Archivi categoria: pipponi

La reticenza di Amazon

(continua da qui)
Stamattina mi è arrivata una mail da notifica@amazon.it col testo

Sulla base delle informazioni contenute nel Suo modulo di notifica, i seguenti articoli saranno rimossi dal sito Amazon.it:

ASIN: B00WDCM6ZU (kindle)

Solitamente ci vogliono dai 3 ai 4 giorni perchè l’offerta scompaia dal nostro catalogo. Siamo convinti che questo risolverà la questione.

e la solita pappardella pseudolegale

Resta inteso che tale azione non è in nessun momento ascrivibile alle responsabilità di Amazon.it ed è intrapresa senza pregiudizio verso i diritti, i provvedimenti o le difese di cui Amazon.it e i suoi affiliati potrebbero essere titolari (ciascuno dei quali è espressamente riservato).

Tutto a posto, insomma? Per niente.

Il problema non è tanto il mio libro, che probabilmente non ha venduto neppure una copia. Poiché io non sono troppo paranoico, immagino che quello non sia l’unico caso. Non per nulla io avevo chiesto di notificare all’autorità competente ai sensi del D.lgs. 70/2003 la violazione segnalata e di fornirmi le generalità esatte del venditore e i dati di vendita; cosa che Amazon si è ben guardata dal fare. A questo punto l’idea di base sarebbe fare un reclamo ad AGCOM usando il famigerato regolamento antipirateria che l’autorità si è creata da sola, dando una nuova interpretazione al potere legislativo in Italia. Peccato che per compilare il modulo sia necessario avere un indirizzo PEC: motivo in più per notare come il regolamento sia a senso unico.

Cosa succederà ora? vedremo…

Aggiornamento: il libro è sparito martedì alle 19, insomma quaranta ore dopo la loro segnalazione. Niente male per un’opera digitale. Però è anche sparito da amazon.com :-)

Ultimo aggiornamento: 2015-06-18 15:46

Umberto Eco, internet e gli imbecilli

Yawn. Direi che questo è il commento più adatto all’esternazione di Umberto Eco, che a margine della sua laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei media affermava «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Lo sbadiglio è perché sono anni che ripete le stesse cose contro Internet, dimenticandosi – come fa notare il peraltro direttore del Post Luca Sofri – che le imbecillità che arrivano in rete sono tipicamente prese dalla stampa e dalla televisione. Ma lo sbadiglio è anche perché la frase in questione è indubbiamente vera, ma non significa nulla.

Tra i commenti che ho letto credo che il giudizio che Pasolini diede di Eco quasi mezzo secolo fa in un’intervista fattagli da Oriana Fallaci sia illuminante: «Considera gli italiani: sono sempre padroni del sapere, anche quando sono ignoranti. Non c’è mai un attimo di timidezza, negli italiani, verso il sapere. Un tipo come Umberto Eco, ad esempio. Conosce tutto lo scibile e te lo vomita in faccia con l’aria più indifferente: è come se tu ascoltassi un robot.» Eco è della scuola che pensa che ci siano i docenti e i discenti, e che solo i primi abbiano diritto di parola (e ovviamente ragione su tutto ciò che dicono, perché se uno sa allora sa tutto di tutto). Gli imbecilli ci sono sempre stati e ci hanno sempre invasi. Prima di Internet scrivevano appunto sui giornali, e prima ancora convincevano magari la gente ad andare in guerra “perché era giusto così”.

La tecnologia è neutra: sta a noi imparare ad usarla, e giudicare quanto valgono le affermazioni di chi stiamo leggendo. Quello sì che è importante: il diritto di parola ce lo possono avere tutti, io però rivendico il diritto di scegliere chi ascoltare. Ma mi sa che Mario Tedeschini Lalli abbia proprio ragione, quando con perfida cattiveria fa balenare il pensiero che i suoi colleghi giornalisti hanno fatto con Eco la stessa cosa che facevano con Berlusconi: hanno lanciato l’esca sapendo che l’interlocutore avrebbe mangiato anche amo e lenza, se non addirittura la canna da pesca. Almeno queste sue banalità sono meno da facepalm delle barzellette dell’ex PresConsMin.

