Archivi categoria: pipponi

Che schifo

Su Facebook hanno commentato questo tweet di Don Winslow, che ho scoperto essere uno scrittore americano di polizieschi. Winslow dà senza mezzi termini della escort a Melania Trump.

Il mio giudizio sulla First Lady statunitense è pessimo. Sono convinto che abbia più pelo nello stomaco di suo marito – e ce ne vuole… – e non mi stupirei affatto se fosse stata lei a convincere Trump a candidarsi alla presidenza per soddisfare la propria sete di potere. Detto ciò, un attacco come quello mi fa semplicemente schifo: non solo perché avviene per interposta persona, ma soprattutto perché mostra un’ipocrisia unica. Che Melania Trump abbia o no avuto “clienti” è stata una sua (e loro) libera scelta, e non vedo che ci sia da sindacare.

Ultimo aggiornamento: 2020-08-19 15:28

Feriae Augusti

Quest’anno c’è una quantità di gente nella mia bolla che ci tiene a far sapere al mondo tutto che anche Ferragosto, come Natale e Pasqua, è una festa pagana scippata da Santa Romana Chiesa. Evidentemente hanno tutti bisogno di dire qualcosa di nuovo.
Solo che mentre Natale e Pasqua sono nomi di feste cristiane, Ferragosto no. E credo che la maggior parte della gente abbia giusto qualche lontano ricordo “dell’Assunta”, per il Palio di Siena, ma nulla più. E allora perché lamentarsi?

Ultimo aggiornamento: 2020-08-15 20:25

il bonus IVA ai parlamentari

Siamo in agosto. Fa caldo. Ma questo non significa dover stare dei giorni a parlare dei cinque parlamentari che hanno ottenuto i 600 euro di bonus durante il lockdown, in quanto partite IVA.

Io non sono così complottista da pensare che tutta la manfrina è nata perché i NO al referendum sul taglio dei parlamentari stavano crescendo. Lo sapete, io sono per il NO, ma so benissimo che arrivare al 15% sarà grasso che cola. Potrei al limite pensare che qualche capo di pentastellati abbia tirato fuori la storia per ricompattare i suoi, ma non me ne può fregare di meno.

Il punto è che il decreto bonus è stato promulgato senza nessun limite ai riceventi, e secondo me hanno fatto bene a farlo così. È stata una misura di emergenza, un’iniezione di liquidità in un periodo in cui non si sapeva che sarebbe successo: per me è stata una delle poche volte in cui il reddito di cittadinanza ha avuto senso, e proprio perché “di cittadinanza” doveva andare a tutti. (Per i lavoratori dipendenti c’è stato l’equivalente con la cassa integrazione). Infilare burocrazia con paletti vari avrebbe solo peggiorato le cose per chi di quei soldi aveva davvero bisogno. Quei cinque parlamentari che con diecimila euro al mese si sono presi anche i 600 euro sono dei meschini? Magari sì. Serve a qualcosa sapere chi sono? Direi proprio di no. Anche se avessimo un sistema elettorale dove noi possiamo scegliere i nostri rappresentanti, sono ragionevolmente certo – che al di là delle reboanti affermazioni sui social – sotto sotto i loro elettori sono solo arrabbiati perché non hanno potuto fare la stessa cosa anche loro.

Vedremo comunque che succederà quando i nomi usciranno :-)

OPA Intesa-Sanpaolo su UBI

Insomma, l’OPA più entusiasmante dell’anno è terminata. Beh, no, termina stasera – dopo che la Consob ha concesso i tempi supplementari – ma già martedì sera l’adesione aveva superato il 72%, più che sufficiente per un’assemblea straordinaria.

A me la cosa importava poco, non avendo azioni di nessuna delle due banche: ho più o meno seguito le richieste dell’antitrust di alienare qualche centinaio di sportelli, ma mi sono soprattutto divertito a leggere i paginoni pubblicitari dei due contendenti. Ha cominciato UBI che ha tirato fuori lo slogan “La fiducia non si compra” che la dice lunga sulle beghe interne al CdA, tanto che alla fine c’è stato il liberi tutti se accettare o no l’offerta. Ma il meglio è stato sicuramente la controproposta, che nella miglior tradizione non solo finalmente dava dei soldi veri agli aderenti, oltre al concambio azionario, ma soprattutto minacciava nemmeno tanto velatamente chi non avrebbe accettato volontariamente: in caso di vittoria, il concambio ovviamente ci sarebbe stato, ma quei soldi no. La classica offerta che non si può rifiutare, insomma.

