Archivi categoria: pipponi-2019

Tassa sulla cittadinanza

Da oggi è possibile fare domanda per il reddito di cittadinanza, sperando per i beneficiari che inizi ad essere elargito prima del 29 maggio prossimo venturo: ma non correte, conta semplicemente il mese di presentazione e non il giorno. Leggo però che la cosiddetta “Carta RDC” fornita da PosteItaliane prevede dei costi per le operazioni: un euro per prelievo da Postamat, 1,75 per prelievo da Bancomat, 1 euro per bonifico e 50 centesimi per postagiro.

Non ho voglia di entrare nelle diatribe sul reddito di cittadinanza, e quindi parto dalla definizione data al di fuori dei proclami per la gggente: si è voluta fare una revisione delle politiche del welfare per semplificare. Perfetto. Possiamo anche immaginare che la semplificazione abbia portato alla scelta di un unico soggetto elargitore di RDC, anziché affidarsi alla concorrenza del mercato. Perfetto. Ma a questo punto tratti con questo soggetto (leggi, dai loro un po’ di soldi) in modo che non ribalti le sue spese di gestione sugli aventi diritto. Posso comprendere i bonifici e il bancomat, ma postamat e postagiro sono operazioni interne, non ha senso che vengano pagate da chi evidentemente non ha soldi altrimenti non avrebbe il reddito. È un costo maggiore per lo Stato? Certo. Ma tutta l’operazione Reddito di Cittadinanza è un costo per lo Stato. Si è scelto di farlo, e allora lo si fa bene… Ah no, scusate, stiamo parlando del governo verde-giallo.

La caduta del Celeste

Che Formigoni vada o no in carcere a me importa relativamente poco. Più interessante è stato notare come gli siano rimasti ben pochi amici, nonostante quanto troviamo scritto in Luca 16,8: non è sempre Vangelo, insomma.

A me quello che non è mai piaciuto di Formigoni è stata la sua doppiezza, dalle vacanze generosamente offerte da chi era stato da lui beneficiato con soldi pubblici alla megalomania del Formigonio. Mi chiedo però una cosa a più ampio spettro. Com’è che a Milano mi capita spesso che mi convenga fare un esame medico come privato, perché pago meno del ticket? È solo perché nel modello lombardo alla sanità i fondi pubblici servono per le spese correnti e quindi si può risparmiare sul costo vivo? Purtroppo questo sembra un segreto mantenuto molto meglio di Fatima, che alla fine è stato svelato…

Ultimo aggiornamento: 2019-02-22 10:06

SharingMI

SharingMi è “una nuova iniziativa che promuove soluzioni per stili di vita più sostenibili”. Almeno questo è quanto troviamo scritto nel sito, oltre all’indicazione che il 21 febbraio ci sarà l'”Evento di lancio”.
Ho provato a dare un’occhiata al sito, e non sono ben riuscito a capirne l’utilità. A parte la oramai onnipresente gamification, con le BankoNuts elargite a chi mostra di aver compiuto azioni sostenibili (e vorrei sapere a chi è venuto in mente un nome simile che a me fa più che altro venire in mente le noccioline lanciate alle scimmie in gabbia allo zoo). Vedo che il progetto ha ottenuto fondi europei, c’è tutta una parte dove i negozianti possono partecipare (e quindi pagare, direttamente o indirettamente…) ma quello che almeno per me manca è un vero accesso dal basso. Non è che io aumenti la sostenibilità di Milano andando a lavorare in bicicletta. Lo farei di più se potessi indicare dove ci sono buche sulle strade, oppure semafori girati e che puntano nella direzione sbagliata, o al limite facendo notare idiozie come l’avere disegnato un attraversamento pedonale e ciclistico affiancati, ma collocati opposti rispetto alla pista ciclabile e al marciapiede successivi. A volte c’è un modo per fare le segnalazioni, come per i lampioni A2A, altre volte no, ma comunque manca un’unica app per interfacciarsi con tutti i sistemi senza far impazzire il povero cittadino che vuole contribuire e deve trovarsi la vita più semplice possibile. Ma mi sa che tutto questo non sia abbastanza sexy…

Porta Littoria

Il solito Massimo Manca mi ha fatto leggere questo articolo della Stampa che racconta di un valdostano nato nel 1942 a La Thuile che si è trovato come luogo di nascita sulla carta d’identità “Porta Littoria”.

