Archivi categoria: politica

promoveatur ut loquuntur

distintivo del ComFoTer Non credo che il latino del titolo sia corretto, in fin dei conti loqui è un verbo deponente e quindi non ha un passivo. Ma il concetto dovrebbe essere chiaro. Può anche darsi che il titolo di Capo di stato maggiore delle Forze Operative Terrestri sia un posto senza nessun reale potere (anche se non so cosa il povero generale Salvatore Camporeale abbia fatto per essere stato fatto fuori dopo cinque mesi). Ma è chiaro che è una posizione dove uno che vuole visibilità non fa fatica a ottenerla, per la gioia di Repubblica che spera di guadagnare qualche copia e soprattutto del presidente Meloni che si fa un alleato che in fondo la pensa come lei.

(immagine di Cayman 5-1 da Wikimedia Commons, licenza CC0 1.0 Universal)

Ultimo aggiornamento: 2023-12-04 11:15

Chissà se ci arrivano

una promessa di Salvini... Ok, le promesse di Salvini a quanto pare erano semplicemente annunci: nulla di strano. Però in effetti pare che pian pianino il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata stia andando avanti. L’unico piccolo guaio, come potete per esempio leggere sul Post, è che non ci sono soldi per farla partire. E a che servono i soldi, potreste pensare? Derivano dalla polpetta avvelenata della vecchia riforma costituzionale del 2001, quella “per il federalismo” dove purtroppo votai a favore. La riforma dice che essere autonomi va benone, ma lo Stato deve garantire i LEP, cioè i livelli essenziali di prestazione che devono essere uguali in tutta la nazione; poi se qualche regione saprà fare di meglio, buon per loro.

Peccato che i LEP non siano mai stati definiti, e se lo si facesse ora servirebbero tanti soldi per adeguare i livelli di molte regioni del sud: le alternative sono dire “ok, mettiamo globalmente il livello minimo che abbiamo ora”, il che è un modo per dire che questi LEP non esisterebbero in pratica, oppure “mettiamo per ogni regione il livello attuale”, e a questo punto sarebbe chiaro che il vero scopo di questa riforma non è di rendere virtuose le singole regioni ma di perpetuare le attuali differenze. Tutto fattibilissimo, se non fosse che due terzi della maggioranza potrebbero avere dei problemi con il loro elettorato… Chissà insomma se alla fine tutto si ridurrà come al solito a un nulla di fatto oppure si troveranno quei soldi (con il beneplacito dell’UE, claro) e il signore sovrappeso in figura riuscirà a twittare qualcosa tipo “ora nessuno avrà più scuse per restare indietro”…

Gli amici si vedono nel momento del bisogno

L’offerta di KKR per la rete Tim non piace al mercato, ma non piace soprattutto a Vivendi, che continua a essere l’azionista di maggior peso. Proprio perché è il maggior azionista, però, non può tirare troppo la corda: se dai lamenti dell’ultimo mese passasse all’azione il titolo crollerebbe ancora di più in borsa.

Cosa è successo ieri? Che un fondo minore ha affermato che l’offerta KKR non è adatta, e ha spiegato quale sarebbe il suo piano: vendere Tim Brasil per fare cassa, vendere (non si sa a chi) la parte dei servizi locali anziché la rete e soprattutto far fuori l’attuale management. Non ci crederete: sono le identiche proposte di Vivendi. Ma soprattutto quello che il fondo Merlyn – che casualmente ha comprato azioni fin quasi alla soglia del 3% che lo sottoporrebbe a maggiori controlli da parte dalla Consob – ha minacciato è comprare altre azioni per raggiungere il 5% e chiedere lui l’assemblea degli azionisti… dove Vivendi potrà mettere sul piatto il suo peso sostenendo però che non è stata lei a cominciare. Bella cosa gli amici, vero?

