Stamattina, come tutte le mattine, ho portato i bimbi all’asilo: uno sul portapacchi della bicicletta, che porto a mano, l’altro per mano. (A metà strada si fa il cambio, e c’è una contabilità molto precisa di chi inizia giorno dopo giorno, per la cronaca). Essendoché era appena smesso di piovere, non ho fatto il mio solito percorso che taglia per i giardini e una via chiusa, dove i marciapiedi sono pieni di pozzanghere, ma sono passato per la via principale e poi la traversa che porta all’asilo.
Mentre eravamo su questa vietta, un imbecille è passato, ha preso in pieno una pozzanghera e ci ha lavati. Cecilia, che al momento era seduta, si è salvata; io ho avuto la parte finale dei pantaloni bagnati; Jacopo, che sfortunatamente era sul lato del marciapiede vicino alla strada, è rimasto completamente inzuppato. Quando dico “completamente” intendo che arrivati all’asilo ho messo il suo cappotto sul termosifone e gli ho dovuto cambiare pantaloni e calzini: quando un’ora dopo sono rientrato a casa e Anna ha visto lo stato dei pantaloni ha sgranato gli occhi. (E per fortuna che all’asilo ci chiedono di lasciare un cambio, che non si sa mai)
Quel coglione, dopo che gli ho urlato uno “stronzo” che si sarà sentito almeno a duecento metri di distanza, ha ancora avuto il coraggio di fermarsi, dire che non l’aveva mica fatto apposta, e che in fin dei conti non era successo nulla (il tutto mentre aveva in mano un telefonino). L’unica cosa che mi scoccia è che io ero così tanto incazzato che non ho preso il numero di targa, altrimenti l’avrei scritto qua.
(Bisogna dire che Jacopo l’ha presa molto bene. Arrivati all’asilo, la prima cosa che ha fatto è stata andare tutto garrulo dalla bidella a farle vedere come era tutto bagnato…)
Ultimo aggiornamento: 2014-02-17 22:39