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matematto non praticante

Alex Badalic

Non so quanti dei miei lettori l’abbiano mai conosciuto. Io credo di averlo perso di vista quasi vent’anni fa; il punto è che ci eravamo conosciuti de visu, ma solo dopo anni di chiacchierate in rete (ai tempi, Fidonet). Ai tempi era nato persino un neologismo in suo onore, “badalicco“. Il pensiero di quanti “esperti di comunicazione sociale” si siano fatti molta più pubblicità di lui con se va bene un quinto della loro esperienza mi rende ancora più triste.
Buon viaggio a te e condoglianze alla tua compagna Sara.
(vedi anche il messaggio sul wall di Facebook)

La Milano della memoria – Zona 9 (libro)

[copertina] Alcuni anni fa il comune di Milano, con il contributo della Banca Popolare di Milano, preparò una serie di volumetti che raccoglievano le testimoniandze dei vecchi abitanti della città; volumetti che immagino ora siano solo rintracciabili nelle biblioteche di zona. Quello dedicato alla zona dove abito io (AA.VV., La Milano della memoria – Zona 9, Comune di Milano – Assessorato al Decentramento 2003, pag. 215, s.i.p.) racconta di una parte della città che da contadina è rapidamente diventata operaia, di un tessuto sociale relativamente coeso e cooperativo – forse non è un caso che nelle elezioni del 2006 l’unica zona vinta dal centro-sinistra sia appunto stata la 9 – e di tutti i problemi legati a una tumultuosa immigrazione dal sud prima e dall’estero poi. Ho scoperto così per esempio che la Bovisasca è stato un quartiere abusivo che non aveva nulla da invidiare alle borgate romane, e che ancora nel 1959 il matrimonio era giusta causa di licenziamento per una donna. Quello che secondo me manca al libro è l’altra faccia delle testimonianze, cioè un racconto storico di come si è evoluta la zona; le poche righe dedicate non sono certo sufficienti.

Estate, si taglia la metropolitana

ATM ha deciso: per quest’estate si sospende il prolungamento di un’ora delle corse del sabato notte sulle linee metropolitane. Motivo? Sempre secondo ATM, «l’ora in più ostacola i lavori per i nuovi semafori e cartelli segnaletici in corso sui binari della linea rossa». Ricordo a tutti che quest’ora in più non c’era tutti i giorni, ma solo il sabato; evidentemente di sabato si lavora molto meglio. Attenzione: non ci sarebbe stato nulla di male a dire “abbiamo fatto i conti, tenere aperta la metro quell’ora in più ci costa troppo, quindi per risparmiare l’eliminiamo”.
D’altra parte, probabilmente per risparmiare spazio, i cartelloni dei passaggi orari della metropolitana adesso dicono che tra le 7 e le 20 i treni passano semplicemente “ogni 2-5 minuti”. Sono sicuro che Elio Catania ci spiegherà che lo snumeratismo di ritorno rende difficile confrontare l’orario dei passaggi con l’orologio in stazione, e quindi questa è una miglioria per lo stimato passeggero; resta il fatto che a questo punto si può tranquillamente dimezzare il numero di treni nell’ora di punta senza che nessuno se ne accorga dall’orario. Mica male, vero?
(ah, non c’entra nulla e non è affatto colpa di ATM, ma venerdì prossimo c’è sciopero serio)

gioco della domenica: Rotato

In Rotato, tanto per cambiare, bisogna fare in modo che tre o più blocchi dello stesso colore siano vicini, in modo che si annichiliscano. Però non sono i pezzi a spostarsi, ma lo schema, che può essere ruotato in senso orario oppure antiorario facendo cascare per gravità i cubetti colorati. Ci sarebbe anche un Endless mode, che però si può ottenere solo dopo aver completato gli schemi standard, cosa che non ho certo tempo di fare; i primi schemi sono banali ma poi viene voglia di shakerare brutalmente il tutto. Ultima cosa: quando ho provato a giocare e ho cliccato su “Submit Score” mi è arrivato un errore 404.
(via Passion for Puzzles)

