Archivio mensile:Marzo 2010

La pressione fiscale è salita? Boh

Questo lancio Ansa mostra come la pressione fiscale in Italia sia passata dal 42.9% del 2008 al 43.2% del 2009. Insomma, è cresciuta dello 0.3%, nonostante i proclami berlusconiani “stiamo abbassando le tasse!”. O no?
Se si legge il lancio Ansa, si scopre infatti che «Lo scudo fiscale ha consentito di incassare già nel 2009 circa 5 miliardi di euro come imposte in conto capitale.», cioè un po’ più dello 0.3% del PIL (che si è fermato a 1520 miliardi di euro). Visto che lo scudo fiscale non sono tasse nostre (o almeno non sono tasse mie, non so per i miei ventun lettori) si direbbe che in effetti la pressione fiscale è stata fondamentalmente stabile. O no?
Nel 2008, se vi ricordate, c’era stata la Robin Hood tax; di nuovo, soldi che hanno aumentato la pressione fiscale di nuovo senza che noi li pagassimo (direttamente: ma cosa credete succede con lo scudo fiscale?) Non ho dati precisi al riguardo, ma credo siamo di nuovo su qualche decimo di punto del PIL, e quindi la pressione fiscale è effettivamente aumentata. O no?
Spero abbiate capito dove sto andando a parare. Anche tralasciando i polli di Trilussa e il fatto che per ogni persona la pressione fiscale è diversa – possiamo supporre ad esempio che il suo reddito sia stato più o meno costante da un anno all’altro – non è comunque possibile usare il singolo numero che considera tutti i soldi ricevuti dallo Stato come indicatore affidabile: occorre comunque fare un minimo di disamina dei dati. Cosa che, come la povera matematica sa, non capita mai.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-01 18:40

La politica del fare (quel <BLIP> che si vuole)

Il PresConsMin è sconcertato per quanto accaduto a Roma la scorsa settimana (per chi aveva cose migliori da fare e non si è accorto di nulla: la lista PDL della provincia di Roma non è stata ammessa alle regionali laziali perché chi doveva consegnare le liste ha lasciato il proprio posto ed è ritornato ben dopo la chiusura ufficiale delle presentazioni). Per la cronaca, il candidato governatore Renata Polverini si trova comunque con sette liste collegate: Alleanza di centro, La Destra, Partito Pensionati, Renata Polverini presidente, Rete Libera Sgarbi, Udc e Udeur. Insomma, non è che dal punto di vista della coalizione cambi molto, se non che l’elettore berlusconiano quadratico medio non troverà il Suo nome nella scheda e potrebbe pertanto andare nel panico.
Ma quello di cui vorrei parlare è altro. Lo “sconcerto” per il prevalere della burocrazia non è altro che il solito spregio delle regole che gli altri rispettano, pur spesso piagnucolando (noticina per Marco Cappato: è davvero convinto che se ai tg avessero detto che i comuni devono autenticare le firme di presentazione allora ci sarebbero state frotte di cittadini ad accapigliarsi per dare loro sostegno? Per il partito più elitista, i cui elettori sono in gran parte sull’internette?). Al PdL no. Le regole valgono appunto solo per i perdenti: loro si appellano al “buonsenso” (loro) per fare quello che (loro) ritengono essere le vere cose importanti per lor… ehm, per noi. Temo purtroppo che – come capita spesso – la voce grossa servirà a qualcosa, e la lista PdL riapparirà miracolosamente. Ma l’Italia è questa qua (cit.).

Ultimo aggiornamento: 2010-03-01 10:24

Vuoi farti una nuova Wikipedia? [1/2]

