Archivi annuali: 2008

Mistero Banda Larga

Probabilmente avete sentito parlare del libro La Banda Larga (di Telecom Italia), uscito da qualche giorno per i tipi di una piccola casa editrice calabrese (Città Del Sole edizioni) e che, a quanto pare, è stato sistematicamente acquistato da una singola persona nelle varie librerie della Capitale: si vede che qualcuno aveva intenzione di fare una strenna natalizia.
Mi è venuto l’uzzolo di comprarlo, solo che non ho voglia di spendere i tre euro aggiuntivi per una consegna in contrassegno (l’unica possibile, tra l’altro) e mi fido ben poco delle italiche poste: per dirne una, sto ancora aspettando le copie di Anelli nell’io che mi spettano come traduttore e che sono state spedite il 29 novembre. Provo a vedere in giro, e scopro due cose:
– la pagina del sito con indicate le librerie nelle varie regioni è “in allestimento”
– e soprattutto, l’ISBN indicato 978-88-7351-237-X è farlocco. I vecchi ISBN, quelli a 10 cifre, potevano in effetti finire per X; ma quelli a 13 cifre no. Ho anche provato a togliere il prefisso 978, ma il risultato è sempre “ISBN non valido”.
Posso intuire certe ragioni di segretezza, come il fatto che il nome dell’autore (Joe Basilico) sia uno pseudonimo. Però qua forse si sta esagerando. Non è un qualche mio amicicio mi dà una dritta su dove trovarlo a Milano? Garantisco che non lo dico a Bernabè!

