Archivi annuali: 2006

Chiamata "intelligente" taxi

Non mi pare che la notizia sia apparsa sui giornali, ma magari non ci ho fatto caso. Ad ogni buon conto, Telecom Italia e l’Unione dei Radiotaxi d’Italia (U.R.I.) hanno siglato un accordo per avere un numero unico italiano per chiamare un taxi: il numero di rete intelligente smisterà le chiamate su oltre 60 compagnie.
Prima che qualcuno dica “che bello! che bello!” faccio notare che il numero in questione è 892 192. Proprio così: un bell’892, che costerà 62 cent al minuto da fisso e 96 cent al minuto (più 15 cent alla risposta) da mobile.
Ma la mia azienda è buona e i tassisti sono buoni: «Una parte dei proventi della chiamata è destinata a scopo benefico all’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (A.I.R.C.).»

Ultimo aggiornamento: 2006-10-31 17:33

Mantegna a Mantova 1460-1506 (mostra)

Andrea Mantegna morì nel 1506. Quale migliore opportunità del cinquecentenario della morte per fare una bella mostra? E visto che si vuole fare la mostra, perché non se ne fanno tre? Ecco che il vulcanico Sgarbi si è inventato un “evento triplo”, con mostre a Padova, Verona e Mantova. Tre mostrs is megl che uan, in fin dei conti! Non ho ben capito che cosa ci possa essere a Verona; a Padova ci dovrebbero essere le opere degli anni giovanili; ci siamo così scelti la mostra mantovana che così ad occhio era la più interessante del trio. Fatte le nostre prenotazioni (con un 15% di prevendita, ladri) ci siamo regolarmente presentati alle 10:15 di domenica. Risultato pratico: una delusione. Non tanto perché in puro stile Sgarbi di opere del Mantegna ce n’erano ben poche: in fin dei conti si è quasi arrivati a una ventina, che rispetto al Caravaggio milanese dell’anno scorso è già un successone. Nemmeno per la scarsa rappresentatività delle opere esposte, che fa ben capire tutto il bailamme tirato fuori dall’antipatico critico per riuscire ad avere da Brera il “Cristo morto”: almeno dal mio punto di vista mi andava più che bene. Il vero guaio è l’impossibilità di avere un minimo di spazio vitale. Probabilmente per rientrare dalle spese, gli organizzatori hanno infilato un numero di persone sproporzionato, e come se non bastasse hanno raggruppato tutta la mostra in uno spazio relativamente angusto, quello delle Fruttiere. All’atto pratico mi è sembrato di essere nel self-service di una mensa, spostandomi pian piano da una portata… ehm, da un dipinto all’altro. Avevo anche abbastanza tempo per guardarli, visto che tanto non potevo proseguire, ma la sensazione di oppressione non mi ha lasciato per tutto il tempo. Non parliamo poi degli addetti. Addirittura al primo quadro, mentre non eravamo ancora riusciti a metterci davanti per vederlo, uno ci ha detto di spostarci, “perché sta arrivando un gruppo”. Commento nostro: “il gruppo aspetterà, come abbiamo aspettato noi”. L’addetto ha cercato di abbozzare, ma se ne è uscito alla fine con un “insomma, un po’ di cortesia!” che era chiaramente una dichiarazione di resa. In mezzo alla mostra, poi, gli altri addetti hanno iniziato con una serie di ssssh, manco ci fosse chissà quale casino – diciamo che il rumore era un brusio. Ma si vede che le onde sonore avrebbero potuto rovinare qualche dipinto…
Il biglietto della mostra permetteva anche di vedere Palazzo Te, e ne abbiamo approfittato per un rapido giro all’interno, aiutati anche dai fogli presenti in ogni sala con le spiegazioni sulla sala stessa. Particolarmente interessante vedere come la Sala dei Giganti sia stata restaurata… lasciando i graffiti cinque-settecenteschi in quanto “testimonianze storiche”. Probabilmente è anche interessante la parte dedicata a una mostra multimediale sulla prospettiva, con tutti gli esperimentini da fare… ma non sono esattamente il target giusto, mi sa tanto. Non abbiamo invece visto la “grotta”, quindi vi saltate almeno quella recensione!

