Archivi categoria: pipponi

Intendetevi ammoniti

Dalla scuola ci è arrivata da firmare l'”Autorizzazione per l’utilizzo dell’immagine e della voce” per Cecilia (Jacopo al momento non risulta pervenuto). Non solo non ho capito cosa succede se noi non dessimo l’autorizzazione – mandano via i bambini quando riprendono le immagini? Fanno una postproduzione pixellando i volti dei virgulti? – ma soprattutto viene esplicitato questo: (le virgole sono tutte del Dirigente Scolastico)

N.B.: Si informa che tali eventi potrebbero essere ripresi, in forma audio e/o video, da parte di terzi non autorizzati dall’istituzione scolastica, quali, ad esempio, genitori degli alunni partecipanti. I terzi di cui sopra si intendono ammoniti in ordine al divieto di duplicazione delle riprese effettuate ed alla diffusione delle medesime in ogni forma e luogo.

Diciamo che se non ci prendessero per i fondelli sarebbe meglio. Perché dobbiamo firmare per dire che sappiamo che tanto di privacy non ce n’è per niente?

Ultimo aggiornamento: 2015-09-30 20:22

Il peso degli elettroni

Grazie a MLOL mi sono preso in “prestito elettronico” Il museo dei numeri – si sa, bisogna sempre controllare cosa scrive la concorrenza. Bene, ho scoperto che l’epub del libro è di 123 megabyte. No, non è un problema di DRM: semplicemente questo è un libro con molte immagini che hanno il loro bel peso e quindi il risultato finale è diventato enorme.
Ora, io leggo il libro su un tablet da 10 pollici e tra quindici giorni esso svanirà come la carrozza di Cenerentola, a causa del DRM; in fin dei conti la cosa mi importa poco. Ma chi legge il libro sul Kobo [*] e quindi vedrà ben poco delle figure, oltre ad avere un dispositivo che magari ha solo 2 GB di spazio e quindi sarà occupato per il 6% da un singolo file, che farà? Non sarebbe stato più intelligente dare a disposizione due versioni, quella ad alta risoluzione e una a risoluzione minore?

[*] MLOL ha a disposizione solo la versione .epub, quindi il Kindle non lo può leggere

bar con annessa libreria

Ho letto questo articolo del Post e mi sono restati una serie di dubbi. Premessa: non conosco la libreria citata nell’articolo (che è dalla parte opposta di Milano rispetto a casa e ufficio) e le auguro ogni bene. Però mi sembra strano che si scriva come una grande novità che «i libri che provengono direttamente dalle case editrici più piccole […] vengono venduti con la formula del conto deposito», cosa che credevo fosse lo standard editoriale – anche perché altrimenti si ha poca voglia di occupare spazio in libreria per un libro magari poco conosciuto che non si sa se si venderà. È più probabile che appunto la differenza con le altre librerie indipendenti stia nel fatto che trattino direttamente anche con i piccoli editori.
L’altra cosa che mi torna poco è che «la tavola fredda porta il 60 per cento degli incassi totali». Io non ho nulla contro i bar nelle librerie, anzi li trovo una cosa davvero carina. Però a questo punto non è la libreria che ha un bar associato, ma è il bar che ha associata una libreria, il che non è molto bello per il concetto di libreria in assoluto, indipendente o di catena. Che ne pensate?

Notizie che erano un po’ diverse

Probabilmente a inizio agosto eravate in ferie, e non avete letto questo mio pippone sul quarantacinquenne finito in coma dopo un’aggressione omofoba, insieme a tutti i miei dubbi.
A quanto parrebbe – permettetemi sempre di usare il condizionale… – la storia non era proprio quella. Il tipo è stato aggredito non perché creduto gay ma per aver fatto apprezzamenti su una delle ragazze delle tre persone sul bus che – incredibile dictu – non erano sudamericani ma genovesi doc del ponente.
Dite la verità: pensavate davvero che le cose fossero come erano state descritte un mese e mezzo fa? (Ah: stavolta non è un post contro i giornalisti, tranne al più Gramellini. Non ho abbastanza informazioni per poter dire se quella ricostruzione farlocca era stata richiesta dalla polizia per semplificare le indagini. Mi limito a far notare come non sia poi troppo difficile notare incongruenze in certi racconti)

Ultimo aggiornamento: 2015-09-21 17:54

La distruzione del Colosseo 2

Scusate se ritorno sul fatto, ma questo articolo del Corriere mi ha fatto cascare le braccia. Non solo per l’erroraccio nell’indicare la fine dell’assemblea alle 23 e non alle 11 (o per usare “guardian” come traduzione di “custode”. Io, che l’inglese non lo parlo, avrei scelto “keeper” o “warden”, probabilmente sbagliando lo stesso, ma mi aspetterei che qualche anglofono lì ci sia.

