Archivi annuali: 2015

INVALSI

Oggi – con un giorno di ritardo dovuto allo sciopero indetto dai sindacati della scuola – iniziano le prove Invalsi. Segnalo questo post di Giorgio Israel della settimana scorsa, e rimarco soprattutto i punti 1, 2 e 3 (gli altri due sono molto più politici, e li lascio a chi di politica se ne intende).

In passato ho visto i problemi Invalsi e non mi sono dispiaciuti. Il guaio però non è tanto nei problemi in sé quanto nel significato che si vuole loro dare. Per come la vedo io, i risultati dovrebbero essere del tutto anonimi, e quindi non contare per il giudizio né degli studenti, che altrimenti rischiano di essere valutati per la capacità di risolvere quiz e non per quello che hanno studiato, né tanto meno degli insegnanti, che altrimenti sono incentivati a barare e aiutare i loro allievi. Senza il timore del voto e dei giudizi personali sarebbe invece possibile avere un’idea delle differenze statistiche e dei punti di forza e di debolezza, e quindi pensare eventualmente a migliorare i programmi per tenerne conto. Non dovrebbe essere così complicato, no?

D’accordo la libertà di satira, ma…

Io sono un convinto assertore del fatto che si possa fare satira su Maometto o Gesù Cristo o George W. Bush (o Matteo Renzi, se per questo). Però quando leggo della sparatoria in Texas qualche dubbio mi viene eccome.
Dal mio punto di vista la satira è libera: fare un concorso su un certo tipo di satira, qualunque esso sia, la rende immediatamente meno libera. E non state a dirmi che nessuno è obbligato a partecipare al concorso: il vincolo c’è comunque lì a priori. Altra cosa sarebbe definire a posteriori un premio per la migliore vignetta sul tema XYZ: ma questa è appunto una scelta a posteriori…

Ultimo aggiornamento: 2015-05-04 17:20

Facebook, specchio dell’umanità

Stamattina un conoscente del mio amico vb ha scritto sulla sua bacheca Facebook, lamentandosi per un articolo dal titolo «EXPO 2015 – apre il padiglione Pokémon ma la scritta è sbagliata: turisti giapponesi infuriati si danno al vandalismo», con campeggiante la figura di un cartellone con su scritto “Pochemonn”. Il suo messaggio iniziava con «Ormai non mi stupisco più di niente. Noi laureati in Lingue siamo visti solo come degli inutili…. E poi questi sono i risultati, enormi figure di m…… » (Non metto nomi e link perché non mi interessa parlare delle singole persone).

Il buon Bertola ha subito saggiamente commentato «Ma dai, ma è un’evidente photoshoppata…». Ma anche se la photoshoppata non fosse stata evidente, sarebbe bastato aprire il post e vedere dopo il testo che era stato inserito nelle categorie “Cronaca • Freddure”. Insomma, il lavoro di decodifica da compiere era proprio minuscolo. Eppure non solo c’è stato quell’intervento, ma ci sono anche stati altri commenti – dopo che l’arcano era stato svelato – di questo tono: «massa di imbecilli ignoranti ci facciamo ridere sempre dietro….per fortuna all’estero siamo sempre ben visti come lavoratori…» «cosa si lamentano? hanno la scritta…erano in ritardo è già tanto che l’abbiano messa…povera Italia».

Io capisco che scrivere ormai non è così difficile, ma è proprio vietato leggere e far partire il neurone prima di farlo? Più passa il tempo più questa gente mi fa paura.

Ultimo aggiornamento: 2015-05-13 16:48

Quizzino della domenica: din don

Il parroco del paesino in cui sono in vacanza ha deciso che il campanile deve battere tutte le ore, da mezzanotte alla mezzanotte successiva. Stamattina alle sei ero sveglio (mi aveva svegliato il battere delle 5, e non mi ero più addormentato) e ho cronometrato la durata: ci sono voluti esattamente sei secondi tra il primo e l’ultimo rintocco. A mezzogiorno quale sarà il tempo tra il primo e l’ultimo rintocco?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p169.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema classico. Immagine di hatalar205, da OpenClipArt)

Ultimo aggiornamento: 2015-05-12 15:53

_How to Build a Brain_ (libro)

