Archivi categoria: politica

io e Panebianco

Ieri sulla prima pagina del Corsera è apparso un articolo di Angelo Panebianco che si lamentava della legge che vieta la pubblicazione dei sondaggi elettorali nelle due settimane che precedono il voto. Notate che il divieto si estende persino ai “vecchi” sondaggi: basta andare su http://sondaggipoliticoelettorali.it/ per accorgersene.
Io non sono d’accordo sulla spiegazione che dà Panebianco, «Il divieto di pubblicazione dei sondaggi è possibile dove non si ha paura di stabilire per legge che l’elettore è un bambinone immaturo, che va protetto dalle (supposte) cattive influenze dei sondaggi.» (scusate la sintassi, non è mia ma sua). Però sono d’accordo con il suo punto di vista, che cioè la legge è – scusate il francesismo – un’enorme cazzata. Se i sondaggi fossero davvero il male, la legge dovrebbe impedire i sondaggi stessi, non la loro pubblicazione. Invece no: chi paga può tranquillamente continuare a commissionare un sondaggio, basta che poi non venga reso pubblico. In tutto questo chi ha il coltello dalla parte del manico è l’AGCom, una delle tante “Autorità Garanti” italiane la cui esistenza è sancita per legge ma la cui effettiva importanza è solamente autodefinita. Si arriva così al paradosso che prima AGCom dà l’ok a SWG per vendere (a 9,99 euro…) un’app che permette di vedere i risultati dei sondaggi “perché il costo dell’acquisto non la fa diventare pubblica” per poi fare dopo qualche giorno un voltafaccia (no, non “clamoroso”. Stiamo parlando dell’AGCom) essendosi probabilmente accorta che troppa gente se la stava comprando, e dando così un duro colpo se non al PIL italiano almeno al bilancio della società triestina di sondaggi.
Detto questo, sono anni che chiunque bazzichi anche solo un po’ con la rete sa dove trovare i risultati di qualcosa che non è un sondaggio ma gli assomiglia moltissimo: i pionieri sono stati quelli di Nota Politica con le loro cronache dai vari ippodromi, ma in passato ci sono anche state gare di Formula 1 e quest’anno possiamo dilettarci con il conclave di YouTrend. Persino l’Economist ci ha fatto un articolo, tanto per dire. Ora, è vero che – se eccettuiamo YouPorn – gli italiani hanno in genere poca dimestichezza con internet. È anche vero che hanno forse ancor meno dimestichezza con l’inglese. Però le voci circolano, e alla fine dovrebbe essere chiaro che l’articolo 8 comma 1 della legge 22 febbraio 2000 numero 28 è assolutamente inutile. No, non è vero: è dannoso. Perché il comma 3, quello che è valido lontano dalle elezioni, costringe il committente a dare tutta una serie di dati aggiuntivi che permettono a chi ha voglia di valutare la serietà del sondaggio: ora invece dobbiamo fidarci della buona fede di chi fa le cronache ippiche o vaticane.
Aggiornamento (15:45): mi è stato fatto notare che l’url corretta non è http://sondaggipoliticoelettorali.it/ ma http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/, e da lì effettivamente si possono vedere i sondaggi fino all’8 febbraio. Mi scuso coi miei ventun lettori per non aver pensato che l’esistenza del sito senza il www iniziale potesse portare a una vecchia versione del sito. (Il *mio* sito ha un redirect da www.xmau.com a xmau.com; capisco già meno che youtrend.it senza www dia errore, ma almeno si capisce che c’è qualcosa che non va; ma questa è davvero cattiveria)