Prima di dare un giudizio su cosa è successo vorrei fare un esempio personale. Se mio padre fosse ancora vivo e dovesse rinnovare la carta d’identità, quale luogo di nascita si troverebbe scritto? Lui nacque a Carrara San Giorgio, un comune della bassa padovana che non esiste più perché si è fuso con il confinante Carrara Santo Stefano per formare una nuova entità chiamata con ben poca fantasia Due Carrare. Dunque era nato a Carrara San Giorgio oppure a Due Carrare? Certo, se pensiamo a un centenario nato nell’allora Girgenti probabilmente troveremo scritto “Agrigento” e non faremo una piega, vista la continuità del luogo pur con il cambio del nome.
Il punto è che l’Italia è la patria dei legislatori. Penso che siamo tutti d’accordo che al momento della nascita il protagonista della storia si trovava a Porta Littoria, come anche siamo tutti d’accordo che al termine della guerra una legge abbia cancellato le “denominazioni fasciste” tornando ai toponimi ufficiali. Ma cosa dice effettivamente la legge? Se si sono dimenticati di aggiungere un comma per specificare che i nomi del Ventennio vengono eliminati anche retroattivamente per gli usi successivi, tecnicamente quel signore deve avere Porta Littoria come luogo di nascita. Mi starebbe benissimo se il ministro dell’Interno smettesse per un attimo di twittare cosa sta mangiando e preparasse una leggina al riguardo, ma quello è forse chiedere troppo. Sarebbe già più semplice cercare la legge del dopoguerra per scoprire che dice, ma ammetto di essere troppo pigro…

(ah, io per decenni ho abitato in una via parallela a via La Thuile. Però il quartiere nacque dopo la guerra, quindi non ci fu mai via Porta Littoria :) )

Ultimo aggiornamento: 2019-02-13 22:11

Foibe

Quest’anno la Giornata del Ricordo è stata un po’ peggio del solito, con il presidente dell’Europarlamento Tajani che ha mostrato che il suo lato migliore si mostra quando tace; le sue affermazioni (e quelle del Ministro di Tutto e Ancor Più) hanno portato a malumori maggiori in Slovenia e Croazia, con il presidente sloveno Pahor che ha scritto a Mattarella.

Io non ho grandi conoscenze storiche; tutt’al più posso vantare un suocero triestino di padre italiano e madre slovena. Quello che ho capito io è che diciamo fino al 1918 le città costiere istriane e dalmate avevano una buona maggioranza di italianofoni (o forse sarebbe più corretto dire venetofoni), mentre l’interno era tipicamente slavofono. Il crollo dell’impero austroungarico che non era stato previsto dagli italiani quando entrarono in guerra (non che oggettivamente fosse credibile nel 1915) lasciò una situazione di stallo, con Zara annessa all’Italia (e passi) assieme all’interno dell’Istria e al retroterra triestino che di italiano avevano poco. L’italianizzazione forzata che fece il fascismo non aiutò certo la convivenza, così come la seconda guerra mondiale con l’invasione della Slovenia e il regno fantoccio croato. Il risultato pratico furono le foibe, ma non solo: ci fu tutto un sentimento antitaliano che notai ancora nel 1981, quindi decenni dopo la fine della guerra. Questo non lo si può negare, anche se palrare di pulizia etnica mi sembra esagerato, a meno che non chiamiamo così anche tutti gli altri spostamenti di massa conseguenti alla ridefinizione dei confini europei dopo il 1945.

Detto tutto questo, e ricordando che per decenni non si poteva parlare di foibe perché il PCI non voleva, quello che io mi chiedo è se è proprio necessario questo revanscismo. Lo so, è una domanda retorica. Quello che però io vorrei è un ricordo di quei morti in gran parte innocenti ma che non faccia da base per un revanscismo. Si dice congiuntamente “è stata una cosa non bella, non intendiamo più farla” e via. Troppo utopistico? (mi rispondo da solo: sì)

No al 5G?

Stamattina, tra le pubblicità passate su Radio Popolare, ce n’era una di un’associazione contro le antenne per i telefoni 5G. Il mio commento è uno solo: non si sono svegliati un po’ tardi? Secondo loro gli operatori telefonici non si farebbero ridare tutti i miliardi sborsati per poter usare le frequenze, insieme ai soldi spesi per le infrastrutture?

Ultimo aggiornamento: 2019-01-31 15:39

busta numero 1, numero 2 o numero 3?

