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ebreo, mi raccomando.

Mentre stavo facendo le mie ricerche sullo scoop di Libero, sono capitato su questa voce. Niente di che, un abbozzo come ce ne sono a migliaia su Wikipedia. La cosa che mi ha lasciato perplesso è che Jed Sunden era definito ebreo statunitense.

Ora io non so se Sunden sia o no ebreo, né vedo come la cosa possa interessare in alcun modo, anche considerando che né in questa voce né in quella del Kyiv Post c’è un qualsivoglia riferimento relativo alla questione ebraica. Però qualcuno l’aveva scritto. Ho guardato velocemente la cronologia, e ho trovato che è stato l’utente LucaGhiri91, che ha fatto quest’unica modifica senza peraltro accorgersi che nella prima riga della voce (che aveva sette righe in tutto) c’era scritto “revista” anziché “rivista”.

Morale? ricordatevi sempre di accendere il cervello, prima di usare Wikipedia :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-11-19 12:44

“non confacente alla drammaticità”

Come avete probabilmente letto, la sentenza d’appello nel processo contro la Commissione Grandi Rischi in seguito al terremoto dell’Aquila ha assolto sei degli imputati e ridotto la condanna a Bernardo De Bernardinis. Ovviamente non si può dare un giudizio complessivo sulla sentenza senza avere ancora a disposizione le motivazioni: così a prima vista posso solo ipotizzare, anche rileggendo quello che scrissi all’epoca, che De Bernardinis sia stato considerato colpevole per avere detto esplicitamente che “non c’erano pericoli” (invece che “non abbiamo idea di cosa capiterà”).

Radio Popolare ha intervistato Stefania Pezzopane, attualmente senatrice PD e al tempo presidente della provincia dell’Aquila; potete ascoltare direttamente l’intervista e ascoltare il tono di voce, che è di chi sta scegliendo le parole. Bene, analizziamo qualche frase del suo discorso; il grassetto naturalmente è mio.

«E anche questa contraddizione […] tra l’assoluzione di sei dei condannati in primo grado e invece la condanna, seppur parziale, di De Bernardinis fa comprendere che c’è stato davvero un atteggiamento non confacente alla drammaticità degli eventi

Traduciamo quest’ultima frase in italiano corrente: ci sono stati tanti morti, il terremoto è stato un dramma, e quindi dobbiamo trovare i colpevoli e linciarli; assolverli quasi tutti ci toglie il capro espiatorio. Bell’idea di giustizia.
Se non credete che il concetto espresso sia quello, ecco un’altra frase:

«[questa sentenza] contraddice completamente la sentenza di primo grado, che aveva dato soddisfazione alle parti civili e alle famiglie delle vittime».

Quasi un guidrigildo per interposta autorità, insomma. Tra l’altro, come fa rilevare Marco Mucciarelli, in questi anni sono stati fatti vari processi contro chi ha costruito case non antisismiche in una zona sismica, e ci sono state varie condanne: però – chissà perché – non se ne parla mai.

Termino con un suggerimento all’onorevole Pezzopane, che dice anche

«la bontà di queste ragioni è dimostrata dal fatto che in tutte le vicende successive la Protezione civile ha cambiato atteggiamento: non solo non rassicura più, ma addirittura invita agli allerta pure quando non accadono poi i fenomeni naturali».

Secondo voi, quando qualcuno deve scegliere tra il rischio di essere incriminato per non aver previsto un possibile pericolo e il rischio di un procurato allarme che però non verrà mai portato a giudizio, cosa volete che faccia? Bene: ora l’onorevole Pezzopane pensi all’effetto “al lupo al lupo” che si sta verificando, e a cosa succederà quando la gente si stuferà di sfollare di continuo per allerta inutili e morirà per un allerta serio. La scienza non può dare certezze, ma solo segnalare possibilità più o meno probabili; scienziati, divulgatori e politici devono imparare a sapersi spiegare e a fare in modo che la gente non “si fidi di loro”, ma possa farsi una propria idea del rischio.

Ultimo aggiornamento: 2014-11-11 13:50

aspetta aspetta

Ho scoperto che sta per concludersi il processo in primo grado per «minacce aggravate dalla finalità mafiosa» che esponenti del clan dei Casalesi hanno fatto contro Roberto Saviano e Rosaria Capacchione.
Non entro nella logica del processo, perché ovviamente non ho seguito la vicenda. Mi limito a notare che le minacce in questione sono del 2008 e il processo è iniziato nel 2012. Le minacce sono state pronunciate all’interno di un altro processo e quindi non ci sono volute chissà quali inchieste, eppure sono passati quattro anni prima che il processo iniziasse, e altri due per farlo arrivare al primo grado.
Siete sempre convinti che non ci sia qualcosa che non va nell’italica giustizia?

