Unifichiamo

Ho inserito le vecchie notiziole dentro MT, in modo da avere un unico blog. Per comodità, ho evitato di categorizzare quelle fino al 2002, ma non credo sia un gran problema.

Egon Schiele

Oggi giretto turistico oltreconfine, con Anna e la sua amica Barbara, per andare al museo di arte moderna alla mostra su Egon Schiele, con ottima scelta di tempi – nel senso che domenica prossima chiude.
Cominciamo a parlare della mostra. E’ molto bella e interessante, direi che segue con completezza la produzione artistica del Nostro – non che sia difficilissimo, visto che ha cominciato a dipingere nel 1906 ed è morto nel ’18 – e soprattutto l’allestimento è perfetto. Finalmente una mostra dove l’illuminazione è curata in maniera perfetta, e i quadri si possono vedere senza problemi di riverbero. Inoltre, non c’era molta gente e quindi ci siamo potuti godere davvero la mostra. Per un ignorantone come me, poi, c’era quel minimo di notizie che mi ha permesso di inquadrare la vita e le opere, anche se resto dell’idea che una spiegazione di un paragrafo o due per opera sarebbe interessante. Niente da fare.
Adesso passiamo alle cose brutte. Mi hanno fatto lasciare alla reception il mio marsupio (agggh!) No, questa è semplicemente una cosa swizzera, d’accordo. In compenso, nessuno ci ha chiesto i documenti alla frontiera, facciamo pari e patta. Il bookshop della mostra era ridottino, e i prezzi incredibilmente alti – 35 Sfr per una riproduzione di un quadro: avevamo però a disposizione i distributori dell’acqua, e ciò è stato oltremodo utile, anche se il clima lassù era meno umido di quello milanese nonostante il lago. Il video che ci siamo visti all’interno della mostra era troppo lento – è durato 45 minuti, e tra l’altro dopo il 1914 non c’è stato più detto nulla, come se il regista avesse finito il tempo. Peccato, perché avrebbe dato degli utili spunti.
La cosa peggiore è stata però uscire dal parcheggio. Siamo entrati fiduciosi, perché abbiamo visto una macchinetta convertitrice di euro in franchi svizzeri – cambio urfido, d’accordo, ma occorre sapersi accontentare. No, niente carte di credito. Incredibile, vero? Bene, quando siamo tornati abbiamo scoperto che la macchinetta in questione non era funzionante. Nessun cartello sulla convertitrice: immagino che avremmo dovuto accorgercene perché la spia in questione era spenta. Risultato: sono andato a farmi cambiare un po’ di euro in franchi dal venditore di kebab dall’altro lato della strada, ottenendo un cambio da strozzino napoletano: inoltre, è scattata l’ora e quindi ho pagato altri due franchi. (No, non sono dovuto tornare a farmi cambiare altri soldi: conoscendo la puntualità svizzera, mi sono già fatto cambiare tutto)

Ancora su Harry Potter

Bene. L’estate è iniziata anche astronomicamente, e la Feltrinelli di Piazza del Duomo è inondata di copie di Harry Potter and the Order of the Phoenix. Le hanno sparse ovunque, tipo una caccia al tesoro alla rovescia: così, mentre attendevo che Anna si scegliesse ancora qualche libro, io ne ho leggiucchiato una dozzina di pagine.
Commenti: innanzitutto le pagine del libro sono solamente 766 (settecentosessantasei). La legge del serial continua a valere, ma sembra che l’asintoto finale resterà sotto le 1000 pagine.
Mi chiedo inoltre quanta gente abbia voglia di spendere 27.50 € per un libro scritto in inglese. Non sarà Shakespeare, ma non è neppurre banalissimo: insomma, sciropparsi tutto quello non è esattamente una passeggiata. Ma magari lo si lascerà sulla libreria, un po’ come ho fatto io per una vita con Die unendliche Geschichte, mai letto in lingua originale.
Sulla storia in sé, dieci pagine non bastano a dare un giudizio, anche se l’incipit mi ha ricordato un po’ il buonanima del Douglas Adams (Dirk Gently, non la Guida). Aspetto speranzioso qualche recensione.

Produttività

Oggi è stata una giornata produttiva per il lavoro, anche se il “lavoro” era roba vecchia che ho dovuto riprendere. Ma accontentiamoci.
La cosa è indipendente dal fatto che non avessi aggiornato le notiziole: più che altro non avevo nulla da dire.