Ultimo aggiornamento: 2006-10-31 12:57

Una gita a… Mantova (parte 2)

La domenica mattina è iniziata con una colazione di gruppo – a un’ora relativamente civile, ma giusto perché con il passaggio all’ora solare si sono guadagnati sessanta minuti di sonno – e una foschia che non valeva nemmeno la pena considerare. Ci siamo così diretti a Palazzo Te per recuperare i biglietti prenotati per la mostra, di cui parlo in separata sede. Mentre aspettavamo il nostro turno di ingresso, si parlava di portachiavi e loro contenuto: Cristina tira fuori un mazzo che nemmeno san Pietro, con un lucchetto di quelli a combinazione che ci spiega di avere trovato per strada; se l’è tenuto perché le piaceva, anche se non sa assolutamente quale sia la combinazione per usarlo. Dov’è il problema? faccio io. Basta mettersi a provare tutte le combinazioni: un lavoretto metodico di un quarto d’ora o poco più. Naturalmente mi ero dimenticato della legge di Murphy: ho dovuto provare praticamente tutte le combinazioni prima di trovare quella giusta.
Finito il giro al palazzo, visto che il nostro biglietto comprendeva anche la visita al museo civico di san Sebastiano siamo passati a vedere anche quello, sul quale non è che abbia chissà cosa da dire. È pur vero che nonostante tutto sono uscito buon ultimo, tanto che l’impiegato all’ingresso mi fa “ah, lei è quello alto! i suoi amici hanno detto che l’aspettano alla pizzeria qui dall’altra parte della strada”. Altro che sindrome di Stendhal, qua! Quello che conta è il pranzo…
Terminato di mangiare, ci siamo diretti verso la casa del Mantegna, ma ci siamo subito fermati al Tempio di san Sebastiano, dove parecchi di noi hanno commesso l’errore di pagare due euro e mezzo per andare a vedere l’interno. Siamo infatti stati così fortunati da avere beccato l’ultimo giorno di una mostra… sul nulla. Sulle pareri erano infatti appese delle riproduzioni a grandezza naturale dei dipinti mantegneschi sui trionfi di Cesare – che a quanto pare fanno parte del tesoro della regina d’Inghilterra e per legge non possono lasciare il suolo britannico – e in mezzo veniva proiettato un video in cui Dario Fo, all’inaugurazione della mostra, spiegava le allegorie presenti nei vari quadri. Sarà stata la pizza alla salsiccia e uovo, ma ammetto di essermi abbioccato un attimo, anche se ero ben sveglio quando la bigliettaia-factotum ha provato a dire “beh, visto che è arrivata dell’altra gente, non avete problemi se rimetto il video dall’inizio, vero?” Lascio immaginare quale sia stata la nostra risposta.
Essendoci alla fine scocciati di spendere soldi in cultura, abbiamo soprasseduto all’ingresso nella casa del Mantegna e siamo tornati in centro… a comprare il latte. In piazza Sordello hanno infatti messo un distributore automatico di latte fresco “appena munto”, che sembra riscuotere un successo straordinario tra i turisti. Il latte costa un euro al litro, piu 20 centesimi se uno non si è portato dietro la bottiglia di plastica e se la deve procurare. A dire il vero, mentre sabato non c’era nessuno stavolta dovevano avere appena fatto il pieno, e c’era quello che immagino sia il proprietario che spiegava la rava e la fava ai tanti presenti, dall’alto del suo baffo d’ordinanza. Visto che lì davanti c’era anche un pastificio, la parte femminile della nostra comitiva si è fermata anche là a comprare tortellini e sbrisolone…
Finalmente siamo riusciti a metterci in viaggio verso casa, con solamente un’ora di coda tra Grumello e Trezzo, coda assolutamente negletta da Isoradio che continuava a comunicarci di rallentamenti intorno a Desenzano. I rallentamenti in effetti c’erano stati, ma erano nulla rispetto al resto. Siamo rimasti a chiederci se a Isoradio lo facciano apposta, oppure ritengano che tanto i casini in quel tratto siano il default e quindi non valga neppure la pena accennarne… a voi la sentenza!

