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Perché il Covid vuole bene ai politici?

E così Donald Trump “è guarito” dal coronavirus, anche se c’è chi non è così convinto. Ovviamente la prima cosa che ha fatto è stato togliersi platealmente la mascherina, il che mi fa immaginare che lui sia convinto che la mascherina serva per non rimanere contagiati, non per ridurre la probabilità di contagiare gli altri. Ma non ho voglia di parlare di Trump, stavolta.

Una cosa che in molti si chiedono è come mai i politici, da Boris Johnson a Bolsonaro, da Berlusconi a Trump, sembrano cavarsela molto bene con il covid, a differenza della gente comune. Certo, loro hanno a disposizione strutture mediche di primissimo ordine; ma come mi ha fatto notare il mio amico ed ex capo Franco Guadagni c’è qualcos’altro sotto. No, nessun complottismo; più banalmente, tutti costoro sono controllati giorno per giorno. Con una malattia per cui il rischio maggiore è quello di aspettare troppo prima di curarsi, quando la situazione è ormai compromessa, poter attivare subito le cure è fondamentale. Come vedete, i vantaggi dell’essere potenti sono maggiori di quanto sembra! Ma c’è comunque chi non si fida: Putin preferisce andare sul sicuro

Ultimo aggiornamento: 2020-10-07 09:16

dibattito presidenziale USA

Capisco che vista l’età dei contendenti una lotta nel fango non sarebbe stata praticabile. Però non capisco perché, se le regole del dibattito affermavano che ciascun candidato poteva parlare per due minuti senza interruzioni, nessuno abbia pensato a spegnere i microfoni dell’altro durante quei due minuti.

Ultimo aggiornamento: 2020-09-30 08:59

Trump, tasse e “fake news”

Il New York Times pubblica un’inchiesta dove si vede che sono anni che Donald Trump non paga praticamente tasse (sul reddito, per la precisione). Di per sé la cosa potrebbe essere assolutamente legale, se per esempio le aziende che possiede sono in perdita secca. Qual è stata la risposta del presidente degli USA? Che sono tutte “fake news”.

Ora, una qualunque persona con un quoziente intellettivo normale, o anche un po’ sotto la media, non ha problemi a pensare che per una volta c’è un modo molto semplice di scoprire se sono o no fake news: basta che Trump mostri le sue dichiarazioni dei redditi. Il problema è che buona parte degli elettori repubblicani è ormai convinta che il significato di “fake news” sia “notizia contro di me”; pertanto quella risposta ha perfettamente senso e anzi serve a ricompattare la base. Quello che non capisco io, invece, è un’altra cosa. Noi in Italia abbiamo una legge che obbliga a rendere pubbliche le dichiarazioni dei redditi dei nostri parlamentari. Gli USA hanno ancora oggi una forte componente calvinista che dice sostanzialmente “se guadagni tanti soldo, allora vuol dire che Dio ti premia perché sei un bravo cristiano”. Mi sembrerebbe dunque naturale che anche là si pubblicassero le dichiarazioni dei redditi dei politici, proprio per mostrare a tutti le loro grandi capacità…

Ultimo aggiornamento: 2020-09-28 10:46

Il referendum

Mi aspettavo un 20% di no, vista anche l’affluenza non bassissima. Il 30% circa è parecchio di più. Se poi è vero che gli elettori PD hanno in leggera maggioranza votato no, si capisce come la scommessa di Zingaretti sia stata vinta a un prezzo molto alto.
Poi è vero che su un centinaio di miei conoscenti che avevano espresso le loro intenzioni di voto i sì erano 2 (due), e forse uno aveva cambiato poi idea; ma gli altri 98, come del resto io, erano certi che sarebbe finita così, e si limitavano a tenere alta la bandiera dell’antipopulismo. Spero solo che non siano stati in molti ad avere votato sì “per risparmiare sui costi della politica”…

Ultimo aggiornamento: 2020-09-22 07:33

Abbiamo speso tutto. E quindi?

Occhei, Gianmarco Bachi stamattina diceva che erano stati spesi per i manifesti elettorali, ma si direbbe che Matteo Salvini abbia detto qualcosa di diverso. Il risultato finale però non cambia: i famigerati 49 milioni dei rimborsi elettorali non dovuti sarebbero stati spesi tutti.

Sarebbe troppo facile controbattere al leader della Lega quando elenca le chiusure della Padania e di Radio Padania aggiungendo «Pensate che se avessimo avuto ancora quelle risorse avremmo fatto tutti quei tagli?». Basterebbe rispondere «Magari, invece che spenderli, qualcuno se li è fregati…» Ma questo è un problema della magistratura, e non è con queste frasi a effetto che distogli le inchieste in corso. Il problema mio è invece banalmente politico. Hai speso tutti quei soldi. E quindi? Non ne avevi diritto, e pertanto li devi restituire, come per il momento stai facendo in ottanta comode rate almeno fino a quando il vecchio guscio della Lega esiste. Dovresti semplicemente tacere e dire appunto che li stai restituendo. Ogni parola in più viene dal demonio :-)

Ultimo aggiornamento: 2020-09-17 09:55

Come cambia il sindacalismo

Se non siete dei rider, probabilmente questa notizia non vi dice molto: un’associazione di categoria (quella dei servizi di delivery) e un sindacato hanno firmato un contratto collettivo nazionale. Potrebbe al più sembrare strano che i rider, che poi sono i soggetti in causa, restino autonomi e non dipendenti; ma probabilmente la cosa ha un suo senso (leggi: le aziende continuano a non pagare i contributi, ma almeno viene stabilita una paga oraria minima). Io non sono un rider, ma la notizia mi ha colpito per una caratteristica che non mi aspettavo: il sindacato firmatario è stato l’UGL.

