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Firme online per il referendum

La scorsa settimana è partita la piattaforma che permette di firmare per proposte di referendum e leggi di iniziativa popolare, usando SPID oppure CIE. La possibilità era già stata testata in precedenza, ma solo per mezzo di terze parti; quindi i comitati promotori dovevano pagare al gestore SPID un euro e mezzo per firma. Ora invece è tutto statale e quindi non ci sono costi (e probabilmente anche la verifica delle firme sarà molto più semplice, tra l’altro).

Sono rimasto stupito che mentre sto scrivendo questo post ci siano solo tre proposte di legge di iniziativa popolare – una cosa virtualmente inutile: nemmeno le leggi proposte dai parlamentari ormai riescono a essere calendarizzate, figuriamoci quelle popolari) e dieci referendum, ma magari anche i vari comitati promotori sono stati colti alla sprovvista e non si sono messi in moto. Ho invece notato che nonostante sembrassimo essere un popolo di firmatori, vedi cosa succede su change.org, non c’è stata la corsa alla sottoscrizione… tranne in un caso, dove le firme a giovedì sera erano già 400.000: quello sull’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata, l’unico tra l’altro per cui ho firmato.

Evidentemente il tema è abbastanza sentito, anche se probabilmente non a sufficienza perché in un’eventuale votazione si raggiunga il quorum. Quello che però penso è che è bello avere questa possibilità, ma bisognerebbe rivedere tutta la struttura dei referendum, aumentando il numero di firme richiesto (il 2% del corpo elettorale?) e abbassando il quorum (metà più uno dei votanti alle ultime amministrative?) Solo così potremo avere un istituto con una certa utilità. Chissà perché non credo che capiterà mai qualcosa di simile…

Le elezioni legislative francesi

risultati delle elezioni francesi I risultati delle elezioni francesi hanno mostrato una disparità tra voti e seggi ottenuti in maniera ancora più eclatante di quello delle quasi contemporanee elezioni britanniche, dove il Labour hanno ottenuto 412 seggi con il 33,7% dei voti contro i 121 dei Tories col 23,7%; peggio ancora, Reform UK con il 14,3% dei voti ha cinque deputati, mentre i liberaldemocratici ne hanno 72 con il 12,2%. In Francia invece il Rassemblement National (l’estrema destra) con il 37,1% è arrivata solo terza con 142 seggi, preceduta sia dal Nuovo Fronte Popolare (188 seggi con il 26,3% di voti) e l’Ensemble macroniano (161 seggi con il 24,7% di voti). Cosa significa tutto questo? Che la scelta del sistema di voto è importante, e qui la matematica ha un ruolo importante, anche se alla fine quello che conta è sempre la parte sociologica.

Se abbiamo un sistema proporzionale puro assegniamo più o meno lo stesso numero di deputati a due partiti con la stessa percentuale di voti. Il “più o meno” è legato non tanto agli arrotondamenti quanto al fatto che non si ha un unico collegio nazionale ma tanti collegi locali; un partito con una forte connotazione locale prenderà più seggi di un partito con lo stesso numero di voti totali ma spalmati in tutta la nazione. Qua invece i sistemi sono diversi. Nel Regno Unito il sistema è uninominale secco: il candidato che prende più voti nel collegio vince. Punto. Quindi un candidato ben noto localmente può superare l’appartenenza partitica, per esempio; e soprattutto ci sono molti collegi dove c’è una maggioranza molto forte di un partito e quindi non sono di solito contendibili. Pare che ci siano stati accordi ufficiosi di desistenza tra Labour e LibDem, nel senso che i primi non hanno fatto molta campagna elettorale nei collegi del sud dove i secondi erano più forti e si è verificato l’opposto nel nord dell’Inghilterra, ma questi accordi non sono mai stati formalizzati.