Temi di italiano

Ugo si chiede come mai non mi sono messo a commentare la traccia del tema di italiano con un estratto del Libro nero del comunismo, visto che secondo lui non perdo occasione di sparlare del nostro Presidente del Consiglio democraticamente eletto dal Popolo Italiano.
Il fatto è che quella citazione è assolutamente condivisibile, e se per un refuso il libro fosse stato citato come “Ideologia nazifascista: come nasce e cresce un cancro” tutti avrebbero intonato dei peana.
Insomma, quelle frasi mi sembrano tanto uno specchietto per le allodole che nascondono la struttura complessiva di tutta la traccia, che parte dai totalitarismi di destra con “poche” vittime per un’escalation fino ai cento milioni (??) di vittime dei comunisti ex-comunisti post-comunisti (con un nemmeno velato accenno alle foibe, ben separate dai morti civili in guerra. Mica come gli ebrei, che sono stati finalmente riabilitati e ritenuti morti “normali”!)
Ma è più istruttivo scoprire che nella traccia tecnico-scientifica abbiamo una citazione tratta dalla Introduzione a “Celebrazioni Ufficiali Italiane per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2002” da parte del presidente del Consiglio dei Ministri. Abbiamo un Presidente Scienziato!
Le tracce dei temi
Aggiornamento:Massimo Gramellini fa notare che nella citazione del suo “Buongiorno” mancana alcune parole dopo “Pio Albergo Trivulzio”: per la precisione, «l’ospizio da cui partì Tangentopoli». Non rischiamo di fare andare i poveri maturandi fuoritema!

i veri benefit

A Rozzano ferve la festa dell’Unità.
I manifestini affissi per pubblicizzarla indicano le date (13-23 giugno), il luogo (il centro polisportivo) e terminano specificando
“locale coperto – niente zanzare”.

Scritte sui muri

Il caldo, allentando le connessioni dei miei tre neuroni, mi ha fatto dimenticare di aggiungere una notiziola a proposito di una scritta vergata sotto il ponte numerato “51” dell’autostrada Torino-Milano, andando verso Milano… altrimenti sarebbe stata l’autostrada Milano-Torino.
La scritta in questione recita:
GIULIETTO CHIESA GIORNALISTA
GIULIANO FERRARA SERVO

Pregherei notare la concisione propria di chi ha a disposizione poco tempo per esternare il suo pensiero, oltre che uno spazio limitato – no, lo spazio non è così limitato, ma la necessità di un font sufficientemente grande lo fa diventare. Eppure, in queste due righe si può notare come le idee dell’anonimo autore non siano semplicemente espresse in maniera negativa, come negli slogan usuali. No, viene anche dato un esempio positivo, che permette al lettore di esercitare le proprie capacità di giudizio e verificare la differenza di stile tra colui che viene definito un “giornalista” e un semplice “servo”.
Rimane insoluto il dubbio se la scelta di un contraltare con un nome di battesimo simile a quello di Ferrara sia voluta, oppure un felice caso: purtroppo non è possibile da un intervento così minimalista trarre ipotesi sostenibili, in un senso o nell’altro.

Harry Potter e la legge dei serial

Siamo arrivati al conto alla rovescia. Se non ho capito male, sabato uscirà il quinto volume della saga del maghetto, che presumibilmente narrerà delle avventure capitategli durante il quinto anno di lezione a Hogwarts.
Come gli affezionati al gossip sanno meglio di me, la Rowland ha rimandato più volte la data di pubblicazione, segno abbastanza evidente di sindrome della pagina bianca: chiedere in proposito al buonanima di Douglas Noel Adams. E’ anche preoccupante leggere le notizie sul furto di un tir carico di copie del libro. Penserò male, ma mi sembra tanto un altro modo di fare pubblicità.
Ma lasciamo queste accidentalità, e passiamo al punto che oggi mi sta a cuore: la lunghezza del libro. Sono 896 (ottocentonovantasei) pagine, per un peso di un chilogrammo circa. (Fonte, City). Una considerazioncina: una storia unitaria ha davvero bisogno di tutte queste pagine per essere sviluppata, oppure gli autori vengono pagati a cartella? Se ci fate caso, i primi due volumi erano di formato standard, il terzo un po’ più ampio ma ancora nei limiti statistici, già il quarto svettava in larghezza. E questo capita a tutte le serie di libri, che io sappia: un incremento malthusiano delle dimensioni, che termina quando l’ambiente non riesce più a sopportare ulteriori megalopatie. Quanto sarà grande il sesto libro?