Ultimo aggiornamento: 2014-11-10 11:25

Decrescita infelice

In sei mesi a casa nostra si sono rotti ben due piccoli elettrodomestici: un tostapane (no, era qualcosa di ben più spacchiuso a dire il vero) e il food processor. Per due volte mi sono pericolosamente portato in bicicletta l’elettrodomestico in un centro riparazione (lo stesso, anche se le marche erano Kenwood e Philips: non so bene come funzionino le cose). Per due volte mi hanno detto che la riparazione sarebbe stata troppo costosa; per dire, cambiare il motore del food processor da solo sarebbe costato cento euro, con un rischio di aggiungere un’altra trentina per la scheda; il food processor ha una decina d’anni abbondante e comprarne uno nuovo costerà duecento-trecento euro, il che a questo punto diventa competitivo.

Io però continuo a pensare che ci sia qualcosa di intrinsecamente sbagliato se riparare qualcosa costi più della metà di acquistare qualcosa di nuovo. Non penso nemmeno ci sia un problema di manodopera, qui saremmo comunque a una sostituzione di un pezzo. Come possiamo pensare a una civiltà del riciclo?

(sì, lo so che la riparazione costa la metà di un oggetto nuovo. Ma è improbabile che l’oggetto riparato mi duri altri dieci anni e più: c’è da tenere conto anche questo)

Ultimo aggiornamento: 2014-11-09 16:49

“sentinelle dell’Illinois”

Io non sono affatto d’accordo sul motivo per cui le sedicenti [*] Sentinelle manifestano. Però ritengo che abbiano pieno diritto di manifestare in quel modo, cioè silenziosamente e in modo non violento. Parallelamente però ritengo anche che il “nazista dell’Illinois” Giampietro Belotti avesse lo stesso diritto di contromanifestare come ha fatto, vestito da Grande Dittatore. (Ecco: non avrei usato il Mein Kampf, però. Non serviva a caratterizzare la protesta). Il punto è sempre il solito: spesso i diritti sono in conflitto tra di loro, e bisogna fare una scelta. Posso essere contrario ai matrimoni tra persone dello stesso sesso [**], ma devo avere il diritto di esprimere questa mia convinzione in maniera civile. Posso essere contrario alle Sentinelle in piedi, ma devo avere il diritto di esprimere questa mia convinzione in maniera civile.

[*] nel senso etimologico del termine
[**] per la cronaca io sono contrario al fatto che un matrimonio cattolico abbia automaticamente effetti civili. Per quanto riguarda i matrimoni civili, per me possono essere tra un numero qualunque di persone di qualunque sesso. Se volete, non chiamiamolo più “matrimonio”, così tagliamo la testa al toro.

Ultimo aggiornamento: 2014-10-07 12:03

I ricconi delle mense

Sul dorso milanese del Corsera di oggi c’è un articolo che lamenta il buco nelle casse comunali dovuto alle rette non pagate a MilanoRistorazione per la refezione scolastica: il titolo è “Mense, cinque milioni di rette non pagate” (e qua da buon grammarnazi ho avuto un sussulto: avrebbero dovuto scrivere “Mense, rette non pagate per cinque milioni”) e catenaccio “Il cinquanta per cento degli insolventi sono cittadini nella fascia alta di reddito. «Furbetti e difficoltà burocratiche»”.

Naturalmente chi legge tutto l’articolo scopre che non è necessariamente vero che sono i “ricconi” a essere dei furbetti, ammesso che un ISEE di 27000 euro annui ti faccia diventare riccone. Banalmente, in quella categoria che paga il servizio a prezzo pieno ci sono tutti quelli che non hanno presentato l’ISEE: gente come me per cui tanto sarebbe stata una perdita di tempo, ma anche famiglie non italiane che non hanno capito che dovevano portarlo, e avrebbero pagato molto di meno. Se volete, chi ci guadagna sono quelli come me: se i conti di MilanoRistorazione sono fatti sulle rette teoriche, avere più gente a retta piena fa abbassare il totale, lasciando che sia il comune (cioè tutti) ad appianare il buco.