Il sistema francese per le legislative è completamente diverso, e De Gaulle l’ha studiato per evitare gli stalli della Quarta Repubblica e tarpare le ali agli schieramenti estremi. Innanzitutto se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta al primo turno si ha un ballottaggio; ma a differenza di cosa succede per esempio in Italia con i sindaci non è detto che gli sfidanti al secondo turno siano solo due. Infatti un candidato che ha ottenuto voti per almeno il 12,5% degli iscritti alle liste elettorali (attenzione, non dei voti validi!) ha comunque diritto di accedere al secondo turno. Cosa succede però in pratica? Che spesso i candidati arrivati terzi o quarti si ritirano “spintaneamente” nel caso il loro partito preferisca vedere vincente il candidato arrivato secondo al primo turno, e gli elettori francesi sono abituati a seguire questa logica. Quest’anno l’affluenza è stata molto alta (il 66%, venti punti in più di due anni fa) e quindi ci sarebbero stati molti più ballottaggi a tre o a quattro; ma molti candidati di sinistra e parecchi di centro-destra hanno scelto di non andare al ballottaggio, e soprattutto l’affluenza è stata ancora praticamente uguale; così le proiezioni che davano una maggioranza al RN si sono rivelate del tutto sbagliate.

La matematica gioca insomma un ruolo importante nelle scelte del sistema elettorale: ho già scritto in passato del paradosso dei gelatai con la sua versione 2.0, ma in questo caso le regole del gioco sono ancora diverse. L’unica cosa che dobbiamo sempre ricordare è che la matematica favorisce un certo tipo di situazione, ma all’atto pratico dipende sempre tutto dalle scelte specifiche: come accennavo sopra, i votanti francesi tendono ancora a seguire il ragionamento gollista ed evitare i voti agli schieramenti estremi, anche se il risultato stavolta è un parlamento spaccato che il generale non si sarebbe mai aspettto.

Ultimo aggiornamento: 2024-07-10 11:53

autonomia differenziata

votazione finaleInsomma, l’autonomia differenziata è legge. Legge ordinaria, non costituzionale, perché la cornice costituzionale era già presente dalla modifica costituzionale del 2001… Modifica dove mi sa che ho votato inopinatamente a favore, leggendo quanto scrissi al tempo, nonostante fosse stata il primo passo verso l’ipertrofizzazione della nostra Costituzione.

Il punto però è un altro. Questa riforma non può partire se non ci sono i decreti legislativi corrispondenti che definiscano i LEP, livelli essenziali di prestazioni: e i decreti legislativi non è detto che riescano ad arrivare nei due anni previsti. Ma c’è di più: la legge prevede che se una regione vuole essere autonoma su una materia perché così avrebbe più soldi di adesso allora lo Stato deve trovare risorse per garantire che le altre regioni possano soddisfare i LEP anche senza il gettito che le regioni “ricche” mettevano nel calderone nazionale. E di soldi non ce ne sono.

Quello che mi sembra di vedere è insomma una legge approvata per dire “abbiamo messo la bandierina, visto come siamo bravi” ma senza effetti pratici: fuffa elettorale confidando nella memoria da criceto dell’elettore medio. Vedremo se avrò ragione.

Ultimo aggiornamento: 2024-06-21 10:44

Elezioni europee

risultati europarlamento Che dire dei risultati di queste elezioni europee? Cominciamo da uno sguardo globale. Le stime (che ho preso da politico.eu) vedono uno slittamento a destra ma meno ampio di quanto si pensasse: chi crolla sono soprattutto liberali e verdi, a tutto vantaggio dell’ultradestra. Una maggioranza di destra è tecnicamente possibile, ma non so quanto probabile.
Da noi? L’affluenza è scesa per la prima volta sotto il 50%, e quello ce lo aspettavamo. Guardando i risultati rispetto al 2022, Fratelli d’Italia guadagna ancora in percentuale e resta sostanzialmente stabile nel numero di voti; è sicuramente una vittoria per Meloni, ma non la spallata che voleva. Gli alleati sono schiacciati sotto il 10% ciascuno, ma Forza Italia supera la Lega, nonostante l’effetto Vannacci che non è stato sufficiente a contrastare la buonanima di Silvio. Non ho idea di che cosa potrà ora succedere all’interno del governo.
Il PD ha ottenuto un risultato persino al di sopra delle loro aspettative: hanno anche preso più voti in assoluto rispetto alle politiche (occhei, non ci voleva molto) e non hanno cannibalizzato la sinistra, che ha avuto un risultato lusinghiero rispetto ai chiari di luna passati. Schlein è molto più tranquilla, anche perché il fatto che il M5S sia sceso sotto il 10% mette Conte parecchio in difficoltà: evidentemente i possibili elettori pentastellati se ne sono stati a casa.
Infine, lasciando perdere Cateno e Santoro che non credo abbiano mai avuto possibilità, né Renzi+Bonino né Calenda hanno raggiunto il quorum. Spiaceah: ma i due galletti tanto non imparerani nulla.

