Ormai persino gli italiani conoscono gli Ig Nobel Prize, come si può intuire dal fatto che la coppia RepCor stamattina ci abbia subito elargito l’articolo in questione anche se non ci sono donne seminude. Inutile che io faccia i soliti commenti, insomma. Al limite potrei lamentarmi del fatto che l’unico italiano premiato quest’anno sia tornato in patria col programma “Rientro dei cervelli” (e dopo avere detto di come è importante vincere un Ig Nobel, non si è nemmeno presentato alla cerimonia).
Però, a differenza di S., non trovo nulla di male nello studio che ha vinto il premio per la medicina, dimostrando che le medicine finte che costano di più funzionano meglio delle medicine finte che costano di meno. Io non avrei mai creduto che l’effetto placebo fosse così forte, anche se avrei potuto immaginarlo vedendo i prezzi di certi abiti; quindi per quanto mi riguarda quell’articolo è effettivamente utile, a differenza ad esempio di quello che mostra come le pulci dei cani saltino più in alto di quelle dei gatti.
Detto questo, ricordo a tutti che gli Annals of Improbable Research hanno sempre la loro utilità, visto che ti possono aiutare ad azionare un po’ il cervello… a meno che uno non cerchi solo una risata.
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Tempismo perfetto
Stamattina sono uscito da casa e piovigginava appena. Visto che a pranzo dovrei passare in via Washington a recuperare la roba che avevamo dimenticato a Usseglio il mese scorso (è una lunga storia), ho deciso di non prendere comunque la bici. Arrivato alla metro, ho provato a comprare il biglietto in edicola ma c’era uno che sembrava essere arrivato al paese dei balocchi cartacei, così dopo un po’ sono passato all’emettitrice automatica per fare il giornaliero. I trenta secondi persi in attesa mi hanno fatto saltare una corsa della gialla, con effetto domino sulla verde e la rossa. Sono così risalito in superficie mentre stava diluviando. Nei quattrocento metri dalla fermata all’ufficio mi sono letteralmente inzuppato pantaloni e scarpe.
E adesso è spuntato il sole.
Cosa non si fa per spiegare la matematica!
La divulgazione matematica in Italia è inesistente, e questo lo sappiamo tutti. Nei paesi di lingua inglese ci sono degli ottimi divulgatori, ma a quanto pare non basta ancora per avvicinare i giovani alla materia – non dico per farli diventare tutti matematici, ma semplicemente per non essere degli “innumerati”. Ed essendo gli americani pragmatici, cercano di fare il possibile al riguardo. Chi come me ha una certa età di rete si ricorderà sicuramente della Britney Spears’ Guide to Semiconductor Physics. Ma quella era una parodia (di Britney, non della fisica); oggi ho scoperto che vengono davvero pubblicati dei libri apposta!
L’attrice Danica McKellar (che in effetti è laureata in matematica…) ha scritto ben due libri, Math Doesn’t Suck e Kiss My Math, pubblicati nei Penguin; entrambi hanno come loro target le ragazze adolescenti. Ammetto che guardando le foto di copertina non è che i libri mi sembrino così interessanti, ma magari sono un prevenuto. Chissà come sarà invece The Manga Guide to Statistics (illustrato, naturalmente…), la cui traduzione dal giapponese sta per arrivare nelle librerie statunitensi. Per quello che ricordo da Holly e Benji, le leggi fisiche sono un po’ stiracchiate nei manga, ma magari in questo caso l’approccio è più serio.
(per la cronaca, tutto questo l’ho scoperto via Wild About Math!)
Game Theory – A Very Short Introduction (libro)
(se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
Come cambiano le cose nel tempo! Quando mi capitò di vedere per la prima volta un libretto che raccontava la teoria dei giochi (una vecchissima edizione Zanichelli di fine anni ’70) il tutto era senz’ombra di dubbio matematica. Questo libretto della meritoria serie OUP “A Very Short Introduction” (Ken Binmore, Game Theory – A Very Short Introduction, Oxford University Press 2007, pag. 184, Lst 6,99, ISBN 978-0-19-921846-2) è un testo di economia, con una rapida incursione nel campo biologico. Il teorema del minimax, ai tempi al centro della trattazione, è buttato lì quasi come un inciso; gli equilibri di Nash, che allora non erano neanche trattati, sono rapidamente spiegati già nelle prime pagine, e sono visti quasi come un postulato, mentre si lavora molto sui giochi a informazione non completa, avvicinandosi spesso all’introduzione della casualità.
Una trattazione di questo tipo risulta sicuramente più appetibile per chi è allergico alla matematica, e che trova un testo abbastanza discorsivo e senza troppe formule; il rovescio della medaglia è che ho trovato piuttosto difficile seguire i vari teoremi, che sono stati dimostrati in una maniera pericolosamente simile al metodo “handwaving”, e che i vari esempi di giochi a due persone sono sì minimali e distinti, ma proprio perché minimali rimangono spesso difficili da confrontare al volo. Forse qualche esercizio svolto in più sarebbe utile per impratichirsi di più della materia; ma per essere una introduzione non si deve pretendere chissà che cosa.
Ultima nota per gli anglofobi: la traduzione italiana del libro dovrebbe uscire per Codice entro fine anno.