Ultimo aggiornamento: 2008-12-16 13:57

Terne pitagoriche

[un triangolo pitagorico]Non so se a voi sia mai capitata la stessa cosa, ma il pensiero che se costruiamo un triangolo di lati 3, 4 e 5 unità tale triangolo è rettangolo è sempre sembrato qualcosa di magico. Nulla farebbe immaginare a priori una relazione così semplice, e si può perfettamente capire come per più di due millenni si sia stati convinti che la geometria euclidea fosse quella “vera”, visto che dava un risultato così bello e semplice. (Nelle geometrie di Lobacevskij e Riemann le cose non sono così semplici, perché c’è sempre un fattore correttivo… ma questa è un’altra storia). Il teorema di Pitagora è stato dimostrato in centinaia di modi diversi, persino da un futuro presidente degli Stati Uniti d’America: Garfield, che però fu assassinato pochi mesi dopo l’elezione il che potrebbe dare ragione a chi pensa che la matematica faccia male. Il triangolo di lati 3, 4 e 5 era però già noto agli egizi, e forse è il primo esempio pratico di geometria noto all’umanità.
Quasi la stessa magia, almeno per me, è stato scoprire che ce n’erano infiniti, di triangoli rettangoli con i lati interi: a parte quelli ovvi di lati multipli della terna (3,4,5) ci sono ad esempio quelli definiti da (5,12,13), (7,24,25), (8,15,17). La cosa è abbastanza inverosimile, se si pensa che l’ultimo teorema di Fermat afferma che con i cubi o le potenze di ordine maggiore non si riesce mai ad avere una cosa del genere, a meno di scrivere 0n + 1n = 1n. Da buon matematico, a questo punto, la prima domanda che mi faccio è “Ma c’è una formula per ricavare tutte le terne pitagoriche, come vengono detti i numeri che formano i lati di un triangolo rettangolo?” Per le prime tre terne è abbastanza facile ricavare una formula generale che le rappresenti: il cateto più corto è un numero dispari, diciamo 2n+1; il cateto più lungo è n(2n+1)+n; l’ipotenusa è uno in più del cateto piu lungo. Ma il quarto triangolo è fuori da questo schema, e ci vuole una formula diversa; e chissà quanti altri triangoli “sostanzialmente diversi” ci sono!
A dire il vero, esiste una formula che permette di ottenere tutte le terne pitagoriche, e tale formula è nota da secoli, e sapevo dell’esistenza di tale formula. Quello che non sapevo è che per ricavarla non occorre affatto chissà quale abilità matematica; se uno sa qual è il trucco giusto, ci arriva con le conoscenze della terza media. Rubo così la dimostrazione da Algebra ricreativa di Yakov Perelman (libro che consiglio, tra l’altro), sperando che vi possa interessare.
Iniziamo a dire che a noi interessa trovare le terne pitagoriche “base”, cioè di numeri senza alcun fattor comune: a partire da quelle non ci sono problemi a moltiplicare i tre valori per un qualsiasi intero e ottenerne un’altra. Questo significa che se (a,b,c) è la nostra terna, dove a e b sono i cateti e c l’ipotenusa, allora possiamo assumere che i tre numeri non sono tutti pari. Limitandoci ad a e b, non possono essere entrambi pari, visto che in questo caso lo sarebbe anche c; ma non possono nemmeno essere entrambi dispari. Se infatti a=2h+1 e b=2k+1, allora c2 = a2+b2 = 4(h2 + k2 + hk) + 2. Peccato che questo valore non sia multiplo di 4, mentre il quadrato di un numero pari lo è. Insomma, in una terna pitagorica base ipotenusa e un cateto sono dispari, mentre l’altro cateto è pari: per fissare le idee, supponiamo che quest’ultimo cateto sia b.
Adesso arriva il colpo di genio. Invece che scrivere a2 + b2 = c2, scriviamo a2 = c2 – b2 = (c+b)(c-b). I due numeri c+b e c-b sono necessariamente primi tra loro! Se infatti avessero un fattore comune k, questo sarebbe un fattore comune alla loro somma 2c, alla loro differenza 2b e al loro prodotto a2. Però k non può essere multiplo di 2 (ricordo che a è dispari) e non può essere nessun altro valore, perché altrimenti potremmo dividere a, b e c per k contro l’ipotesi di avere una terna pitagorica base.
Ma se (c+b)(c-b) è un quadrato e (c+b) e (c-b) sono dispari e primi tra loro, devono essere entrambi dei quadrati di numeri dispari. Diciamo che (c+b)=m2 e (c-b)=n2. Risolvendo per b, c ed a otteniamo
a = mn
b = (m2 – n2)/2
c = (m2 + n2)/2
Fine del nostro lavoro. Ciascuna terna così ottenuta è pitagorica; e scegliendo a nostro piacere i valori di m ed n (purché entrambi dispari, primi tra loro e con m>n) possiamo ottenere tutte le terne pitagoriche base. Per la cronaca, la mia formula iniziale si ottiene da quella generica quando n=1.
Un’ultima cosa. Dopo questa bella dimostrazione, Perelman afferma – senza provarlo – che nelle terne pitagoriche c’è sempre un cateto multiplo di 3, uno multiplo di 4, e un lato (cateto o ipotenusa) multiplo di 5. Le dimostrazioni non sono difficili: almeno io le ho fatte a mente mentre sollevavo pesi in palestra, il che la dice lunga su quanto mi alleni con scrupolo e coscienza. Se qualcuno di voi vuole cimentarsi per conto proprio, ha una settimana di tempo prima che posti le dimostrazioni relative: non rovini però la vita agli altri scrivendo la soluzione, ma al limite metta un aiutino. Posso solo dire che anche in questo caso le conoscenze necessarie non superano quelle della scuola media, e che un liceale dovrebbe farcela a trovarle. Buon divertimento :-)

Ultimo aggiornamento: 2008-12-16 13:11

Sarà falso? sarà vero?

Una chat di qualche minuto fa con un mio ex-collega di quando ero giovane e torinese:
A. – Una domanda velocissima: Luca luciani e’ quel dirigente tim che pensava che napoleone aveva vinto a waterloo?
.mau. – yup! che ha fatto di bello stavolta?
A. – L’hanno mandato in brasile (dove adesso lavoro btw)
Vi avverto subito: sono andato a controllare sull’organigramma Telecom aggiornato all’11 dicembre, e non vedo nulla del genere. Nel caso sia vero, però, potrete dire di avere avuto lo scoop :-)
Aggiornamento: (12:00) mi fanno notare via FriendFeed che potrebbe essere vero. Come dice Beneforti, è davvero “l’eroe dei due mondi!”

