Archivi categoria: povera_matematica

Problemi a contare?

loghi DSP e Rizzo Conferenza stampa di Marco Rizzo e Francesco Toscano dopo i risultati umbri: “In Umbria siamo determinanti. I nostri voti possono far perdere o vincere le due coalizioni principali. Il Sovranismo popolare, col suo candidato, è la terza forza su nove e compie il primo passo di una lunga marcia”.

La realtà: Stefania Proietti ha preso la maggioranza assoluta dei voti, e quindi di determinante non ci può essere nessun’altra lista. Il candidato del Sovranismo popolare è sì il terzo, ma con l’1,1% dei voti. Ci sono tredici liste che hanno preso più voti della somma di quelli per Rizzo e Toscano.

Spero per loro che non credano davvero a quello che dicono, altrimenti hanno una grossa crisi matematica.

Ultimo aggiornamento: 2024-11-19 12:41

Ognuno ha i suoi modelli

logo dell'Istituto LiberaleL’Istituto Liberale si autodefinisce così: “Siamo il più grande think tank liberale in Italia, in termini di follower sui social network e di partecipazione agli eventi dal vivo.” Può darsi. A me il loro presidente Alessio Cotroneo pare tanto un Rienzi, ma magari sono io che sono prevenuto. Direi che invece è palese che la concezione di “liberalismo” dell’Istituto Liberale sia fondamentalmente “a morte la sinistra”. Questo lo dicono loro sin dall’inizio, spiegando con tante iconcine che “il contrario del comunismo” non e “fascismo / nazismo” ma tutte le belle cose che loro fanno.
Ad ogni modo, se andate a vedere la loro pagina Twitter troverete parecchie immagini motivazionali, ultimamente contro Maduro. Ma il loro account Instagram ne ha parecchie di più, tra cui questa con il testo «Chi è di sinistra è contrario alla competizione perché, nel profondo, sa di essere un perdente», di un matematico americano, tal Theodore Kaczynski. (Non è facile archiviare una pagina Instagram, il massimo che io sia riuscito a fare è qui).

Kaczynski è in effetti stato (è morto l’anno scorso) un matematico e la citazione è corretta: come potete leggere da Wikiquote essa arriva dal suo libro La società industriale ed il suo futuro, più noto con il nome “Manifesto di Unabomber”… Ma come dicevo nel titolo, ognuno ha i suoi modelli, e in fin dei conti Cotroneo è laureato in fisica.

Ultimo aggiornamento: 2024-08-06 14:43

Perché i maschi non allattano

Sul giocattolo di Elonio c’è tutto un fiorire di commenti sul lancio ANSA intitolato “La matematica spiega perché i maschi non possono allattare”. Più che le risposte tipo “perché i maschi non hanno ghiandole mammarie” (falso) e le battute, ho preferito leggere l’articolo originale (pubblicato su Nature) e mi sono cascate una seconda volta le braccia, dopo il pensiero che all’ANSA hanno pensato di dover scrivere una roba del genere.
Gli autori hanno detto “Ma perché l’evoluzione non ha fatto sì che entrambi i genitori allattassero, almeno nel caso di coppie monogame dove il padre si prende cura dei figli?” (domanda sensata). Hanno detto “beh, magari perché aumenta la probabilità che la prole si becchi malattie attraverso il latte, se i genitori sono due” (risposta più o meno sensata) e continuato con “se facciamo un modello, in effetti è così” (e il modello è così stilizzato che non serviva nemmeno fare i conti). Del resto, tutto l’articolo spiega semplicemente che è meglio avere un solo genitore che allatta, ma non dice nulla sul fatto che questo genitore debba essere la donna, quindi in realtà non spiega nulla.
Il peggio però è che gli autori afferiscono al dipartimento di matematica dell’università di York. Fare un po’ di matematica seria no?

