A quanto pare sono riusciti a prendere anche la mia password di email su Libero. Perlomeno su un’altra mia casella di posta mi è arrivato il “mio” messaggio con i link spammosi. Non che ci abbiano guadagnato molto, per due ragioni: la casella su Libero è poco più di una honey trap, quindi non ho chissà quali indirizzi nella mia rubrica, e quella password era usata solo su un altro sito… cioè l’honey trap su Tiscali.
Resta il fatto che non è bello pensare che uno di quelli che dovrebbero essere i siti più importanti italiani sia stato bucato in quel modo…
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Microsoft Word e l'”Advanced Find”
Io per anni ho usato Word 2003, e di per sé in ufficio lo sto ancora usando, smadonnando un po’ perché l’interfaccia è in italiano e quindi le scorciatoie da tastiera sono tutte diverse: per esempio non è possibile selezionare tutto il testo a meno di avere il tastierino numerico abilitato o disabilitato, e per cercare del testo devo digitare ctrl-shift-T, se non ricordo male, invece che il più logico ctrl-F.
Ma a casa ho Word 2010 che ha un’interfaccia tutta diversa. Molte scorciatore sono ancora possibili, anche se non mostrate, ma non riuscivo proprio a trovare quella del buon vecchio find. Ctrl-F apre infatti un navigation pane, che mi sarebbe anche potuto andare bene se non avesse la pessima abitudine di cancellare i risultati di ricerca non appena modifico il testo del documento: cazzarola, l’unica cosa buona che avevi era far vedere tutti i risultati di colpo, e mi costringi a rischiacciare ogni volta? Sabato mi sono scocciato e ho fatto una ricerca, che mi ha portato a questa pagina di PCPro (britannico). La soluzione era semplicissima: basta digitare Alt+H, F, D, A (oppure andare sul nastro e cercare Home | Editing | Find | Advanced Find) e come d’incanto compare il vecchio find. Come ho fatto a non pensarci prima?
dell’inutilità di Linkedin
Sabato pomeriggio, ai giardinetti vicino a casa, mentre mi allaccio una scarpa vedo una roba che mi pareva a prima vista un santino elettorale e poi a un controllo più attento è risultato un badge aziendale. Lo prendo e penso a come contattare il legittimo proprietario: una ricerca con il suo nome e cognome mi fa scoprire il suo profilo Linkedin, e lì vedo che è un mio “contatto di terzo livello” (Milano non è così grande). Bene, penso: gli mando un messaggio per avvisarlo. Peccato che per mandare messaggi bisogna pagare e avere l’accesso premium. Vabbè, penso: posso mandargli una richiesta di amicizia specificando nel testo di contattarmi per telefono. Preparo il messaggio scegliendo l’opzione “non conosco XY”, e Linkedin, dopo avermi fatto scrivere il messaggio, mi dice “no, io non mando roba a gente che non conosci, sarebbe spam” (e allora perché me lo metti come opzione?) Rivabbè, penso: indico che è un mio amico e riscrivo il messaggio.
Non mi è dato sapere se alla fine quella richiesta è arrivata alla persona: sicuramente non ho avuto nessuna risposta. Ieri mattina ho poi cercato un indirizzo istituzionale per la società dove lavorava la persona e ho segnalato di avere quel badge; mi hanno risposto in mattinata dicendo che avevano già provveduto a bloccare il badge (cosa che comunque mi aspettavo, dopo due giorni) e che quindi potevo tagliarlo e buttarlo via, cosa che ho subito fatto. Resta il punto di base: l’unica volta in cui Linkedin sarebbe potuto servirmi a qualcosa, non ci ho ottenuto nulla…
Ultimo aggiornamento: 2014-10-14 09:13
Perché Google mi ha scritto?
Mi è appena arrivato – a un indirizzo che non è quello che uso di solito, ma è comunque mio – un minaccioso messaggio di Google che inizia così:
Hi maurine,
We recently blocked a sign-in attempt to your Google Account [awinomau@gmail.com].
Sign in attempt details
Date & Time: Monday, October 13, 2014 11:45:20 AM UTC
Location: Kisumu, Kenya
Ovviamente awinomau non so assolutamente chi sia, ma non è questo il problema: quello che non capisco è perché Google si sia preso la briga di scrivermi. Non è phishing, ho controllato; con il link in fondo alla mail ho poi provveduto a separare il mio account da questo. Forse la persona in questione l’aveva connesso lei?