Il punto è nel testo dell’articolo, che scrve «Eppure il personale di custodia del Colosseo è incorso nel clamoroso errore:». Pensateci: chi è che deve mettere avvisi? I lavoratori o i manager? Che ne direste se qualcuno segnalasse con lo spray le buche stradali e ci si lamentasse per la modalità scelta? Sarebbe stato lui a fare le buche? Lascio ai miei ventun lettori decidere se la redazione romana del Corriere ha scelto apposta di dare la colpa del cartello a chi quel cartello non avrebbe dovuto metterlo, e vi segnalo un articolo più serio.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-19 21:17

La distruzione del Colosseo

Non so voi, ma a me tutta questa scena sulla chiusura del Colosseo causa assemblea, con per esempio i primi dieci minuti di rassegna stampa di radio Popolare, mi paiono un po’ strani ed esagerati, se non preoccupanti. Mi limito a segnalare due cose.
Da noi in Telecom ci sono gruppi di lavoratori che devono comunque essere reperibili. Come si fa allora con le assemblee? Semplice: sono sempre fatte doppie, una al mattino e una al pomeriggio, per permettere a tutti i lavoratori di partecipare – come da loro diritto, ci sono mi pare dieci ore l’anno nel contratto – e allo stesso tempo non bloccare il servizio. L’assemblea è infatti cosa ben diversa dallo sciopero.
L’assemblea inoltre non era stata indetta improvvisamente ma secondo regole una settimana prima. Vogliamo parlare della dirigenza che non si è preoccupata di segnalare alcunché? Quando c’erano assemblee all’asilo, lo sapevamo tutti perché c’erano gli avvisi. Se tu hai venduto un biglietto per una certa data, dovresti anche avvisare chi ha comprato il biglietto dei possibili disagi, no?

P.S.: È vero che in Italia i sindacati, chi per una ragione chi per l’altra, si comportano diciamo in maniera subottimale. Ma ci terrei a far presente che la controparte, la Confindustria, ha Squinzi. Pensateci un po’ su, prima di abolire i sindacati.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-19 10:54

Nuove religioni

Stamattina mi è stato segnalato questo articolo di Mariano Tomatis su Wu Ming: La «neutralità» che difende Golia. Scienza, feticismo dei “fatti” e rimozione del conflitto. Arrivato faticosamente al termine del muro di testo – ma da Wu Ming se non si scrivono almeno ventimila battute si viene considerati delle nullità? – mi pare di aver capito il motivo per cui Tomatis stronca il libro di Dario Bressanini e Beatrice Mautino Contro natura, che racconta tante cose a proposito di cibi “bio” e OGM viste da un punto di vista scientifico. Scrive Tomatis:

Con quale credibilità il giornalismo scientifico può definirsi neutrale? E più in generale, il lavoro del giornalista scientifico è compatibile con l’espressione di una chiara e argomentata posizione politica?

e potete immaginarvi la risposta. Cito ancora dall’articolo di Tomatis:

Quando sostengono – con argomenti peraltro solidi – che alcuni OGM «non fanno male», Bressanini e Mautino si riferiscono esclusivamente agli effetti valutabili dal punto di vista scientifico: essi, infatti, non ritengono sia compito di un divulgatore estendere l’analisi agli aspetti politici e sociali della questione e che – anzi, il divulgatore scientifico che si avventurasse in un compito del genere si corromperebbe automaticamente, trasformandosi (orrore!) in “attivista”.

Ora, se Tomatis avesse scritto “Scientificamente gli OGM non danno alcun problema, ma bisogna considerare che esistono anche effetti non misurabili scientificamente e sono parimenti importanti” la sua sarebbe stata una posizione assolutamente lecita: si può essere a favore o contro di essa, ci si può discutere e così via. Ma quello che afferma Tomatis è altro [NOTA: questa è una mia parafrasi e non testo di Tomatis. Leggete l’aggiornamento sotto]: “Non importa che scientificamente gli OGM non danno alcun problema, perché hanno anche effetti non misurabili scientificamente e se fai solo fact checking stai facendo disinformazione”. E qui io non ci sto.