Quello che mi chiedo è: non sarebbe più semplice rendere obbligatoria la presentazione dell’ISEE o almeno di un’autodichiarazione nei casi come il mio in cui è comunque più alto? A questo punto magari è più facile spiegare la necessità di farlo…

Ultimo aggiornamento: 2014-09-22 13:02

Curzio Maltese, lo stakanovista

[vignetta] Diamo il beneficio d’inventario a questa notizia, che Libernazione recupera da Dagospia: Curzio Maltese, fresco europarlamentare, ha fatto non proprio gentilmente notare a Repubblica che non il quotidiano non può metterlo in aspettativa – e senza stipendio – durante il suo mandato. Lui gli editoriali glieli scriverà, e quindi vuole essere pagato.

Quello che non mi va giù di tutta questa storia, se è vera, è semplice. Se uno fa il parlamentare lo dovrebbe fare a tempo pieno: paradossalmente la parte meno importante del lavoro è quella che si fa in aula, ma uno deve capire cosa vuole la gente, studiarsi le leggi che vuole proporre e capire quelle proposte dagli altri, e così via. Per quello è giusto che sia pagato, e anche parecchio; ma se si mette a fare un secondo lavoro significa che non sta facendo bene il suo primo.

(O forse qualcuno vuole insinuare che dopo anni e anni e anni di duro lavoro Maltese i suoi editoriali li scrive in mezz’ora scarsa mentre guarda la partita?)

Aggiornamento: (22 settembre) Trovate qui i comunicati ufficiali del CdR di Repubblica.

Ultimo aggiornamento: 2014-09-22 13:07

Il supermercato degli ebook

Non so se avete seguito la lotta tra Amazon e un gruppo di editori, con Hachette in prima fila: in caso contrario potete trovare qui la cronistoria in inglese e qui in italiano. In poche parole, Amazon vuole che il massimo prezzo di (quasi tutti gli) ebook sia dieci dollari (ok, 9.99$ – il marketing è quel che è), mentre i grandi editori vogliono che ci sia libertà di alzare il prezzo. Hachette e soci avevano stretto un accordo con Apple per vendere gli ebook con una percentuale fissa del 30% al negozio virtuale, ma lasciando la decisione del prezzo finale all’editore; un giudice americano ha però bloccato la cosa con l’infamante accusa di essere un cartello. Amazon ha poi iniziato a boicottare i libri di quegli editori, impedendo i preordini e rallentando anche gli ordini di libri cartacei; Hachette ha fatto pubblicare ai suoi grandi autori una lettera aperta sui maggiori quotidiani USA.

Ora Letizia Sechi segnala un nuovo punto di vista, quello di Clay Shirky, che dice più o meno “non è un caso che la campagna sia stata soprattutto contro Amazon, perché è difficile dare ragione agli editori”. Non riesco a seguirlo molto quando dice che gli editori si sono fatti legare da soli le mani da Amazon, perché hanno accettato di mettere il DRM nei loro testi elettronici; in fin dei conti possono scegliere quando vogliono di pubblicare versioni in formato mobi senza DRM, e se non fosse possibile venderli sugli store (perché, chessò, quelli vogliono solo epub oppure vogliono anche loro DRM) il problema non si porrebbe comunque. Mi preoccupa poi l’idea shirkiana che si tenda a un modello dove scrivere un libro dà prestigio zero, non foss’altro che perché ho fatto tanta fatica a farmi pubblicare :-). Ma non è di questo che volevo parlare, bensì del “modello supermercato”.

Il Disagiato ieri ha scritto un post che racconta della pubblicità del “prodotto libro”. Marco Calvo mi aveva segnalato qualche giorno fa questo lungo reportage, un po’ datato ma comunque utile. Il punto è che scriviamo troppi libri, e quindi spariscono in quasi ogni caso: se nella lotta di cui sopra vinceranno gli editori rimarremo bloccati su un modello vecchio, ma non è che se vincerà Amazon ci sarà chissà quale vantaggio per il lettore (occhei, quelli che ci perderanno di più saranno i grandi autori, immagino). Dal mio punto di vista la situazione è semplice: se ci sono lettori pronti a spendere tanti euro per un ebook, lasciateglielo comprare. Non è un boicottaggio che cambierà le cose. Diciamo che non vedo una grande differenza per il lettore tra il modello “supermercato” di Amazon, dove il libro è effettivamente un oggetto come un altro e l’ebook è un oggetto che non occupa spazio sugli scaffali, e il modello “boutique” dei grandi editori, dove il libro è un oggetto di culto che trae la sua importanza dal prezzo alto. Insomma, perché tifare per una parte o per l’altra?