Ultimo aggiornamento: 2006-10-31 12:51

Personality Disorder Test

Giusto per sapere quanto potrei essere flippato, ho provato a fare questo test. Il risultato è stato assolutamente tragico: sono assolutamente normale. Per la precisione, ho preso questi voti per i vari disturbi della personalità:
Disorder | Rating
Paranoid: Low
Schizoid: Moderate
Schizotypal: Moderate
Antisocial: Low
Borderline: Low
Histrionic: Moderate
Narcissistic: Low
Avoidant: Moderate
Dependent: Moderate
Obsessive-Compulsive: Low
D’altra parte è sempre possibile che io abbia (consciamente o no) mentito nelle risposte… ne sono capace ;-)

Ultimo aggiornamento: 2006-10-30 17:52

web 2.1

Sareste mica ancora fermi al “web 2.0”? ma allora siete aaaut! Oggi la Vera Mania è il Web 2.1.
Lo “sviluppatore ueb” avrà infatti la possibilità di implementare tag vetusti ma sempre validi come blink e marquee in una maniera assolutamente rispettosa degli standard. Occhei, le pagine in questione non validano, ma non certo per colpa dei due tag incriminati…

Ultimo aggiornamento: 2006-10-30 17:34

sistemi chiusi

Stamattina mi hanno installato il nuovo portatile “griffonato” (che non vuol dire “griffato”! semplicemente, è gestito da remoto e noi non abbiamo i diritti di amministratore)
Posso capire che per evitare che la gente ci paciocchi troppo sopra vengano disabilitate operazioni tipo regedit o simili. Però mi pare un pelino esagerato il non potere cambiare le dimensioni relative delle taskbar.
(Risultato finale: il portatile, un compaq nx8220, se ne rimarrà chiuso nell’armadio)

Ultimo aggiornamento: 2006-10-30 16:37

Una gita a… Mantova (parte 1)