Ci sono i fatti, e ci sono le interpretazioni dei fatti. Lo stesso fatto può essere interpretato in più modi, e le interpretazioni possono essere opposte. Poi ci possono essere interpretazioni che vengono stabilite come uniche e indiscutibili. Anathema sit: molte religioni funzionano in questo modo. C’è anche chi prende la scienza come religione: i fatti devono avere quella interpretazione. Dal mio punto di vista non c’è molta differenza tra la “religione della scienza” e un’altra religione. Ma Bressanini e Mautino non dicono questo: Tomatis cita la frase di Bressanini

«in generale secondo me ci si deve astenere da dare consigli di comportamento. Qualsiasi. In questo senso il fack checking deve essere “solo”. Non sta a me giudicare o dire che [è] “meglio” questo o quel comportamento sociale.»

Presupponendo che questo punto sia chiaramente spiegato anche nel libro – che non ho letto, confesso – io non vedo nulla di male in questo approccio, anzi. Gli autori esplicitano che si limitano a esporre e documentare fatti, e che non è loro compito né interesse dettare la linea. Tomatis sceglie invece di mettere insieme fatti e interpretazioni, promuovendo queste ultime a fatti: chiaramente con questo approccio non può che arrivare la stroncatura, perché il libro non solo è incompleto, ma permette al lettore di cascare nell’eresia, fuori dalla religione dei Wu Ming. La reductio ad Palestinam del testo ne è chiara prova.

Ma questo significa che non si può discutere sul valore degli OGM perché scientificamente è provato che non c’è differenza con le specie viventi che non sono state sottoposte a modificazione genetica in laboratorio? Ma figuriamoci! Certo che si può discutere, e anzi credo che se ne debba discutere. Però la discussione non ha nulla a che fare con il contenuto del libro di Bressanini e Mautino. È come se si discutesse del piacere o meno di fare le vacanze in alta montagna, e lamentarsi perché ci viene fatto notare che la quantità di ossigeno a 2000 metri è minore di quella a cui siamo abituati. Mica significa che quindi non si deve andare al Sestriere, no?

Aggiornamento: (3 settembre) Sono stato accusato su Twitter di aver fatto un “virgolettato-caricatura”, concetto che mi sfugge. (Anzi, no, forse ho capito il busillis. La frase “Non importa che scientificamente gli OGM non danno alcun problema, perché hanno anche effetti non misurabili scientificamente e se fai solo fact checking stai facendo disinformazione” è una mia interpretazione di quanto scritto da Tomatis. Per me i “virgolettati” sono quelli inseriti come citazione, che sono naturalmente copiati verbatim dal post originale. Rileggendomi ho capito il problema e mi scuso con Tomatis)

Le mie conclusioni possono naturalmente essere errate: ognuno può leggere però l’articolo originale e trarre le sue conclusioni. Rileggendo per l’ennesima volta il post originale posso dire che Tomatis è contrario al pensiero di Bressanini e Mautino scrivendo «essi, infatti, non ritengono sia compito di un divulgatore estendere l’analisi agli aspetti politici e sociali della questione», e visto che questa frase sta nella parte dell’articolo dedicata a Contro Natura immagino sia parte della critica al libro.

Poi probabilmente ho sbagliato analisi: quello che Tomatis dice (rectius: quello che ho capito all’ennesima lettura) è che in realtà Bressanini e Mautino fanno finta di essere neutrali ma in realtà prendono posizione a favore delle multinazionali (vedi il caso Schmeiser). Il mio commento però non muta: se stiamo parlando dei motivi scientifici pro o contro gli OGM, tutto quello che non fa parte dei motivi scientifici non ha cittadinanza. Poi Bressanini e Mautino hanno usato argomenti retorici nel libro? È possibile (ripeto, il libro non l’ho letto). Io ho usato qui argomenti retorici? È certo. Tomatis ha usato argomenti retorici? È certo anche quello.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-03 10:58

Grandi opere letterarie

Ieri ho scoperto che Raffaele Sollecito pubblicherà a ottobre per i tipi di Longanesi il libro Un passo fuori dalla notte : Tutto quello che non avete immaginato su di me. Presumo che venderà il suo bel numero di copie. Io non sono invidioso per questo: lo posso al più essere per Carlo Rovelli e le sue Sette brevi lezioni di fisica. Ma non riesco a fare a meno di pensare che se non solo la gente non legge, ma quando legge preferisce questa roba “perché è vita reale” a un giallo o un poliziesco siamo messi davvero male.

(Presumo anche che il libro sia stato tra le mani di un ottimo editor: con tutta la sua aria da intellettuale, mi sa che Sollecito non abbia uno stile di scrittura entusiasmante)

Ultimo aggiornamento: 2015-08-26 13:34