Ultimo aggiornamento: 2024-06-10 13:47

Addio ai senatori a vita?

alcuni senatori a vitaLeggo che nella proposta di legge sul premierato vengono anche aboliti i senatori a vita.

Mentre in generale sono fortemente contrario a questa riforma, che coronerebbe decenni di erosione degli altri poteri da parte del governo, su questa parte non ho nulla da eccepire. I senatori a vita, per quanto ne so, sono una vestigia del
Senato del Regno, che era per l’appunto di nomina regia (passata al presidente della Repubblica) o di diritto in quanto parte della famiglia reale (e di nuovo passata ai presidenti emeriti). Se settantacinque anni fa la cosa poteva avere un senso, adesso pare del tutto anacronistica…
(Comunque se ci sarà un referendum costituzionale non è che voterò a favore del premierato perché toglie i senatori a vita!)

(Immagine dalla voce Wikipedia)

Cittadinanze onorarie

lancio dell'articolo sul Corriere del Veneto Leggendo l’articolo sul dorso padovano del Corriere, io mi sono al solito fatto una domanda, che al solito posto qua e non sull’ex Twitter per non perdere tempo a leggere commenti idioti.

Il contesto: a Maserà di Padova una mozione per revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini e darla a Giacomo Matteotti non è passata per l’astensione in blocco della maggioranza di centrodestra.

Mi pare chiaro che il sindaco abbia qualche problema di autocoerenza, se prima afferma «Togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini? È stata votata dai nostri antenati: io, sindaco di un paese di provincia, posso cambiare la storia?» e poi si contraddice dicendo «Ci siamo astenuti perché, prima di tutto, mancava la documentazione in merito al conferimento della cittadinanza a Mussolini data nel 1924 (ossia quando la davano tutti), cosa discuto se manca la delibera del conferimento? Sui racconti dell’opposizione?». Ma possiamo rubricare il tutto come speculis ascensio.

Ma mi spiegate perché l’opposizione ha presentato una mozione per dare la cittadinanza onoraria (postuma) a Matteotti? Che ci azzecca Matteotti con Maserà? Possibile che la suddetta opposizione non sia riuscita a trovare non chiedo un maseratense ma almeno un patavino perseguitato dal fascismo? Evidentemente erano più interessati a montare il caso, sapendo cosa avrebbe fatto il sindaco…

Ultimo aggiornamento: 2024-04-12 11:38

La strana alleanza

La Torre Milano è abbastanza vicina a casa mia, e ricordo bene il fabbricato (basso…) che c’era prima. Avevo dei dubbi che ci fosse stato semplicemente un ribaltamento del parallelepipedo per fare una torre da 24 piani, ma non è certo il mio campo: ma a quanto pare anche la procura di Milano aveva gli stessi dubbi, ed è partita un’inchiesta.

Quello che non capisco è come mai le voci attuali affermino che nel nuovo condono edilizio che Matteo Salvini sta preparando ci sia una «sanatoria delle difformità di natura formale legate alle incertezze interpretative della normativa vigente» che eliminerebbe anche queste costruzioni. Le ipotesi che posso fare sono due: o i costruttori hanno convinto con le buone Salvini a dar loro una mano, oppure è tutta una manovra del ministro sovrappeso perché amante delle sagre che vuole illudere Beppe Sala…

(immagine della Torre Milano dal sito di Beretta Associati)