Confesso di invidiare un po’ David Stipp. A differenza del sottoscritto, riesce a tirare fuori una serie di paragoni così estremi – e soprattutto lontani dalla matematica – da catturare il lettore digiuno della materia. Detto in altri termini: se siete abbastanza esperti, questo libro (David Stipp, L’equazione di Dio : Eulero e la bellezza della matematica [A Most Elegant Equation], Codice 2018 [2017], pag. 195, € 21, ISBN 9788875787547, trad. Giuseppe Bozzi, link Amazon) non vi darà nulla di nuovo. Se invece siete semplici curiosi, vi si aprirà un mondo nuovo. Probabilmente non imparerete nulla, il che ha perfettamente senso visto che non stiamo parlando di un manuale; ma avrete un’idea di come un giocoliere dei numeri quale Eulero è stato potesse prendere un concetto nemmeno troppo chiaro al tempo come quello dei numeri immaginari, sfruttarlo per creare un nuovo universo, quello delle potenze immaginarie, e con un salto mortale all’indietro mostrare come si tornasse alle usuali funzioni trigonometriche. Stipp infine termina filosofeggiando, e proponendo la sua personale versione di cos’è la matematica. Afferma di essere un quasi-platonista: in altre parole, è convinto che gli oggetti matematici esistano da qualche parte nell’iperuranio, ma che allo stesso tempo noi esseri umani possiamo prenderli e manipolarli per creare qualcosa di nuovo. Un teorema, insomma, non esiste ab ovo ma solo quando noi lo dimostriamo. La traduzione di Giuseppe Bozzi rende generalmente il senso di stupore di Stipp, ma in qualche punto mi è parsa troppo letterale.
Ultimo aggiornamento: 2019-03-01 09:48