Ricordate il mio post di ieri su link tax e controllo del copyright? Bene. Oggi la mia azienda mi ha fatto stare a casa, per risparmiare. (Assieme ad altre 29000 persone, non preoccupatevi troppo per me). Così mi è capitato di mangiare al bar con Anna e mi è saltato l’occhio su un articolo in prima pagina, taglio alto, del Corsera: articolo a firma Daniele Manca – che poi ho scoperto essere vicedirettore del giornale – dal titolo Copyright e direttiva Ue, il lavoro intellettuale va riconosciuto (archiviato qui). Mal me ne incolse.
Per chi ha fretta: Manca è stato arruolato nel folto gruppo dei fan della nuova proposta della direttiva europea, insieme agli altri grandi nomi di cui ho dato conto ieri. Ma andiamo nel dettaglio. Riguardo all’articolo 13, quello sull’obbligo di verificare a priori il copyright di quanto caricato dagli utenti, il giornalista ha scritto
«Si fissa cioè il principio che un lavoro intellettuale non perché semplice prodotto della mente, della creatività, che si tratti di uno spettacolo teatrale di una canzone o di un racconto, possa essere tranquillamente scambiato on line senza che al lavoratore venga corrisposto il minimo compenso.»
Confesso che ho dovuto leggere tre volte la frase per comprendere cosa volesse dire: che cioè le opere dell’ingegno non possono essere scopiazzate a piacere e senza pagare chi le ha prodotte. Sorvoliamo sul fatto che a essere pagato non è “il lavoratore” ma chi detiene i diritti: se qualcuno pirata i miei libri il danno è recato all’editore, non a me. Il punto è che quel principio è già – giustamente – sancito nelle leggi attuali: la differenza è che ora è il titolare dei diritti che deve dimostrare di averli, mentre in futuro l’onere della prova finirà sul service provider che dovrà spesso tirare a indovinare e quindi per sicurezza si troverà costretto a censurare cose fuori copyright.
Per quanto riguarda la link tax, Manca spiega che
«la norma è stata battezzata furbescamente come link tax, cosa che non è. Si tratta del pagamento di informazioni, non di tassa. Si prenda il caso dei cosiddetti “snippet”. Molti aggregatori cosa fanno? Mandano in giro i loro spyder [sic], ragni elettronici, che prelevano dai siti di informazione titoli, sommari, foto e qualche rigo di testo, per trasferirli su proprie piattaforme. Anche qui in molti casi senza accordi o pagamenti con chi ha prodotto quelle informazioni.»
Peccato che gli OTT (Over The Top), le grandi corporation contro cui Manca si scaglia perché probabilmente sa che ha facile gioco verso i lettori, non se ne farebbero nulla di copiare semplicemente le righe e quindi mettono esplicitamente i collegamenti ai siti in questione. D’altra parte, si può anche stabilire che non si possono raccogliere gli snippet in nessun caso: basta che sia chiaro che questa scelta significa abolire il diritto di citazione e quindi rendere illegale un post come questo.
La mia domanda è se Manca ha presente tutte queste cose: la cosa peggiore è che temo che potrebbe non essere una domanda retorica.
Ultimo aggiornamento: 2018-06-28 19:42