Ultimo aggiornamento: 2013-02-18 13:58

il bersanometro

Io in genere non giro catene di sant’Antonio, lo sapete. Se questa volta faccio un’eccezione è perché l’ho provata io stesso, e quindi posso dare una risposta di prima mano. (In effetti non giro il testo della catena: me lo riscrivo da capo)
Repubblica.it ha il suo giochino elettorale, “il politometro“. Tu scegli l’avatar, metti il tuo nome, e rispondi a 12 domande: alla fine ti dice a quale dei cinque candidati premier (oops, volevo dire capi della coalizione o della forza politica) tu saresti più vicino. Cinque, perché Oscar Giannino non è pervenuto.
Ne abbiamo visti tanti di questi giochini, fatti più o meno bene. Ordunque: dopo aver letto il post della catena di sant’Antonio mi sono scelto l’avatar (una scimmietta), ho messo il mio nome (anzi, ho messo “bersani”) e ho risposto alle domande nel modo più lontano possibile da quelle che dovrebbero essere le risposte bersaniane. Non è stato facilissimo, perché in effetti le risposte sono tutte così fumose che fanno capire che non c’è poi differenza tra nessuno – nemmeno beppegrillo(tm). Rectius: ho cercato di mettere le risposte più vicino possibile al programma del Popolo della Libertà. Il risultato lo potete vedere qui. E a quanto pare essere equivicino a Bersani Ingroia e Grillo, anche se c’è una leggera preferenza verso il primo, è già stato un risultatone: ho provato a fare alcune prove casuali (tutte le volte la prima risposta, oppure tutte le volte l’ultima) e sono risultato parzialmente sovrapposto a Piergigi.
Con un minimo di attenzione ci si accorge che il posizionamento dei candidati (fisso) non è casuale: il leader PD è casualmente al centro, il che ci fa capire come mai le risposte causali tendano a prediligerlo. Ma, come ho scritto, le mie prime risposte non erano affatto casuali: quindi o io non so assolutamente cosa voglia Berlusconi (e in effetti potrebbe anche essere vero, occorrono orologi molto precisi per riuscire a ricavare un pensiero coerente) oppure il giochino ha una leggerissimissima preferenza per uno dei cinque candidati. D’altra parte, sarà anche vero che il sondaggio non ha nessun valore, bla bla bla; ma non c’è nemmeno la possibilità di un minimo approfondimento su chi ha detto cosa: insomma il tutto sembra davvero uno spottone elettorale senza vergogna. Non certo una bella cosa.
Aggiornamento: (20:00) Niccolò Caranti aveva più tempo di me e ha provato a rispondere secondo i programmi ufficiali dei cinque candidati. I suoi risultati si possono vedere su Facebook (il post dovrebbe essere pubblico). Risultati: Berlusconi si troverebbe fra Ingroia e Bersani, Monti copre la faccia del povero Bersani, Grillo è più o meno equidistante fra Bersani e Monti, Ingroia sicuramente vota Monti. E Bersani? Finisce nell’angolino in basso a destra, lontano da tutti, compreso lo stesso Bersani!

Ultimo aggiornamento: 2013-02-15 09:36

e voi vorreste davvero votare Bobo?

A differenza di molti, il fatto che Giuseppe Orsi, l’amministratore delegato di Finmeccanica arrestato ieri mattina, sia “amico di Roberto Maroni” non mi dice assolutamente nulla. Lì sono tutti amici di qualcuno o qualcun altro, e il fatto che Orsi non sia stato sollevato dal proprio incarico da mariomonti$$ nonostante la Lega fosse all’opposizione mi fa pensare che Orsi fosse amico di tanti. L’amicizia andava avanti a bustarelle? Non lo so, ma al momento mi pare non indaghi nemmeno la magistratura, quindi per me la cosa non esiste.
Quello che esiste, purtroppo, è la candidatura di Maroni a governatore della Lombardia, che purtroppo non è la sua Lombardia ma è anche la mia. Non ci è bastato il quasi ventennio del Celeste, a quanto pare: quasi ventennio in cui il fedele alleaten, chissà come mai, non ha mai provato nemmeno a proporre le lungimiranti idee ora mostrate nei cartelloni elettorali. Detto questo, non è vero che la Lega è sempre stata supina. Qualcuno si ricorda le quote latte? È una roba così rimossa che nemmeno Wikipedia riesce a parlarne chiaramente. In pratica, trent’anni fa l’allora Comunità Europea decide che stiamo producendo troppo latte (latte che ovviamente è sovvenzionato dalla politica agricola europea…) e decide di darci un taglio: verificare quali sono le produzioni in un anno di riferimento, e tassare così tanto il latte prodotto oltre quel livello da renderlo antieconomico. Tutte le nazioni mandano i loro dati, anche l’Italia: alla fine della fiera si scopre che i nostri dati sono molto più bassi della realtà, secondo “qualcuno” per un complotto masso-pluto-giudo-bruxellese che ha colpito l’Istat facendo mandare dati errati, o magari più prosaicameente perché non proprio tutto il latte prodotto veniva conteggiato ufficialmente. Risultato: dopo qualche anno in cui gli italiani al solito se ne strafregavano e continuavano a produrre latte sopra il dovuto, l’UE si è scocciata e ha cominciato a comminare multe milionarie, anzi miliardarie perché avevamo ancora la lira.
Però non è giusto dire “gli italiani”: buona parte delle aziende agricole italiane hanno sempre ottemperato alla legge (le quote ovviamente erano state divise in ragione dei dati ufficiali…) e solo pochi allevatori sforavano. Peccato che questi pochi allevatori abbiano bloccato autostrade e ferrovie, abbiano tentato di far pagare direttamente allo stato italiano queste multe (al che l’Europa ci ha subito stoppati), e alla fine dopo decenni si sono placati solo dopo che è stato loro concesso di rateizzare quelle multe in trenta anni. Vediamo se indovinate qual è stato l’unico partito che ha sempre difeso a spada tratta quegli allevatori.
Tra dieci giorni si vota. Pensateci bene.

