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Che fatica duplicare un telecomando

Stavolta il telecomando del cancello che non funzionava più è stato quello di Anna. Provo inutilmente a riprogrammarlo, e alla fine mi decido a comprarne uno nuovo, che però non è più il GOL4 della Ditec ma il Why Evo che è assicurato essere compatibile. Cerco il manuale in rete, mi stampo la pagina relativa, e parto con il tentativo di copia, chiedendo in prestito al vicino il suo GOL4 perché la procedura “rolling complex” richiede di usare il tasto nascosto e il mio telecomando è una versione a metà nella quale non ero certo del da farsi. Provo una, due, tre volte: niente da fare. La cosa peggiore è che pareva che mancasse un passo nella procedura, che appare quella del “rolling simple”; ma anche seguendo l’altra procedura il telecomando continuava ad essere tristemente inerte.

Mi ero praticamente dato per vinto, ma ho tentato il tutto per tutto e ho fatto una cosa che aborro: guardare un video. E così ho scoperto che il manuale ufficiale segnala la parte finale della procedura più o meno come i produttori di pasta indicano il tempo di cottura, cioè in un modo per nulla visibile a meno che tu non lo cerchi molto bene. Il video invece segnalava perfettamente la procedura; a questo punto sono sceso per l’ennesima volta, ho completato l’ultimo passo di sincronizzazione con la ricevente e finalmente ho (anzi, Anna ha) un telecomando funzionante. Chissà se la prossima volta mi ricorderò il da farsi…

il vero rientro in ufficio

È vero. Da settembre a gennaio ho fatto un giorno la settimana in ufficio (in una sede diversa dalla mia, ma il punto non è quello). Però le cose erano molto diverse: l’accesso era volontario, il che significava che me ne stavo da solo in un pezzo di open space ed era molto meglio che stare a casa con i gemelli. Stavolta invece siamo tutti obbligati ad andare in ufficio, e a questo punto abbiamo cercato di radunarci più o meno in due gruppi per fare cose assieme.

Solo che non siamo più abituati a trovarci tutti insieme, soprattutto perché siamo in un open space e le call le dobbiamo fare comunque… non so che succederà a partire da maggio quando saremo in ufficio tre giorni la settimana.

Mai fidarsi delle fonti!

È stato trovato il primo errore in Chiamatemi pi greco. Il mio amico Davide mi ha scritto facendomi notare che la frase mnemonica di Bruno D’Amore e Paolo Oliva,

«Ciò è bene e bello ricordare, ma sempre anche quell’infinito ripetersi occorre accettare. Chi ha più passione vuol sapere il rapido modo per far imparare del pi lontana ulteriore cifra»

è sbagliata. Infatti il numero che recita non è 3,141592653589… ma 3,14159265589… e bisognerebbe scrivere “sempre anche che quell’infinito…”. Tra una maledizione e l’altra vado su Wikisource, dove avevo copincollato la frase, e vedo che anche lì manca la paroletta di tre lettere. Correggo la voce su Wikisource, e subito mi arriva un messaggio che mi dice “perché hai modificato la voce? Il testo è quello corretto, come puoi vedere qui”. Il “qui” era il mio libro :-)

Spiego qual è il problema dal punto di vista della mnemonica e aggiungo “Guarda, la fonte originale è il libro del 1994 Numeri che avevo preso in prestito l’anno scorso dalla biblioteca, senza fare troppo caso alla frase perché tanto sapevo di poterla copincollare da Wikiquote. Lo riprendo in prestito e controllo.” Ho fatto così, e il risultato è quello mostrato nella foto in cima al post: la paroletta mancava pure nell’originale.

Risultato finale: su Wikiquote si metterà una nota che avvisa il lettore che la versione stampata non è quella corretta. Il mio libro resterà con l’errore, purtroppo, sperando che non siano in tanti altri ad accorgersene. Però ho avuto una lezione: mai, MAI fidarsi di una fonte senza prima fare un controllo incrociato…

Odissea alle Poste

Ieri io ero a casa in cassa integrazione (o come si dice adesso per edulcorare la pillola, “riduzione di orario per contratto di espansione) e ho pensato di andare finalmente all’ufficio postale di zona per aprire un libretto postale dematerializzato ai gemelli. Naturalmente sono una personcina attenta, quindi mi sono portato tutti i documenti necessari, e soprattutto avevo prenotato un appuntamento alle 9. Arrivo alle 8:55, vedo la solita coda fuori, mi avvicino alla porta… e alle 9 in punto viene chiamato il mio numero. Diamo a Poste cio che è di Poste: dopo la modifica alle prenotazioni, che ora si possono fare solo dopo essere loggati, sapevano che toccava a me, hanno chiamato il mio cognome, mi sono sbracciato e mi hanno aperto. Insomma, alle 9 ero nell’ufficio, dicendo “vi avviso che sarà una cosa lunga”. Sono uscito alle 11:10.