Ultimo aggiornamento: 2023-10-28 16:23

Hamas, Israele, ininformazione

Generalmente riesco a farmi un’idea non completamente sbagliata di quello che sta succedendo guardando i post di entrambe le fazioni. Di solito il detto e il non detto si complementano abbastanza bene: è capitato ancora con la guerra della Russia contro l’Ucraina. Nel conflitto Hamas-Israele, no. Per ogni notizia ci sono due gruppi che dicono cose opposte e lo fanno con dovizia di particolari, veri o falsi che siano. Mi è abbastanza chiaro che la mia bolla è fortemente schierata da una parte o dall’altra, e il risultato pratico è il mio rifiuto a cercare di approfondire, al di là della risposta che io e Anna abbiamo dato all’unisono a Jacopo che ci aveva chiesto chi avesse ragione: “nessuno dei due”. Il guaio è che questo non è affatto bello… l'”ininformazione” è molto più rischiosa della disinformazione, proprio perché non ci sono molti antidoti.

(le bandiere sono state prese da Wikimedia Commons)

Ultimo aggiornamento: 2024-04-19 17:56

pensioni corte

da https://twitter.com/LegaSalvini/status/1559834680991563777

Ovviamente io non ci credevo, come penso non ci credesse nessuno con un minimo di capacità di fare i conti. Sarà divertente però vedere come Matteo Salvini a spiegare ai suoi elettori che stava scherzando.

Come scrive Phastidio, non solo quota 41 (cioè andare in pensione con 41 anni di contributi a una qualunque età: da martedì prossimo io farei parte di quella schiera) non ci sarà, ma le pensioni anticipate saranno disincentivate. Come? Siamo ancora in bozza, e tutto può succedere; ma pare che chi vorrà andare in pensione con quota 104 (41 anni di contributi ma anche 63 di età) si vedrà ricalcolato il montante usando il metodo contributivo anche per i primi anni di lavoro, che adesso per la mia generazione è ancora retributivo. Considerando che per definizione i primi anni sono quelli in cui si guadagnava poco e i contributi al tempo erano anche minori in percentuale di adesso, è una bella botta. Non è chiaro cosa succede a chi andrà in pensione anticipata vera e propria, quella con 42 anni e 10 mesi di contributi più tre di attesa di Godot, ma non mi stupirei di un taglio anche lì, oltre all’allungarsi di quella presa per i fondelli che è la finestra di attesa. Mi preoccupa di più la proposta di mettere in busta paga (e quindi togliere dal montante pensionistico) i contributi previdenziali versati dal lavoratore che ha raggiunto quota 104 ma continua a lavorare. In pratica è un finto aumento di stipendio, cosa che a me dà un fastidio enorme. (Ad altri no, immagino, per la serie “pochi, maledetti e subito”…)

Ma tanto ci saranno ancora mille giravolte, ne sono abbastanza certo.

Ultimo aggiornamento: 2023-10-26 11:52

Marcello De Angelis: lui sa

Non so se Marcello De Angelis si ricordi di quando Pier Paolo Pasolini scrisse “Io so”. Ho forti dubbi: non so neppure quanti se ne ricordino a sinistra. Però è interessante notare come PPP scrivesse “Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi” e De Angelis affermi “E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e cariche istituzionali”. C’è solo una piccola differenza: nel 1974 non era ancora partito nessuno dei processi sulla strage di Piazza Fontana (per non parlare di Piazza della Loggia, di pochi mesi precedente al suo articolo), mentre per Bologna abbiamo una sentenza definitiva che dà la colpa ai fascisti, come il povero Mattarella è stato costretto a ricordare nel suo intervento per l’anniversario della strage di Bologna. Mi sarei aspettato come minimo che i nomi li facesse: per decenni a destra (e nei servizi segreti…) si è parlato della fantomatica pista palestinese, con l’esplosivo che è scoppiato per sbaglio…