Circa il 3,23%

La differenza tra numeri esatti e numeri approssimati continua ad essere la grande assente. Repubblica ci fa sapere come i siti porno sono pericolosi: non perché a farci le seghe diventiamo ciechi, ma perché ci sono trappole informatiche varie che possono infettare i nostri PC Più precisamente (molto più precisamente), dopp avere osservato 269.000 siti il risultato è questo:

«Secondo gli studiosi, circa il 3,23% di questi siti pullula di trappole informatiche come adware, spyware e virus e quasi tutti adottano tecniche criminali per tenere i visitatori “agganciati” alla pagina.»

Già io ho dei dubbi a mettere come percentuale un numero così preciso come 3,23%, e avrei scritto 3,2% o meglio ancora “un sito su trenta”. Ma perché circa? c’è forse un paio di dozzine di siti su cui i ricercatori non sono proprio sicuri e allora si sono voluti parare le spalle? (lo 0,01% di 269.000 è 26,9)
Devo solo dire che questa volta non è colpa dell’articolista di Repubblica, che si è limitata a tradurre parola per parola quanto scritto nientemento che dalla BBC:

«About 3.23% of these sites were booby-trapped with adware, spyware and viruses. Many others used “shady” practices to keep visitors onsite.»

Insomma, l’iperapprossimazione si sta espandendo a macchia d’olio!

I Pending Changes in Wikipedia

Proprio perché Wikipedia è ormai troppo famosa, la tentazione di “mettere la propria firma” modificando qualche voce è sempre pronta. Finché si tratta di scrivere DEBBORA TVTTTTTB la cosa dà un certo fastidio, ma nessun vero problema; il guaio è quando si aggiungono notizie false e ingiuriose, soprattutto su persone viventi.
La soluzione classica di Wikipedia, impedire l’accesso in scrittura a queste voci, è un rimedio molto pesante per l’enciclopedia che vuole essere libera. Esiste anche una versione “light”, la cosiddetta semiprotezione, che impedisce le modifiche solamente agli utenti non registrati; una soluzione leggermente migliore ma comunque ugualmente punitiva verso chi per principio non vuole registrarsi. I tedeschi nell’edizione nella loro lingua hanno provato a mantenere un doppio binario, con voci “stabili” e modifiche che vengono controllate da utenti esperti, ma l’accrocchio diventava molto pesante, visto che ogni giorno ci sono migliaia e migliaia di modifiche e controllarle tutte diventa un’impresa improba.
Ora si prova una nuova strategia: i Pending changes. Il funzionamento logico è abbastanza simile: le modifiche da utenti non registrati non appaiono immediatamente, ma compare un avviso.

“Thank you for contributing to Wikipedia! Your changes will be reviewed shortly
There is 1
pending revision (shown below) awaiting review.”

Gli utenti “autoconfirmed” (termine tecnico per indicare chi si è iscritto almeno da qualche giorno e ha fatto almeno qualche modifica all’enciclopedia, per evitare iscrizioni just-on-time) possono invece modificare tranquillamente, a meno che non ci siano modifiche non approvate: in questo caso anch’essi trovano lo stesso avviso. Sysop e “utenti esperti” hanno invece indicato se la versione attuale della voce è “accepted”; in caso contrario possono aprire il tab “review pending revisions” e operare di conseguenza.
Qual è la differenza pratica? Che i Pending changes non sono un’opzione globale, ma relativa alla singola voce. In pratica è come dire che le voci più soggette a vandalismi (ad esempio le biografie di personaggi famosi) possono essere mantenute sotto controllo; esiste anche una pagina speciale che elenca tutte le voci con modifiche in attesa di essere controllate, quindi è facile lavorarci su. Il tutto funzionerà? Boh, ma bisogna pur provarci, no? Ci sarà anche su Wikipedia in lingua italiana? Chissà. Per prima cosa questo periodo di prova su en.wiki deve dare un risultato positivo, poi la comunità italiana deciderà eventualmente che fare.

