Sul Guardian Simon Price racconta dei “nepo-babies”: i figli di pop star che fanno pop. L’ultimo caso è quello del brano composto e inciso da Sean Ono Lennon e James McCartney. (“Tre minuti della nostra vita che nessuno ci ridarà”, commenta sarcastico Price, e non posso dargli tutti i torti, anche se lo sto ascoltando mentre scrivo questo post e quindi non sto perdendo tempo…) Price nota come i figli di popstar sono ovviamente esposti alla musica molto più di altri, e hanno quindi una vantaggio iniziale; e aggiunge perfidamente che sono spesso ospiti di talk show e simili per il loro nome, ma poi nell’intervista si parla solo dei genitori e non di loro. Ma quello che succede è la regressione alla media (anche se non usa questa espressione): sono pochi i figli d’arte che hanno la stessa notorietà dei genitori.
Il mio pacato commento è “mavalà?”. Mica succede solo nella musica. È vero che io non ci faccio molto caso, ma qui in Italia se dovessi pensare ai calciatori mi viene in mente solo Sandro Mazzola (già Ferruccio non era certo il massimo); nel cinema Ricky Tognazzi o Massimo Dapporto; e vediamo cosa succederà con Angelina Mango. Ma questo è normale: in fin dei conti arrivare a un livello sufficiente è abbastanza facile, ma l’eccellenza è un’altra cosa. Lasciamo che i figli si godano i soldi dei genitori (se non li hanno sperperati tutti…) e non chiediamogli altro.
(immagine generata da fooocus)