Archivi categoria: pipponi 2015

Edicole

Lunedì io e Anna siamo passati in via Frisi, e lei mi fa: “Hai presente l’edicola? Beh, non c’è più!” Io stavo guidando e non potevo certo mettermi a guardare. Stamattina però sono passato in bicicletta e ho notato che in effetti l’edicola non c’era più. E intendo proprio fisicamente: non era infatti u negozio, ma un’edicola nel senso etimologico del termine, cioè un chioschetto sul marciapiede che in quel punto è piuttosto ampio. Avevano anche riasfaltato il marciapiede, insomma un lavoro fatto bene.

Sono anni ormai che almeno a Milano le edicole stanno chiudendo: tanto per dire, quella nel mezzanino della metropolitana a Maciachini è serrata da almeno un anno. Ma il processo è generale: questo articolo dell’anno scorso di Silvia Pieraccini afferma che in dieci anni in Italia si è passati da 40000 a 30000 edicole. D’altra parte la gente compra sempre meno quotidiani, e nonostante continui la proliferazione di riviste su tutti i temi immaginabili – e anche alcuni inimmaginabili.. – ho il sospetto che alla pubblicazione non corrisponda un’effettiva vendita, tranne che per gli album di figurine dei Cucciolotti. Quello che mi sto chiedendo è se la cosa (a parte chiaramente per gli edicolanti) è un bene o un male. Hanno senso le riviste cartacee? Esiste un modello di rivista elettronica che permetta agli autori di guadagnare qualcosa? Boh…

Ultimo aggiornamento: 2015-04-01 11:29

Pro-Test e divulgazione scientifica

Ieri ho perso un po’ della mia vita a vedere i commenti a questo status Facebook dove Beatrice Mautino si lamentava di un video – lo trovate in questo post di se-dicente “divulgazione scientifica” fatto dall’associazione Pro-Test.

Da quanto ho capito leggendo i commenti (io il video non l’ho guardato) questo video dovrebbe essere a favore della sperimentazione animale e contro tale Edoardo Stoppa e i suoi servizi televisivi a Striscia la notizia (inutile aggiungere che non guardo né la trasmissione né tanto meno quei servizi) contro i ricercatori che fanno appunto sperimentazione animale. Prima di proseguire, specifico un paio di cose: in questo post non prendo una posizione riguardo alla sperimentazione sugli animali e (ovviamente, visto che non l’ho guardato) non parlo del video in sé ma di come ne hanno parlato quelli di Pro-Test.

Secondo gli esponenti di Pro-Test, il fine giustifica i mezzi: detto in altri termini, le 60.000 visite al video a ieri contano proprio perché sono molte più delle duemila copie che un libro può fare quando gli va bene, e queste visite arrivano proprio perché il video ha come target le persone che guardano Striscia e si abbeverano ai loro servizi malfatti: insomma li si ripaga con la stessa moneta. Rispetto a queste affermazioni ho solo due punti da precisare. Il primo è che le 60.000 visite a quel video sono una goccia rispetto ai tre-quattro milioni di persone che guardano i servizi di Stoppa, e quindi si può fare pari pari lo stesso ragionamento che fanno loro rispetto ai poveri scrittori. Ma soprattutto, non puoi chiamare quel video “divulgazione scientifica”. Lo puoi definire controdisinformazione; lo puoi proporre come un modo per scardinare il monopolio Mediaset. Ma quella non è divulgazione, e chiamarla in quel modo rovina la reputazoine a tutta la categoria dei poveretti che cercano di spiegare le cose sapendo che stanno svuotando il mare con il cucchiaino ma sperando in realtà di insegnare alla gente ad usare anch’essa il cucchiaio, fino a quando ci saranno dieci, cento, mille, un milione di cucchiaini. Probabilmente è un compito impossibile: ma se non ci si prova sarà sicuramente impossibile, e se la gente penserà che video come quello di Pro-Test è divulgazione scientifica avremo sicuramente perso la nostra scommessa.