Ultimo aggiornamento: 2013-02-14 07:00

iosonoqui

Anche quest’anno quelli di OpenPolis hanno preparato l’ormai usuale questionario sul posizionamento politico: venticinque domande, rispondendo alle quali uno può sapere quale partito è più vicino alle proprie opinioni. Sono state interpellate tutte le liste, e hanno risposto quasi tutte, tranne M5S (mannò!), Fli (probabilmente non sono riusciti a trovare qualcuno che potesse parlare) e – udite udite – Pd (probabilmente volevano parlare in troppi).
Per i curiosi, la mia posizione è qui. In pratica, sono così spalmato su Bersani (rectius, su come OpenPolis pensa che Bersani pensi) che avrebbero fatto più in fretta a darmi direttamente un posto sicuro in lista. Mi fa specie vedere che i due più vicini dopo il Pd siano i radicali e Tabacci (vabbè, su quest’ultimo potrei in effetti essere un Marxista per Tabacci…), ma tant’è. Da adesso potete togliermi il saluto.

Ultimo aggiornamento: 2013-02-13 13:25

giornalisti

Ho ascoltato l’intervista che Giovanni Floris ha fatto a Silvio Berlusconi nella puntata di martedì di Ballarò (sì, sono in ritardo. Ho anche altre cose da fare nella vita). Non ho problemi a dire che mi sono deciso a farlo dopo aver visto la vignetta di Makkox: ognuno si sceglie i propri opinionisti politici.
A priori era chiaro che Berlusconi è messo male, se è costretto a infilarsi nella tana del nemico. Il nemico non era Santoro: Santoro è della stessa pasta di Berlusconi, ha bisogno di raccattare consensi, e lo si è visto nella puntata di Servizio Pubblico. Floris è schierato, su quello credo siano tutti d’accordo: ma dopo questa intervista l’ho rivalutato parecchio, perché ha fatto quello che uno si aspetterebbe faccia un giornalista in un paese civile: fare domande. Per fare domande non bisogna urlare – e io già non ci riuscirei, quando mi trovo dall’altra parte uno che quando attacca non la smette più: secondo me un qualunque confronto con Berlusconi può solo essere fatto usando gli orologi da scacchisti e azzittendo il microfono dopo che il tempo concesso per la risposta è scaduto. Per fare domande bisogna essersi preparati sull’argomento, e Floris lo è stato: il tormentone del cartello da mostrare non appena Berlusconi diceva qualcosa è stato rivelatore, ma lo è stata ancora di più la faccia che ha fatto per un istante quando ha detto all’ex PresConsMin che stava confondendo la riduzione del debito con le operazioni di cassa e l’altro gli ha risposto che tanto è la stessa cosa, basta mettere i soldi dall’una o dall’altra parte. Per fare domande bisogna essere in grado di mostrare le contraddizioni nel ragionamento altrui, come il chiedere quale sarebbe la differenza oggi rispetto al passato, visto che dice che non ha potuto govoernare a causa degli infidi alleati che guarda caso sono gli stessi (ah, questa legge elettorale non l’ha voluta Lui)
Poi intendiamoci, non credo che queste interviste spostino voti o sveglino in un senso o nell’altro possibili astenuti; i fan di una parte e dell’altra rimarranno sui loro spalti. Però è bello vedere per una volta un tentativo di fare parlare i fatti.

