RACCONTO: Il numero scomparso
Nella scuola del paesello in quel momento era l'ora di aritmetica, e i bambini stavano imparando a fare le addizioni coi numeri di due cifre. La maestra Maria aveva scritto alla lavagna a caratteri belli grandi 58+7; si era voltata e aveva chiesto alla classe chi sapeva il risultato. Come sempre, Lisa alzò la mano per prima. "Lo so io! Lo so io! Fa sessantasei!" "No, rispose la maestra, non è la risposta corretta". Lisa, che non voleva mai sentirsi dire che aveva sbagliato, strepitò: "Non è vero, maestra! Guarda qua!" Alzandosi sulla punta dei piedi, sbracciandosi il più possibile e contando con le dita, recitò "58, 59, 60, 61, 62, 64, 65, 66. Visto che ho ragione?" La maestra rimase perplessa. Il conto sembrava giusto, ma il risultato era sbagliato. Era come se mancasse qualcosa.
In quel momento la campanella suonò la fine delle lezioni, e mai il suono fu così apprezzato non solo dagli alunni. Dopo che mamme, nonni e il singolo papà avevano ripreso i loro bambini, la maestra Maria raccolse i fogli rimasti sulla scrivania e uscì per tornare anch'essa a casa; ma fu fermata appena oltrepassato il cancello della scuola da Evaristo, l'appuntato dei carabinieri. "Signora Maria! Hanno denunciato la scomparsa di un numero, e non riusciamo a capire quale sia! Ci può dare una mano?" Nessuno in tutto il paesello riusciva a ricordarsi che numero ci fosse tra 62 e 64. Di per sé nessuno si preoccupava troppo, se si eccettuavano i maniaci della palestra e i collezionisti di figurine, che si impappinavano rispettivamente in mezzo alle loro interminabili serie di flessioni e alla litania "cèlo-manca", ma nondimeno era fastidiosa. La maestra Maria spiegò che cosa era successo in classe e aggiunse che non aveva nessuna idea di cosa fosse capitato; Evaristo la ringraziò, si scusò per la fretta, e disse che doveva scappare per continuare le indagini. Evaristo era un vero segugio quando si trattava di risolvere questo tipo di casi: ma era già quasi sera quando finalmente scoprì cosa era successo. Uno sceicco era casualmente passato dal paesello perché il suo autista aveva sbagliato a contare le uscite di una rotatoria e preso quella sbagliata. Visto che era ora di pranzo si era fermato a mangiare, e il locale gli era piaciuto così tanto che aveva dato una mancia stratosferica al ristoratore per potersi portare via il numero civico sopra la porta… almeno così aveva capito l'oste. Ma ci doveva essere stato un qualche errore di traduzione, e lo sceicco si era portato via il numero vero e proprio. Per fortuna Evaristo aveva imparato un po' di arabo durante i suoi giri di pattugliamento: dopo una lunga telefonata lo sceicco accettò di accontentarsi di una copia del numero e rimandare dunque al paesello l'originale. Tutti furono felicissimi, anche se Lisa non mancò di sottolineare che non era colpa sua se quando doveva fare l'addizione il 63 era scomparso; e la maestra Maria riuscì persino a portare una torta all'appuntato Evaristo senza arrossire troppo…
@4pm
juhan says...
Sai una cosa? Fino alla fine mi sono aspettato che dicessi che era stato Zavattini. Doppiamente bravo!
@5pm
Popinga says...
Proprio rodariano! Mi piace molto: bravo!
@5pm
maurizio codogno says...
troppo buoni!(magari se non l’ho buttata via aggiungo sul mio sito la versione 0 del racconto, tanto per far vedere come faccio l’editor di me stesso)