Archivi annuali: 2006

differenza di orario

Questo weekend siamo andati a Chiavari, per cercare di prendere un po’ di sole e portare le gatte al loro soggiorno estivo dai genitori di Anna. Il secondo punto è significato in pratica prendere l’auto. All’andata i cartelli a messaggio variabile indicavano non meglio identificate code che alla fine ci hanno fatto perdere mezz’ora. Abbiamo provato ad ascoltare Isoradio, che però ha autostrade di serie A e di serie B, e la Milano-Serravalle è di questa seconda categoria. Aggiornamenti casuali, e le code sono “per traffico intenso” (no, c’è un punto in cui si va a una sola corsia, troppi stronzi che si fanno la corsia di emergenza e nessuna pattuglia della polizia a togliere patenti). Ma questa è un’altra storia.
Quello di cui volevo farvi partecipi sono i collegamenti di Isoradio con Trenitalia. Non tanto per i collegamenti in sé, anche se mi chiedo la loro utilità almeno fino a quando anche le aree urbane potranno ascoltare bene le loro frequenze, quanto per la terminologia utilizzata. I treni infatti non sono più “in ritardo”: è un termine troppo retrò per essere pronunciato in una trasmissione telefonica. Adesso il treno ha una differenza di orario di tot minuti. Differenza, esatto. Un termine assolutamente neutro, che dovrebbe nascondere o perlomeno indorare la pillola esattamente come quando decisero che il ritardo di un treno non si misurava in ore ma in centinaia di minuti.
Però a pensarci bene potremmo sfruttare opportunamente questa rinormalizzazione lessicale. Il deficit di bilancio diventerà una differenza di bilancio; le penalizzazioni nel campionato di calcio, una differenza di punti; i furti, una differenza di contante e/o attrezzature. Un bijoux, no?

Ultimo aggiornamento: 2006-07-17 14:52

Non si può fuggire dal proprio destino

Nella primavera del 2001 lo Cselt, dove lavoravo, diventò TILab. In qualità di rappresentante sindacale, diedi un’occhiata al piano industriale e decisi che non faceva per me; a metà luglio 2001 me ne andai nell’allora Saritel, altra azienda del gruppo Telecom.
In questi cinque anni ho cambiato un certo numero di casacche, sballottato dai flussi delle ristrutturazioni Telecom, e rientrando alla fine nell’azienda madre. Venerdì scorso esce una nuova comunicazione organizzativa: la funzione “Innovation & Engineering” di cui faccio parte viene ad assumere il nome… TILab – Innovation, Engineering, Testing.
Tanta fatica per nulla.

Ultimo aggiornamento: 2006-07-17 11:10

Libero

Ieri Anna aveva capito che Libero avrebbe pubblicato un’intervista a Francesco Cossiga dove l’ex-presidente diceva di aver fatto mettere le bustine di droga negli abiti degli oppositori politici. Beh, non era proprio così: le bustine finivano ai sospetti terroristi, come si può leggere nel testo; e soprattutto l’intervista era già stata pubblicata venerdì. Ad ogni modo ho investito un euro nell’acquisto del giornale in questione, e mi sembra il minimo farne una recensione.
Tra le notizie di venerdì, avevamo Israele che bombardava il Libano. Avevamo la sentenza del Moggigate che sicuramente ha un appeal ben maggiore nell’italiota tipico, tanto che anche blasonati quotidiani hanno usato quella come notizia principale. E invece no. Titolone, tutto maiuscolo: I SOLDONI DEL CORRIERE. Una Grande Inchiesta su quanto guadagnano i collaboratori esterni di RCS, con le frecciate, che continuano a pagina 2 e 3, sulle beghe interne al giornale e sulle copie da esso perse dopo che Mieli a marzo fece la sua scelta di campo per il centrosinistra.
Tralasciando la parte calcistica, passo a quella politica. “Prodi detta la linea: la canaglia è Israele”. Come si vede, il titolo è un’esplosione rispetto alle parole effettivamente pronunciate (“deploriamo l’escalation”). Ma questo non è strano in un giornale che a detta del suo direttore deve parlare alla pancia dei lettori, e non può perdersi in questioni filologiche. Lo si vede anche in un altro articolo: il titolo è “Il Financial Times bastona il Professore. Ma nessuno ne parla”, mentre il testo, che è la traduzione dell’articolo del FT, spiega come Prodi rischi la spaccatura della maggioranza per la questione del rifinanziamento della missione in Afghanistan. Non esattamente la stessa cosa.
Ma che possiamo dire di un quotidiano che per un’analisi della politica estera italiana fornisce un’intera pagina nientemeno che… a Renato Brunetta? Sì, proprio lui: l’economista diversamente alto di Pravisdomini, sul quale ho già avuto dei dubbi quando parla di cose nel suo supposto campo. È vero che siamo in tanti, io in prima fila, a sproloquiare su tutto; ma almeno nessuno paga per leggermi, né la diffusione delle mie perle di saggezza è così capillare.
Termino con le pagine delle lettere, perché sono sempre il miglior specchio della linea di un giornale. Abbiamo ben cinque lettere di persone che ce l’hanno con Berlusconi perché “ha calato le braghe” nella questione D’Elia e per il decreto salva-Irap, e temono capiterà lo stesso con l’aiutino al governo per il rifinanziamento delle missioni all’estero. C’è chi si lamenta perché “Questa sinistra italiana è riuscita a farci vedere una mortadella che innalza una coppa. Mondiale.” (immagino volesse essere una battuta salace). C’è il diciannovenne che scopre che Scalfaro ha collaborato attivamente coi partigiani nei cosiddetti “tribunali del popolo” (il giovine ha fatto un po’ di confusione, vabbè), che Pertini “esaltò più volte l’uccisione di Mussolini, per non parlare del fatto che omaggiò diverse volte Stalin” (e a leggerlo così si direbbe che l’atto peggiore fosse il primo); e termina chiedendo come e perché queste persone – e sarò prevenuto, ma leggo ttra le righe il nome di Napolitano – siano arrivate alla Presidenza della Repubblica. C’è infine chi dice che “i compagni hanno politicizzato anche il calcio: per colpire Berlusconi hanno colpito il Milan” e suggerisce a Silvio di creare un campionato lombardo-veneto, più la Lazio (il lettore spiega di tifare per quella squadra, e credo pochi rimarranno stupiti a saperlo). Finché non ci si ricorda che l’Italia è anche questa, tante cose non si possono capire.

