Che Giulio Andreotti fosse molto malato da un bel po’ era noto a chiunque avesse un minimo di attenzione. Dopo il congelamento in diretta televisiva non solo non era più apparso in televisione, ma anche le interviste sui giornali erano cessate: arrivava giusto qualche articolo in occasione del suo compleanno. La prova del nove è stata non vederlo votare per il presidente della Repubblica. (Già che ci siamo: anche Ciampi dev’essere più di là che di qua, per la stessa ragione).
Torniamo indietro di quasi vent’anni. Doveva essere il settembre 1995: una mia collega e amica romana si sposava, e io ero invitato al matrimonio, e già che c’ero facevo l’organista. La chiesa aveva una conformazione un po’ strana: per la precisione la console dell’organo era in una saletta separata dalla navata principale. Potevo vedere il celebrante, il gruppetto con le chitarre che era vicino all’altare, gli sposi :-), ma non i partecipanti alla funzione. Io non sono capace a starmene fermo: così, nei momenti in cui non mi toccava suonare, mi alzavo a sgranchire le gambe. A un certo punto, un po’ prima della comunione, mi avventuro fino alla navata, e vedo due persone piuttosto anziane sedute nelle prime file, anche se di lato. Toh, penso, quel tipo lì somiglia ad Andreotti. Il pensiero dura quel mezzo secondo, poi me ne ritorno alla mia posizione riservata e continuo a suonare.
Termina la messa, e prima di andare al rinfresco ce ne stiamo tutti fuori sul sagrato. Tenete conto che non è che conoscessi chissà quanta gente, a parte la sposa e i suoi genitori: c’era giusto un mio collega torinese sceso all’Urbe insieme a me, e il celebrante, con cui io e la sposa avevamo anche collaborato per un progetto di lavoro (nostro: nulla che c’entrasse con la religione). Me ne sto lì per un po’ con la mia solita aria “che cavolo ci faccio qui?” e a un certo punto vado a salutare il prete. Lui mi vede, e raggiante mi fa “Ciao Maurizio! Aspetta che ti presento il senatore Andreotti e sua moglie!”
Non saprei dire che faccia io abbia fatto, spero di essermi contenuto: ho salutato, stretto la mano, e via. Durante il rinfresco, che era all’aperto, a un certo punto però sono andato a chiedere alla sposa come mai ci fosse: la risposta è stata “ah, è un caro amico dei genitori di mio marito…”. Il mio commento è stato un altro “ah”. Per la cronaca, era già sotto processo per mafia e fuori dai giochi politici ufficiali: però tre-quattro persone di scorta, molto discrete in effetti, c’erano. In realtà non ho più scambiato una parola con lui: non avevo nulla da dire, e non esisteva nemmeno Wikipedia per dire “scusi, posso scattarle una foto per l’enciclopedia libera?” Ad ogni modo per il momento è l’unico PresConsMin di cui posso dire “l’ho conosciuto di persona” :-)
Ultimo aggiornamento: 2013-05-06 13:35