A molti di voi la sigla dirà poco: si conosce la Triplice (CGIL/CISL/UIL), si sa che ci sono i Cobas, magari avete sentito USB che non è il collegamento dati ma appunto un sindacato autonomo. E UGL da dove spunta? Gli anziani lo sanno, e forse anche quei romani che si ricordano che Renata Polverini proveniva da UGL. In pratica questo è il sindacato erede della CISNAL, cioè dei missini. Negli anni ’50 si poteva più o meno dire che CGIL era PCI, CISL era DC, UIL erano socialisti e laici: l’arco costituzionale era completo, ma restava appunto un buco a destra.

Negli ultimi dieci-quindici anni UGL è pian piano diventata mainstream; all’inizio firmava i contratti di settore ma in una sessione separata rispetto alla Triplice (vedi quello telecomunicazioni 2013, poi firmava direttamente (vedi il contratto ponte 2017). Però mi chiedo come mai questa scelta di firmare in autonomia: probabilmente c’è qualche ragione specifica ma non ne ho alcuna idea…

Ultimo aggiornamento: 2020-09-16 18:42

Ah sì, c’è un referendum

A dire il vero domenica si vota anche in sette regioni, ma non ho seguito più di tanto la campagna elettorale. Quello che mi tocca è votare per il referendum confermativo sulla “bellissima” riforma della Costituzione che taglierà di un terzo abbondante deputati e senatori. Riforma che vedrà vincenti i SÌ a larghissima maggioranza, nonostante virtualmente tutta la mia bolla sia per il NO.

Il punto non è tanto il “fantastico” risparmio di un paio di euro l’anno a testa, compresi anche i risparmi sulle spese accessorie. Come si sa, quello che conta è il principio. Al limite fa un po’ specie che i pochi fautori del SÌ che hanno postato tabelle sul numero di parlamentari delle varie nazioni – in genere dimenticandosi della seconda camera che anche le altre nazioni hanno – non abbiano piuttosto calcato su quanto noi li paghiamo, questi parlamentari. Un taglio della spesa si può fare in modi diversi :-)

I veri problemi per me sono tre. Il primo è il bicameralismo perfetto e senza un teorico stop. Non ci sarebbero molti problemi se la Costituzione permettesse al massimo tre passaggi per una legge, con la camera che la propone per prima che può solo approvare o respingere quanto modificato dall’altra, e una divisione delle materie tra le due camere. Quello che succede in pratica adesso è che per non avere un pingpong infinito il governo impone la fiducia su un maxiemendamento, e quindi il parlamento rimane esautorato di suo. Il secondo è il lavoro nelle commissioni, che come sapete sono il luogo dove si dà forma alla legge. Togliere un terzo dei parlamentari significa ridurre di un terzo la dimensione delle commissioni, cioè passare a 16-18 membri al Senato. Certo, ci saranno meno discussioni; ma ci saranno anche meno ideei. L’ultimo punto è il peggiore. Sono decenni che non possiamo più votare per chi vogliamo. I vecchi “paracaduti” per i leader si sono man mano trasformati in listini bloccati, e così non votiamo più per una persona ma per il rappresentante di un partito. La massima espressione di dissenso che si può avere è fare come me che alle ultime politiche ho scelto al Senato una lista sicuramente perdente, pur di non dare il voto a chi era stato scelto dalla coalizione che avrei altrimenti votato. Nonostante i grandi proclami in merito, nessuno ha messo mano alla legge elettorale a parte un passaggio passato praticamente sotto silenzio.

Abbiamo insomma una riforma populistica – nulla di strano visto da dove è partita – che quindi sarà votata come un plebiscito. Ma tanto sono ormai scettico sulla possibilità di fare alcunché di positivo nella politica italiana.

Salvini e il 15% di fatturato

Ho visto gente che diceva di non parlare della topica di Salvini, che ha proposto una flat tax del 15% sul fatturato delle aziende: si farebbe infatti solo il suo gioco. Beh, vista la mia bolla e la mia influenza tipicamente nulla posso tranquillamente parlarne.

Io personalmente non credo che Salvini abbia fatto apposta a dire quella frase per generare traffico – un po’ come succede invece con i suoi endorsement a Nutella o Ringo – e che anzi fosse davvero convinto della cosa. Se vi ricordate, il governo giallo-verde ha in effetti messo una flat tax al 15% sul fatturato… dei liberi professionisti. Costoro hanno ovviamente delle spese, che con la flat tax non possono più portare in deduzione; ma la maggior parte del loro valore aggiunto è data dalla loro competenza, e quindi da qualcosa di immateriale. Dal loro punto di vista, quindi, una tassazione bassa e fissa permette di risparmiare sulle spese di contabilità senza intaccare molto il valore aggiunto. Certo, non possono più ammortare PC o la quota dell’automobile; ma alla fine della fiera può andare loro meglio.

Peccato che gli imprenditori facciano tipicamente trasformazione, il che significa che hanno una quantità di spese per acquisto di materiale a fronte delle vendite dei prodotti finiti. È chiaro che una flat tax ha senso al più se calcolata sul margine operativo lordo; ma la mia impressione è che Salvini – che esattamente come me non ha mai fatto l’imprenditore – non abbia ben presente come funzioni l’economia e abbia semplicemente pensato di ampliare la platea dei fruitori del 15% senza pensare a quello che dice. È solo da vedere se chi imprenditore non è rimarrà o no fulminato sulla via Bellerio…

Ultimo aggiornamento: 2020-09-03 17:08