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Viva la matematica (libro)

copertina Devo dire che gli esempi matematici che François Sauvageot ha portato in questo suo libro mi erano in buona parte nuovi. E chi mi conosce sa che questa non è una cosa così semplice. Da questo punto di vista, insomma, mi sento di consigliare caldamente a tutti gli appassionati di matematica (e professori alle superiori…) di prendersi questo libretto, perché ne saranno deliziati. Quello che però ho notato è che il libro mi pare parlare agli iniziati, e non penso che la colpa sia della traduzione di Gianna Cernuschi, che è poi anche scorrevole. Non sono insomma così sicuro che possa interessare a chi al più si diverte ogni tanto a risolvere qualche problemino di argomento matematico. Insomma, caro lettore, sta a te decidere se vuoi avventurarti nella matematica non troppo difficile ma nemmeno troppo simile a quella scolastica!

(François Sauvageot, Viva la matematica : 4 lezioni per capire il mondo [J’ai jamais rien compris aux maths mais ça je comprends], Corbaccio 2019 [2017], pag. 128, € 15, ISBN 9788867004683, trad. Gianna Cernuschi)

La nonna di Pitagora (libro)

copertina Pensavate che le scoperte matematiche siano davvero fatte da coloro a cui sono intitolate? I matematici ci hanno sempre scherzato su: esiste la legge dell’eponimia di Stigler che afferma «A una scoperta scientifica non si dà mai il nome del suo autore». In questo caso, però, Bruno D’Amore e Martha Isabel Fandiño Pinilla portano la legge alle sue estreme conseguenze, mostrando gli sconosciuti amici e parenti che hanno dato più o meno consapevolmente ai grandi matematici le loro idee. Troviamo così nella prima parte del libro la nonna del giovane Pitagora, ma anche la sorella maggiore di Archimede e tanti altri personaggi, con storie che a mio parere sono davvero divertenti e dovrebbero appassionare i ragazzi. Ma anche la seconda parte, dove gli autori raccontano qualcosa in più dei veri personaggi, è interessante; i ragazzi di cui sopra non scapperanno comunque, anche perché non si parla di matematica vera e propria ma appunto delle vite di quelle persone. Regalatelo a chi pensa di odiare la matematica: magari non cambierà del tutto idea, ma almeno vedrà le cose sotto un’altra luce.

(Bruno D’Amore e Martha Isabel Fandiño Pinilla, La nonna di Pitagora : , Dedalo 2013, pag. 182, € 15, ISBN 9788822041722)

The Man Who Folded Himself (ebook)

copertina Racconti di fantascienza sui viaggi nel tempo e sui loro paradossi ce ne sono tanti. Il più divertente, almeno per me, è “All You Zombies” di Robert Heinlein; questo romanzo breve di Gerrold lavora anch’esso sui paradossi temporali, anche se li usa in maniera molto più rilassata, ma soprattutto si mette a parlare della filosofia dietro la possibilità di cambiare il passato. Devo dire che ogni tanto mi sono perso nelle sue elucubrazioni, e non mi è molto chiaro quale fosse il punto di Gerrold nello scrivere questo libro: però la lettura è comunque stata piacevole.

(David Gerrold, The Man Who Folded Himself, BenBella 2003, pag. 127, € 6,99, ISBN 9781935618720)

The Lost Page (ebook)

copertina [Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]

Questo libro ha due sottotrame interallacciate. La prima è la ricerca di quello che potrebbe essere il manoscritto originale del vangelo di Marco, che si troverebbe nelle montagne della Siria; il tutto all’inizio della primavera araba e della guerra civile in quella nazione. La seconda è la storia di Marco
(Giovanni Marco, per la precisione, come del resto viene chiamato negli Atti degli Apostoli) a partire dalla sua fuga dalla Gerusalemme assediata dai romani nel 70 fino all’ultimo suo nascondiglio, per l’appunto nelle montagne siriane; il tutto pensando a come terminare il suo vangelo, perché nessuno dei testimoni che ha intervistato ha voluto o potuto parlare della resurrezione di Cristo.

L’autore è un pastore metodista in pensione; anche se non l’avesse specificato è facile accorgersene, perché le parti con protagonista Marco sono una specie di saggio teologico piuttosto pedante, soprattutto nei primi capitoli dove racconta cose fin troppo note. Andando avanti, la lettura migliora, perché Morris si occupa più di mostrare le differenze di prospettiva tra il vangelo di Marco – molto più asciutto e fondato sulla necessità di avere fede anche al di là dei miracoli – e quelli di Luca e Matteo. Si può dire qualcosa di simile sull’altra storia che racconta il libro; i primi capitoli sono piuttosto scialbi, e bisogna aspettare quasi la fine del libro perché la trama diventi interessante. In definitiva, se non vi interessa la religione probabilmente è meglio non leggiate questo libro; altrimenti può valerne la pena, anche se non è certo un capolavoro.