Ultimo aggiornamento: 2006-07-16 20:35

René Magritte – L’impero delle luci (mostra)

Dopo il tentativo andato buco, oggi abbiamo sfruttato la mia giornata di riposo per donazione sangue per provare a vedere se la mostra comasca su Magritte, che terminerà dopodomani, fosse visitabile.
Bisogna dire che ce l’abbiamo fatta: non c’era praticamente nessuno, e anche la giornata di sole era tutta un’altra cosa rispetto alla pioggia di fine aprile.
La mostra di per sé è interessante, anche se mi ha fatto capire come Magritte debba avere dipinto un numero esorbitante di quadri, visto che tra le sessanta opere presenti ce ne sono ben poche tra quelle note al grande pubblico. Di calligrammi, ad esempio, ce n’erano pochissimi, e nemmeno troppo famosi. Forse era troppo aspettarsi il “ceci n’est pas une pipe”, ma insomma…
In compenso abbiamo scoperto che Magritte prima del surrealismo ha avuto un periodo cubista e metafisico, ma soprattutto che c’è stato dopo la seconda guerra mondiale persino un periodo impressionista, incredibile a dirsi.
Due sole parole su Villa Olmo: è molto bella, però mi sembra sprecata per una mostra come questa dove sei costretto a nascondere le pareti per esporre i quadri.

Ultimo aggiornamento: 2006-07-14 23:52

Un mondo incredibile

Visto che le nostre magliette erano state sequestrate da PosteItaliane, stamattina siamo andati a recuperarle: non al solito ufficio postale ma all’UDR Isola – un nome che sembra tanto un partito post-DC, ma non ci posso fare molto – in via Valtellina.
Ho scoperto un mondo di cui non conoscevo affatto l’esistenza. Ci troviamo dentro lo scalo (ex-scalo?) merci Farini, uno spazio enorme che uno si chiede se la Città della Moda non la potevano fare là invece che rompere le palle nella zona di via Confalonieri. C’è un bar che probabilmente è di tipo dopolavoro, visto che il caffè costa cinquantacinque centesimi. Ci sono camion che entrano – non li abbiamo visti uscire ma sono certo che lo fanno ogni tanto. C’è la sede della Ecolog, società con il logo FS che si suppone sposti su e giù per l’Italia la rumenta; c’è la sede dell’Omnia Express, che sposta le merci che non sono rumenta; c’è un casellario delle Poste, e in fondo in fondo c’è un magazzino di logistica, di quelli dove si entra passando attraverso i fermi in plastica dura. Escono un paio di persone, chiediamo loro dov’è l’UDR, e ci rispondono “qui dentro”. Siamo entrati in questo enorme magazzino di logistica: un’impiegata ci fa segno di andare da lei, consegniamo il foglietto e ci porta nella sottozona giusta del cap 20124, dove tira fuori la bustona con le magliette. Prendo la busta e faccio “devo firmare qualcosa?” La risposta è “no, dia qua”, prende il foglietto e lo strappa.
Comincio a capire perché i pacchi si perdano.

