuove.
Come ben sanno i miei ventun lettori, il mio approccio con Facebook è abbastanza particolare. Tutti i miei post sono pubblici, il che significa che non scrivo mai nulla di davvero personale; in compenso i miei “amici” sono quasi tutte persone che ho conosciuto de visu, salvo qualche rarissima eccezione proveniente dai tempi eroici della telematica amatoriale e quindi da un quarto buono di secolo. Inoltre non aggiungo mai nessuno spontaneamente: se qualcuno con quei requisiti chiede l’amicizia la accetto, altrimenti vivo tranquillo. Questo significa che da desktop non clicco mai sull’icona degli amici; ma l’altra settimana in vacanza avevo solo il tablet con l’app, che mostra i possibili contatti insieme alle altre notifiche, e quindi ho fatto caso a chi c’era. Tra i vari nomi mostratimi da Zuckerberg c’erano colleghi vari, gente che stava su Friendfeed, amici sconosciuti di amici conosciuti… e signorine.
Attenzione: per esempio uno dei miei contatti, amico di infanzia che abitava al piano sopra casa nostra, è un fotografo di moda, e quindi ogni tanto mi trovo signorine che condividono con me la sua amicizia FB. Nulla insomma di strano. Ma queste altre signorine sono puri suggerimenti senza alcuna ragione esplicita e senza nulla che mi faccia capire cosa dovremmo avere in comune. A volte il loro profilo non ha nulla di pubblico e un numero quasi nullo di amici, e qui posso immaginare che magari pagando il giusto qualcuna di loro possa chiedere di essere presentata a gente a caso. Altre volte però ci sono post pubblici, magari condivisi da altri perfetti sconosciuti ma senza alcuna relazione con quello che seguo io, e i profili sembrano assolutamente reali. Gli ultimi nomi? Lisa Beltramello, Fabiana Eroico, Valèria Cipriano (con l’accento, sì), Eliana Fares, Elisa Napulè, Lara Biasi, Elena Gambacurta, Rosamaria Cardone, Alina Inayna, Itza Marie Sánchez. Appaiono e scompaiono esattamente come le altre proposte: dopo qualche giorno vengono eliminate dalla lista senza che io faccia nulla. Sono sempre donne; no, nel mio profilo non ho scritto di essere “in cerca”. Qualcuno ha idea del perché Mark me le presenti?

“premetto che ho molti amici ebrei”

Premessa: il senatore pentastellato Elio Lannutti scrive un post: «Gruppo dei Savi di Sion e Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale, portò alla creazione di un manifesto: ‘I Protocolli dei Savi di Sion’. Suddiviso in 24 paragrafi, viene descritto come soggiogare e dominare il mondo con l’aiuto del sistema economico, oggi del globalismo, dei banchieri di affari e finanza criminale». Il casino che ne esce fuori è tale che persino Giggino Di Maio deve prendere le distanze. Che fa allora Lannutti? Si rimette a scrivere, partorendo il post citato qui sopra.

Che i Protocolli dei Savi di Sion siano un falso storico dovrebbe essere noto a chiunque: ma in effetti la Costituzione non prevede che i parlamentari abbiano un qualsivoglia titolo di studio né che venga loro fatto un esame di cultura generale. Ma quello che io non sopporto è leggere qualcuno che scrive “condividere un link non significa condividerne i contenuti”. Palle. Se non condividi i contenuti di un link lo dici esplicitamente nel post, possibilmente spiegando perché non li condividi: altrimenti fai semplicemente la figura del bimbetto che sa solo dire no. Se condividi un link senza commentare allora stai condividendone i contenuti. Che poi il tuo elettore tipico si comporti esattamente come te significa semplicemente che il livello culturale è sceso ancora più in basso di quanto si potesse pensare anche solo dieci anni fa. E patetiche scuse come “non volevo offendere nessuno” sono ancora più offensive, anche se a questo punto immagino che Lannutti non può rendersene conto.

la pacchia e i socialcosi

Forse avete visto questo post di Repubblica; più difficile che abbiate anche letto la replica dell’autrice, in cui afferma che la sua frase è stata strumentalizzata. E magari vi ricordate una vignetta simile di Vauro, che sicuramente non è stata strumentalizzata – anche se immagino che avesse suscitato reazioni pesanti.

