Nella mia libreria ci sono parecchie Garzantine. Ma l’unica che apro (anche relativamente spesso) è una sola: Italiano. Per me è la Bibbia: qualunque dubbio di grammatica avessi, andavo immediatamente a controllarlo sul Serianni.
La morte del grande linguista, investito mentre attraversava la strada, è una perdita per me incalcolabile. Nonostante io sia tendenzialmente un prescrittivista, e per esempio multerei tutti quelli che scrivono “qual è” con l’apostrofo, sotto sotto so bene che la lingua non funziona così: e lo so proprio grazie a Serianni, che ha unito il rigore grammaticale a un approccio descrittivista che si spingeva a cercare la causa che aveva portato a un certo costrutto. Soprattutto Serianni sapeva raccontare le cose senza tenere lontano la gente come fanno molti baroni. Ora sarà più difficile mantenere la nostra lingua in buona salute.
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Ennio Peres
Sapevo che Ennio non stava bene, ma non ho mai osato scrivergli per chiedere notizie (vabbè, qui conta anche la mia piemontesità). Ieri è morto, dopo un rapido aggravarsi delle sue condizioni.
Peres è stato tante cose, a parte il suo lavoro ufficiale (professore di matematica) prima di andare in pensione. Raccolse il testimone di Wutki da Giampaolo Dossena e lo portò avanti per decenni su Linus, prima che qualcuno decidesse che i giochi non stavano bene con i fumetti. Ma scrisse su Paese Sera, su Tuttolibri, su Sapere (il numero di maggio-giugno ha ancora un suo articolo…) e in mille altri posti, come potete vedere per esempio qui. Si definiva “giocologo” e pubblicò non so quanti libri non solo di giochi di tutti i tipi – dimenticavo: è stato anche un enigmista, sotto vari pseudonimi il più famoso dei quali è Mister Aster – ma anche di divulgazione matematica e scientifica in generale. Numerologo e anagrammologo di vaglia: ogni anno scriveva un componimento anagrammando le lettere dell’anno in arrivo: dal 2000 in poi, per ovviare alla mancanza di lettere sufficienti, partiva dalla frase “L’anno xxxx è arrivato. E poi c’era il cruciverba più difficile del mondo, che ogni estate faceva rompere la testa a un po’ di persone (non io, lo ammetto, non sono mai stato un fanatico dei rompicapo troppo rompicapo). Ennio, ci mancherai: mi mancheranno persino le tue battute :-)
Eugenio Scalfari
Beh, io mi ero già chiesto nove mesi fa se il Fondatore era malato, visto che non si leggevano più da un pezzo le sue omelie sulle edizioni domenicali di Repubblica. (Ok, forse avrei dovuto dire “non si vedevano”. Non che io le leggessi più da una vita).
Non mi importa se de mortuis nisi bonum: non entro nel merito dello Scalfari che pubblicò le informazioni sul piano Solo e divenne deputato per il PSI che lo aiutò a scampare alla denuncia di De Lorenzo, anche se immagino lui e Jannuzzi abbiano lavorato bene: ai tempi ero appena nato. Però ricordo bene i tempi in cui pontificava come direttore di Repubblica, e ricordo ancora meglio le “interviste” a papa Francesco dove faceva dire al povero Bergoglio quello che lui pensava fosse il papapensiero. Perché diciamocelo: il narcisismo di Barbapapà era davvero a livelli stratosferici. Me lo vedevo gongolante perché a Repubblica avevano intitolato “Eugenio” la font personalizzata… Insomma, forse un po’ di coccodrilli in meno avrebbero fatto bene all’italica casta dei giornalisti.
Paolo “Wolly” Valenti
Non posso certo dire che Wolly fosse un mio amico. Per dire, non sapevo neppure che fosse malato. Era però una di quelle persone con cui ci si conosceva da una vita, quando a essere in rete non eravamo in troppi; ed è sempre stato pronto ad aiutare chi aveva bisogno di qualche dritta su WordPress. (Per dire, il plugin che tiro fuori ogni anno per contare i post che ho scritto è suo). Ecco, quando muoiono le persone come lui il mondo diventa un po’ più triste.
