Immagino abbiate visto in tanti come la signora Carlucci Gabriella abbia replicato ad Alessandro Gilioli, durante un dibattito alla Camera “Quali leggi per la rete”. Il frammento di video è qua: le parole pronunciate dalla signora Carlucci sono «Le auguro che appena suo figlio avrà accesso a Facebook venga intercettato dai pedofili e che lo incontrino sotto scuola
glielo auguro». Faccio notare solo en passant la classe della signora Carlucci: classe comunque di cui aveva già dato ampia prova in passato. Ma visto che sono convinto che anche se noi avessimo la possibilità di scegliere i nostri rappresentanti in Parlamento la signora verrebbe comunque eletta, è inutile perderci tempo su.
Più interessante è valutare la frase incriminata. Mi dicono che la signora Carlucci abbia un figlio; non so se lei o sua figlio abbiano mai avuto incontri con pedofili, e mi auguro di no. Il punto è che è indubbiamente vero che un pedofilo possa contattare un ragazzino via internet in generale o Facebook in particolare; ma è molto meno improbabile che lo faccia dal vivo, oppure che sia una persona di famiglia. Così almeno raccontano le cronache. Nel triste caso in cui ciò accada, poi, il pedofilo all’interno della famiglia e quello su Facebook sono rintracciabili allo stesso modo, mentre quello “per strada” non lo è affatto. La signora Carlucci Gabriella, però, pur facendo terminare l'”augurio” a Gilioli in modo per così dire usuale lo fa partire dalla Rete; quel mostro tentacolare che sembra circondarla con le sue mille teste e la costringe a una lotta impari contro tutti coloro che commentano su di lei.
La mia sensazione è che la signora Carlucci sia una tecnofoba della peggior specie; non solo non abbia nessuna voglia di provare anche solo a capire cosa stia dietro la tecnologia (le persone, in casi come questo) ma soprattutto non si sogni nemmeno di vedere se i propri pre-giudizi siano reali oppure frutto della fantasia di qualcuno che ha l’accesso ai media e – in buona o cattiva fede – fa montare la tensione. Personalmente sono molto più preoccupato di questo modo di fare, più che dell’eloquio della signora: perché le leggi le vota lei e non io, e se tanto mi dà tanto allora non oso pensare a quanto possa fare con le altre leggi.
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I Promessi Sposi in dieci minuti
Il buon prof Farfi, che ormai sembra preferire FacciaLibro al proprio blog, segnala questo minimusical degli Oblivion. Se siete abbastanza vecchi esperti da conoscere le parodie del Quartetto Cetra, potete immaginare di che si tratti. Se no, dateci un’occhiata!
non solo 25 aprile
Ieri mattina Anna e io eravamo in viale Zara, e stavamo camminando verso casa. A un certo punto abbiamo visto sette-otto persone, con un paio di bandiere, che attraversavano il controviale e si fermavano davanti a un cippo che non avevo mai visto in tutti questi anni. A mia parziale discolpa, il cippo è coperto dall’erba e non è che si veda molto.
Credevo che il cippo ricordasse un partigiano morto nella seconda guerra mondiale: invece no. È Emilio Vittorio Carloni, una guardia giurata uccisa nel 1982 dai terroristi che stavano rapinando una banca.
gioco della domenica: Magic Square
Conoscete i quadrati magici? Conoscete i puzzle? Bene, è tutto quello che vi serve per giocare a Magic Square, un progetto grafico di Dubi Kaufmann. Dovete costruire un quadrato magico 4×4 usando i numeri da 0 a 15. Solo che i numeri sono all’interno di tessere di un puzzle, e quindi non è sempre possibile metterli uno vicino all’altro. (Naturalmente i lati del quadrato magico non sono piatti, altrimenti il tutto sarebbe troppo semplice).
Il giochino non è troppo difficile, soprattutto se vi accontentate di avere righe e colonne con somma pari a 30 senza preoccuparvi delle diagonali.
(via Passion for puzzles)
Liberazione non è libertà
Anna e io abbiamo fatto un pezzetto del corteo per il 25 aprile e abbiamo ascoltato il discorso di Formigoni. “Ascoltato” è una parola grossa, perché è stato così subissato di fischi e di grida “buffone!” che non è che io sia riuscito a sentirne molto. Ho però notato che il Governatore della regione in cui abito ripeteva come un mantra le parole “libero” e “libertà”. Lo so, non è un caso, come non è un caso che il nostro PresConsMin voglia rinominare la festa di oggi: non più Festa della Liberazione, ma Festa della Libertà; mostrando così come Lui sia più avanti di tutti noi.