Ultimo aggiornamento: 2008-12-16 12:07

elezioni abruzzesi

Se siete qua a leggere l’analisi del voto alle regionali 2008 in Abruzzo, i casi sono due: siete finiti qua via un motore di ricerca (e allora andate avanti a vostro rischio e pericolo) oppure mi conoscete e sapete che le cose le guardo da un punto di vista un po’ diverso da quello dei media, basandomi più che altro sui numeri e facendoli mentire come piace a me :-)
♦ Innanzitutto, fa ridere l’affermazione del neogovernatore Chiodi: “Ha vinto la maggioranza silenziosa”. O meglio, in effetti ha fatto vincere davvero la destra, ma per sottrazione e non per addizione. Controllate pure: nel 2005 FI e AN facevano 199000 voti, adesso il PdL ne ha 191000. È vero che ci sono i 40000 della lista civica, ma è anche vero che l’UDC che quest’anno è fuori dalla coalizione ne perde 31000. Insomma, il totale dei voti in quel bacino resta costante; considerando che si può ben immaginare che un elettore di simpatie per il centro-destra abbia colto l’occasione per dare una spallata, direi che l’astensione è praticamente tutta a sinistra (il famoso “effetto vomito”).
♦ Non è che Tonino Di Pietro abbia preso il 15% perché giocava (quasi) in casa. Tre anni fa l’Italia dei Valori aveva preso il 2.4%. In numero assoluto di voti, è passato da meno di 18000 a più di 81000, non so se rendo l’idea. Né immagino che importi poi molto che il candidato governatore fosse IdV. Da questo punto di vista, è vero che Di Pietro sottrae voti a sinistra (ammesso che si possa parlare di sinistra per il PD), e non certo dalla destra. Ma mi sa che se non ci fosse stato lui, molti dei suoi elettori non sarebbero nemmeno andati al seggio.
♦ Dalla sinistra vera, solo conferme. Due partiti che si sono presentati da soli, di cui non ho mai capito la differenza ideologica, e che hanno entrambi preso percentuali da prefisso telefonico: la sinistra “classica” che conferma di essere più che dimezzata. Io non piango, ve lo dico subito.
♦ Il PD ha preso meno voti di quelli che tre anni fa andarono ai DS oppure alla Margherita (non alla somma, si badi bene). Qualcuno se ne accorgerà, da quelle parti, o si limiterà a lamentarsi del fedele alleaten Di Pietren? Io scommetto per la seconda.
♦ Quindici punti percentuali di calo dell’affluenza sono un segnale pesante. Molto pesante. E questo soprattutto per la sinistra: non solo perché, come dicevo sopra, chi è stato a casa proviene probabilmente dai loro (ex-)simpatizzanti, ma anche perché sono convinto che nel ventesimo secolo la sinistra aveva come uno dei suoi scopi il creare una cultura politica di partecipazione, ed è chiaro che ha abdicato a questo scopo.
Rimane poi da commentare la notizia dell’arresto del sindaco di Pescara. Beh, se la cosa vi giunge improvvisa è solo colpa vostra, visto che il Marziano a Pescara parlava da mesi delle “attività” di Luciano D’Alfonso. Al limite ci si può stupire del tempismo: ma mi sa che questa non è solo una cosa italiana.
Aggiornamento: (11:15) Vedo ora, e aggiungo per completezza, l’analisi di Sandro Brusco da noiseFromAmerika, su posizioni leggermente diverse dalle mie.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-16 10:38

HTML e CSS per uno spam migliore

[spam graficamente carino]Tra lo spam arrivatomi nel weekend sull’email dell’ufficio, ce n’è stato uno che effettivamente era molto carino.
Il messaggio era in HTML, pieno di link al sito dello spammatore; per la precisione, era formattato in una tabella con tre colonne, ciascuna delle quali conteneva una lista di parole. Ma le parole di ciascuna colonna avevano il loro stile css, tipo
P.Amazedness:first-letter {
COLOR: #53B350; FONT-SIZE: 260%
}
mentre la tabella era scritta in grigio molto piccolo. Il risultato finale lo potete vedere qua (tranquilli, è una GIF, non vi succede nulla a cliccarci su). Aggiungo che la dimensione delle lettere nella seconda colonna è leggeremente minore di quella delle altre due, in modo che l’immagine finale risulti piacevole all’occhio.
Bel lavoro, vero?