Assumendo la buona fede dell’autrice, che pure sostiene una lista di centrodestra alle prossime elezioni locali, qual è la differenza? Beh, è semplice. Vauro è un personaggio pubblico e il suo pensiero è conosciuto da tutti. La signora in questione è al massimo conosciuta localmente, quindi si legge alla lettera il testo che scrive: e una piccola bara non è un segno sufficientemente distintivo per comprendere il tono del discorso. È una cosa che è ben nota da decenni: gli emoticon, prima di diventare dei bei disegnini che paiono farci tornare indietro ai tempi dei pittogrammi, nacquero come caratteri ASCII aggiunti proprio per supplire alla mancanza di condizioni al contorno in un testo dattiloscritto. Insomma, aggiungere “:-(” non avrebbe dato adito ad alcun dubbio sulle intenzioni; anche “:-)” avrebbe avuto il suo bel senso, chiaro.

Il guaio dei social network è questo: li usiamo dicendo esattamente quello che diremmo tra gli amici, senza pensare che stiamo parlando anche a chi non ci conosce affatto. In questo caso non c’è strumentalizzazione, come ci sarebbe stata con una frase estrapolata da un contesto: c’è solo una mancanza di cultura di base, e il saper scrivere in un ambiente condiviso è ormai cultura di base. Cancellarsi da tutti i social network, come sembra che la signora abbia fatto, non serve a niente, anzi è peggio ancora: se effettivamente lei voleva dire tutt’altro, come facciamo a saperlo se non abbiamo nessuna altra fonte pregressa?

Ricordatevelo, insomma. Fare le battute è un’arte complicata – io per esempio ci provo sempre ma non ci riesco quasi mai. Non peggiorate la situazione scrivendo testi che possono essere fraintesi solo per la voglia di fare un commento breve e spiazzante. (Ah, non ho indicato il nome dell’autrice perché appunto non è importante in questo contesto: la cosa vale per tutti noi, io in primis)

Ultimo aggiornamento: 2019-01-21 11:04

#tenyearsafter – un trucco di Facebook?

In questi giorni sembra che su Facebook e altri social media sia di moda il meme #tenyearsafter, associato a postare foto di sé stessi risalenti al 2009 accanto a quelle di adesso. Come tutte le cose fondamentalmente inutili ma che costano poco e potrebbero essere divertenti, sono in tanti a postare le foto di allora. Solo che c’è qualcuno che si preoccupa: questo articolo di Wired (USA) (i diversamente anglofoni possono leggere qualcosa di simile qui) insinua che sia tutta una manovra pensata da Zuckerberg e amici per avere una grande quantità di dati relativamente “puliti” – ci sarà sempre qualcuno che si divertirà a mettere foto che non c’entrano nulla, ma saranno in pochi – da usare per addestrare gli algoritmi di intelligenza artificiale a riconoscere le persone a distanza di anni.
Io personalmente sono scettico. Non che creda che sia impossibile addestrare le macchine, figuriamoci; ma molto più banalmente i grandi OTT hanno già una massa enorme di immagini taggate da noi, immagini che sono più che sufficienti per addestrare il tutto. Poi è chiaro che un po’ di materiale in più non fa mai male, ma se pensate di boicottare l’iniziativa solo per questo mi sa che forse dovreste ripensare tutto il vostro modo di frequentare i socialcosi e smettere di scrivere.

Ultimo aggiornamento: 2019-01-17 09:04

Io, Facebook e le pagine

Vabbè, l’avete capito: sta per uscire Numeralia. Ho pensato così di riprendere la vecchia pagina Facebook che avevo creato per Matematica in pausa caffè e aggiornato all’uscita di Matematica in pausa pranzo e farla diventare “Numeralia e altri libri di .mau.”. Niente da fare: a Facebook non è piaciuta la cosa perché “potrebbe ingannare chi la segue”. Chiedo cosa dovrei fare per avere il “rebrand”, e mi vengono dati alcuni esempi:

Please reply to this message and include a document that shows the new name of your business.

Examples of appropriate documentation include:

– A press release or news article about the rebranding
– Articles of Amendment for a name change
– A link to your official website that states the change
– A link to a post on your Facebook Page that announces the change

Gli mando il link al blog con il nome cambiato, al post che dice che sto cercando di cambiare nome, ai post di Codice che mostrano che sono sempre io che scrivo libri per loro. Risultato: nuova mail dove mi si dice “ciccia”.

We’re unable to update your Page’s name because your request doesn’t follow our Page guidelines. The name you requested suggests that the subject of your Page has changed or may be misleading. This can be confusing for people who like your Page.

Vabbè, mi dico, provo a cambiare il nome in qualcosa di più soft tipo “Da Matematica in pausa pranzo a Numeralia”: niente da fare perché ho fatto una richiesta di cambio pagina troppo poco tempo fa. A questo punto la mia risposta è stata “bene: se cancello la pagina posso essere sicuro che venga totalmente e definitivamente eliminata? Per quello che mi importa dei like faccio più in fretta a creare una nuova pagina”. Risposta: copincolla del primo messaggio speditomi (il che prova che quando hanno preso una decisione nessuno legge più le altre risposte)

Ma la cosa che mi lascia perplesso è un’altra: come fanno tutti quelli che creano una pagina innocua a farla diventare a favore dei nazisti dell’Illinois?