E invece no. Quello che forse sfugge a molti è che Liberazione e Libertà sono due cose ben distinte. Ma cominciamo dai fondamentali. Il 25 aprile non è la “festa della vittoria”. Quella, se proprio la si vuole fare, è il 4 novembre. La seconda guerra mondiale è stata persa dall’Italia: l’8 settembre 1943, armistizio di Cassibile. Poi c’è stata una guerra civile; e come in tutte le guerre, ci sono state persone buone e persone cattive da una parte e dall’altra: ma non è di questo che voglio parlare ora. Quello che voglio dire è che la Liberazione è stata un processo; un qualcosa in divenire, senza il quale la libertà (con la maiuscola o la minuscola) non ci sarebbe stata. Ciò che io festeggio è appunto il processo, quella minoranza di persone che hanno avuto il coraggio di iniziarlo; poi non ho problemi ad avere pietas per i morti dall’altra parte, e nemmeno di affermare che ci sono state persone che anche se fascisti convinti sono stati dei galantuomini, esattamente come ci sono stati partigiani che meritavano di essere giustiziati. Ma ciò non toglie che questa non possa e non debba essere la festa di tutti, ma lo sia solo di chi accetta quel processo che ci fu più di sessant’anni fa. Non so se Formigoni e Berlusconi, al di là delle parole di facciata, lo accettino.
il pizzo sulle riparazioni
Mi si è rotta la macchina fotografica. Non so esattamente cosa sia successo, ma la accendo e si ferma, nel senso che non funziona nulla, compreso il tasto di spegnimento.
Ho scoperto che c’è un centro di assistenza tecnica Panasonic a duecento metri dall’ufficio, il che È Bello; poi ho scoperto che nessuno mi dirà nulla del costo presunto della riparazione se non sgancio il pizzo di 24 euro per il preventivo (scalabile dal costo della riparazione nel caso accetti di farla). Dopo un consulto con Anna che mi ha vietato di prendere una macchina ricondizionata a 170 euro (per la precisione la macchina è una DMC-TZ4, che rispetto alla mia TZ1 ha in più il grandangolo) mi sono deciso al gran passo.
Ho poi scoperto, sempre con somma mia gioia, che il tempo prima di avere ulteriori notizie è di quindici giorni. Lavorativi. Forse avrei dovuto far finta di niente e prendere la macchina ricondizionata :-(
La Morsa (libro)
Loretta Napoleoni, pur essendo italianissima, ha la curiosa caratteristica di vedere i propri libri tradotti in italiano; vive infatti all’estero dagli anni ’80 e scrive direttamente in inglese. In questo caso, però, il libro (Loretta Napoleoni, La morsa, Chiarelettere 2009, pag. 186, € 13.60, ISBN 9788861900790) è stato scritto e pubblicato inizialmente in italiano.
Il libro parte dalle competenze dell’autrice, che è una economista specializzata nell’economia del terrorismo, e fa una lettura della crisi economica attuale come legata sì al terrorismo, ma in maniera completamente diversa da come è stata rappresentata dai media. In pratica, da un lato la finanza islamica era già nata con la crisi del sudest asiatico negli anni ’90, specialmente in Malesia; la politica di indebitamento USA verso l’estero e il Patriot Act del 2003 l’hanno rafforzata e hanno creato una nuova fonte di guadagno per gli estremisti islamici che fino al 2001 erano in difficoltà economiche; le economie dei cosiddetti “stati-guscio” nelle zone di guerra e il riciclaggio del denaro sporco ora non più fatto negli USA hanno portato centinaia di milioni di euro nelle casse di questi gruppi. Dal punto di vista occidentale, la Gran Bretagna e soprattutto Londra erano diventate il vero paradiso fiscale per i nuovi arricchiti. Le “città nel deserto” Dubai e Las Vegas erano invece i simboli dell’economia farlocca degli ultimi dieci anni: nemmeno capitalista, secondo l’autrice, proprio perché basata sulla carta e non sul confronto tra le classi sociali. Il sistema finanziario attuale è così marcio che tanto vale nazionalizzare tutto senza aver paura di sembrare socialisti, buttare via tutto quello che non serve e ricominciare da capo, tornando a privatizzare tra qualche lustro.
Le tesi del libro sono molto interessanti e sicuramente non possono essere scartate come mattane o stupidaggini; la sensazione però che ho avuto è che la “morsa” del titolo sia uscita male. Le due parti su terrorismo e finanza islamica da un lato, e politica economica USA dall’altro mi sembrano poco correlate tra loro, un po’ come se il libro fosse composto da due saggi separati ma impaginati insieme.
al Corsera sono proprio nell’era digitale!
Il Corsera giustamente racconta delle celebrazioni per il 25 aprile. Nel farlo, però, inizia l’articolo con la frase «A 64 anni esatti da quel 25 aprile del 1945 che segnò la fine dell’occupazione nazista, l’Italia celebra la festa della Liberazione.» Parliamone.
In italiano si specifica “esatti” vicino a una durata temporale in due casi: se si tratta di un giorno e un mese che in genere non si ricordano (“domani sono otto anni esatti che è morto Michele Alboreto”) oppure quando c’è una cifra tonda (“domani sono cinquant’anni esatti dal primo caso di AIDS”). Ora, il primo caso direi che non si dia: il venticinque aprile cade tutti gli anni il venticinque aprile, ed è difficile dimenticarselo. Resta il secondo caso: ma 64 non è una cifra tonda… a meno naturalmente che uno non conti in binario, nel qual caso vale 1000000. Quindi il Corsera usa la numerazione binaria, il che prova che sono nell’era digitale: CVD.