Ecco perché Twitter non può funzionare

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Questo è un tweet che mi cita. Come potete vedere, il programma automatico che gira per conto di un’utenza che immagino cerchi di farsi un nome raccogliendo tutte le offerte che si trovano via web ha trovato due parole che indicano un prezzo scontato e quindi ha pensato bene di pubblicarlo, senza naturalmente accorgersi che quel post parlava di tutt’altro. Non è il primo caso di programmi automatici che ritwittano quello che scrivo, ma questo è stato così eclatante da farmi decidere a scrivere queste due righe.

Io non amo Twitter, e questo è noto a chi mi legge. Gli riconosco la capacità di essere un mezzo molti-a-uno: credo che sia il modo migliore che abbiamo in rete per capire cosa la gente pensa di un evento. Ma la probabilità che venga usato in altri modi è alta: quando vedi le risposte in quattro, cinque, dieci tweet è chiaro che lo stanno usano male. Ed è anche chiaro che #gli #hashtag #messi #alla #katzum portano a questi risultati che alla fine rovinano anche la credibilità di chi pensa di essere stato furbo a inventarsi un sistema automatico ;-)

Ultimo aggiornamento: 2015-09-14 21:16

2 pensieri su “Ecco perché Twitter non può funzionare

  1. un cattolico

    «io non amo Twitter»

    Con Facebook c’eri andato ancora più pesante nel 2008 («si sa che non lo sopporto»).

    Nota che sempre nel 2008 avevi previsto che Google + sarebbe stato un flop, prevedendo il fallimento del modello “a cipolla”:

    «Se io dovessi rivedere il modello di Facebook, credo che lo farei “a cipolla”: non definirei solo amici ma anche contatti, conoscenti, colleghi, familiari, intimi; renderei impossibile sapere a quale categoria appartiene una persona (un “contatto” non può vedere direttamente nulla, un “conoscente” vede amici colleghi familiari intimi tutti come “conoscenti”, e così via), e per ogni dato lascerei la scelta di indicare fino a che categoria renderlo pubblico, con default “a nessuno” [Nota di un cattolico: questa l’unica divergenza con Google +, in cui per default si ha “pubblico”]. Ma so anche che un modello del genere non avrebbe mai avuto successo: il bello del social engineering è proprio che funziona proprio perché è il tapino stesso che vuole così, come del resto tutte le truffe anche nella vita reale. Quindi teniamoci Facebook così com’è; e svegliamoci, non sveliamoci!»

    1. .mau. Autore articolo

      dev’essere la prima volta che ho azzeccato una previsione in vita mia :-)
      Per il resto sì, trovo Facebook troppo invadente per i miei gusti – ho visto che adesso stanno uscendo i messaggi “sono X anni che sei amico di Y”, che seguono i “guarda che facevi N anni fa”. Nota che non ho nemmeno parlato di privacy :-)

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