L’università negli USA
Repubblica lancia alti lai sulla possibile eliminazione dell’esame di italiano degli APP (Advanced Placement Program: in pratica, un portarsi avanti col lavoro, facendo già durante l’High School dei corsi che ti danno crediti per l’università). La situazione deve essere così tragica che non solo Rep.it ha messo dei collegamenti esterni, ma li ha persino colorati in rosso.
Poi uno va a leggere l’articolo e scopre che questo esame è nato due anni fa dopo una serie di spinte politiche, che non viene fatto praticamente da nessuno (ci saranno quasi tre milioni di diciassettenni statunitensi: 1800 persone è lo 0,06%…) e gli americani, da buoni liberisti, dicono “o qualcuno sgancia i soldi o si chiude baracca e burattini”, né posso dar loro torto.
Sì, lo so che dire “mal comune, mezzo gaudio” è un’idiozia. Però mi sembra giusto far notare che non dobbiamo sempre guardare con invidia gli altri… o meglio, dobbiamo invidiarli perché sono capaci ad eliminare le cose inutili e costose.
I ventitré problemi matematici (nuova versione)
I miei lettori che masticano di matematica (gli altri mi sa che non sono nemmeno arrivati a leggere questa riga), quando si dice loro “i ventitré problemi”, pensano subito a David Hilbert e alla sua lista di problemi presentata al Congresso Internazionale dei Matematici del 1900. Forse non tutti sanno che a dire il vero Hilbert non riuscì a presentare tutti i problemi durante il suo intervento, perché gli finì il tempo a disposizione. Si sa, questi accademici… Ad ogni modo, questi problemi sono stati molto importanti per lo sviluppo della matematica nel ventesimo secolo, sia quando sono stati risolti (positivamente o negativamente) sia nel caso in cui abbiano resistito a tutti gli assalti; i Clay Problems, in confronto, sono molto meno interessanti, o forse troppo pochi (sono solo sette, anche se è vero che danno un milione di dollari a chi ne risolve uno).
In questi giorni, però, il DARPA ha deciso di proporre una nuova serie di problemi, sotto il nome di “Mathematical Challenges”, con lo scopo di “dramatically revolutionizing mathematics and thereby strengthening DoD’s scientific and technological capabilities.” (il DoD è il Department of Defence statunitense, lo dico per i pacifisti che passano di qua). Potete leggere i problemi su Network World, e vedere che effettivamente sono ventitré: non ho ben capito come verrebbero assegnati dei fondi al loro riguardo, ma da quel sito potete passare al documento ufficiale. Se non ricordo male, se ne parlava già l’anno scorso, e magari ne ho anche parlato anch’io, ma adesso a quanto pare le domande sono state formalizzate. La cosa che dovrebbe saltare all’occhio di tutti è che ci sono pochissime domande di matematica pura, ma poche anche di matematica applicata alla fisica, a differenza di quanto accadeva nei secoli passati. I campi più interessanti sembrano l’informatica, e fin qua non c’è nulla di strano, e la biologia. L’altra cosa che ho notato è che ho difficoltà a comprendere parecchie delle domande, altro che trovare delle risposte!
_Ah! Ci sono!_ (libro)
Il primo volume della collana Sfide Matematiche (Martin Gardner, Ah! Ci sono! [aha! Gotcha.], RBA Italia – Sfide Matematiche 1 – 2008 [1975], pag. 238, € 4.99, trad. Simona Panattoni) è la riedizione dell’ormai introvabile traduzione Zanichelli del 1981 di questo libro di Martin Gardner. A differenza del volume gemello “Esperienza a-ah!” che verrà pubblicato a novembre, l’argomento principale di questo libro sono i paradossi, reali e apparenti, legati alla matematica. I pregi del testo sono gli stessi dell’edizione originale: diciamo che se uno non apprezza quel tipo di disegnini probabilmente si scoccerà presto, ma altrimenti potrà avere un’idea delle trappole della matematica senza doversi esporre a troppa matematica.
Per quanto riguarda la traduzione, si sente che è un po’ datata, ma generalmente è buona; apprezzabile il fatto che sia anche stato tradotto la figura che inizia il capitolo 2, quella con i numeri scritti “in lettere”. L’unica eccezione è il capitolo sulla probabilità, che è zeppo di errori e si direbbe quasi opera di un’altra mano. Nella pagina di aNobii relativa al libro (vedi link su) ho messo un’errata corrige.
qualcuno ha visto la mia chiavetta USB?
Doveva capitare, prima o poi. Ho perso la mia chiavetta USB, quella che tenevo nel mazzo di chiavi di casa, e che mi si è sfilata non so quante volte. Me ne sono accorto oggi pomeriggio prima di uscire dall’ufficio: può essere rimasta in largo Augusto, piazza Argentina o via Padova, ma ormai la probabilità di trovarla è nulla.
Non che ci avessi dentro nulla di importante né di compromettente, visto che il suo uso era portare da una parte all’altra dei file: però rimane una scocciatura. Qualcuno sa i prezzi attuali di una 4GB? Offerte a Milano?
Aggiornamento: (30 settembre) per i curiosi, mi sono preso la confezione di tre chiavette Emtec da 4 GB, in offerta a 30 euro da Euronics; una l’ho rivenduta a un collega, una la sto usando e la terza me la tengo da parte per quando perderò la seconda :-)