Archivi categoria: povera_matematica

Meloni e le operazioni aritmetiche

La pressione fiscale in Italia è aumentata ancora, toccando il 42,8% del Pil. Non lo dico io, ma il Documento programmatico di finanza pubblica (tabella a pagina 57). Dire questa cosa però fa piangere il PresConsMin: così ELLA ci tiene a far sapere che “I dati aumentano perché c’è più gente che lavora, perché questo governo ha portato al record storico di proventi dalla lotta all’evasione”. È proprio così? Facciamo un po’ di conti: nulla più che le quattro operazioni, non temete.

Partiamo dalla seconda parte della frase, i proventi dalla lotta all’evasione. Da gennaio a settembre si sono incassati 1,137 miliardi in più. (Non fermatevi al titolo dell’articolo, che non si sa se per compiacere ELLA oppure per comune carenza di comprensione dei concetti matematici confonde il gettito con la differenza di gettito.) Questo denaro equivale a circa lo 0,1% del PIL, ma la pressione è aumentata dello 0,3%: manca ancora molto. Vediamo che si può dire della prima parte dell’affermazione di ELLA. Ricordo che la pressione fiscale è il rapporto tra quanti soldi arrivano allo Stato (numeratore) e quant’è il prodotto nazionale lordo (denominatore). Cosa succede se c’è più gente che lavora? Che il numeratore cresce, perché se guadagni paghi tasse e hai soldi per comprare oggetti su cui paghi l’IVA. Ma cresce anche il denominatore, perché hai prodotto ricchezza… a meno che non ti paghino per fare la guardia ai bidoni di benzina. E si spera che il denominatore cresca più del doppio del numeratore, perché in caso contrario è vero che il rapporto aumenta (per esempio, se partiamo da 4/10, cioè il 40%, e sommiamo 5 sopra e sotto otteniamo 9/15, cioè il 60%) ma questo significa che stai creando lavoro che vale poco. In definitiva, consiglierei ad ELLA di fare meglio il proprio compitino e scegliere almeno i numeri giusti da mostrare…

Ultimo aggiornamento: 2025-11-09 19:43

Toh, la manovra Irpef favorisce i ricchi

Non riesco a capire gli alti lai odierni alla scoperta che con la manovra Irpef che abbassa dal 35% al 33% l’aliquota sui redditi tra i 28000 e i 50000 euro «il beneficio medio è pari a 408 euro per i dirigenti, 123 per gli impiegati e 23 euro per gli operai; per i lavoratori autonomi è di 124 euro e per i pensionati di 55 euro».
È un mese che la proposta è nota. L’IRPEF è entrata in vigore nel 1974 ed è sempre stata a scaglioni progressivi, il che significa che nel nostro caso il risparmio è nullo per i redditi fino a 28000 euro, cresce linearmente fino a 50000 euro e poi si stabilizza. (Per amor di precisione, sopra i 200000 euro vengono tolte lacune detrazioni e quindi il risparmio scende.) Non entro nel merito della scelta fatta, che è prettamente politica: mi limito a notare che se bisogna aspettare l’Ufficio parlamentare di bilancio perché qualcuno espliciti quanto era già perfettamente chiaro a chiunque sappia un po’ di aritmetica siamo messi male…

Fareste risolvere equazioni differenziali a un medico?

A La Verità hanno ancora il dente avvelenato con il lockdown: lo si capisce dall’articolo di ieri (qui forse lo si legge). Titolo: «Lo ammette pure il dirigente: l’Italia fu chiusa in casa dando retta a un matematico». Occhiello: «In Commissione Covid il direttore della programmazione sanitaria lo conferma: l’autorità sui lockdown era Merler della Fondazione Kessler. Che nemmeno è medico.»

Ordunque, andiamo a leggere il testo. Leggiamo di “riunioni a singhiozzo con la linea che saltava”, salvo poi scoprire che quello che succedeva era che si doveva spegnere il video e restare in audio (non certo bellissimo per un think tank governativo, ma non esattamente un blackout). Ma, udite udite, “Le decisioni venivano prese sulla base di simulazioni d’impatto che arrivavano dall’istituto superiore di sanità e dalla Fondazione Bruno Kessler.” (Fondazione che non è precisamente “privata”, ma “ente di diritto privato in controllo pubblico“… non che importi nel contesto).

Bene. Facciamo rewind di cinque anni e mezzo. Abbiamo una pandemia. La prima cosa che si fa è chiedere ai medici “abbiamo delle cure a disposizione?” La risposta era “no, nulla che funzioni generalmente”. La seconda domanda è “abbiamo un vaccino a disposizione?” La risposta era “no, non abbiamo nulla”. A questo punto la domanda diventa “bene, che facciamo?” Qui arrivano i modelli matematici di diffusione di un’epidemia (Ricordate l’R0 e l’R che erano su tutti i giornali), e non è poi così strano che sia un matematico a dire “se non possiamo curare e abbiamo un R0 molto maggiore di 1, dobbiamo fare in modo di ridurre per quanto possibile i contatti e quindi fare abbassare l’R al di sotto di 1″. Da qui il lockdown.