(Joe Edd Morris, The Lost Page : An Archaeological Thriller, Black Rose Writing 2021, pag. 242, € 4,30, ASIN B09BNS85LZ)

Escher (mostra)


Abbiamo approfittato di un salto rapidissimo a Genova per far vedere ai ragazzi la mostra di Escher (noi l’avevamo già vista nel 2014 a Roma). Gli spazi a palazzo Ducale sono come sempre ristretti – ma siamo a Genova, che volete farci? – ma direi che c’è comunque molta roba, sia del periodo giovanile più descrittivo che di quello per cui è più famoso; nelle ultime sale ci sono poi vari omaggi ad Escher, dal mobile Ikea Paradöx ai guanti di Bernie. La gioventù ha apprezzato alcuni degli esperimenti illusori, soprattutto quello della stanza dove sembravano più grandi di me :-)

Algebra (libro)

Un allora giovanissimo Bruno D’Amore aveva inaugurato la collana “Lineamenti propedeutici di matematica” di Zanichelli con questo volumetto sull’algebra che comincia praticamente in medias res, con la definizione di un monomio. Devo dire che mi sono molto divertito a vedere come D’Amore aveva preso per le corna definizioni e teoremi, con una particolare attenzione agli esempi fuori norma che naturalmente sono quelli che permettono meglio di farsi una vera idea di quello che succede in pratica. Le uniche sezioni che ho trovato un po’ pesanti sono le ultime della seconda parte, sui sistemi di equazioni e la loro risoluzione: non ci ho visto nulla di diverso da quanto si trovava sui libri di testo liceali del periodo, come lo Zwirner. Il libretto resta però in genere godibile, e dà un’idea di come poi lo stile di D’Amore si sia evoluto con gli anni.

(Bruno D’Amore, Algebra, Zanichelli 1976, pag. 139)

Diabolik (film)

locandina Il film dei Manetti Bros su Diabolik è un perfetto remake dell’avventura a fumetti apparsa nel numero 3 degli albi, quello in cui appare per la prima volta Eva Kant. Su questo non c’è nulla da eccepire; persino gli effetti speciali sono in stile anni ’60, tanto che si potrebbe quasi pensare a una parodia dei telefilm su Batman con Adam West che sono apprezzati dai fan proprio per questa ragione. Anche lo svolgersi della trama, con tutte le lunghissime spiegazioni delle varie trovate di Diabolik, ricordano quelle dei primi albi che mi ricordo di avere letto. Fin qui tutto bene, anche se devo dire che fa un certo effetto vedere come Clerville sia stata trasportata in Italia, con le vedute di Bologna, Milano e Trieste perfettamente riconoscibili: mi chiedo solo dove siano state trovate le ville rigorosamente in stile. (dicono sui colli bolognesi: i panorami li avevo riconosciuti, ma le ville ovviamente no)

Poi però si passa alla recitazione, e qui cominciano gli alti lai. Nulla da eccepire su Valerio Mastandrea nella parte di Ginko. L’aspetto fisico di Miriam Leone come Eva Kant è anche perfetto. Ma finiamo qui: la sua recitazione è meccanica. Sempre meglio comunque di Luca Marinelli ha un’unica espressione da pesce lesso con voce corrispondente; per fortuna che è spesso in maschera e muto. Alessandro Roja che ha la parte del viceministro Giorgio Caron è una macchietta. È anche vero che i testi dei dialoghi non li aiutano certo: potremmo dire che in fin dei conti i fumetti non erano così diversi, ma non so quanto abbia senso riprenderli così alla lettera anche in questo. In fin dei conti noi che li leggevamo da ragazzi siamo cresciuti.

Ultimo aggiornamento: 2021-12-30 15:07

Teoria degli insiemi e analisi (libro)

copertina Visto il successo che la collana Matematica Moderna ebbe negli anni ’60 del XX secolo, e anche all’inizio degli anni ’70, Zanichelli commissionò ad alcuni giovani autori italiani testi che nelle intenzioni dell’editore sarebbero dovuti servire ai giovani universitari che si ritrovavano a studiare cose non solo mai viste ma anche spiegate in modo completamente diverso. La collana, “Lineamenti propedeutici di matematica”, era diretta dall’allora giovanissimo Bruno D’Amore e doveva appunto fare da ponte per questi studenti e tutti i curiosi della materia. Beh, con questo libretto direi che non ci sono riusciti. Nonostante i tanti esempi, la parte iniziale del testo di Alberta De Flora risulterà del tutto incomprensibile a chiunque non sappia già ciò di cui si sta parlando; la seconda parte, quella sulle nozioni di base di analisi, è un po’ migliore: ma anche in questo caso mi sembra più che altro di leggere un testo universitario del prim’anno, solo senza buona parte delle dimostrazioni. Non faccio fatica a capire perché la collana pare essersi estinta con i primi tre libri.

(Alberta De Flora, Teoria degli insiemi e analisi, Zanichelli 1976, pag. 157)

Ultimo aggiornamento: 2022-02-21 12:22