Il nostro weekend culturale prevedeva una gita a Mantova, per la mostra sul Mantegna e una visita della città. Naturalmente abbiamo scelto la giornata migliore: sabato mattina a casa nostra c’era un nebbione di quelli che non capitavano da anni, il che ci ha fatto pensare se poteva valere la pena di prendere il treno invece che andare in macchina. La nostra innata pigrizia, e il fatto che comunque eravamo in quattro, ci ha fatto optare per l’auto, semplicemente partendo un’ora più tardi del previsto, alle 10:30. La nebbia non era poi così tragica: il guaio è che l’autostrada da Milano a Bergamo è probabilmente peggio della Torino-Milano. Lavori uguali, ma molto più traffico. Almeno dopo un po’ è spuntato il sole, e ci siamo rallegrati… sbagliato. Avvicinandoci a Mantova ci siamo ritrovati il bel nebiun. Ad ogni modo, siamo arrivati davanti a Palazzo Ducale, abbiamo parcheggiato e, visto che era quasi l’una, ci siamo fermati in un bar in Piazza Sordello per pranzare, raggiunti man mano dagli altri del gruppo il che ha portato il tempo totale di quello che sarebbe dovuto essere un semplice panino a più di un’ora. Unico vantaggio, persino a Mantova il sole ha tentato di spuntare mentre pranzavamo.
La visita alla mostra del Mantegna era prenotata per domenica mattina: il pomeriggio è così passato a spendere soldi acculturandoci in altra maniera. Abbiamo cominciato con il castello di San Giorgio (che non ci crederete, ma si trova in Piazza Castello), per vedere la Camera degli Sposi sempre affrescata dal Mantegna; l’unica fregatura è che in questo periodo bisogna pagare anche l’ dieci euro perché c’è una mostra collaterale sulla scultura del Mantegna. Beh, parlare qua di Mantegna è una parola grossa, visto che di lui c’è ben poca roba e per la maggior parte si parla di coevi, tanto che il nome ufficiale della mostra è La scultura al tempo di Andrea Mantegna. Anche questa mostra, come la principale di Palazzo Te, è organizzata da Sgarbi che, in un accesso di modestia, tra le citazioni iniziali riguardo al genio di Mantegna cita… Sgarbi. Più interessante, oltre che meno cara (4 euro) la visita al Palazzo Ducale vero e proprio: la struttura è stata costruita con accrezioni successive e quindi ci si diverte a vedere giardini a livello del primo piano e cose simili. Si capisce anche che i Gonzaga avevano fatto un colpaccio nel prendersi il Mantegna, ma di soldi non è che ne avessero poi tanti: tutto il resto è infatti dipinto riccamente, fastosamente, ma da artisti sicuramente minori. E che siano minori lo si capisce non tanto dal fatto che noi non sappiamo assolutamente chi siano, ma soprattutto guardando alla qualità delle pitture. Una nota: visto che c’era finalmente un po’ di sole vero, ho tentato di prendere una foto del cortile interno, con la loggia di Eleonora. Sono subito stato redarguito perché non i possono fare fotografie. Passi per gli interni – anche se ritengo che foto senza flash non rovinino i dipinti – ma gli esterni?
Il giro turistico è proseguito col duomo, che nei secoli si è stabilizzato su di un barocco davvero brutto e di cui pertanto non parlo; siamo poi passati per piazza Broletto con relativo palazzo, in piazza delle Erbe col Palazzo della Ragione e la rotonda di san Lorenzo, e nell’attigua piazza Mantegna con la chiesa di sant’Andrea, che anche se un po’ troppo buia per i miei gusti merita davvero, a partire dall’interno rinascimentale dove si vede la mano dell’Alberti arrivando alla cupola dello Juvarra e naturalmente alla tomba di Mantegna.
Dopo una puntata al Teatro Scientifico (un bijoux, davvero!) era oramai ora di un aperitivo in piazza e una cena all’Ochina Bianca di via Finzi (il fritto di pesce e verdure era buono, qualche dubbio sugli spaghetti al tonno) e il nostro gruppetto di dieci persone si è diretto in mezzo alla nebbia a Bancole di Porto Mantovano, presso il bed&breakfast che ci avrebbe ospitato per la notte.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-30 16:24

Scoop (film)

Premessa: a me Scarlett Johansson piace. Non so come attrice, ma sicuramente come immagine. Però garantisco che non sono andato a vedere Scoop – persino proponendolo autonomamente io! – per godermi la vista della giovin fanciulla: l’idea era vedermi l’ultimo film di Woody Allen, di cui mi era stato parlato benino. Beh, vorrà dire che io ho guardato un altro film. Il primo tempo me lo sono guardato pensando “ma perché mai sono qua?”; il secondo tempo fortunatamente è stato un po’ meglio, soprattutto nel finale – non perché il film finiva, malpensanti che non siete altro!
Il problema sta probabilmente nel fatto che la storia dovrebbe essere una commedia brillante, ma non è che lo sia così tanto. Ci sono alcune belle battute, ma la trama è ancora più esile di La maledizione dello scorpione di giada, che è stato l’ultimo film di Allen che mi sia davvero piaciuto. Poi intendiamoci: ci sono film molto peggiori… però è vero che Woody si sta ormai citando addosso, partendo dal principio che tanto tutti in Europa lo incensano comunque. Negli USA se ne fregavano di lui già da mo’, e quindi non è affatto strano che abbia deciso di girare a Londra: rincoglionito non lo è ancora!
Ok, chi vuole una non-recensione migliore può sempre andare chez Leonardò. Termino invece con una noticina di colore: la colonna sonora usa molto il tema de Lo Schiaccianoci. Anna e io sentivamo le note, e dicevamo “ma sì, questo tema lo conosciamo benissimo…” A metà notte mi sveglio e mi rendo conto che è la suoneria del nostro cordless.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-30 11:40