circonvenzione d’incapace

Oggi il pendolo delle notizie sentenzia che è una vergogna che lo Stato non ripaghi chi ha perso i soldi nel crac delle banche dei quattro. Spesso si dimenticano di aggiungere che i correntisti, almeno quelli che avevano meno di 100.000 euro, continunano ad avere i loro soldi. Ma quello che si dimenticano di dire è che chi ha comprato obbligazioni subordinate l’ha fatto per un qualche motivo, e il qualche motivo con ogni probabilità è che qualcuno di quelle banche gliele ha vendute come titoli sicuri (“sono obbligazioni, no?”) e li ha convinti a scrivere nelle informazioni per il MIFID “propensione al rischio: alta”.
Io confesso che fino alla settimana scorsa non sapevo cosa fosse un’obbligazione subordinata. Però se di questi tempi vedo un’obbligazione che rende più dell’un percento inizio a chiedermi cosa c’è sotto. Diciamo insomma le cose come stanno: chi ha venduto quelle obbligazioni a gente che ci ha messo su tutti i suoi risparmi dovrebbe essere denunciato per circonvenzione di incapace, e i loro capi che li hanno “gentilmente” invitati a farlo dovrebbero a loro volta finire al gabbio per istigazione a delinquere. Ma perché io dovrei ripagare quei soldi ai risparmiatori truffati?

Ultimo aggiornamento: 2015-12-11 09:39

12 pensieri su “circonvenzione d’incapace

  1. mestesso

    Per quale motivo dovresti dare i tuoi soldi a chi ha perso un lavoro non per colpa sua? E per quale motivo dovresti dare i tuoi soldi per curare i malanni di chi è meno in salute di te?
    I fondi di garanzia sono sempre esistiti (più all’estero che da noi, aggiungo pure) e si chiamano di garanzia proprio perché garantiscono chi è più debole.
    Oggi ti senti forte, domani ne riparliamo. Sarà che io sono nella condizione di perdere le mie garanzie lavorative e sono più “caldo”, ma davvero mi sembra puro disprezzo del più debole.

    1. .mau. Autore articolo

      stai dicendo che esiste un diritto naturale ai propri investimenti?
      Io non sto disprezzando il più debole, auspico anzi un processo…
      (Il fondo di garanzia nasce per i conti correnti, infatti, e per fortuna che c’è. Per dire, in questo periodo io non sto investendo perché non mi fido di nulla, oltre a non avere soldi da investire)
      Io n

        1. un cattolico

          «.mau., non ti facevo un propugnatore del giusnaturalismo.»

          Essendo egli cattolico, come potrebbe non credere in una legge naturale?

          Da CCC n. 1955: «La Legge divina e naturale mostra all’uomo la via da seguire per compiere il bene e raggiungere il proprio fine. La legge naturale indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale. Ha come perno l’aspirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene, e altresì il senso dell’altro come uguale a sé stesso. Nei suoi precetti principali essa è esposta nel Decalogo. Questa legge è chiamata naturale non in rapporto alla natura degli esseri irrazionali, ma perché la ragione che la promulga è propria della natura umana»