P.S.: mi meraviglio che Eco non abbia citato questo racconto.

Ultimo aggiornamento: 2015-06-11 16:03

precettazioni di precetto

Praticamente all’ultimo minuto, ieri sera il prefetto di Milano ha precettato i dipendenti ATM che avrebbero dovuto scioperare domani. Il tutto in una giornata tutto sommato tranquilla, con le scuole che sono terminate, in un giorno diverso dal venerdì e con le previsioni meteo buone. Perché? Perché c’è Expo.

A me pare che queste precettazioni rafforzino semplicemente i sindacati autonomi che stanno continuando a tirare la corda: se fossi un sindacalista della Triplice farei pressioni sul prefetto perché non precettasse i lavoratori. Tanto chi arriva da fuori può tranquillamente prendere il treno per arrivare in Fiera :-)

Ultimo aggiornamento: 2015-06-10 11:06

L’arretratezza del Comune di Milano

[schermata comune di milano]Ieri ho iscritto i gemelli al servizio doposcuola del Comune di Milano. Non è stato banalissimo. Posso anche riconoscere che è colpa mia se in questa pagina mi dicono “La prenotazione si effettua esclusivamente on-line collegandosi al sito : www.comune.milano.it/prepostscuola” e io ho continuato ad aprire quella pagina, tornando al punto di partenza: in effetti se avessi guardato sulla barra destra avrei potuto vedere quell’ENORME banner “iscriviti online”.

Una volta accortomi della mia sbadataggine, ho proceduto con la compilazione dei moduli, smadonnando un po’ perché la fascia rossa se ne sta ferma in cima alla pagina e copre un pezzo di testo; ma di nuovo lì è colpa mia. Non è però colpa mia la scoperta che l’unico modo per pagare il servizio è compilare un bollettino postale. Evidentemente, nonostante il modulo possa essere compilato solo online, il concetto di poter pagare online un bonifico è alieno alla cultura di Palazzo Marino. E non venitemi a dire che i bollettini si possono pagare online. Certo, così oltre alla tassa per pagare il bollettino devo anche pagare una tassa per il privilegio di farlo dalla tastiera del mio computer.

Ma quel che è peggio è che nel bollettino, a parte i miei dati anagrafici, ho dovuto scrivere una spataffiata di roba che non mi ci stava nemmeno nel modulo: il conto corrente è infatti intestato a «Comune di Milano – Settore Servizi Scolastici ed Educativi – Servizio Tesoreria» e la causale deve contenere «nome e cognome del minore, Scuola Primaria di Via Crespi Benigno, 1 classe frequentata 1 servizio Prescuola, n° identificativo di prenotazione nnnnnn»; no, non bastavano cognome nome e identificativo. Bene, pensate forse che al Comune di Milano – come fa per esempio l’INPS – abbiano pensato che nel pdf della domanda avrebbero potuto aggiungere un bollettino precompilato, sì da far fare meno lavoro a tutti? Macché. Troppo complicato.

Però non sono costretto a mandare via fax la scansione dei bollettini pagati: è accettato anche l’invio per posta elettronica. Visto che siamo già nel futuro?

Ultimo aggiornamento: 2015-06-05 11:06

Addio SMS

Il signor Google Calendar mi ha scritto l’altro giorno segnalandomi che tra un mese eliminerà il servizio di reminder via SMS, per il quale usava non so quanti numeri di telefono diversi (ma non poteva fare direttamente un accordo con qualche operatore?) Motivo: ormai hanno tutti gli smartphone e quindi i messaggi se li possono leggere via mail.
Lavorando sul backoffice della gestione SMS, posso assicurare che i messaggi person-to-person spediti calano del 20% l’anno, presumibilmente in favore di Whatsapp (su, chi di voi usa Telegram?); però i messaggi application-to-person sono ancora in lieve crescita. La mossa di Google è insomma pittosto spiazzante, anche se immagino il mercato americano sia diverso da quello europeo e soprattutto inviare SMS era comunque un costo: se uno ha un piano Google a pagamento, le notifiche SMS restano eccome.