“iscrizione subordinata”

Cecilia e Jacopo a settembre inizieranno la scuola primaria. Non abbiamo voluto mandarli nella scuola più vicina a casa: sapendo che quella da noi preferita (raggiungibile comunque a piedi, intendiamoci…) aveva sempre molte richieste di iscrizione abbiamo aspettato gli ultimi giorni per vedere se c’era qualche probabilità di entrare nelle loro graduatorie, rigidamente selezionate per distanza. Visto che sembrava che ce la potevamo fare abbiamo messo quella scuola come prima scelta e un’altra scuola ancora sempre nei dintorni come seconda scelta. Qualche giorno dopo la chiusura delle iscrizioni ci è arrivata comunicazione che la nostra prima scelta ha rifiutato i bimbi e li ha smistati all’altra. Fin qui nulla di male.

Giovedì scorso mi arriva la comunicazione che la domanda di Cecilia è stata accettata. Jacopo: non pervenuto. Anche sul sito del ministero – ricordo che tutte le domande sono ormai da farsi online, al limite vai in segreteria e le fai assieme agli impiegati – la richiesta di Jacopo era ancora lì nel limbo. Oggi prima di andare in ufficio passo in segreteria, scopro che la segreteria non è nella scuola dove ho chiesto l’iscrizione ma in un’altra scuola, vado lì e mi assicurano “nessun problema, qui nei nostri file sono segnati ambedue come iscritti”. Oggi pomeriggio mi arriva comunicazione dal ministero secondo cui la domanda per Jacopo è “ACCETTATA – ACCETTAZIONE SUBORDINATA ALLA FORMAZIONE DI UNA NUOVA CLASSE”.

Ora, in entrambe le domande, nello spazio previsto per le note, ho scritto che contestualmente veniva iscritto il gemello. Se entrambe le domande fossero state accettate con riserva, avrei capito. Ma così cosa faccio, iscrivo un bimbo in una scuola e l’altro in un’altra?

Ultimo aggiornamento: 2015-03-03 15:42

Grandi recensori

Come sapete, ormai è usuale che la ggggente possa esternare nei grandi portali le proprie opinioni sugli acquisti fatti. D’altra parte ad Amazon mica importa più di tanto se qualcuno stronca un libro: vorrà dire che il possibile acquirente ne prenderà un altro. Non che io mi aspetti chissà che cosa dalla recensione media, però quella che ho visto l’altro ieri ha superato ogni mio livello. Non cito il nome del recensore né il titolo del libro, ma non dovrebbe essere difficile trovarli.

ho acquistato il libro XXX su consiglio del giornale Le scienze. Come sempre consegna velocissima e imballaggio perfetto.

Incuriosito, ho provato a guardare alcune altre recensioni di quella persona:

l’adattatore usb femmina per YYY è arrivato un giorno prima del previsto, l’imballaggio era perfetto e quindi anche l’adattatore.

(“il buon adattatore si vede dall’imballaggio)

La consegna è stata effettuata nei tempi dichiarati dal venditore, il prodotto è quello originale quindi ottimo rapporto qualità prezzo.

(“ehi! Amazon non vende mica mattoni!”)

Ora, non approvo certo ma capisco chi scrive recensioni in posti dove ci guadagni qualcosa. (Credo che ai tempi ci siano state molte recensioni copiate da posti come Anobii). Ma qua su Amazon non ci guadagni proprio nulla. E allora perché recensire il venditore anziché il prodotto? Mah.

I prezzi dei farmaci

Sabato sono andato a comprare del Froben spray, confezione da 15 ml. Già che c’ero, ho comprato il collutorio con lo stesso principio generico (flurbiprofene), confezione da 160 ml. Ho poi controllato: il principio attivo in entrambi i casi è allo 0,25%. Prezzo dei due farmaci? 9,25 euro e 7,70 euro. A voi indovinare quello che costa di più.

(Per i curiosi: il collutorio l’ho preso per fare il refill dello spray)

grande giornalismo

Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, ha così giustificato il suo tweet dal testo “#VanessaeGreta sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo! @forza_italia”:

“Ho letto la notizia. Mi sono limitato a chiedere se fosse vera. Peraltro, a una persona che mi ha offeso per quelle parole, ho scritto di vergognarsi. E come ho detto a lui, ripeto a voi: un sito riportava che lo avevano detto le due ragazze ai pm. Ho anche scritto che spero non sia vero. Io registro e chiedo. Non ho affermato nulla.”