Poi possiamo concordare che la caccia con drone al tipo che correva da solo non è stata un’idea intelligente: ma qui non c’entrano certo i matematici, dato che per loro il contatto comunque non c’era. Questa è stata una scelta politica, e anche a La Verità lo ammettono: nei verbali si legge «I verbali venivano consegnati fondamentalmente al ministro e al presidente del Consiglio che, immagino, avessero [sic] tante esigenze da contemperare, ne facevano una sintesi e adottavano decisioni.» Ovviamente per loro tutto questo è anatema, perché bisogna “conoscere le prove scientifiche”, e il risultato di un’equazione differenziale evidentemente non lo è; per me la parte scientifica è appunto la base di partenza, e non vedo nulla di strano in come è stata gestita. I medici hanno fatto i medici, il matematico ha fatto il matematico (rectius: l’epidemiologo). Poi la politica ha giustamente dato retta a quest’ultimo, prendendosi carico della sua implementazione pratica.

ps: la categoria “povera matematica” per una volta non è dovuta a come la matematica è torturata dagli ignoranti ma a come è bistrattata.

Ultimo aggiornamento: 2025-08-13 18:32

Trump ridurrà il costo delle medicine del 1000%

During the president's roughly hour-long address at the Tuesday night event, he predicted the policies of his administration could lead to as much as a 1,000% decrease in drug prices for Americans, if his plan comes to fruition. D’accordo. Nessuno con un minimo di raziocinio pensa che le parole pronunciate da Donald Trump abbiano un qualche senso logico, anche se purtroppo le loro conseguenze sono ben reali. Però devo dire che la promessa che il costo delle medicine negli USA potrebbe ridursi anche del 1000% è piuttosto interessante. Io ero rimasto fermo al “200% of nothing” che era il titolo di un libro di A.K. Dewdney, che era già un concetto stupido; ma togliere il 1000% è chiaramente impossibile, a meno di inventarsi una matematica alternativa dove uno riceve dei soldi per avere un bene. Non che la cosa non sia mai stata considerata: se qualcuno dei miei lettori ha dei figli (o nipoti…) piccoli, forse avrà visto l’episodio di Masha e Orso in cui i lupi hanno rapito Masha e mandato a Orso una lettera con la richiesta di riscatto. Orso guarda la lettera, la mette su un ripiano, e si mette tranquillo a leggere. Dopo qualche tempo, manda ai lupi una lettera di risposta dove specifica cosa vuole per fare loro il favore di riprendersi Masha. Però si parla appunto di cartoni animati.

Chiaramente non ha senso chiedersi cosa intendesse Trump con quella frase: le sue sono parolibere, quello che conta è sparare grandi numeri per dare un’impressione di efficienza, ma questi numeri non devono avere una relazione con la realtà. Quello che invece potrebbe avere senso chiedersi è un’altra cosa. Come avrete notato, io ho preso la notizia da Fox News, per evitare che qualche giornalista birbancello di un media sfavorevole a Trump (ma ce ne sono ancora?) avesse artatamente modificato le parole del presidente USA. Ma davvero nessuno legge più i testi e mette una manina per trasformare certi strafalcioni sesquipedali in frasi più sensate come “i prezzi diventeranno un’inezia rispetto a oggi”?

(se comprate il libro di Dewdney dal link nel post, qualche centesimo va a me. Ma non è che dobbiate comprarlo…)

P.S.: qui c’è un video, ma è tagliato dopo le percentuali: ma qui si possono sentire le frasi successive, dove Trump dice proprio che nessuno pensava che una cosa del genere potesse essere ottenibile…

Ultimo aggiornamento: 2025-07-23 15:11

Valori assoluti e relativi

no, non  significa  "non dover più pagare interessi salatissimi sul nostro debito pubblico."
Il tweet che sbertuccio oggi è di Nicola Procaccini, co-presidente dell’eurogruppo parlamentare ECR, che dice

«Per la prima volta dopo alcuni decenni, i Titoli di Stato italiani sono più sicuri di quelli francesi. Una roba enorme. Che significa non dover più pagare interessi salatissimi sul nostro debito pubblico. E poter utilizzare quei soldi risparmiati per famiglie e imprese.»

Ho dato una rapida occhiata ai rendimenti e non è proprio così, come potete vedere anche voi qui per l’Italia e qui per la Francia; ma non è questo il punto. Rileggete la frase di Procaccini e fatevi questa domanda: c’è un’implicazione logica tra l’affermazione “i titoli di Stato italiani sono più sicuri di quelli francesi” (cioè, il rendimento dei titoli italiani è più basso di quello dei titoli francesi) e l’affermazione “non dover più pagare interessi salatissimi sul nostro debito pubblico”? Ovviamente no. Potremmo avere i titoli italiani con un rendimento del 10% e quelli francesi con un rendimento dell’11%, e quindi essere messi meglio ma dover pagare interessi salatissimi, oppure avere i titoli italiani allo 0,5% e i francesi allo 0,3%, essere dunque messi peggio ma comunque non pagare interessi salatissimi. Diciamo che una persona con un minimo di competenza avrebbe dovuto dire qualcosa come “Siamo riusciti ad azzerare il rischio Italia”: ma si sa che la competenza è una merce rara.