Sempre più spesso le file di chi ce l’ha contro Wikipedia aggiungono alle loro recriminazioni quella che a loro giudizio è l’Arma Finale. Non si può fare una nuova enciclopedia online, dicono, perché Wikipedia ha bloccato ogni ulteriore possibilità. Insomma, è la stessa cosa per cui non si può fare una nuova suite di strumenti per l’ufficio perché c’è Microsoft Office, non si può fare un nuovo motore di ricerca perché c’è Google, non si può fare un nuovo sistema operativo perché c’è Windows… o se preferite andare fuori dall’ambito informatico, non si puo fare una nuova rete telefonica sull’ultimo miglio perché c’è quella Telecom o una nuova rete idrica. Negli ultimi due casi si parla di monopolio naturale, nei primi si può parlare di monopolio di fatto; la differenza fondamentale è che nei monopoli di fatto è di per sé possibile entrare come nuovo giocatore, ma non è possibile ottenere qualcosa più di una piccola quota del mercato; pensate ad OpenOffice, a Yahoo!, alle distribuzioni Linux. Modificare lo stato delle cose costerebbe una quantità enorme di denaro e non è detto si riesca a ottenere il risultato desiderato.
Come forse non sapete, io sono un esperto del ramo; quando facevo il capo della gerarchia Usenet it.*, la mia risposta tipica a chi si lamentava era appunto “fatevi la vostra gerarchia”. Anche in quel caso probabilmente si trattava di un monopolio di fatto, non tanto per la struttura della gerarchia che a mio parere si poteva tranquillamente duplicare quanto per il vero asset che erano i messaggi scambiati dagli utenti. Insomma, con Wikipedia capita la stessa cosa? Mah, secondo me no. Lo so che i recriminatori non ci crederanno, e quindi non varrebbe nemmeno la pena che io perda tempo a scriverne: ma io sono notoriamente un perditempo.
La differenza fondamentale tra Wikipedia e gli altri monopoli di fatto è una: la licenza dell’enciclopedia. Molti non lo sanno, abituati all’idea che le cose in rete o si prendono in barba al copyright o sono comunque di proprietà di chi le ha preparate; ma quando si dice che Wikipedia è l’Enciclopedia Libera, si intende proprio che l’informazione ivi presente è liberamente riutilizzabile… purché si lasci agli altri la possibilità di riusare a sua volta il materiale modificato e si avvisi che il materiale è stato tratto da Wikipedia. Cosa significa questo a livello pratico? Che non c’è nessun problema legale a fare un fork dell’enciclopedia, vale a dire copiarsi tutta l’informazione presente e aggiungere (o modificare. o togliere…) quello che si vuole. Supponiamo che qualcuno voglia fare un dizionario biografico, e chiamarlo con tanta fantasia Biopedia. Le voci su Alessandro Manzoni e Giuseppe Ungaretti possono essere tranquillamente una copia di quelle su Wikipedia; ma Porfirio Villarosa, famoso esponente della categoria dei gigolò e attivo nel campo tessile, potrà inserire o farsi inserire la voce che lo riguarda su Biopedia anche se tutti i suoi tentativi di farlo su Wikipedia sono stati tarpati immediatamente da quei cattivacci dei sysop. Biopedia potrebbe tranquillamente inserire pubblicità nel suo sito, e addirittura chiedere un contributo pecuniario per l’inserimento della biografia del signor Porfirio Villarosa; la licenza d’uso del contenuto preso da Wikipedia glielo permette.
Quale sarebbe la differenza per esempio tra quanto poteva accadere con la gerarchia it.* e Biopedia? Banalmente, che Biopedia avrebbe tutto quello che ha Wikipedia e molto di più! Nel caso dei newsgroup bisognava infatti convincere gli utenti a postare nei gruppi nuovi oltre che in quelli vecchi, mentre qua la pappa è già fatta, visto che non appena qualcosa appare su Wikipedia può essere preso e portato pari pari dall’altra parte. Niente male, vero? Intendiamoci, resta sempre la necessità far conoscere Biopedia alla gente, visto che immagino che inizialmente rimarrebbe in posizione più bassa nei motori di ricerca; ma vedendo come ad esempio è ben piazzata Wapedia – una versione dell’enciclopedia ottimizzata per essere usata dai telefonini – credo che la cosa non sia così complicata come potrebbe sembrare a prima vista. Diciamo che ci vorrebbero sì un (bel) po’ di soldi e fatica, ma non così tanti come negli altri casi di monopoli di fatto. Però questo non sta capitando. Come mai? Non lo so, però posso fare qualche ipotesi, che posterò domani.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-01 07:00