[copertina]Questo libro (Richard Elwes, How to Build a Brain : and 34 other really interesting uses of math, Quercus 2011, pag. 223, Lst 9,99, ISBN 978184964801) è stato pubblicato con una varietà di nomi diversi: magari l’avete visto intitolato “How to solve the DaVinci code”, oppure “Math without the boring bits”. (O più probabilmente non l’avete visto, di Elwes forse uscirà prima o poi Maths 1001 per Newton Compton). Ma è sempre lo stesso libro, facente parte della collana di Quercus “35 interesting uses of”. Devo dire che in questa sua prima prova editoriale Elwes mi è parso ancora acerbo come divulgatore. Ovviamente non è colpa sua se alcuni di questi usi della matematica non sono poi così interessanti: però ho notato che più di una volta ha usato le ultime righe di uno dei capitoletti per accennare a generalizzazioni del tema. L’idea immagino fosse quella di far capire al lettore che non ci si ferma certo ai risultati mostrati in quelle poche pagine in gabbia fissa; il risultato pratico è che al lettore resta l’impressione di un libro tagliato a metà. Da questo punto di vita è molto meglio il suo Maths 1001, dove le definizioni in pillole sono così tante che è possibile ricomporre comunque un mosaico della matematica.

Ultimo aggiornamento: 2015-05-09 22:36

Renzi e la fiducia

Non so se abbiate letto la lettera di Matteo Renzi sulla Stampa, nella quale ieri mattina – prima di chiedere la fiducia sulla nuova legge elettorale – il nostro premier spiegava le sue ragioni.

Io non ho pregiudiziali di partenza contro una o l’altra legge elettorale: personalmente posso accettare che ci sia un premio di maggioranza e che questo premio sia per il partito e non per la coalizione – anzi quest’ultima cosa mi pare anche più pulita. Il fare tanti collegi relativamente piccoli non è neppure quello un problema: è più o meno quello che si fa in Spagna, e anni fa si parlava della possibilità di seguire quella legge elettorale e non il doppio turno francese o il casino programmato tedesco. (Poi mi devono spiegare come si riesce con i resti a limitare al 3% la soglia di sbarramento, ma non avendo letto tutte le minuzie della legge non posso escluderlo in linea di principio). Non ho neppure problemi con il turno di ballottaggio che in teoria potrebbe far dare 340 seggi a una lista che ha ottenuto meno del 30% dei voti: l’impianto generale è evidentemente maggioritario, quindi questo caso sarà piuttosto improbabile persino in un sistema tripolare come quello uscito nel 2013.

Il diavolo però si nasconde nei particolari. Perché nel «rottamare il cosiddetto Porcellum» è rimasta la clausoletta «Contestualmente al deposito del contrassegno di cui all’articolo 14, i partiti o i gruppi politici organizzati che si candidano a governare depositano il programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica. Restano ferme le prerogative spettanti al Presidente della Repubblica previste dall’articolo 92, secondo comma, della Costituzione.»? Perché «sono proclamati eletti, fino a concorrenza dei seggi che spettano a ciascuna lista in ogni circoscrizione, dapprima, i capolista nei collegi, quindi i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze;» e soprattutto i capilista possono essere candidati in più collegi, fino a dieci? Questi punti non hanno nulla a che fare con il tipo di legge elettorale, ma servono solo a perpetuare il potere dei segretari di partito e del primo ministro (che ricordo non essere il primo ministro ma il Presidente del Consiglio dei Ministri). Renzi come fa sempre parla, parla, parla nascondendo abilmente questi punti; l’opposizione interna al PD parla, parla, parla e fa solo casino; il resto dell’opposizione parla, parla, parla senza sapere cosa dire.

In tutto questo il ricorso alla fiducia su una legge elettorale (a parte i ricordi della legge Acerbo e della legge Scelba detta anche legge truffa) diventa strumentale: proprio perché è un “o con me o contro di me” («Se non passa, il governo va a casa») Renzi dimostra che non è la legge elettorale quello che gli interessa davvero. Proprio perché vale per tutti i gruppi politici, la legge elettorale non dovrebbe essere associata alla fiducia: sarebbe stato molto più logico fare prima una legge di un solo articolo che affermasse che le votazioni legate a una legge elettorale devono essere palesi – sempre per le ragioni di cui sopra – e poi votare. In quel modo non si sarebbero mischiati gli ambiti… ma a me continua a sembrare che invece questo mischione sia fortemente voluto. E questo non è bello.