Ultimo aggiornamento: 2006-07-14 23:42

Turani e le percentuali

Giuseppe Turani è un noto (notorio?) giornalista finanziario di Repubblica. Una delle sue rubriche fisse si intitola “Ottovolante”: nel numero odierno spiega perché il PIL non aumenterà molto nel 2007, facendo notare come Germania, Francia e Italia devono mantenere politiche restrittive, e che i tre paesi insieme fanno il 70% del prodotto interno lordo dell’area euro. Come prosegue? spiegando come “quasi i quattro quinti del Pil europeo saranno sottoposti a politiche […] di tipo restrittivo”.
Tralasciamo la banalità che tra l’area euro e l’Europa – anche solo l’UE – c’è una piccola differenza contenente la Gran Bretagna. Però c’è qualcos’altro che non va: il 70% al limite è quasi i tre quarti del totale, non i quattro quinti. (per me è “poco più dei due terzi”, visto che 66.6 è più vicino a 70 rispetto a 75, ma posso concedere un po’ di retorica a un giornalista)
Qualcuno può mica regalare una calcolatrice tascabile a Turani?

Ultimo aggiornamento: 2006-07-14 19:48

banche a casa propria

Martedì scorso, più o meno a quest’ora, ho ricevuto sul cellulare una telefonata a cui non ho potuto rispondere. Faccio il numero, e mi sento un messaggio registrato che afferma che il numero non esiste. Stasera mi hanno richiamato; il telefonino era in giro, quindi l’ho preso troppo tardi e non ho potuto parlare.
Ho dato un’occhiata al numero +3903215215 e mi è venuto in mente che potrebbe essere il centralino di una qualche azienda: ho così provato a mettere un paio di 1, il sistema classico per beccare il centralino. Rifaccio il numero modificato, e mi arriva una voce registrata “Pronto BPN: abbiamo cambiato i nostri numeri. Il servizio di banca telefonica è al numero 0321.521616”.
Ma perché mai la Popolare di Novara dovrebbe telefonarmi?

Ultimo aggiornamento: 2006-07-13 19:52

calcio cravatte treni e taxi

Le notizie estive danno sempre soddisfazioni, e ci si può permettere di cogliere fior da fiore. Tralascio così il tapiro di sale venduto da Vanna Marchi e figlia sul loro “blog”, limitandomi a notare come la parola “sito” ormai sia così datata che nessuno la usa più. Non parlo nemmeno di Paris Hilton che ha annunciato un anno di astinenza sesuale “per ritrovare sé stessa”. Tanto il materiale non manca.
Ad esempio, sia Leggo che City ci fanno sapere che poche ore prima della finale dei mondiali c’è stata una partita di calcio tra ricercatori italiani e francesi della stazione antartica Dome C. La vittoria è arrisa agli italiani, che hanno terminato sull’1-0 i sedici minuti di gioco a 65 gradi sotto zero. A parte la voglia che si può avere a muoversi con quella temperatura, c’è un punto che non mi torna: il 9 luglio in Antartide dobrebbe essere buio tutto il giorno. Quelli là hanno anche messo i riflettori per illuminare il campo da gioco?
Metro non perde l’occasione di renderci edotti che il presidente Napolitano andrà a Firenze per incontrare il presidente austriaco Fischer e prenderà un Eurostar invece che l’aereo presidenziale. Secondo me è già dovuto atterrare a Peretola e ha deciso che il gioco non vale la candela, visto anche che in meno di due ore si arriva comunque.
Nel campo “automobolismo”, a Milano alcuni tassisti hanno fondato un “movimento per la tutela della professionalità del taxista”, le cui uniche informazioni – non chiedetemi come mai – si trovano sul sito dell’Associazione Poliziotti Italiani. Forse il tutto è legato all’altra notizia: i rally clandestini da Calais a Rimini a velocità leggermente superiori ai limiti consentiti. Sembra infatti che uno sfortunato concorrente sia stato fermato quasi all’inizio della corsa, mentre andava a 244 all’ora.
Termino rapidamente con City, che cerca di spiegarci come il nostro “tasso di felicità” sia il migliore tra quello dei paesi del G8 – ma comunque 66° in classifica generale. Ma se non siamo troppo felici, almeno dovremmo essere più seri che in Australia, dove hanno ritirato dalla circolazione un francobollo dedicato al ragno dal dorso rosso, perché l’immagine raffigurata era troppo realistica e avrebbe causato traumi a chi recuperava la posta dalla cassetta delle lettere. Forse il francobollo è tridimensionale?
E dulcis in fundo, in Croazia hanno preso molto sul serio l’etimologia della parola “cravatta” (da hrvat, croato, perché i cavalieri croati del ‘600 la indossavano) e vogliono preparare un nastro che circonderà tutta la nazione, e verrà ufficialmente annodato a Dubrovnik. Buona cravatta a tutti.

Ultimo aggiornamento: 2006-07-13 15:29