Truffa morale? Sì, ma.

Occhei, non sono austro-ungarico. Leggendo il Buongiorno odierno, non riesco a non immedesimarmi con il buonanima del professore di latino e greco che passava cinque anni a mazzuolare gli studenti e poi passava loro la versione alla maturità (in versione personalizzata a seconda dei risultati scolastici). D’altra parte alla mia maturità ho passato il passabile, direttamente sui fogli di brutta perché il nostro membro interno ci aveva consigliato di evitare i foglietti, troppo visibili. Ho anche rischiato grosso, tra l’altro, quando dopo tre ore il commissario di matematica si era accorto del troppo viavai e venne a chiedermi come mai ero ancora lì (mia risposta: “mah, visto che ho tempo volevo completare lo studio di funzione calcolando le tangenti nei punti di flesso”. Tecnicamente non è una supercazzola, ma all’atto pratico sì).
Il punto è proprio quello riportato da Gramellini: l’esame di maturità è qualcosa che in un solo tentativo può cambiarti in meglio o in peggio la vita, e non è giusto. Meglio dare più possibilità a tutti, tanto c’è il resto della vita che ci penserà a rimettere a posto le cose. Insomma, non mi pento.

Wikideep

Wikipedia è tanto bella e tanto utile, anche se quei nazisti dei sysop cancellano sempre le informazioni messe con tanta cura dagli utenti. Però ha sicuramente un punto dove ci sono ampi margini di miglioramento: la ricerca interna. Io non ci tento nemmeno a fare una ricerca con il motore di Wikipedia; molto più semplice prendere Google e specificare di limitarsi al sito wikipedia.org. La cosa è talmente nota che persino nella pagina interna di ricerca si può chiedere di usare un motore esterno.
Bene: Pio Clemente e gli altri di Liquida hanno pensato che si sarebbe potuto fare qualcosa – in fin dei conti l’organizzazione dei dati è la loro specialità – e hanno prodotto Wikideep, da ieri in beta pubblica. L’idea è di avere un aggregatore/motore di ricerca relativo ai wiki in lingua italiana (per il momento ci sono i progetti Wikipedia, ma è previsto un ampliamento ad altri wiki non legati alla Wikimedia Foundation) che semplifichi la ricerca.
L’interfaccia è minimalista, in stile Google; anche la pagina dei risultati è molto pulita, e permette non solo di dare un’occhiata veloce ai risultati ma anche di avere subito due possibilità per raffinare le ricerche: le voci correlate, scelte tra quelle più presenti all’interno delle voci di Wikipedia, Wikinews, Wikiquote e simili, e il tipo di pagine che si preferisce. Queste sono ricavate dall’esame delle voci di Wikipedia alla ricerca dei portali in cui sono contenute; la categorizzazione non è insomma solo sintattica ma anche semantica. Altro esempio: gli infobox, ad esempio per le biografie o per le città / nazioni, appaiono immediatamente a fianco dei risultati, semplificando la vita di chi ha solo bisogno di dati specifici. La mia impressione d’uso è davvero positiva, anche se ci sono ancora alcuni punti da sgrezzare come il riconoscimento dei template all’interno del testo di una voce – non preoccupatevi se nello snippet sembra mancare qualche parola. Ah, come dovrebbe essere naturale cliccare sulle singole voci manda alla pagina di Wikipedia, quindi se trovate un errore e volete correggerlo siete i benvenuti.
Gli svluppi futuri, oltre all’inserimento di altri wiki, dovrebbero consistere nel rilascio al pubblico delle API relative a Wikideep e alla creazione di “pagine foglia”, rappresentazioni più compatte delle informazioni da varie fonti nel caso di argomenti particolarmente complessi. Già così però l’usabilità mi pare ottima – in assoluto, intendo, non rispetto al motore interno MediaWiki: d’accordo vincere facile, ma sarebbe davvero troppo! Insomma, provatelo!