(p.s.: a proposito del mischiare gli ambiti, la legge in dibattimento è l’unione di una proposta di iniziativa popolare e di varie proposte di iniziativa parlamentare, non di una proposta di iniziativa governativa. Capite perché porre la fiducia è pretestuoso?)

Ultimo aggiornamento: 2015-04-30 18:19

_Scienziaggini_ (ebook)

[copertina] Cristiano Micucci è per tutti Mix. Nonostante sia relativamente semplice trovare suoi testi in rete e anche all’interno di ebook, non aveva mai voluto pubblicare qualcosa di ufficiale; né è stato facile convincerlo a scrivere qualcosa per , perché continuava ad accampare banali scuse tipo il fatto che lui a scuola era stato rimandato due volte in matematica. Ma come sanno gli affezionati lettori della collana, quisquilie simili non sono certo un problema: la matematica è solo una scusa per scrivere qualcosa di interessante e piacevole da leggere.
In questo Scienziaggini (al solito lo trovate a un euro e 99 su amazon, bookrepublic e gli altri store) troverete capitoli rigorosamente seri, come quello sul costruire una macchina del tempo e quello sulla ginnastica informatica; capitoli di battute che potrete vendervi su twitter se riuscite a nascondervi bene da Micucci; ma soprattutto potrete scoprire come la fisica del ventesimo secolo abbia delle inquietanti somiglianze con i partiti e movimenti di sinistra in Italia. Già solo quest’ultimo testo a mio parere vale il prezzo del librino; e a parte questo, volete mettere la gioia di poter finalmente parlare male della matematica, e della scienza in genere, con cognizione di causa?

Ultimo aggiornamento: 2015-11-30 19:07

Le due culture

Aggiornamento: (in cima, così lo si vede) Peppe racconta nei commenti che alla fine, dopo uno scambio di spiegazioni su Twitter (!) la situazione si è risolta nel migliore dei modi. Ciò è bello, nonostante Twitter.

Una volta in Italia si diceva che l’Unica Vera Cultura è quella umanistica. Certo, il Palazzo della Civiltà del Lavoro riporta la scritta «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori», ma gli scienziati sono sempre gente di serie b. Col tempo qualcuno magari ha pensato che suvvia, anche la scienza qualche minuscola particella di nobiltà minore forse ce l’ha: in fin dei conti uno dei più importanti scrittori in lingua italiana del XVII secolo, tal Galilei Galileo, non si dilettava solo di lettere. Così è nata la teoria delle due culture, umanistica e scientifica, ciascuna con la propria dignità e soprattutto che non può isolarsi nella sua torre eburnea ma deve interagire con la compagna e rivale.

Di per sé la cosa potrebbe anche andare bene, salvo poi vedere cosa succede in pratica. Leggo infatti da Peppe Liberti che tale Jacopo Cirillo – che io colpevolmente non conosco – scrive, anzi riscrive, uno strafalcione scientifico: «Semplificando in maniera orrendamente antiscientifica, se prendiamo un piano inclinato e una biglia e facciamo scorrere la biglia sul piano inclinato, la stessa biglia accelererà sempre di più e, se il piano inclinato è lungo all’infinito, la biglia accelererà all’infinito fino a diventare, non so, velocissima. Ma c’è un inghippo: la superficie del piano, di solito, è scabra, ovvero subisce l’azione della forza d’attrito che frena la biglia, alterandone il moto rettilineo.» In effetti è un testo proprio antiscientifico. La biglia non accelera sempre più perché quella che aumenta è la velocità, mentre l’accelerazione resta costante; e l’attrito non altera certo il moto rettilineo che continua a restare tale. Avete mai visto una biglia curvare e cambiare direzione mentre scende?

Tutto questo non sarebbe poi la fine del mondo: un errore, anche se ripetuto, capita a tutti. Peppe però aveva scritto un commento dal testo “Urge un ripasso della fisica di base, mi sa”, e ora questo commento stranamente non appare più. Perché due culture sì, ma solo a modo proprio.

Post scriptum: chissà perché ai miei amici “dell’altra cultura” (ma anche quelli “della mia cultura”) non viene mai in mente di parlare delle due culture: la cultura è una e una sola, anche se poi è naturale che ognuno approfondisca le parti a cui è più interessato. Ma forse io scelgo gli amici in modo strano.

Ultimo aggiornamento: 2015-04-28 17:55