Che è successo in queste due ore abbondanti? Tante cose. Mi dicono che serviva anche la presenza di mia moglie (falso, il sito spiega che basta un genitore che poi sarà l’unico a operare). Scopro che l’anagrafica del mio libretto postale ha l’email errata, codigno anziché codogno: ci credo che non mi arrivassero notifiche. (L’accesso al sito aveva l’email corretta, claro). La tavoletta grafica non prendeva le mie firme, nemmeno dopo il metodo informatico di base (spegni e riaccendi il computer). Per farla funzionare ho dovuto usare il metodo informatico secondario (stacca e riattacca il cavetto). Uno dei due libretti (il secondo, tra l’altro) era stato attivato come libretto smart per maggiorenni, e quindi hanno dovuto ricominciare da capo: in quel momento erano in tre o quattro dipendenti a capire cosa bisognava fare. Nel frattempo arrivava gente che non riusciva a capire che bisognava esibire il greenpass al totem – cosa che in effetti non era semplicissima, l’ho fatto per un signore e non mi è stato semplice metterlo davanti al lettore QR. Mi dicono “l’unico modo per versare è farlo in contanti o con un assegnAHAHAHAH!”, quando poi ho controllato e naturalmente si può fare un bonifico. Poi dicevano “sì, si può aggiungere un IBAN, ma solo quello di un conto postale” (che ho dato), “anzi no, quello non funziona”, tralasciando la banale considerazione che dell’IBAN di partenza dovrebbe importare poco o punto. Vabbè, per fortuna non dovevo fare molte altre cose.

Ah, davanti allo sportello era appeso un cartello che diceva “Forse non lo sai, ma qui puoi sapere tutto su buoni e libretti.” O forse no.

L’INPS ce l’ha fatta!

Venerdì scorso mi è arrivata una mail dell’INPS dicendo che la mia domanda di rettifica dati era stata accolta. La domanda in questione consisteva nel togliere un anno di contributi figurativi statali che si sovrapponevano a quelli effettivamente versati come lavoratore dipendente: insomma, l’INPS non perdeva nulla. Ok, non ci guadagnava neppure nulla perché quando avrò la pensione rifaranno i conti, ma tant’è. In fin dei conti non ci hanno nemmeno messo tanto: la mia domanda online era infatti datata 8 gennaio. Dell’anno scorso.

Unica nota dolente: continuo a non poter fare la simulazione della pensione.

Pappagalli, Galois e io

L’altra settimana sono stato intervistato da Rodolfo Toè per il suo podcast “Pappagalli” a proposito di Galois e di perché è così importante. (L’episodio del podcast era incentrato sulla vita spericolata ancorché brevissima di Galois, ma Rodolfo ha pensato che sarebbe stato comodo un background matematico al riguardo).

Potete così sentire lui e (in parte) me su Spreaker. Il mio punto di vista sulla matematica di Galois è un po’ strano, perché cerco di metterlo in relazione coi lavori di Lagrange sulle permutazioni delle soluzioni delle equazioni…

Ultimo aggiornamento: 2022-03-18 16:23

è il giorno del pi greco

Oggi è il 14 marzo, il giorno del pi greco (nonché giornata internazionale della matematica). Ergo, in un momento non meglio precisato tra le 14 e le 14.27 sarò intervistato da Disma Pestalozza su Radio Popolare a proposito del mio Chiamatemi pi greco. Prometto che poi aggiungerò anche il link al podcast per chi si fosse persa la diretta.

(ah, non ho nessuna idea di cosa mi chiederà Disma, a noi piace fare le cose difficili)

Aggiornamento: (15 marzo) Il podcast della trasmissione è qui, dal minuto 41:20: però non è che si parli molto del libro, facciamo come al solito i cazzeggiatori. Se volete una recensione del libro, invece, potete leggere Amolamatematica; anche sulla Stampa se ne è parlato. Infine qui c’è la videopillola dell’editore.

Ultimo aggiornamento: 2022-03-15 18:18

a chi piacciono i miei libri?

Sabato sono andato a Bookpride e ho chiacchierato un po’ con i miei amici di Codice, che mi hanno fatto notare che la prossima traduzione in portoghese di Matematica in pausa caffè ha posto fine a una striscia piuttosto strana. Le altre traduzioni sono state infatti in turco, cinese e (bielo)russo: tre nazioni che non brillano sempre per diritti civili. Scherzando, mi dicevano che volevano provare a proporlo alla Corea del Nord…

(Poi potrebbe essere interessante capire come mai ci sono state queste scelte. Una possibilità è che un libro che parla di matematica sia visto come meno pericoloso; un’altra possibilità è che queste nazioni preferiscano evitare di tradurre libri dall’inglese e quindi io abbia una possibilità in più…)