E adesso? Trovo interessante il fatto che Intesa-Sanpaolo abbia scelto di rafforzarsi in Italia, a differenza di quanto fatto in passato e quanto mi pare continuerebbe a fare il suo concorrente diretto Unicredit. Non mi è molto chiaro perché tenere le uova tutte nello stesso paniere sia un’ottima idea, ma la mia conoscenza del mondo della finanza è così infima che sicuramente qualcuno me lo spiegherà…

La grande utilità di Immuni

La ministra Pisano ha comunicato che Immuni è stata scaricata da 4 milioni e 300mila utenti, cioè circa il 12% della popolazione tra i 14 e i 75 anni che hanno uno smartphone. Anche la ministra ha dovuto fare un passo indietro e ammettere – immagino a denti stretti – «Non ho mai detto che l’applicazione sia l’unica soluzione» ma esse «rientra in una strategia complessiva».

Diciamo che la strategia deve essere molto complessa oltre che complessiva, visto che a decidere di divulgare (anonimamente) il loro essere positivi al CoViD-19 sono stati ben in 46, mentre dal 13 al 23 luglio sono stati in 23 a essere stati avvisati di un contatto con una persona positiva. (Interessante la specifica della data iniziale: prima l’app non funzionava? Dava falsi positivi?) Possiamo dire che anche un solo contattato è un vantaggio, esattamente come possiamo dire che un qualunque oggetto non-nero e non-corvo aumenta la probabilità che tutti i corvi siano neri; ma onestamente non mi pare che questi risultati siano così eclatanti. Né è un caso che sia partita una nuova campagna di comunicazione, immagino. Mah: avrebbero dovuto aggiungere ai controlli di tracciamento anche un concorso: ogni giorno un fortunato utente vince 10000 euro. Magari costerebbe meno delle campagne di comunicazione…

I camici della famiglia Fontana

Non penso ci voglia chissà quale sfera di cristallo per prevedere che la nuova inchiesta su Attilio Fontana finirà con un nulla di fatto. Guardiamo spassionatamente i fatti. Si scopre che l’azienda del cognato del governatore lombardo – nella quale la di lui moglie ha anche un 10% di quota – ha avuto un appalto di mezzo milione di euro senza alcuna gara per fornire camici. Subito Fontana spiega che c’è stata un’incompensione, e il testo del contratto di fornitura contiene un errore di stampa: il mezzo milione è il valore, ma i camici sono stati gentilmente regalati. Solo che il cognato Fontana sa benissimo che l’azienda di famiglia se la passa male (tanto che la suddetta azienda cercherà di vendere a prezzo maggiorato a una RSA varesina i camici di quella commessa non ancora consegnati alla Regione) e quindi decide sua sponte di regalargli 250.000 euro da un suo conto svizzero personale regolarmente condonato. Nulla di segreto, tanto che scrive persino qual è la causale; solo che un solerte funzionario bancario si preoccupa di quello che appare un incongruo pagamento, lo blocca segnalandolo alle autorità preposte, e da lì la cosa arriva sui giornali e ai magistrati.

Rileggete tutta la storia, mettetevi una mano sulla coscienza, e ditemi come fa un politico a essere incriminato per aver dato soldi a un fornitore. Chiunque capisce cosa sia davvero successo, ma quella è un’altra storia. L’unica cosa che mi dispiace è che la maggior parte dei suoi elettori e molti che non lo voterebbero mai troveranno normale tutto questo…

Ultimo aggiornamento: 2020-07-26 14:29

Autostrade per l’Italia e concessioni

Insomma, ci si è messo meno tempo a buttare giù e rifare il Ponte Morandi – che adesso non so come si chiama – che a decidere se si può togliere la concessione ad ASPI per la pessima gestione della sua parte di rete autostradale. La cosa non dovrebbe stupire più di tanto: chiunque abbia un minimo di raziocinio capisce che un’azione del genere può essere fatta solo dopo che un giudice abbia sancito che effettivamente non sono stati rispettati i vincoli della concessione: è possibile che un procedimento giudiziario termini effettivamente con la sconfitta di ASPI ma passerebbero anni, si rischia che nel frattempo non si faccia più manutenzione e soprattutto il procedimento bisogna pure iniziarlo. D’altra parte il ministero dei trasporti ha le sue colpe, perché non ha mai fatto le verifiche indipendenti necessarie… e secondo me anche questo conta nell’attuale situazione di stallo.