Ho letto il lancio Ansa sulla maturità 2019, e devo dire una cosa: questo governo ha il coraggio di entrare a gamba tesa su quello che è il punto focale del curriculum scolastico italiano. Certo, sono stati tanti i ministri che hanno riformato la scuola, ma lanciarsi così sulla maturità non è da tutti.
Ma andiamo nel dettaglio. È inutile: proprio non ce la fanno. La riforma è stata annunciata dal ministro Bussetti… con un video su Facebook, evidentemente perché non sapeva come mettere qualcosa sul sito ministeriale. Almeno avesse usato Instagram che è più seguito dai giovani… Ma tanto quello che conta è la spettacolarizzazione, non certo il contenuto. Quanto al contenuto, ammetto la mia ignoranza. Così ad occhio credo che il famoso quizzone non fosse una grande idea – ma magari non è così; la scomparsa della tesina eviterà una serie di copincolla da Wikipedia, ma allo stesso tempo impedirà di vedere chi è davvero bravo (perché potevi anche fartela scrivere da qualcuno, ma nell’esposizione si vedeva se ci avevi faticato e soprattutto se avevi capito quello di cui stavi parlando); la doppia seconda prova scritta sarà un’ecatombe almeno allo scientifico, perché chi fa mai compiti scritti di fisica? (E comunque a quanto pare le simulazioni sono copiate da un manuale usato negli anni ’80 nel biennio universitario…)
Ma quello che mi lascia davvero perplesso è la prima domanda all’orale che verrà sorteggiata. A che cosa serve il sorteggio? A nulla, se non a far venire ancora più ansia al maturando. Si ha paura che i membri interni diano una soffiata agli studenti? Con tre possibilità c’è ancora tutto il tempo di un ripasso veloce per non sembrare completamente digiuno della materia. Si vuole essere il più obiettivi possibile? Si preparino cento domande diverse, le si pubblichi a priori e si sorteggi da lì: a questo punto abbiamo comunque tutto il programma. No, ci vogliono le buste. E magari ci aggiungiamo una valletta in minigonna, tanto per capire qual è la suddivisione dei ruoli.

Aggiornamento: (7:22) niente buste obbligatorie, a quanto pare. Zar è andato a recuperare la circolare ufficiale, dove sta scritto

«la commissione provvede per ogni classe, in coerenza con il percorso didattico illustrato nel documento del consiglio di classe, alla predisposizione dei materiali di cui al comma 1 da proporre in numero pari a quello dei candidati da esaminare nella classe/commissione aumentato di due. Il giorno della prova orale il candidato sorteggerà i materiali sulla base dei quali verrà condotto il colloquio. Le modalità di sorteggio saranno previste in modo da evitare la riproposizione degli stessi materiali a diversi candidati.»

A questo punto presumo verrà usato il sano vecchio sacchetto coi numeri della tombola a cui molti studenti dovrebbero essere abituati. Meno spettacolarizzazione, ma con un altro problema di base che mi ha fatto notare Lorenza: la burocratizzazione estrema. Ora – anche senza tenere conto che la tesina è assimilabile a “parlami di quello che vuoi” – la commissione può tarare la complessità delle domande sul candidato, permettendo ai più bravi di mostrare le proprie capacità e dando una possibilità a chi cima non è ma ha sempre fatto il suo dovere di avere un voto onesto. Con il sorteggio questo è chiaramente impossibile. Ma forse uno deve valere uno.

Ultimo aggiornamento: 2019-01-22 07:59

Cesare Battisti

A metà dicembre le prime pagine dei giornali nostrani erano piene di notizie dal Brasile, con un giudice che aveva sentenziato che il diritto d’asilo concesso da Lula a Cesare Battisti poteva essere tolto da un altro presidente, e l’uscente Temer ha voluto fregare sul tempo l’entrante Bolsonaro per emettere un mandato di cattura… che è finito nel nulla, perché Battisti non è mica rimasto ad aspettare. Poi silenzio: non certo per aiutare le indagini, quanto perché dal Brasile non è arrivata più nessuna notizia.
Premesso che per quanto mi riguarda Battisti non è altro che un efferato delinquente comune abbastanza furbo da essersi reinventato come “terrorista” e così bravo da avere intortato non so quanta gente (a parte Lula, pensate solo alla sua amante Fred Vargas), chi si è lamentato di questa mancata cattura non ha capito una cosa. Ai brasiliani che sono al potere adesso non gliene può importare meno di lui, o se per questo di quello che pensiamo noi italiani. È tipica realpolitik: pensate a tutti i terroristi (veri) che se ne sono stati per decenni in Francia sotto la protezione di Mitterrand e successori con l’accordo non scritto di non piantare casini, o simmetricamente dell’assenza di terrorismo di matrice palestinese in Italia sotto l’egida di Andreotti. Inutile sprecare forze con qualcuno che in questo momento non fa nulla di male: tutt’al piú lo si controlla discretamente per verificare che le cose rimangano in tale stato ma non certo per impedirgli di andarsene via dal paese. Nemico che fugge, ponti d’oro. Come dicevo all’inizio, tutto quello che c’è stato si deve catalogare come politica interna brasiliana, e noi italiani non abbiamo alcuna voce in capitolo.

Ultimo aggiornamento: 2019-01-15 21:33