Io sono un donatore di sangue (attualmente sospeso causa distacco retina, ma magari la prossima estate potrò riprendere). Credo che sia una delle pochissime cose, assieme al sesso anagrafico, che ho in comune con Matteo Salvini; poi non so se lui prima di fare le sue fotografatissime donazioni consegni un foglio in cui ingiunge di non dare i suoi globuli rossi a qualche negher-o-assimilato.
A parte le battute, l’idea di obbligare gli studenti (maggiorenni, quindi nemmeno tanti) a donare il sangue è una cosa che mi fa rabbrividire. Capisco che dulce et decor est pro patria sanguinem dare, ma un obbligo imposto è il modo migliore per far sì che questi ragazzi in futuro staranno ben lontani dalle autoemoteche.
Ma probabilmente sono io che come al solito non ho capito. A Salvini non gliene frega un tubo della cosa, gli basta avere avuto anche ieri i titoloni sui giornali.
Il problema della donazione di sangue, come molti altri in Italia, è ovviamente dovuto all’invecchiamento della popolazione. I 65enni che smettono di donare saranno sempre di più dei 18enni che iniziano, anche se le percentuali relative fossero le stesse. Occorrerebbe un grosso sforzo per convincere le persone che è anche nel proprio interesse donare, non solo “per gli altri” che ormai fa poca presa, ma vediamo bene cosa succede coi vaccini…
E’ vero, la vecchia propaganda per le donazioni faceva riferimento a concetti solidaristici/umanitari/permessolavoristici che oramai sono diventati incomprensibili.
Ma basta dire che ti danno **subito gratis** l’acqua, il caffé e la brioche (comprata) e il gioco è fatto!
Si tratta solo di adeguare la comunicazione alla società individualistica contemporanea, nulla di complicato.