Ultimo aggiornamento: 2025-07-07 17:01

Moltiplicare e dividere non è la stessa cosa

Leggo dalla BBC che c’è stato un “piccolo” problema con i risultati di Eurojackpot, una lotteria europea a cui se non sbaglio si può giocare anche da noi. Anche in Norvegia si può scommettere a Eurojackpot: i norvegesi sono indubbiamente in Europa, anche se non hanno voluto far parte dell’Unione Europea. Questo significa che per definizione non possono usare l’euro come moneta (occhei, per esempio il Montenegro ha deciso di non avere una politica monetaria propria e ha adottato unilateralmente l’euro, ma quella è un’altra storia) e continuano a usare le corone norvegesi. Il fatto è che c’è un monopolio statale per le scommesse, e quindi le vincite dei fortunati scommettitori sono passate da Norsk Tipping che è la società statale apposita. Ovviamene Norsk Tipping quando ha comunicato agli scommettitori la vincita ha convertito gli euro in corone. Ma a quanto pare i dati arrivano in eurocent (forse perché così non ci sono virgole o punti decimali, e si sa che la conversione di numeri in floating point non è mai sicura), e anziché dividere per 100 dopo la conversione si è moltiplicato per 100.

Risultato? Chi per esempio aveva fatto 4 (la pagina sarebbe qui, ma è costruita con javascript e non può essere salvata da Internet Archive) ha vinto 106,40 € che corrispondono a 1250 corone, ma la comunicazione è stata “Hai vinto 12.500.000 corone!” o meglio l’equivalente in norvegese. Immagino anche che la comunicazione dicesse che il giocatore aveva fatto 4+0, e quindi doveva essere chiaro che c’era qualcosa che non andava; ma immagino anche che il cervello rimanga un po’ obnubilato quando ti dicono che hai vinto più di un milione di euro.

L’amministratrice delegata di Norsk Tipping si è dimessa, proprio come sarebbe successo da noi: ma quello è un risultato politico, non matematico. Mi chiedo però cosa fosse cambiato nella comunicazione, visto che non è la prima volta che si estraggono i numeri di Eurojackpot…

Ultimo aggiornamento: 2025-06-29 18:47

Spread e ignoranza

Il Presidente del Consiglio dei ministri ha risposto ad alcune domande nel cosiddetto “question time”. Tra le altre cose ELLA ha parlato dello spread tra i nostri BTP decennali e i corrispondenti Bund tedeschi, affermando

«Lo spread è sceso sotto 100, il che significa che i titoli di stato italiani sono considerati più sicuri di quelli tedeschi.»

Ora, lo spread è la differenza tra due valori (moltiplicata in questo caso per 100: un “punto base” è per l’appunto un centesimo dell’1%), non un rapporto (come per esempio nel caso dell’acquisto di buoni del Tesoro: un valore di collocamento inferiore a 100 significa che abbiamo uno sconto rispetto al valore nominale se li compriamo). Uno spread inferiore a 100 vuole pertanto dire che il rendimento dei titoli italiani è meno dell’1% superiore a quello dei titoli tedeschi, ma i nostri titoli sono ancora considerati meno sicuri.

Non so se sia più terribile il fatto che ELLA non abbia idea di cosa stia leggendo (si direbbe una nota scritta dal sottosegretario all’economia…) oppure che i quotidiani (anche quelli finanziari, non solo quelli amici). E non parliamo dei nostri onorevoli che si trovavano in aula.

(h/t Phastidio)

Ultimo aggiornamento: 2025-05-14 18:42

119 milioni di vite salvate!

salvati 119 milioni di americani!
Il tweet che vedete sopra è di Pam Bondi, procuratore generale USA. Il testo comincia così: «Today is Fentanyl Awareness day. In President Trump’s first 100 days we’ve seized over 22 million fentanyl laced pills, saving over 119 Million lives.», cioè “oggi è la giornata della consapevolezza sul Fentanyl. Nei primi 100 giorni della presidenza Trump abbiamo sequestrato più di 22 milioni di pillole di Fentanyl, salvando oltre 119 milioni di vite”.

Non faccio nessuna battuta sul fatto che una singola pillola sequestrata corrisponda a cinque vite salvate: è chiaro che Bondi pensa alle stragi perpetrate da coloro che prendono queste pastiglie, quindi i conti tornano. Faccio però sommessamente notare che è andata molto bene agli USA: se con il fentanyl in 100 giorni sarebbero morti 119 milioni di americani, in un anno l’intera nazione – dai neonati agli ultracentenari – sarebbe stata spazzata via.

La mia domanda a questo punto è semplice. Sono scemi loro (e Bondi è bionda, quindi candidata…) oppure sanno che i loro connazionali sono così scemi da non accorgersi di un’idiozia sesquipedale come quella lì scritta? Ok, quell'”o” è un vel, non un aut.