Quest’estate il prezzo del gasolio per autotrazione aveva eguagliato quello della benzina. Ieri sono passato davanti a un distributore vicino casa che indicava gasolio a 0,986 euro e benzina a 1,129, con un divario del 15% circa.
Comincio a chiedermi se col variare del prezzo del greggio cambia anche la proporzione dei vari idrocarburi… (Sì, in fase di raffinazione si può fare qualcosa, ma non a questi livelli)
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Sayed Parwez Kambakhsh
Probabilmente non ne avete mai sentito parlare, anche se un paio di settimane fa è apparso un articolo sul Corriere.
Parwez Kambakhsh è stato arrestato nel 2007 con l’accusa di avere distribuito un articolo tratto da Internet – che come sappiamo è il Male – che denunciava come l’islamismo non rispettasse i diritti delle donne. Il processo, per il quale il giovane rischiava la pena di morte, si è concluso con una sua condanna a “soli” vent’anni di carcere; l’appello non si sa quando ci sarà. Si possono leggere più informazioni su IWPR e RAWA News: a me personalmente ha fatto paura la frase dell’accusatore «When I began to read, I experienced Islamic emotions»
Noi non possiamo fare molto per Parwez Kambakhsh, è chiaro: ma il nostro governo sì, e soprattutto non dovrebbe farlo solo per lui ma anche per tutti gli altri casi simili che non hanno avuto il riscontro dei media. Oppure ammettiamo che non ha nessun senso mantenere un contingente militare laggiù, e ritiriamoci in buon ordine.
Aggiornamento: (10 marzo) ho ricevuto, e allegato nei commenti, un messaggio dal Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane.
Risultati del sondaggio sulla matematica light
Ricordate il sondaggio proposto la scorsa settimana? Ci sono state 89 risposte (era a risposta multipla, tra l’altro).
* 32 Va bene un mix come adesso
* 21 Con le dimostrazioni dei temi trattati
* 17 Basta che si parli di matematica almeno ogni tanto
* 7 Che tratti temi più complicati
* 5 Tanto non le leggerei in ogni caso
* 3 Con meno formule e dimostrazioni possibili
* 2 Che tratti temi più semplici
* 2 Mi piacerebbe vedere qualcosa di specifico
Per la cronaca, il “più specifico” è “qualcosa sulla teoria del caos (Equazione di May, frattali, attrattori strani)”. Tenuto conto delle due distorsioni fondamentali di un sondaggio di questo tipo (risponde solo chi ha voglia, e qualcuno si vuole comunque divertire), direi che una considerazione la si può comunque fare: chi legge le notiziole di matematica light vuole una “divulgazione didattica”, se mi permettete il neologismo.
Per come la vedo io, ci sono varie strade per avvicinare la gente alla matematica. Innanzitutto c’è quella degli enigmi da fare risolvere, insomma la matematica ricreativa classica: personalmente non lo ritengo un metodo utile per fare interessare la gente, ma magari sono io che ho le mie idee. Poi c’è il metodo di divulgazione pura: si raccontano i risultati che si possono ottenere con la matematica, partendo da problemi più o meno vicini a quello che si può vedere nella vita di tutti i giorni, ma lasciando da parte le dimostrazioni e soprattutto le formule, quelle tali che ciascuna di esse dimezza il numero di copie vendute di un libro. La mia idea naïf era che potrebbe essere un modo utile per far capire alla gente che la matematica non è poi così astratta e impossibile, sapendo che comunque saranno ben pochi a cercarsi le dimostrazioni per conto proprio – ma d’altra parte sono anche pochi quelli che cercano di riparare da soli gli oggetti rotti, no?. Infine c’è il metodo più didattico, dove si enuncia il problema e si porta il lettore alla soluzione passo dopo passo. Questo in genere è quanto faccio nelle mie notiziole di matematica light, e come si può vedere è quello preferito da chi ha risposto al sondaggio.