bottiglie molto leggere

Una bilancia a bracci disuguali, uno di 38 cm e l’altro di 23 cm, è in equilibrio. Sul piatto appeso al braccio più lungo è appoggiata una bottiglia d’acqua da 1,0 L. Sull’altro piatto c’è un libro.
▶ Quanto pesa il libro?
Io capisco che inventarsi tanti esercizi diversi è una palla assurda. Capisco anche che se uno non è un puntacazzista può immaginare che una bottiglia sia piena d’acqua, anche se non lo è stato detto. Ma non capisco perché abituare i poveri studenti a pensare che le bottiglie non abbiano peso.
(Il libro è Fisica verde vol. 1, per i curiosi)

Ultimo aggiornamento: 2024-04-04 18:59

«54 milioni di italiani, sostanzialmente quasi tutti»

Nel 2023 a 54 milioni di italiani, sostanzialmente quasi a tutti, è capitato di essere fermati per strada, ad una manifestazione, ad un evento sportivo, (e persino all’inaugurazione della Scala) dalle forze dell’ordine e di essere identificati. Capisco che a Repubblica vogliono far vedere che sanno che in Italia siamo quasi 60 milioni. Ma non capisco come sia possibile partire da 53.833.736 identificazioni fatte nel 2023 e stabilire che “quasi tutti gli italiani” sono stati fermati per strada e identificati: basterebbe per esempio notare che è improbabile che un minorenne (che non è neppur detto abbia una carta d’identità…) sia stato identificato, e otterremmo che tutti gli italiani, e anche qualcuno che italiano non è, sono stati identificati.

Naturalmente la differenza è che una persona può essere identificata più volte: anche senza considerare chi va alle manifestazioni ed è subito attenzionato dalla Digos, immagino che la polstrada fermi più volte un autista che percorre più di 100000 km l’anno per strada. Peccato che questa differenza non venga colta…

Titoli parecchio fuorvianti


L’altro giorno mi è capitato di vedere questo articolo (vecchiotto, è del 2017, ma ciò non è importante). Titolo: In Germania sono più spettatori ai concerti di musica classica che alle partite di calcio. Occhiello: Una statistica pubblicata dall’Associazione orchestrale tedesca mostra come l’anno scorso il pubblico dei concerti è stato il 40% superiore a quello delle partite di calcio. Prima di continuare a leggere, riuscite a scoprire la fallacia?

Il problema non è (solo) che ci sono molti più concerti che partite: l’effetto potrebbe essere corretto dal fatto che uno stadio ha molti più posti di una sala da concerto. Non è nemmeno che molta più gente le partite le guarda alla televisione: lo studio parla esplicitamente di pubblico fisicamente presente. No, c’è un altro punto esplicitato nel corpo dell’articolo. I conti sono stati fatti considerando da un lato tutti i concerti di musica classica e dall’altro solo le partite della massima divisione tedesca. In tal modo si confrontano platee davvero diverse: chi viene ad assistere ai concerti della corale dove canto possono essere assimilati a chi va a vedere una partita di serie C, tanto per dire.

È vero che la situazione tedesca per quanto riguarda la musica è paradisiaca rispetto all’Italia – ho controllato: da gennaio a settembre 2022 i biglietti di concerti di musica classica sono stati 1.265.000, insomma meno di due milioni nell’anno, mentre il campionato di serie A 2022-23 ha visto 11 milioni di spettatori. Ma è anche vero che l’Associazione orchestrale tedesca ha scientemente barato. Ricordatevi sempre di leggere i dati prima di dire “uau”!

Assiomi buttati a caso


Quando andavo a scuola io, gli assiomi della geometria euclidea erano quelli di Euclide, e non si scappava. Si sapeva da decenni che Euclide aveva dimenticato qualcosa, e che Hilbert aveva aggiunto altri assiomi impliciti come quello di Pasch, costruendo così un nuovo e più corretto sistema di assiomi; ma si faceva finta di niente. Quindi a noi insegnavano che un segmento poteva essere prolungato a piacere da ambo i lati, e buona lì. (Occhei, quelli meno attenti alla verità storica dicevano “la retta è infinita”, ma non stiamo a disquisire sulle parole.)

