Taroccare i dati del Covid

Le regioni hanno paura di finire in zona arancione, il che bloccherebbe parecchie attività. La soluzione scelta? la più semplice: taroccare i dati. Ma per fare un buon tarocco occorre una certa creatività, che non manca certo alla conferenza delle regioni. La richiesta che dà il titolo è “togliere i positivi asintomatici dal numero di casi”. Questo non ha nessun effetto nel posizionamento “colorato” della regione, visto che quel parametro non è più praticamente considerato da mesi; la vera modifica è sul fatto che queste persone non dovrebbero andare più in quarantena e quindi essere pienamente produttive, per la gioia di Confindustria. Ma quella che conta davvero è la seconda richiesta delle regioni: se qualcuno viene ricoverato perché chessò si è rotta una gamba e si scopre che è positivo asintomatico, allora non deve entrare nel conteggio degli ospedalizzati Covid e non deve finire nei reparti attrezzati. Questo sì che cambia le carte in tavola: a parità di letti totali occupati – non è che quelli lì vengano dimessi… – la percentuale di occupazione magicamente si riduce.

Certo, tutto questo potrebbe essere un trucco favoloso per ottenere con le buone o con le cattive quell’immunità di gregge che sembra sempre più un miraggio. (Ve lo dico subito: io sono ragionevolmente certo che andremo avanti a una/due dosi di richiamo l’anno fino a che non troveremo farmaci davvero efficaci, e dopo avremo la vaccinazione annuale per quelli dalla mia età in su come si fa per l’influenza). Paradossalmente per una volta quei novax della Verità hanno ragione: è probabile che attualmente il virus lo diffondano di più i vaccinati per una banalissima questione numerica che sovrasta la loro minore carica virale. Se non fosse per il fatto che anche i vaccinati sono a rischio, seppure molto minore, si potrebbe davvero pensare di fare un “liberi tutti” e vedere se davvero sopravviverebbero solo i più adatti…

Ultimo aggiornamento: 2022-01-13 09:05

3 pensieri su “Taroccare i dati del Covid

  1. nicola

    Veramente i positivi con pochi sintomi (o nessuno) è da mo’ che lavorano da casa senza malattia (per chi può lavorare da casa). Confindustria può stare tranquilla.

    1. .mau. Autore articolo

      “per chi può lavorare da casa” (e ha voglia di farlo. Se sei positivo di per sé dovresti essere in malattia)

  2. Bubbo Bubboni

    Mah, mi sembra che l’importanza dei dati sia nulla. Oramai prevalgono i penosi tentantivi di credere alla propaganda governativa dandole una parvenza di razionalità, l’odio per il nemico del momento (direi che alle 13:39 del 13/01/22 sono ancora i no-vax) e soprattutto la diffusione periodica di certezze su un virus sconosciuto (es. esiste l’immunità di gregge, i più positivisti del branco sopravvivono, muore solo chi ha malattie pregresse anche se vaccinato, c’è sempre un nuovo vaccino più aggiornato che fa bene e sta per uscire, ecc.).
    I dati servono solo ai tecnici per capire cosa succederà (es. effetti del long-covid, ragione dei danni celebrali e cardiaci, varianti da doppio salto, ecc.) ma non per il (residuo) pubblico pagante che a 300 morti diretti al giorno non fa una piega.
    Quanto al “liberi tutti” ci hanno già provato in tanti. A parte l’immoralità della soluzione (invalidità forse permanenti) e il fatto che gli ospedali scoppiano dopo poco (“punendo” anche chi ha malattie che i più ritengono siano meritevoli di cura, es. quelle oncologiche) il risultato è che i malati gravi e i morti non lavorano e non fanno neppure shopping, vanificando ogni effetto potenzialmente positivo. Se poi risultasse che a resistere meglio al virus non sono quelli di pura razza ariana… sarebbe un bel disastro!

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