Ultimo aggiornamento: 2008-12-15 13:09

Bollettino meteo montano

Stamattina, mentre sbuffavo per la fatica di salire tre piani di scale a piedi – l’ascensore era scassato – mi telefona la mia mamma rendendomi edotto che a casa sua a Usseglio (caput mundi):
– era caduto un metro di neve, e continuava a nevicare
– era bloccata, visto che la neve dal tetto era caduta davanti al garage
– era senza luce
– non sapeva se il paese fosse isolato.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-15 09:53

De Mauro online: “la storia editoriale si è conclusa”

C’era una volta un dizionario liberamente consultabile online: il De Mauro-Paravia. Bastava andare sul sito, e iniziare la vostra ricerca.
Da ieri, niente da fare: leggo infatti dal FriendFeed di Teiluj che il vocabolario è stato tolto. Ragione? È scritto nella pagina stessa del sito:
«Il sito si rinnova: la versione online del Dizionario italiano De Mauro Paravia, la cui storia editoriale si è conclusa nei mesi scorsi, lascia ora il posto a un altro grande strumento per la conoscenza e l’uso della lingua italiana: il Dizionario dei sinonimi e contrari De Mauro Paravia.»
Premesso che io a suo tempo acquistai il De Mauro in edizione cartacea+cd e quindi la cosa non mi fa né caldo né freddo, mi limito a dire che credo di non aver visto molto spesso un’idiozia simile. Già la scelta dei termini, con la “storia editoriale conclusa”, è assolutamente insensata: come se un vocabolario fosse un libro a orologeria che si distrugge dopo un paio d’anni. Ma è proprio dal punto di vista del marketing che la decisione è incredibile. Un vocabolario, almeno in Italia, viene comprato perché a scuola dicono che il figlioletto lo deve avere, e a scuola non puoi certo connetterti sul sito; la probabilità che una persona non compri un vocabolario perché può leggersi i lemmi online è scarsa se non nulla. Ma Paravia, dimostrando una testardaggine che farebbe credere che la casa editrice sia ancora torinese, ha preso la sua decisione.
Non posso che suggerirvi di andare dalla concorrenza: occorre una registrazione (gratuita) per consultare il Garzanti, ma almeno lo potete usare.
Aggiornamento: (9:30) In realtà da telefonino è ancora possibile consultare il De Mauro, andando all’indirizzo wap.demauroparavia.it. Bisogna dire che sono proprio teNNIci e sfruttano le più modernISSIME evoluzioni dei protocolli!
Aggiornamento: (10:15) Leggo nei commenti del Mantellini che la frase “la storia editoriale si è conclusa” ha un suo senso, visto che il vocabolario è ormai fuori catalogo. Resta intatto il mio giudizio sull’insipienza nel decidere di non lasciare disponibile una risorsa utile e che a loro non costava nulla e dava pubblicità. Se volevano pubblicizzare il dizionario dei sinonimi e dei contrari, bastava modificare l’output delle pagine in modo che dopo il lemma dal vecchio De Mauro ci fosse il bannerino del nuovo dizionario e i risultati di quella ricerca…
Aggiornamento: (11:20) Pier.labi nei commenti fa notare che old.demauroparavia.it al momento funziona ancora.
Aggiornamento: (7 ottobre 2009) Il dizionario non ci sta (quasi) proprio più.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-15 07:00

Santa Lucia e “il giorno più corto che ci sia”

Il proverbio “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia” è noto penso a tutti. A tutti dovrebbe essere anche noto che in realtà il giorno più corto dell’anno è il solstizio di inverno: quando sia è probabilmente meno noto, ma si è tutti d’accordo che sia il 21 o il 22 dicembre.
Non so esattamente se il proverbio è nato perché veniva bene la rima, perché l’associazione di santa Lucia con la luce è più che millenaria, o se c’entri qualcosa l’anticipo di solstizi ed equinozi con il calendario giuliano; però vorrei aggiungere una possibile altra ipotesi.
Se andate a guardare le effemeridi per Roma centro, scoprirete che ieri e oggi il sole è tramontato alle 16:39, ma domani tramonterà alle 16:40. Ok, adesso non venitemi a dire che sto barando, potete verificarlo da voi. In realtà le giornate continuano ad accorciarsi per una settimana ancora, però c’è questa buffa situazione per cui il sole sorge e tramonta più tardi, insomma la giornata si sposta.
Sto barando un poco anch’io, visto che se non ho fatto male i conti il giorno in cui il sole è tramontato prima è stato il 9 dicembre: però è possibile che i nostri trisnonni si fossero accorti che a Santa Lucia il tramonto iniziava ad arrivare un po’ più tardi, e quindi abbiano preso la palla al balzo. Purtroppo per chi ha già fatica ad alzarsi al mattino, il sole inizierà ad anticipare il suo sorgere solo il 4 gennaio prossimo. Pazientate ancora un po’.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-14 18:14