Adesso c’è l’Unità che la butta lì: accorpiamo elezioni europee e referendum, e risparmiamo 460 milioni di euro da dare ai terremotati abruzzesi. Beh, se lo si farà per questa ragione, avremo dimostrato di essere una nazione di quaqquaraquà.
Io sono sempre stato favorevole all’accorpamento, a differenza di altri; in parte per i soldi e il tempo spesi (che poi a dirla giusta saranno meno della metà), ma paradossalmente anche proprio per lo stesso principio: quello di chi afferma che il non andare a votare è una scelta legittima. Principio che io contesto, almeno fino a che non si modificherà la legge per tenere conto dell’astensionismo fisiologico; d’altra parte non avrei nessun problema a istruire i commissari di seggio a chiedere esplicitamente agli elettori “volete votare anche per il referendum, o no?”. (Nota: dei referendum di quest’anno voterò sì solo a quello sulla candidatura in un solo collegio, che oggettivamente non conta molto; sono contrarissimo agli altri due. Insomma, la mia è una posizione di principio).
Ma proprio perché l’accorpamento per me è una scelta di principio, vederlo fare solo sull’onda dell’emozione – e dando per accettata la buona fede della Concita – mostra semplicemente la nostra italica incapacità di fare le cose per una ragione ponderata: lo vediamo nei vari “pacchetti emergenze” e lo stiamo per vedere qua. Che tristezza.
Ultimo aggiornamento: 2009-04-08 13:29