Non ho idea se la parziale ristatalizzazione, con l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti (ma quanti soldi ha?) nel capitale azionario, possa avere senso; quello che sicuramente servirebbe è un piano nazionale per tutta la rete autostradale, dove finalmente il controllore si mette a fare il suo mestiere. E servirebbe uno stop alle proroghe di concessione in cambio di lavori di ampliamento fatti più o meno bene. Ampliare un’autostrada significa anche guadagnare di più dai pedaggi, perché si attira più traffico. Il concessionario non vuole rischiare soldi? Bene: però a questo punto si trovino sistemi per limitare i flussi ed evitare ingorghi infiniti (oppure si trovi un sistema per rimborsare parzialmente gli automobilisti per un servizio non dato. Per esempio chi ha il Telepass si può trovare automaticamente parte del prezzo rimborsato). Non mi aspetto che si parli pubblicamente di queste cose, però mi aspetterei da un governo serio che alla fine si arrivasse a qualcosa del genere. Occhei, insomma non me lo aspetto :-)

Ultimo aggiornamento: 2020-07-10 10:53

Giustizia e libertà (ma non in quel senso)

Con ogni probabilità avete visto l’articolo di Repubblica sulla lettera aperta firmata da più di 150 intellettuali “contro la nuova intolleranza “politically correct”. Come capita sempre, non c’è un link alla fonte, il che rende più difficile accorgersi che nel testo orignale l’espressione “politically correct” non esiste affatto; stavolta non c’è nemmeno una traduzione completa, ma solo alcuni stralci scelti non si sa se a caso o scientemente. Purtroppo non trovo in rete l’articolo del Giornale che ho sentito nella rassegna stampa di RadioPop e che ovviamente sbertuccia il tutto, ma anche in quel caso non credo si parli del testo ma di quanto riportato dall’italica stampa, nell’usuale onfalocentrismo.

Occhei, la smetto di usare paroloni ed entro nel merito della questione. A me quel testo personalmente non piace affatto, anche se concordo con quella che era probabilmente l’idea di base che poi è stata annacquata per avere un po’ di firme. Fateci caso: non ci sono esempi specifici delle censure, e l’unico nome che si fa è quello di Donald Trump. A questo punto sarebbe stato più logico togliere anche lui e lasciare completamente aria fritta, no? Quello della libertà di espressione è un problema serio, ma se si vuole discuterne bisogna farlo sul serio. Prendiamo per esempio il caso di James Bennet, che ha dovuto dimettersi da editor del NYT perché ha pubblicato un Op-Ed (cioè un’opinione di un esterno, che non deve necessariamente seguire la linea editoriale del quotidiano) di un senatore USA che chiedeva l’intervento dell’esercito contro le proteste del Black Lives Matter. Io personalmente voglio sapere che ci sono politici di alto grado che hanno certe idee, che io sia o no d’accordo con esse.

Per me il pensiero unico è un guaio. Ma scrivere che “le minacce di rappresaglia” possono arrivare “sia da un governo repressivo che da una società intollerante” significa legarsi immediatamente le mani, perché è un’utopia pensare che si riesca ad avere una società tollerante – anche solo limitatamente alla libertà di parola, il “disaccordo in buona fede” citato in fondo – se non c’è un modo di fermare chi tollerante non è? (Notate che ho detto “fermare”, non “sanzionare”). Insomma, il loro rifiuto di “una qualunque falsa scelta tra giustizia e libertà, che non possono esistere indipendentemente” mi pare velleitario. All’atto pratico, insomma, questa lettera aperta non è altro che un manifesto politico contro Trump: una cosa lecitissima, una cosa sulla quale sono anche d’accordo, ma una cosa che non può essere venduta come un appello bipartisan per giustizia e libertà.

Ah, non funziona nemmeno, come mi pare di aver capito dall’articolo del Giornale, dire che in questo momento con i social network non si è mai stati più liberi di esprimere la propria opinione. Gaia Cesare evidentemente non ha presente le shitstorm e le campagne per bloccare un profilo (quelle sì bipartisan) che pullulano su Facebook. Abbiamo da decenni il diritto di esprimere la nostra opinione senza che ci ascolti praticamente nessuno. Abbiamo da qualche lustro la possibilità di agganciarci alle opinioni altrui, cosa che probabilmente va bene nel 95% dei casi visto che non possiamo pretendere di avere un’opinione nostra su tutto. Ma non abbiamo ancora il diritto di esprimere la nostra opinione e discuterne in modo civile, ammesso che noi in primis ne siamo capaci. Ecco, io avrei di gran lunga preferito un appello specifico su questo punto evitando tutti gli altri orpelli.

Aggiornamento: (18:25) Il Post ha tradotto la lettera.

Ultimo aggiornamento: 2020-07-09 18:25