RACCONTO: Questione di margini
Il borbottio che pervadeva il laboratorio era ai limiti dell’udibilità. Eppure i due occupanti lo percepivano perfettamente, se non con le orecchie con tutto il corpo: i loro volti tirati sussultavano ogni volta che la sua frequenza variava anche solo di poco. Entrambi sapevano che le macchine per il supporto vitale potevano guastarsi in un qualunque momento, e non era affatto detto che si sarebbero potute riparare ancora una volta.
– “Se anche la tua ipotesi fosse vera, i margini sono davvero stretti”, mormorò Frank.
– “Partiamo dall’inizio”, ribattè Irina. “La macchina del tempo esiste, e questo è un fatto. Tutti i viaggi che abbiamo fatto non hanno cambiato per nulla la nostra situazione, e questo è un altro fatto.”
– “Questo è indubbio. È come se l’universo avesse una propria mente senziente che fa di tutto per impedire che una qualunque modifica al passato abbia conseguenze sul presente… o se preferisci, è come se qualcuno cancellasse le nostre modifiche.”
– “Lascia perdere il misticismo e la fantascienza da quattro soldi di Asimov. Non esiste nessuna Seconda Fondazione; se poi Dio esiste, non ha certo voglia di rimettere a posto il nostro disordine. Non c’è nulla di magico, è tutto spiegato dalle equazioni che regolano il viaggio nel tempo. Come hai visto, sono finalmente riuscita a separarla in due parti, e adesso il significato fisico è chiarissimo. Se si torna indietro nel tempo e si fa una piccola modifica insignificante al passato, il secondo termine non dà nessun contributo, mentre il primo descrive un microvortice che si smorza rapidamente; il risultato è che dopo poco tempo le soluzioni spaziotemporali dell’equazione d’onda dell’universo sono indistinguibili da quelle della configurazione iniziale. Non è insomma vero che una farfalla può sbattere le ali in Brasile e provocare una tempesta a Londra: anche se la eliminiamo, a Londra la tempesta ci sarà comunque.”
– “Come se a Londra esistesse ancora qualcuno che si può preoccupare delle tempeste.”
– “Se non ci sbrighiamo, qui sulla Terra non ci sarà più nessuno che si preoccupererà di alcunché. Torniamo all’equazione: se invece le modifiche apportate al passato sono importanti, è il primo termine ad annullarsi; in compenso il secondo descrive un picco di potenziale continuistico. Ovviamente questo picco rappresenta un equilibrio instabile, e ci si sposta subito verso la posizione stabile più vicina: il risultato, pur non essendo identico all’originale, lo è a tutti gli effetti pratici.”
– “Ce ne siamo accorti! Per evitare la Seconda guerra mondiale abbiamo ammazzato von Niehle quando era ancora un bambino, solo per trovarci al suo posto Sieweneck; ammazzato lui abbiamo avuto Ziegler; prima di darci per vinti abbiamo fatto ancora un terzo tentativo e ora il Führer è semplicemente diventato Hitler.”
– “È logico: il campo continuistico prodotto dalla Quinta Forza è molto più forte di quello delle quattro forze standard. Però, leggendo la formula in questo modo, una scappatoia c’è: se la modifica al passato è piccola ma con una conseguenza importante, nessuno dei due termini dell’equazione si annulla, e il vortice generato dal primo termine potrebbe essere sufficientemente grande perché prima di smorzarsi riesca a spostare lo spazio-tempo in una diversa valle del campo continuistico. A questo punto, quando il potenziale cadrà, il continuum spazio-temporale si ritroverà in un punto diverso da quello originale, e la storia proseguirà in maniera differente.”
– “Sì, Irina, ho ricontrollato i tuoi conti e hai ragione. Ma ribadisco che i margini sono davvero stretti. E poi, se anche tutto funzionasse, l’universo sarebbe così diverso che noi probabilmente non esisteremmo più!”
– “Noi spariremmo dall’esistenza, ma la Terra potrebbe invece tornare a vivere. E poi quale sarebbe l’alternativa? Siamo sopravvissuti in poche centinaia, rinchiusi nei bunker sparsi sotto tutto il pianeta da cui non possiamo assolutamente uscire. Noi siamo gli unici che abbiamo ancora a disposizione una macchina del tempo funzionante, almeno per un tentativo. Sì: è una missione suicida. Ma l’alternativa è un’agonia chissà quanto lunga.”
– “Basta, mi hai convinto. Resta però un problema di fondo: quale potrebbe mai essere una modifica del passato piccola ma che abbia una conseguenza importante?”
– “In teoria è semplice: ci occorre trovare un modo per bloccare per decenni, se non per secoli, lo sviluppo di un qualche campo della conoscenza. Avevo pensato a fare andare un po’ fuori rotta le caravelle di Colombo, ma le simulazioni al computer mi hanno mostrato che una modifica simile sarebbe comunque troppo grande. Quest’altra modifica, però, sembra essere proprio fattibile…”
– “Tutto qui?”
– “Sì, tutto qui. Le simulazioni danno risultati ottimistici, anche tenendo conto degli errori di approssimazione del modello. Come dici tu, i margini sono indubbiamente stretti: ma sono certa che saranno sufficienti.”
Il magistrato strabuzzò gli occhi. Chissà perché, era convinto che il libro che aveva tra le mani fosse più grande. La stanchezza mi starà giocando dei brutti scherzi, pensò. Beh, non importa. Non doveva mica redigere una sentenza: quello era solo il suo passatempo, e lasciare una nota sarà più che sufficiente, decise.
Prese la penna e scrisse, con la sua calligrafia ordinata: “Ho trovato una dimostrazione proprio meravigliosa di questo teorema, ma il margine della pagina è troppo stretto per contenerla.”
(2 settembre 2013)
@10am
.mau. says...
Un enigmista puro e duro si lamenterà perché ho usato come doppio senso una parola che in realtà ha la stessa etimologia: però l’idea era troppo bella per lasciarla perdere. Spero che apprezziate la pseudomatematica che ho usato, un po’ diversa da quella standard.