Quello che mi chiedo adesso è se posso fidarmi dei risultati del sondaggio. Non tanto per quello che farò nei prossimi post di matematica light: in fin dei conti se i miei ventun lettori vogliono le dimostrazioni non faccio certo fatica a metterle. Il problema è piuttosto capire se il sondaggio è stato distorto ancora più di quanto pensassi, e le persone che potrebbero apprezzare la divulgazione pura sono già scappate a gambe levate, senza nemmeno osare esprimere la propria opinione. Questo sarebbe davvero un brutto colpo per la matematica e per la vita in genere: un minimo di conoscenza matematica serve davvero, e nel ventunesimo secolo può magari essere meno importante far di conto ma più necessario cavarsela con gli ordini di grandezza e con le probabilità. Voi che ne pensate?
Lu primm’amore
Berlusconi presenta il piano casa: libertà di edificazione. Il primo amore non si scorda mai.
Strip sudoku
No, niente donne nude. E nemmeno uomini nudi, se è per questo. In questo caso, la parola “strip” significa semplicemente “striscia”, come nei fumetti… ma non c’entrano nemmeno i fumetti.
Lo strip sudoku (ne potete vedere un esempio qui) è un sudoku “quasi” normale. L’unica differenza è che lo schema è suddiviso in tante strisce 3×3, ciascuna delle quali ha una lettera: L,M,S. Un po’ come nelle taglie delle magliette, i tre numeri della striscia sono rispettivamente il maggiore (Largest), il Medio e il minore (Smallest), il che significa che ci sono informazioni non standard che potrebbero rovinare la vita a quelli che “il sudoku ha solo disegnini nelle caselle, che casualmente sono a forma di numero”.
(via Passion for Puzzles)
La banda larga di Telecom Italia (libro)
Non so quanto siano vere le storie di strani figuri che passavano in libreria a fare incetta delle copie di questo libro (Joe Basilico, La banda larga di Telecom Italia, Città del Sole 2008, pag. 160, € 12, ISBN 9788873512370). Nel mio piccolo posso dire che sono passato più volte nelle librerie Feltrinelli milanesi senza trovarlo, e che Ibs.it afferma che lo può spedire in quattro-cinque settimane: d’accordo che è pubblicato da un piccolo editore calabrese e la Salerno-Reggio Calabria non è il massimo delle autostrade, ma mi pare un po’ troppo tempo.
Ma a parte queste note di colore, com’è il libro? Mah. È indubbiamente stato scritto da qualcuno che in Telecom ci lavora, e lo si vede dalle piccole notizie che non appaiono certo sui giornali. Non posso certo garantire sull’autenticità di tutto quanto scritto, visto che non ho certo visibilità così ampia dell’azienda, ma molte di queste cose sono circolate in azienda, e casi come quello del videotelefono sono tristemente veri. Mi stupisce lo scarso rilievo dato a quisquilie tipo l’alienazione degli immobili aziendali; potrà anche essere vero che tanti dirigenti apprezzino fin troppo le giovani e prosperose dipendenti, ma non credo quello sia il peggiore dei problemi in Telecom, e il battere e ribattere su quei temi fa scadere un libro di denuncia al pettegolezzo, un po’ come anche scegliere una prosa infarcita di accenni storico-letterari potrà sulle prime far sorridere il lettore al pensiero di Napoletone Luciani ma dopo un po’ stufa. Insomma, leggetelo distillandovi le informazioni importanti!
(ah, i conti allegri devono essere proprio una nostra prerogativa: non credo che, come scritto a pagina 20, un euro di capitale di MTP ne muoveva cinque milioni né che 180000 euro più IVA sia lo stipendio annuale di venti impiegati come scritto a pagina 32.)
Metro di oggi
Era un bel po’ di tempo che non mi dedicavo alla lettura di un quotidiano gratuito. Visto che la mia bici è rimasta bloccata per due giorni in ufficio, oggi ho preso Metro per vedere come le cose sono cambiate in questi mesi.