Ultimo aggiornamento: 2022-06-23 14:10
Gianni Clerici
A me il tennis non dice proprio nulla, più o meno al livello del calcio. Credo di avere tenuto una racchetta in mano una sola volta, nel 1980 mentre ero a Dublino a cercare faticosamente di imparare un po’ di inglese; e l’avrò tenuta per cinque minuti al massimo; né ho mai guardato una partita alla tv. Però leggevo con piacere gli articoli di Gianni Clerici, probabilmente perché il tennis era solo una scusa per parlare di tutt’altro, sparando le proprie sentenze ma facendolo in modo davvero leggero.
Credo che questi ultimi due anni, dopo l’ictus che lo colpì all’inizio del 2020, devono essere stati davvero difficili per lui. Che la terra gli sia lieve.
Ultimo aggiornamento: 2022-06-06 17:53
Bartolomeo Pepe
Cosa pensavo del già senatore Bartolomeo Pepe, morto ieri di Covid, l’avevo scritto quattro anni fa, e onestamente non ho nulla da aggiungere.
E no, non faccio parte del partito “se l’è voluta lui”, e questo per due ottime ragioni. La prima, egoistica, è che ha probabilmente contagiato altra gente; la seconda è che non penso proprio che la sua morte farà cambiare idea a qualcuno sulla necessità di seguire tutte le misure necessarie: non solo vaccinazione ma anche mascherine e distanziamento. (Se poi pensate che aveva sei mesi più di me, capite la mia preoccupazione personale)
Ultimo aggiornamento: 2021-12-24 13:27
Ariel
La nostra gatta era del 1999. Anzi dovrei dire che era la gatta di Anna, io sono arrivato solo nel 2002. La sua salute si è man mano deteriorata: ad agosto pensavamo che non ce l’avrebbe fatta, ma una cura di idratazioni e vitamina B-12 sembrava averla fatta rinascere. Ma era l’ultima delle sue sette vite. Probabilmente era arrivato un ipertiroidismo che l’aveva ridotta a un mucchietto d’ossa. Lunedì abbiamo fatto un tentativo disperato con cortisone e antibiotico, anche perché era finita in ipotermia (34.9 di temperatura…). Ma quando ieri mattina ho visto che non aveva toccato cibo, ho capito che non c’era più nulla da fare. La giornata è stata uno strazio: la mettevo nella sua cuccia con una boule d’acqua calda, e lei dopo un po’ andava a spiaggiarsi al freddo alla finestra. La tenevo in braccio e lei, che lo aveva sempre odiato, se ne stava immobile. Persino il suo miagolio incazzoso (e ad alto volume, probabilmente era ormai anche sorda) era diventato quello di un cucciolo. Quando Anna è tornata dalla sua aula siamo andati dalla veterinaria e l’abbiamo salutata per l’ultima volta. La veterinaria ga fatto fatica a trovare una vena abbastanza grande per l’eutanasia, da quanto si era rinsecchita :-(
Sir Clive Sinclair
Clive Sinclair, morto ieri dopo una lunghissima lotta contro il cancro, era notissimo ai nerd miei coetanei per i suoi microcomputer. (No, non ne ho mai avuto uno). A me però i suoi prodotti hanno sempre fatto venire in mente quello che per me è lo stereotipo della Gran Bretagna dopo la seconda guerra mondiale: “vorrei, ma non posso (più)”. Per dire, lo ZX80 aveva un singolo microprocessore che doveva fare letteralmente tutto: così se uno schiacciava un tasto (sulla tastiera di plastica che fece ammattire chiunque l’avesse avuta tra le mani) si perdeva per un attimo il video. In pratica i computer erano studiati per costare il minimo possibile, con scelte tecniche e costruttive che mostravano immediatamente i loro limiti. Ieri ho scoperto che dopo i computer Sinclair commercializzò un triciclo elettrico (il C5) che non riusciva ad andare in salita… altro esempio della scarsa praticità delle sue invenzioni.