Una linguista e un giornalista si sono associati in questo libro (Vera Gheno e Bruno Mastroianni, Tienilo acceso, Longanesi 2018, pag. 283, € 14,90, ISBN 9788830450004, link Amazon) per scrivere un libro su come usare i social network di tipo diverso da quelli che troviamo di solito in libreria. Sì, ci sono le regole per un uso consapevole del mezzo, scritte più dal lato positivo che da quello negativo: per esempio c’è tutta una sezione che spiega come si può discutere senza litigare con gli interlocutori, e ogni parte del libro termina con una pagina di riassunto dei consigli proposti. Ma il punto fondamentale è il fortissimo accento sul testo, o “sulle parole” come dicono gli autori. Dovrebbe essere ovvio che a ciascun contesto dovrebbe corrispondere un registro linguistico specifico, ma ormai non è più così, non si sa se per povertà espressiva o per supponenza, e questo viene declinato in modi a prima vista impensabili, un po’ come negli insulti copincollati che lasciano stupito il perpetratore quando la polizia gli arriva in casa. Trasgredendo una delle regole pratiche indicate nel libro, mi faccio forte della mia esperienza più che trentennale ed esprimo forti dubbi sulla possibilità di riuscire ad avere sempre una #disputafelice. Nei gruppi che seguo la cosa funziona, ma io li scelgo apposta perché so che sono composti da persone di idee diverse ma abituate a usare il cervello; una disputa ha sempre almeno due fazioni, e se l’altra è refrattaria non si può arrivare da nessuna parte e tanto vale limitarsi a esporre pacatamente il proprio pensiero a uso della moltitudine silenziosa – un’ottima intuizione degli autori – e sfilarsi da essa.
Ultimo aggiornamento: 2019-05-31 21:46