Ora le cose sono cambiate, e gli assiomi di ordinamento a quanto pare entrano anche nel libro di matematica per la prima liceo artistico che Cecilia sta frequentando. Così a pagina 507 mi trovo un testo che dice «I punti di una retta possono essere ordinati in modo che […] b. dato un punto P, esistono sempre due punti A e B, tali che A precede P e P precede B.» Fin qui nulla da eccepire. Poi però mi trovo anche la nota «Il punto b. dell’assioma ci dice che una retta orientata può essere prolungata illimitatamente sia nel verso fissato sia in quello opposto.» e qua eccepisco.

Prendiamo un modello dove i punti sono punti, il “piano” è un cerchio senza la circonferenza che lo racchiude e le rette sono corde di questo cerchio. Evidentemente non abbiamo un piano come ce lo aspetteremmo dalla geometria euclidea: eppure esso rispetta il punto b. qui sopra, come è facile vedere prendendo i punti a metà tra P e i due estremi. Naturalmente la cosa era ben chiara a Hilbert, che tra i suoi assiomi aggiunge quello di Archimede che ha il doppio vantaggio di assicurare la continuità della retta da un lato ma anche di poter avere una retta lunga a piacere dall’altro; altrimenti ci troviamo nella situazione di Achille e tartaruga, dove si può sempre trovare un punto più in là ma non si arriva mai alla meta. Ed effettivamente gli autori una decina di pagine dopo aggiungono quasi come post scriptum l’assioma di continuità con una formulazione corretta («Comunque fissati un segmento (non nullo) u come unità di misura e un numero reale positivo k, esiste un segmento la cui misura rispetto a u è il numero k.»), ma vedendolo appunto solo come continuità e non come illimitatezza.

Insomma, se non si metteva la parolina “illimitatamente” nella nota e la si portava assieme all’assioma di continuità non si sarebbe fatto male nessuno. Quello che posso immaginare è che qualcuno completando il libro si sia fatto prendere la mano. Ma a me resta un dubbio. Io non userei gli assiomi di Hilbert nemmeno al liceo scientifico e al più accennerei alla loro esistenza. Non parliamo dell’artistico. Perché si vogliono complicare così le cose?

Quanta precisione!

La scorsa settimana il mio amico Guido mi ha mandato questo link dove si dice che partiranno i lavori per lo svincolo per la Valfontanabuona dell’autostrada Genova-Livorno. Per i non liguri, la Valfontanabuona è la parallela alla costa all’altezza del Tigullio; qualche volta, se l’autostrada è troppo intasata, ci passo per arrivare a Chiavari saltando Genova.

Non entro nelle diatribe sull’effettiva utilità o no di uno svincolo che arriva dopo quattro chilometri e mezzo di galleria (a una corsia per senso di marcia, ovvio). Ma come mi ha fatto notare Guido, Autostrade per l’Italia – sì, sono sempre loro… – ha stimato che verranno risparmiate 1.275.735 ore di viaggio l’anno. Quel numero lo trovate su tutti gli articoli al riguardo, immagino che ai giornalisti sia arrivata la cartella stampa di Aspi con questo documento dell’anno scorso dove si vede bene il dato. Ho provato a fattorizzare quel numero per vedere se per puro caso fosse stato ricavato da una formula segreta: ma 3×5×85049 non mi dice molto a parte il CAP di Trecchina (PZ), e non ho avuto voglia di scorporare quel dato sulle varie direttrici; più facile che il numero sia stato messo a caso.

Ma perché non si poteva scrivere “più di un milione e duecentomila ore l’anno”, con due cifre significative che sono più che sufficienti nel contesto? Qualcuno pensava che in questo modo il valore sembrasse più vero?