Ultimo aggiornamento: 2014-10-13 14:05
Non sono così originale
Dopo non so quanti anni, Telecom mi ha assegnato un bel furbofono: il Sony Xperia Z2 (“la piastrella”). Sto ancora cercando di abituarmi all’interfaccia Android, che in un paio d’anni è incredibilmente migliorata; ma quello che mi ha davvero stupito è l’autocompletion.
Sul vecchio tablet (“il racchettone”) funzionava sì e no, più no che sì; qui mi indovina la parola dopo tre o quattro lettere, senza che io abbia ancora scritto chissà cosa.
Insomma, mi sa che la mia prosa non sia così frizzante come pensavo…
(però postare da furbofono come sto facendo ora è sempre una mezza chiavica, intendiamoci)
Ultimo aggiornamento: 2014-10-02 10:43
Ello
“The new kid in town”, come cantavano gli Eagles, è l’ultimo arrivato ma in senso positivo: “quello nuovo” che tutti vogliono conoscere. Stamattina per esempio abbiamo avuto Ello, un social network davvero minimale – e che funziona meglio su mobile che da desktop, per la cronaca. La sua interfaccia è piuttosto strana. Puoi suddividere chi segui solo come “friends” e “noise”; è difficile vedere a prima vista come si fa a scrivere e commentare; e il font monospaziato è davvero retrò. Meno strano che il sito sia a inviti, e soprattutto che mentre chi si era iscritto ieri sera come me avesse a disposizione una ventina di inviti chi l’ha fatto oggi ne ha avuti solo quattro: sono quelle cose che scoppiano nelle mani degli sviluppatori, come scritto qui.
Ello non ha pubblicità e afferma esplicitamente nel suo manifesto che non vuole vendere i dati degli utenti. Però è vero che si sono beccati 400.000 dollari da un fondo di Venture Capital (che immagino vorrà prima o poi rientrare dei soldi), e c’è gente con forti dubbi sul modello, specificatamente per quanto riguarda la privacy. E allora perché ci stanno andando tutti? Perché le usanze sono queste :-)
Ultimo aggiornamento: 2014-09-26 16:45
Google+ e le mie foto
Stamattina mi è comparsa questa notifica di Google+: «Some photos that you made public on Google+ have been selected to appear on Views and Google Maps.» Sono andato a vedere che foto fossero: sono queste due (si vedono?), che avevo scattato durante un corteo cui avevo partecipato nel 2008.
Sgombriamo il campo dagli equivoci. Quelle foto sono pubbliche, e se Google vuole usarle lo può tranquillamente fare; non me ne può importare di meno. Non mi chieda però dove le ho scattate – non scherzo: quando le ho visualizzate mi ha chiesto «Was this image taken at Lor. Al Sas?» che non so nemmeno cosa sia. Gli basti la geolocalizzazione. Quello che però mi dà fastidio è che in queste foto “generate dall’utente”, a differenza da quelle che usa con Google Maps, le facce non sono mica oscurate. Una bella paraculata, non trovate? (Tra l’altro le foto non hanno nulla di davvero interessante neppure per chi debba usare le mappe, perché naturalmente non erano state fatte per mostrare le vie o i palazzi…)
Ultimo aggiornamento: 2014-09-19 11:32
la cattiva reputazione della matematica
In ufficio c’è un firewall per uscire su Internet. Fin qui nulla di strano. Il firewall ha una serie di regole per bloccare siti “pericolosi”: per esempio, immagino che youporn non sia accedibile (ah, ho controllato: è in effetti bloccato, come categoria “pornography” e “minimal risk”).
Bene: il firewall mi ha appena bloccato l’accesso a una pagina del sito Math Munch. Il sito è indicato come “Malicious” e “High Risk”; la regola attiva è “Destinazioni bloccate per cattiva reputazione”. Che diavolo può esserci di così perfido in quel sito? Semplice: si parla di matematica, come potete vedere facilmente da voi (se non siete bloccati da un firewall): il suo titolo è ”
A Weekly Digest of the Mathematical Internet”. Direi che quel messaggio di avviso la dice lunga.
(ah: se vado sulla home page del sito posso tranquillamente leggere tutto il post…)
Ultimo aggiornamento: 2014-07-10 11:22