          Da Catechismo degli adulti CEI n. 873: «La legge evangelica accoglie ed eleva a livello di rapporto filiale con Dio i precetti morali, che già nell’antica alleanza erano espressione della speciale appartenenza di Israele al Signore e rivelazione della sua santità nella storia. In sé stessi, però, i comandamenti di Dio contengono una sapienza che può essere riconosciuta da tutti i popoli. Sono norme universali e si trovano formulati in modo analogo in altri codici antichi. Riflettono l’ordine della creazione, accessibile anche attraverso la ragione, se usata rettamente e non asservita agli istinti e ai pregiudizi: “Fin dalle origini, Dio radicò nel cuore degli uomini i precetti della legge naturale. Poi si limita a richiamarli alla loro mente: è il decalogo” (Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 4, 15, 1).»
          n. 876 «La legge naturale, a sua volta, può essere considerata un anticipo della rivelazione, un primo abbozzo della legge evangelica. È scritta in alcune tendenze fondamentali, spirituali e corporee nello stesso tempo. Tutela alcuni beni, che sono beni morali in quanto hanno a che fare con il nostro realizzarci come uomini, secondo la nostra dignità di persone: ad esempio la vita fisica, la sessualità, il lavoro, la socialità.
          Essa viene conosciuta mediante la ragione come valore permanente ed esigenza costitutiva dell’uomo, come direzione da seguire costantemente. Tuttavia viene conosciuta in un processo storico graduale, non privo di errori: basti ricordare che in passato sono state ritenute lecite la crudeltà verso i prigionieri di guerra, la schiavitù, la tortura giudiziaria, la negazione della libertà di religione.»
          n. 877 «La legge naturale è la vita stessa dell’uomo che tende alla sua pienezza. Indica con le sue norme le vie di una crescita autentica. Seguirla fedelmente significa essere fedeli a sé stessi. Chi responsabilmente l’accoglie, mentre obbedisce a Dio, creatore e Padre, diventa “partecipe della provvidenza, capace di provvedere a sé e agli altri” (San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, I-II, q. 91, a. 2); diventa in un certo senso autonomo, in quanto sceglie liberamente di attuare norme che rispondono al proprio bene. Dio in fondo non vuole altro che la nostra riuscita come uomini e come figli: “Il suo comandamento è vita eterna” (Gv 12,50).»

      1. Cris

        Che poi “questo periodo” è lunghetto, Parmalat e Cirio non sono storia di pochi giorni fa. Io direi che le persone capaci di intendere e volere e non esperte di finanza dovrebbero guardarsi bene dal’investire TUTTI i loro risparmi in cose propinate dalle banche che evidentemente (con me è successo così) intendono fare perdere ogni fiducia

      2. mestesso

        No. Sto dicendo che devono esistere (e ne esistono normativamente diversi oltre al possibile caso in questione) meccanismi di tutela che prevengano/mitigano i problemi derivanti dalla altrui cattiva condotta in campo finanziario (esiste un diritto naturale ad essere assicurati? No, eppure esistono meccanismi di compensazione).

        L’esimio avvocato m.fisk ti confermerà che nel caso in questione sia del tutto impossibile rivalersi sull’istituto bancario in liquidazione e/o sui suoi dipendenti per riavere tutto o parte dei soldi persi, ed in generale, le possibilità che uno dei sindaci del board venga inquisito per un qualsivoglia reato penale sono molto, molto molto remote.

  2. un cattolico

    «Spesso si dimenticano di aggiungere che i correntisti, almeno quelli che avevano meno di 100.000 euro, continunano ad avere i loro soldi.»

    Ancora più spesso si dimenticano di aggiungere che se il conto è cointestato (puta caso tu e Anna) la cifra “di garanzia” raddoppia.

    Inoltre se si hanno n conti nella stessa banca la “copertura statale” è sempre 100.000/n per ogni conto monointestato (insomma si somma, a patto che sia la stessa banca ovviamente).

    1. Barbara

      E se si hanno n conti in n banche diverse? Sono coperti tutti, o solo 100mila a cranio? [NB Sono una matematica, mi piace ragionare per assurdo.]

      1. .mau. Autore articolo

        credo che si conti per conto corrente e per banca. Ma se hai fondi in due o più banche che falliscono, o sei così sfigato che puoi essere usato come reverse benchmark (gli altri fanno l’opposto di quello che fai tu) oppure è il sistema tutto allo sfascio e i soldi nel tuo conto corrente sono l’ultima delle preoccupazioni.

      2. un cattolico

        @Barbara: ragionando per assurdo, sì, sono coperti tutti i conti <= 100.000 euro in banche diverse. Non c'è un limite a cranio interbancario.

      3. mestesso

        @Barbara: il computo dei 100K è su base contrattuale (TU con la banca cui hai il conto). Fa fede la ragione sociale, non la proprietà, percui se (come il sottoscritto) hai un conto su due istituti diversi appartententi allo stesso circuito (Bpop Bergamo e Bco Pop commercio) come UBI Banca che sono una “federazione” di istituti diversi, hai due contratti distinti con due coperture distinte.

        1. Barbara

          Grazie a tutti! Ora devo solo trovare 200K Euro per applicare i consigli. Extra ringraziamento a mestesso per aver chiarito quando due banche sono due e non una.

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