Quello che se volete trovo strano è che nonostante tutto l’email continui a seguire una sua strada: gli instant messages hanno infatti aggiunto di default le metainformazioni degli sms (avete presente le spunte semplici e doppia?) mentre le notifiche per le emailsono sempre rimaste facoltative e poco usate, anche quella di consegna al server che pure è immediata. Misteri…

Offerte commerciali

Vale la pena di leggere l’intervista a Gianfranco Battisti, direttore AV di Trenitalia, che è apparsa oggi sulla Stampa, riguardo all’aumento del costo dell’abbonamento Frecciarossa Torino-Milano (“ma la prenotazione sarà gratuita!”). Già è interessante la frase finale «Il nostro indice di puntualità sotto i 15 minuti è del 97%». Se quello è l’indice globale dei Frecciarossa, ai pendolari Torino-Milano la cosa è ininfluente; se è l’indice della tratta Torino-Milano (50 minuti di viaggio) non è che sia un bel risultato.

Quello che mi stupisce è che venga affermato che «I pendolari devono rimodulare le proprie abitudini in base al modello di offerta possibile. Non possiamo reggere economicamente un modello di trasporto ad alta velocità nato per collegare città a medio e lungo raggio solo con il servizio pendolare» e che «Dal punto di vista economico e di disponibilità della rete, in quella fascia oraria, non si può aumentare la frequenza o la composizione di un treno ad alta velocità nato per le lunghe distanze». Quanti treni ci sono sulla tratta AV Torino-Milano? Non sono capaci di farsi dare una traccia in più sulla parte storica? (visti i coefficienti di riempimento indicati da Battisti, non serve di più). Possiamo discutere su un modello in cui Torino è diventata la città-dormitorio di Milano, ma allora il problema nasce alla radice: Trenitalia non dovrebbe fare abbonamenti AV, e accettare l’assalto alle sue sedi. Oppure, visto che gli altri treni hanno un coefficiente di riempimento del 30% ed evidentemente non hanno a disposizione un treno da aggiungere, possono fare prezzi differenziati anche per gli abbonamenti: prezzo totale bloccato e cinque euro in più a tratta nell’orario di punta. Ma forse così non si guadagnerebbe abbastanza.

Ultimo aggiornamento: 2015-05-29 17:07

Erbe e fasci

Io non ho nulla in contrario a chiudere in cella l’automobilista che ha ammazzato una donna, e poi buttare via la chiave. È solo un caso che ci sia stata una sola vittima (che comunque è un morto di troppo), visto quello che è successo. Però il fatto che il tipo sia di etnia rom non è né un’aggravante né un’attenuante, almeno per quanto mi riguarda. Statisticamente i rom commettono più reati di persone di altre etnie? Bene, statisticamente avrò più carcerati di etnia rom. Ma in questi casi non vale certo il sistema maggioritario. E se mai dovesse passare un principio simile, esigo e pretendo che i proprietari di Audi nere siano incarcerati a priori. Non è stato il caso dell’altro giorno, ma io mi sento sempre in pericolo quando ne vedo una.

(Nessun riferimento a Matteo Salvini nel testo di questo post. O forse anche lui ha un’Audi nera?)

Ultimo aggiornamento: 2015-05-29 16:48

Uber Pop

I tassisti non sono tra le mie categorie lavorative preferite, e ritengo che i blocchi sul servizio Uber fatto dalle auto NCC – dover sempre partire dal loro garage – sono pretestuose. Però non vedo nulla di strano nella sentenza del tribunale di Milano che ha bloccato il servizio Uber Pop, quello insomma che poteva fare praticamente chiunque.

Il punto non è la concorrenza sleale. È che in un modo o nell’altro chi ha una licenza da taxi (o da NCC, del resto) ha dei controlli che non vengono evidentemente fatti per un automobilista qualunque. Che poi Uber Pop sia una fregatura per chi fa l’autista è un’altra storia :-)

Ultimo aggiornamento: 2015-05-26 20:51