Gli anziani condividono davvero più fake news dei giovani?

Ho letto questo articolo del Post. Ho anche dato una rapida occhiata ai dati originali linkati nell’articolo; potrei essermi perso qualcosa, nel qual caso indicatemelo nei commenti e mi correggerò.

Mi pare però che i risultati dello studio soffrano di un problema di base che almeno a me appare ovvio. Più precisamente, dire che «l’11 per cento delle persone con più di 65 anni ha diffuso almeno una bufala, contro il 3 per cento delle persone comprese nel gruppo di età tra i 18 e i 29 anni» dà un dato con un suo senso: è più facile che sia un anziano che un giovane a non condividere sempre notizie vere. (La frase è appositamente contorta). Dire però come nel catenaccio che gli anziani condividono fino a sette volte più fake news dei giovani non tiene conto di un punto chiave. Quante sono le condivisioni complessive fatte dai “giovani” e dagli “anziani”? Se tanto per fare un esempio il secondo gruppo ne posta quattro volte di più rispetto al primo, il dato suindicato diventa molto meno importante: sarebbe ancora vero che gli over 65 sono più creduloni dei giovani, ma sarebbe più interessante notare come siano più abituati a condividere cose altrui che a scegliere fake news.

Come sempre, non spaventatevi davanti ai numeri, ma azionate il cervello e chiedetevi perché ve ne vengono spiattellati così tanti!

Ultimo aggiornamento: 2019-01-10 15:39

Facebook e le sue stories

Facebook non è mai stato davvero innovativo, se non proprio ai suoi inizi; ma è stato bravo a prendere le cose che trovava e inserirle nel suo ecosistema. Tanto per dire, acquisì Friendfeed per avere gli sviluppatori che avevano creato un sistema davvero in tempo reale per aggiornare le notizie.
Con le Stories è successa più o meno la stessa cosa. Per chi non sapesse cosa siano le Stories, è presto detto: nacquero se non sbaglio con SnapChat e poi vennero usate su Instagram, e sono dei “racconti” che hanno una data di scadenza più o meno come il latte. Dopo 24 ore la Story viene cancellata: chi l’ha vista l’ha vista, gli altri ciccia. In questo modo il creatore ha la speranza – a mio parere vanificata dalla possibilità di salvarla in qualche modo, ma tant’è – che nessuno possa tirare fuori nel futuro quanto postato, mentre dal punto di vista della piattaforma aumentano le interazioni degli utenti, perché tanta gente non riesce a fare a meno di compulsare le Stories per paura di perdersi qualcosa.
Io come sempre vado per la mia strada e scrivo solo cose che a mio parere possono restare a vita; parallelamente non vedo perché guardare “l’istante” e quindi salto per principio le Stories. Però Facebook, vedendo che l’idea prendeva piede e che appunto poteva sfruttarla a suo favore, ha cominciato a pomparle sempre più, un po’ come il suo Messenger che allo stesso modo io non uso. Oggi mi sono accorto che quando posto le mie vignette che non fanno ridere composte su StripGenerator, mi viene chiesto se voglio che vadano nel feed oppure nelle Stories. Per il momento il feed è l’opzione di default, ma sono pronto a scommettere che le cose cambieranno in breve. Certo, quelle mie vignette sarebbero avvantaggiate dallo sparire in poco tempo, ma vi sembro il tipo da cambiare così facilmente idea?

Ultimo aggiornamento: 2019-01-10 12:35

ho inserito contenuti per adulti su Tumblr!

Forse ricorderete che lo scorso dicembre Tumblr – dopo che l’app era stata tolta dall’Apple Store perché permetteva di vedere materiale porno – aveva annunciato una stretta sulle immagini postate dagli utenti. Ieri mattina, collegandomi, ho visto un avviso che indicava che nel mio tumblr c’era dell'”adult content”. Sono andato a vedere. Un’immagine era un salvaschermo di tanti anni fa con una donna nuda, o almeno la parte del corpo da sotto i capezzoli a prima dell’inguine. Vabbè, posso capirlo. La seconda immagine è invece quella che ho postato qui sopra (cliccate se volete vederla meglio). Essendo una pubblicità mostrata (anni fa…) da quegli altri bacchettoni di Facebook, mi pare piuttosto pericoloso che sia considerata “contenuto per adulti”.
No, non perdo tempo a chiedere un ricontrollo (“appeal”) per un’immagine di tanti anni fa. Però sono davvero preoccupato di una gara alla maggior pruderie.