Ricapitolando: Maurizio Gasparri legge una frase su un non meglio identificato sito, e la prima cosa che gli viene in mente è scrivere un tweet che a suo parere non è un’affermazione (cosa che non sarebbe in effetti stata se si fosse fermato al punto interrogativo). È poi convinto di avere scritto che spera non sia vero: non riesco esattamente a capire dove l’abbia scritto. Tutto questo da una persona che – ricordo – è stata non solo un giornalista ma il condirettore di un quotidiano.

Capite a che triste livello è l’italica stampa?

Ultimo aggiornamento: 2015-01-18 19:54

R.I.P. PostaCertificat@

Come si poteva leggere per esempio su Repubblica, il 17 dicembre scorso l’Agenzia Digitale Italiana ha deciso che il servizio – grande invenzione del grande ex-ministro Renato Brunetta – «sarà progressivamente sospeso per far convergere tutte le comunicazioni di posta certificata su sistemi di PEC standard» (che poi lo standard è solo italiano, ma lasciamo perdere). Con i rapidi tempi dell’italica burocrazia, ieri mattina sulla mia casella di posta certificata è arrivato l’annuncio (e c’è chi come xlthlx non l’ha ancora ricevuto).

Ebbene sì, ho (avevo) una casella di Posta Certificata. In questi anni ho ricevuto quattro messaggi: tre dell’INPS che mi segnalava quanto avevo versato di contributi per il riscatto degli anni di laurea e questo avviso. Insomma, una grande utilità, e posso capire che i costi di gestione di un sistema non standard non valessero la pena. Però c’è qualcosa che non mi torna. Nella penultima riga dell’annuncio trovo scritto (grassetto mio) «Dal 18 marzo 2015, tutti gli utenti CEC-PAC potranno richiedere una casella PEC, gratuita per un anno, inviando un’e-mail all’indirizzo richiestapec@agid.gov.it.» Lasciamo perdere che «Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 maggio 2009 stabilisce che il “Dipartimento per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e per l’innovazione tecnologica” (di seguito DDI), assegni a titolo non oneroso, a ogni Cittadino che ne faccia richiesta, un indirizzo di Posta Elettronica Certificata da utilizzare per tutte le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione.» (grassetto sempre mio). Il punto è che io posso immaginare che mi costi inviare comunicazioni, ma perché mai dovrei pagare per avere il diritto di riceverle? vorrà dire che ricomincerò a passare in posta a ritirare le raccomandate, per la gioia del bilancio statale…

Ultimo aggiornamento: 2015-01-09 13:53

Hanno vinto

“Sì, ma quelli di Charlie Hebdo se la sono cercata”. L’hanno detto dei miei colleghi, l’ha scritto il direttore della sezione europea del Financial Times. Ecco. I due attentatori hanno vinto. Non tanto per avere ammazzato quella gente, ma per avere convinto tanta, troppa gente che bisogna essere “responsabili” ed evitare di provocare.
Tanto per essere chiari, io non comprerei mai Charlie Hebdo, perché trovo volgare buona parte della loro satira. Mi arrabbierei anche se – fuori da questo momento particolare – qualcuno mi sbattesse davanti certe loro vignette; però riconosco il loro pieno diritto di essere in edicola a essere acquistato degli interessati.

E già che ci siamo, non capisco nemmeno perché dovremmo mai chiedere ai “musulmani moderati” di dissociarsi. Un conto sono le figure istituzionali e sociali, perché loro sono un simbolo e i simboli contano. Ma non glielo vado mica a chiedere al poliziotto Ahmed Merabet, né al correttore di bozze Mustapha Ourrad, anche perché non potrò farlo. Ma non lo vado nemmeno a chiedere al mio amico Yagoub, perché so benissimo che la sua idea dell’Islam non contempla per nulla l’omicidio. Proviamo a ricominciare da qui?

Ultimo aggiornamento: 2015-01-08 16:17