Ultimo aggiornamento: 2013-02-07 16:58

vietato autocoalizzarsi!

Bisogna dire che al Giornale hanno imparato bene ad avere la faccia di tolla. Notizia di oggi: salta il confronto televisivo RAI tra i sei candidati premier (oops… non lo si può dire!). Questo perché il PDL ha fatto sapere che il regolamento approvato dalla Commissione di Vigilanza Rai dice che lo spazio è riservato ai leader delle coalizioni: ma Giannino Grillo Ingroia (in rigoroso ordine alfabetico), non avendo una coalizione, non possono esserci. Bene: che scrive Luca Romano, dipendente di Paolo Berlusconi? Che questa è tutta una mossa di Bersani perché ha paura del confronto faccia a faccia con Silvio Berlusconi. Monti, che pure una coalizione ce l’ha, è evidentemente irrilevante: nel faccia a faccia previsto da Romano probabilmente farebbe da cuscino per il candidato meno alto.
Innanzitutto è ormai certo che Maroni ha accettato (ex articolo 14bis comma 3 della legge elettorale) che il capo della coalizione in cui si trova è Silvio B., ma questa non è chissà quale notizia. Beh, non è nemmeno una grande notizia che al PDL non riescano a concepire il fatto che ci possa essere un partito che non voglia coalizzarsi preventivamente con nessuno: se paradossalmente esistesse un’unica coalizione e tanti partiti separati, secondo la loro interpretazione, il capo della coalizione avrebbe una tribuna elettorale tutta per sé.
Ma è istruttivo leggere il resoconto della riunione della Commissione di Vigilanza che ha approntato il regolamento elettorale, soprattutto negli emendamenti accolti. Nella bozza si parlava infatti di “candidati premier”, e solo nella riunione tutti si sono affrettati a correggere il testo in “capi della coalizione” prima che il presidente della Repubblica facesse loro notare che almeno per il momento la Costituzione non prevede il candidato premier. Naturalmente si sarebbe dovuto correggere la bozza scrivendo “i capi delle forze politiche e delle coalizioni indicati nei programmi elettorali depositati”, ma scrivere leggi e regolamenti non sembra più alla portata dei nostri legislatori…

Ultimo aggiornamento: 2013-01-29 17:51

è stata tua la colpa

Il pensiero di Silvio Berlusconi sull’esclusione dei cosiddetti “incandidabili” (vedi qui, anzi guarda il video così lo senti dalla sua viva voce) è chiaro. «Abbiamo dovuto chiedere ai nostri amici e colleghi di rinunciare ad essere presenti nelle liste elettorali perché dei pm politicizzati li avevano attaccati e questo fatto è stato divulgato dai media ed era qualcosa che poteva diminuire il consenso.» Insomma, il problema non è tanto che gli amici e colleghi siano stati attaccati (leggasi inquisiti – e garantisco che non lo sto dicendo come giustizialista ma solo come dato di fatto, perlomeno fino a quando non ci sono condanne definitive), ma che i media l’hanno raccontato, e pertanto candidarli poteva diminuire il consenso. Ergo, se riusciremo a far tacere la stampa allora potremo di nuovo tornare a candidarli. Lineare, no?
(Poi è chiaro che questi qua sono dilettanti: Lui è attaccato dalla magistratura politizzata, i media divulgano tutto su di Lui, ma Lui il consenso lo porta, non lo toglie mica. E questo è indubbiamente vero: ma del resto non può essere un caso se Lui è Lui)

Ultimo aggiornamento: 2013-01-22 15:09

sì, ma

Il post odierno di Gilioli è interessante. Un riassunto in forma twitter è “Io già prima non mi sognavo proprio di votare PD. Però il PD adesso sta facendo in modo di riuscire a perdere, ed è colpa di quello che ha fatto”.
Ma se tanto non lo voti (scelta più che legittima e magari condivisibile), e soprattutto se sei convinto che la sua politica sia troppo di destra, che ti importa di quello che fa?
(Attenzione: non vale la risposta “sì, ma Gilioli ha detto che potrebbe votare SEL, che è in coalizione col PD, per riequilibrare a sinistra la coalizione”. Primo, perché non è detto che lo voti effettivamente; secondo perché non puoi fare affidamento sulle spalle di qualcun altro)

Ultimo aggiornamento: 2013-01-16 10:49