Innanzitutto il giornale è molto più smilzo: nonostante sia venerdì e ci dovrebbero essere le informazioni sul weekend è composto da sole 32 pagine, di cui ben 20 di pubblicità, quasi il più del 60% del totale. Le quattro pagine esterne sono dedicate all’uscita del film “Watchmen”, poi la fanno da padrone al solito i venditori di materiale elettronico; i miniannunci sono sempre un mondo nel mondo, come quello di “Importante multinazionale seleziona cinque persone per ampliamento organico anche alla prima esperienza lavorativa. Ruolo da definirsi in fase di colloquio” che mi fa pensare più che altro al reclutamento di picciotti.
Nel poco testo che rimane si possono notare varie cose. Innanzitutto l’attenzione all’ambiente, con l’articolo dove ci si spiega che in Italia si importano rifiuti differenziati, soprattutto in Lombardia, e l’intervista al commissario UE per l’ambiente. Il cattivo Facebook è presente sia nella sezione “primo piano” con i furti di identità che in un editoriale sempre sullo stesso tema. Ma il meglio viene sempre dato nelle brevi, che qua sono brevi per davvero: ecco un saggio.
– Direttore di un’azienda di Liverpool fermato per due ore perché stava ridendo al volante e quindi era colpevole di guida pericolosa. Ma a quanto pare il codice della strada britannico non prevede una simile infrazione.
– A furia di guardare le nostre trasmissioni TV, in Albania hanno avuto delle idee: il ministro della cultura è stato rimosso dopo essere stato ripreso a chiedere prestazioni sessuali in cambio di lavoro.
– Laura Pausini offre le sue note contro il global warning (no, questo è un articolo a mezza pagina, ma il contenuto pratico è quello)
La sensazione che ho avuto è che anche Metro, che con il fatto di avere edizioni in tutta Europa sembrava essere di respiro un po’ più ampio, si stia riducendo sempre di più ad essere un contenitore di agenzie appena toccate. Tempi brutti anche per i free press.
Del ditin non v’è certezza
Come dovreste sapere, Paolo Guzzanti non vuole il sistema di votazione parlamentare con le impronte digitali, e oggi parla di nuovo della cosa con dovizia di particolari.
Non entro nel merito delle sue argomentazioni, se non per aggiungere che anche il metodo proposto da lui per verificare i pianisti ha un tempo assolutamente improponibile per il votificio delle sezioni Montecitorio e Palazzo Madama; mi preme di più notare il ragionamento “matematico” della sua affermazione sulla verifica delle impronte digitali «E sapevate che non cè mai la certezza? Sì, avete letto qualche libro giallo.» Un’affermazione così è assolutamente naïf.
È infatti vero che il controllo delle impronte digitali, come quello del DNA, non dà certezze, non fosse altro che perché non c’è la possibilità di fare una verifica a tappeto ma vengono fatti controlli a campione e si cerca un certo numero di coincidenze; questo significa che “un’impronta digitale può appartenere a più persone”, se mi concedete un’affermazione non corretta ma che rende l’idea. (Se non me la concedete, sostituite a quella frase la seguente: “Esistono più persone le cui impronte digitali sono compatibili con un’impronta data”) Ma questo è (statisticamente sempre più) vero col crescere dell’insieme di persone di riferimento con cui si controlla l’impronta. In questo caso abbiamo poche centinaia di persone, e le probabilità di errore si riducono enormemente.
Per darvi un’idea di quello che succede, immaginate di avere un foglio di carta dove sono posti a caso un certo numero di punti; il vostro test consiste nel posizionare un cerchietto sul foglio, e verificare se il cerchietto racchiude all’interno un solo punto. Se i punti disegnati sono pochi, la cosa funziona bene: magari il cerchietto non ne racchiude nessuno, ma è molto improbabile che ce ne siano due così vicini da stare entrambi nel cerchietto. Ma se ce ne sono moltissimi, allora la cosa cambia eccome. Morale: ricordarsi che alcune statistiche migliorano con l’aumentare del campione, altre peggiorano.