Per il resto, non c’è nulla da stupirsi se De Angelis non ci pensa neppure a dimettersi, e nemmeno ci si può stupire del suo sodale e capo Francesco Rocca, il presidente del Lazio, che (come del resto tutti a destra) soffre della sindrome di Fonzie e non riesce a pronunciare la frase “strage fascista” e si affretta a ribadire che De Angelis “ha parlato a titolo personale” e che ha “un ruolo tecnico”. Sarà. Se io fossi il responsabile della comunicazione istituzionale di una regione starei bene attento a non dire nulla di politico che non fosse stato concordato, foss’anche una considerazione sui risultati delle comunali a Zagarolo. Detto questo, però, non ho nemmeno ben capito perché i due perdano tempo a spiegare che è tutto a posto. Ma secondo voi qualcuno degli elettori del centrodestra cambierà il suo voto per quisquilie come quelle?

Cosa volete che siano 30000 euro?

(Sono in ferie e ho tempo di leggere qualcosa di non immediato)
Le parole sono importanti, e quindi l’attuale governo non parla di “condono fiscale” ma di “pace fiscale”, termine che piace tanto alla destra. Una decina di giorni fa, il ministro delle Infrastrutture si è sentito in dovere di dare il suo parere al riguardo. Il “leGGittimato” sicuramente non è farina del suo sacco ma del titolista ignorante di Repubblica, ma il resto dovrebbe rispecchiare il suo pensiero. Cito il virgolettato:

Gli evasori totali per me possono andare in galera e si può buttare la chiave; ma se qualcuno ha un problema fino a 30mila euro che si trascina da anni, chiudiamo la questione. Gliene chiediamo una parte e azzeriamo tutto il resto

Non so per voi, per il suddetto ministro sicuramente sì, ma per me 30000 euro non sono certo pochi. Qualcuno potrebbe dire “sì, ma con i redditi dichiarati in media dagli autonomi ci vanno anni per guadagnarli”, al che io rispondo “certo, ma ci vanno decenni per avere un contenzioso così’. Ma immaginiamo pure che le cifre si siano gonfiate negli anni per interessi e more, e immaginiamo anche che vogliamo per l’ennesima ultima volta dare una mano ai poveretti che non hanno pagato le tasse. L’unica proposta che potrei ritenere accettabile è dire “Bene. Non consideriamo le more ma solo gli interessi legali (perché con l’inflazione a questi livelli pagare in ritardo vuol dire guadagnare soldi), e riduciamo così il totale. Chi vuole aderire a questa pace fiscale avrà uno sconto di 3000 euro (fissi, qualunque sia il totale del contenzioso) che verranno immediatamente cancellati; il resto dovrà essere pagato in un certo numero di anni (ma non settantacinque). I numeri magari possono essere affinati: ma per farlo bisognerebbe avere una statistica sui contenziosi, per capire quante sono effettivamente le somme piccole che sono più un aggravio per lo Stato (e sapendo che in buona parte i soldi di quelli davvero grandi non li vedremo più). Ah sì: e poi cominciamo a controllare di più chi è stato indultato in questo modo.

Però ho come il sospetto che questa idea non verrà considerata…

Ottant’anni fa

votazione OdG Grandi

da https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Votazione_odg_Grandi.jpg

Ottant’anni esatti fa (la riunione cominciò alle 17 del 24 luglio, ma la votazione fu intorno alle 2 del mattino del 25) il Gran consiglio del fascismo votò l’OdG Grandi che pur senza dirlo esplicitamente sfiduciava Benito Mussolini, chiedendo al re di assumere il comando dell’Italia. Poche ore dopo, il re tentenna per una volta non tentennò e fece arrestare Mussolini, dando nel contempo al maresciallo Badoglio l’incarico di capo del governo.

Non sono convinto che il fascismo sia finito quel giorno: anche senza considerare la RSI, fino a Cassibile formalmente il PNF continuava a essere il partito unico. Però come data simbolica è direi la migliore. Chissà se oggi in Parlamento se ne parlerà.